Gli esseri umani, quelli poveri - cioè noi - hanno una visione del mondo un po’ troppo distorta.
Così non è per gli altri esseri, quelli ricchi. Una genia malata, poco umana, ma da cui almeno una cosa avremmo dovuto imparare: la visione globale.
Loro ce l’hanno in modo distorto, stupido, appunto, malato. Ma ce l’hanno.
Si identificano in una sorta di globalità di intenti che li rende davvero simili. Quindi uniti, solidali.
Un’unione che, sia pur nella loro stupidità malata, nel loro essere singolarmente inferiori, gli permette di acquistare una forza di insieme superiore a quella di qualsiasi altro individuo anche iperdotato mentalmente, ma disgiunto di fatto e per intenzioni dai suoi simili affetti da individualismo cronico.
Se, per ipotesi, riuscissimo ad annientarli e togliergli ogni loro bene e ricchezza, capovolgendo e rinnovando totalmente le istituzioni e la politica, riacquistando persino la sovranità monetaria, ma li lasciassimo liberi, nel giro di pochi anni tornerebbero nuovamente a scalare la vetta del potere.
Non è l’intelligenza dei singoli che a loro interessa, ma la capacità di agire uniti...
Dieci mingherlini che agiscono all’unisono, sono più forti del più forte uomo sulla terra che agisce isolato.
Questo è il loro vero potere, la loro vera forza e ricchezza connaturata.
Il loro mondo, non è un mondo che inizia e si esaurisce all’interno delle quattro mura domestiche di ciascuno, come invece avviene per noi che fatichiamo persino a comprendere che le scale o un cortile di un condominio appartengono a tutti.
Se succede qualcosa ad uno solo di loro, è come se succedesse a tutti.
Se succede qualcosa a qualcuno di noi, gli altri scrollano le spalle e, dentro di sé pensano: “Ma chi lo conosce?” Non parliamo poi se quel qualcuno è addirittura di un’altra nazione!
Se succede qualcosa a parecchi di loro, per gli altri corrisponde ad una dichiarazione di guerra nei confronti di tutti.
Se succede qualcosa a parecchi di noi, come i licenziamenti e la perdita di diritti, gli altri si rinchiudono all’interno delle loro quattro mura domestiche e, come nel famoso libro del maestro napoletano, rincantucciati in un angolo, quasi sperando di non essere trovati, pensano: “Io, speriamo che me la cavo”! Senza fare nulla!
Questa è la loro forza, questa la nostra debolezza.
Ma il vero cancro che ci distrugge, il peggiore, è la volontà maniacale di non voler ammettere i propri limiti, malati di furbizia deleteria e distruttiva a livello sociale.
Poiché la “furbizia” del singolo, costituisce l’antimateria del sociale.
Le nostre manie ereditarie, sono la distruzione che ci portiamo dietro da migliaia di anni.
La povertà, la schiavitù, la sottomissione, lo sfruttamento, nascono dalla nostra presunzione di essere furbi, senza comprendere che non è una dote, bensì una tara mentale e dal fatto di credere che chi non si chiami come noi, non esista. E se proprio esiste, si cerca di calpestarlo, anziché unircisi per aiutarsi a salire un gradino dopo l’altro, verso un mondo davvero migliore.
E uniti, ci si riesce, fino a ribaltare completamente l’attuale realtà. Senza però essere malati come i nostri sfruttatori.
Non è difficile. E neanche comporta enormi sacrifici. Basta solo smettere di essere cretini.
Magari anche riuscendo a comprendere che se un turco che si ribella viene ammazzato, è come se avessero ammazzato tutti noi.
La libertà non conosce confini, ma unisce tutti.
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