venerdì 3 aprile 2020

Coronavirus, niente sarà più come prima: ben presto avremo imparato la lezione

E se provassimo a pensare positivo? Se fossimo in tanti a farlo, se ci crediamo davvero, forse riusciremmo a creare una realtà migliore 😊 ... 

Niente sarà più come prima. Solo un nemico esterno, ad esempio un nemico proveniente da Marte, avrebbe potuto insegnare agli esseri umani che fanno parte di un’unica grande meravigliosa specie, vulnerabile, creativa, bisognosa, che può coltivare il suo bisogno di star bene solo insieme. 

Le differenze nazionali sono risultati della storia: una storia intrisa di sangue e disastri per difendere confini che non sono che astratte linee su di un pianeta comune, l’unico a disposizione.

Questo modo bellicoso di stare al mondo finisce ora.

Questo nemico è infatti arrivato, è un’altra specie, il Virus, il re dei Virus con la sua Corona, che ha sconvolto le nostre piccole certezze e comodità, ci ha dichiarato guerra – la Natura sembra ci voglia rimettere al nostro posto, le abbiamo mancato di rispetto davvero troppo. Si rivolta contro di noi. E’ una guerra mondiale, la terza: quella tra l’Umanità e il Virus. E la natura non conosce confini o nazioni. Vuole che accettiamo di vivere in equilibrio col pianeta, e che ci prendiamo cura: di noi tutti, della natura, del pianeta.

E’ la condizione che ci pone per lasciarci vivere in pace con lei, e non contro di lei. Se non lo capiamo con le buone, ce lo impone con il Virus ...


Ma noi siamo una specie animale straordinaria: impariamo, siamo consapevoli. 

Ne uscirà quindi una nuova umanità mondiale, solidale, una sorta di democrazia del prendersi-cura, terapeutica, o del diritto al bene, alla benevolenza, alla compassione per una vulnerabilità che non va più nascosta, ma che è la bandiera di tutti noi, piccoli nuovi umani, principianti.

Siamo invincibili se siamo consapevoli della nostra vulnerabilità, del nostro bisogno di star bene, che ci caratterizzano. Siamo orgogliosi di essere vulnerabili e di occuparci gli uni degli altri – anzi, non si dice più “gli altri”: gli altri siamo noi, noi umani.

E quindi dopo, e ben presto, avremo imparato la lezione: non hanno alcun senso, sono contrari ai bisogni dell’umanità e verranno proibiti in particolare investimenti in arsenali militari; gli stessi investimenti si faranno semmai in macchinari per ospedali: le industrie si riorganizzeranno in questo senso.
Da chi verranno proibiti: dalle nazioni che si riorganizzeranno e avranno la loro ragione di essere trasformandosi in amministrazioni del benessere delle persone, cooperando internazionalmente per riuscirci – come coopera la scienza.
Il bisogno di star bene, un bisogno di tutti, diventa un diritto naturale, proprio perché condiviso da tutti, senza eccezioni e senza limiti di nazionalità. Gli eserciti si trasformeranno in corpi di pace, sostenendo il lavoro di polizia, protezione civile e vigili urbani.

Ogni cosa contraddica questo bisogno dell’umanità di vivere in pace e in salute non ha più senso. Per prime saranno ben presto vietate le armi di distruzione di massa, e quindi le armi nucleari, le testate atomiche e gli aerei che le dovrebbero trasportare; l’industria bellica si riciclerà, per fornire macchinari agli ospedali – e case per tutti, e pannelli solari per ogni tetto.

Nella piccola vecchia Europa finalmente ci si sarà resi conto che solo uniti si può realizzare la vita che vogliamo: gli Euro-Bonds distribuiranno sulle spalle di 500 milioni di persone (sul risparmio di tutti gli Europei) il carico del debito necessario alla riconversione dell’economia in una direzione compassionevole, solidale, benevola, davvero umana.
Sul lungo periodo (in 30-40) anni questi Euro-Bonds pagheranno le pensioni dei trentenni di oggi, investendoli attualmente nella nuova economia della Rinascita.

La pace si inizia nelle menti delle persone: per cui in tutte le scuole si imparerà da subito la mente della pace: con corsi su come gestire emozioni negative, come risolvere conflitti, come comprendere l’altro. Sarà chiaro a tutti che chi insulta o è in preda all’ira sta male, è in balia di una forma di pazzia, più o meno passeggera, e va aiutato.

In una economia solidale non ci sarà spazio per la paura: reddito di cittadinanza (a livello europeo inizialmente, e poi mondiale) e simili accorgimenti renderanno possibile a tutti lo studiare per tutta la vita, coltivando le risorse nascoste nei desideri di tutti, distribuendo competenze. Artisti e piccoli artigiani e altre categorie con reddito incerto godranno sostegni economici per mantenere viva la cultura, anzi le culture.

La nuova umanità impara a voler bene alla vita cosi come è: accettando i problemi e risolvendoli insieme, con razionalità, scienza, ragionevolezza, conoscenze di esperti e studiosi.

La nuova indicazione universale che si aggiunge alla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo (non a caso stilata dopo l’ultima grande catastrofe mondiale, la seconda Guerra Mondiale) è: non danneggiare.
Né il pianeta, né gli umani, né la natura.

Una Costituente Universale si preoccuperà di implementarla in passi concreti, semplici, realizzabili da ognuno in ogni campo. C’è molto da fare, non c’è tempo da perdere in polemiche. Si ricostruisce qualcosa di meglio. L’emergenza di oggi è un feedback della natura che ci avverte in tempo: possiamo capirlo e smettere di danneggiare il pianeta e quindi noi tutti.



Fonte: www.ilfattoquotidiano.it

Come potrebbero cambiare le città del futuro?

Ci sono alcuni aspetti che non è possibile ignorare quando pensiamo alle nostre città. Abitiamo in questi bunker a cielo aperto, dove oramai è difficile uscire. Sono ambienti pensati nell’800, sono fatti per tante persone che lavorano.

Sebbene quest’ultima frase possa sembrare banale, non lo è.

Le città dove viviamo sono immaginate per tante persone, ma non così tante come ce ne sono ora, né per lo sviluppo urbano che si prevede. Oggi Roma è la 13esima città più trafficata al mondo (Milano è al 50esimo posto, Napoli 53, Torino 104), in media un cittadino romano passa 4 giorni e 4 notti ogni anno nel traffico.


Inoltre sono fortezze, bunker a cielo aperto, dove si rimane rinchiusi.

Tutto ciò che abbiamo costruito nelle città è pensato per il lavoro, anzi per un certo di tipo di lavoro. Con le tecnologie già esistenti potremmo cambiare da domani l’aspetto delle nostre città. Roma per esempio spende più di 230 milioni all’anno solo per la manutenzione stradale e sue infrastrutture.

Ed è incredibile, chi lavora come impiegato passa dal computer di casa a quello dell’ufficio. Non ha senso. Potremmo far rimanere a casa questi dipendenti. Magari un po’ alla volta. Iniziando con 2 o 3 giorni alla settimana.

La maggior remora riguardo al lavoro da casa è per la produttività. C’è l’idea che lavorare da casa sia meno conveniente per le imprese. Tutto il contrario. Secondo una ricerca effettuata da British Telecom, un operatore telefonico britannico, con i suoi 10mila lavoratori da casa, ha il 20% in più di resa rispetto a chi lavora in ufficio.

Per quanto riguarda l’Italia, i dati diffusi dall’Osservatorio Smart Working del politecnico di Milano, lavorare da casa aumenta la produttività mediamente del 25%, raggiungendo picchi del 50% in più.

Il motivo riguarda il lavorare in un ambiente più comodo, tranquillo, senza distrazioni date da colleghi e continue riunioni (uno delle prassi più inutili delle imprese).


Ora immaginate con un cambiamento così semplice cosa accadrebbe dal giorno dopo: meno traffico, meno inquinamento e quindi meno spese per la manutenzione e la sanità, cittadini più tranquilli e felici. 

Si, perché spesso si guarda solo ai dati economici e mai alla qualità della vita. Abbiamo una vita sola, dovremmo cercare di spenderla nel modo migliore. Immaginate inoltre se le automobili in città fossero almeno tutte ibride.

Pensiamo poi al consumo della terra. Gli ambientalisti sono veramente preoccupati e anche gli agricoltori. Le nostre città sono costruite intorno alle strade, strade pensate per lavori e stili di vita di un secolo fa.

Gas a effetto serra: un enorme risparmio, perché le auto sono la più grande fonte di emissioni, e le città che non dipendono così tanto dalle auto ovviamente creano grandi risparmi. La riduzione della media di Km all’anno per nucleo familiare, potrebbe dimezzarsi, dai circa 26.500 per nucleo familiare, a circa 13.500. Questo avrebbe un enorme impatto non solo sulla qualità dell’aria e sulle emissioni di carbonio ma anche sul portafoglio delle famiglie. È molto costoso viaggiare così tanto.

Le auto ibride potrebbero essere una buona via di mezzo. Oramai le tecnologie ci sono e le auto a disposizione consumano poco e sono affidabili. Forse costano ancora un po’ troppo, ma se fossero disponibili solo ibride, il loro presso scenderebbe di molto.

Perché non usare poi di più le gambe e le biciclette? Questa è una funzione delle nuove città che dovremmo costruire.

In città di questo tipo i mezzi pubblici potrebbero viaggiare tranquillamente. Quando Londra decise di far diventare il centro totalmente pedonale ci fu un aumento spropositato dell’efficienza di tutti i mezzi pubblici. Spesso sentiamo dire che il Comune dovrebbe aumentare il numero di mezzi pubblici e cosi i cittadini avrebbero la possibilità di abbandonare le loto auto. Ma in questo modo i mezzi pubblici arriverebbero ancor più in ritardo. Il traffico delle metropoli non è fatto, ne pensato per questo tipo di mezzi. Solo togliendo questa enorme mole di auto potremmo beneficiare di un aumento delle vetture pubbliche.

Los Angeles, ha deciso di trasformarsi in un ambiente più orientato al trasporto pubblico. Di fatto, dal 2008, hanno stanziato 400 miliardi di dollari per il trasporto pubblico e zero dollari per le nuove autostrade. C’è stato un’enorme trasformazione: LA diventa una città di pedoni e trasporto pubblico, non una città di auto.

In Cina c’è un’espansione ad alta densità senza controllo. Enormi edifici e un inquinamento terrificante. La maggior parte delle persone è costretta a girare le città con le mascherine. Il 12% del PIL della Cina viene speso a causa del suo impatto sulla salute. Non è davvero possibile continuare cosi, soprattutto per l’Italia che a dir di tutti dovrebbe vivere di turismo.

Con l’aumento dell’automazione della produzione, si lavorerà sempre meno e le nostre città non sono fatte per la grande scoperta che sconvolgerà il mondo: il tempo libero, il divertimento. Non hanno spazi del genere. Non è logico.

Pensiamo alla logica. Se solo un terzo delle persone ha una macchina, perché dedichiamo il 100 per cento delle strade alle auto? Se chiudessimo il 70 per cento delle strade alle auto e lo dessimo a tutti gli altri, in modo che il trasporto pubblico sia scorrevole, in modo che si possa camminare o andare in bici?


Camminare. Che bella parola. Una città non è bella se non è piacevole camminarci. 


Ne è un esempio Maidar Eco City, la città dal progettista tedesco Stefan Schmitz che si sta costruendo in Mongolia: la città sarà divisa in vari quartieri, ciascuno dei quali funzionerà come città autonoma all’interno di una città.
Di conseguenza, ogni distretto avrà tutti i suoi servizi chiave entro un raggio di 600 metri.
Le auto non saranno richieste dai futuri abitanti dell’ eco-città, né sono richieste; le strade principali di Maidar City – le arterie urbane – sono progettate esclusivamente per pedoni, ciclisti e mezzi di trasporto pubblico a propulsione elettrica.

Dobbiamo cambiare radicalmente l’idea di città che abbiamo in mente. Soprattutto perché le città diventeranno i nuovi Stati (a questo riguardo vi invito a leggere l’articolo di Robert Muggah).

In ogni caso voglio essere ottimista. La gente capisce quello che una città può e dovrebbe essere. Ora dobbiamo solo applicare quel che sappiamo.

Fonte: La città del futuro

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