"L'idea che ognuno possegga un'"anima immortale", concepita peraltro come fac-simile della coscienza vivente e dell'io individuale terreno, è una vera aberrazione ideologica, anche se la sua utilità come oppio per le masse non può essere negata.
Come l'organismo fisico con la morte non si dissolve nel nulla ma dà luogo dapprima ad un cadavere, poi ai prodotti di dissociazione che seguono varie leggi chimico-fisiche, lo stesso si deve pensare approssimativamente per la parte "psichica" dell'uomo; alla morte sopravvive, per un certo tempo, qualcosa come un "cadavere psichico", una specie di fac-simile della personalità del defunto, che, in certi casi, può anche dar luogo a manifestazioni di particolare intensità.
Questo è, ad esempio, il caso quando sentimenti, passioni, inclinazioni profonde furono destate in vita e nutrite fino alla morte. Sono tali forze a "portare" l'immagine svuotata del morto, prendendo per così dire il posto del suo "io", come del resto in tali casi spesso era già accaduto in vita. Sono proprio queste manifestazioni che dagli spiritisti vengono ingenuamente assunte come prove "sperimentali" della sopravvivenza dell'anima, quando in realtà sono sempre azioni "elementari" che nulla hanno a che fare con ciò che si può chiamare la personalità spirituale del defunto ...