Tra mondo reale e mondo virtuale la domanda è: "Che cosa ha reso la gente tanto disposta a credere a qualsiasi cosa venga raccontata dai giornali e dalle televisioni?"
La grande domanda, pertanto, è cosa abbia reso le persone così suggestionabili, così credule, così fragili.
Negli anni ’60 ci fu una seria epidemia d’influenza, la cosiddetta asiatica, che fece migliaia di morti: ma basta guardare i telegiornali dell’epoca per vedere la differenza fra il terrorismo psicologico dei media dei nostri giorni e la maniera serena, obiettiva e rassicurante con la quale la Rai trattava, allora, quella notizia.
Tuttavia, l’influsso esercitato dai media non è sufficiente, o meglio, non fa che spostare la domanda: che cosa ha reso la gente tanto disposta a credere a qualsiasi cosa venga raccontata dai giornali e dalle televisioni, considerando anche che il tasso d’istruzione odierno è assai superiore a quello di sessanta anni fa?
A noi sembra che, fra i numerosi fattori che hanno contribuito a determinare questo stato d’animo nella popolazione, basato sulla paura e del tutto impermeabile ad argomenti di ordine razionale, uno sia stato decisivo, anche se nelle analisi che sono state fatte risulta pressoché assente: l’incapacità della stragrande maggioranza delle persone di stare in silenzio.
Lo spirito critico, e quindi la capacita di smascherare le menzogne e riconoscere la verità dei fatti, ha un presupposto: l’ascolto ponderato e prolungato.
Chi è abituato a parlare sempre, o ad ascoltare sempre e indiscriminatamente qualsiasi voce pur di non restare in silenzio, è tagliato fuori in partenza dalla possibilità di formarsi una propria idea, obiettiva e circostanziata, intorno alla realtà: deve per forza adottare l’idea di qualcun altro.
Ora, da anni e da decenni, le persone della società contemporanea non sanno più fare a meno del silenzio: hanno sempre bisogno di rumore, di chiacchiera, di qualcosa che rompa il silenzio.
Al bar c’è la musica ad alto volume, per cui è difficile parlare con l’amico. Nelle case, specialmente all’ora dei pasti, ma spesso anche al di fuori di essa, più o meno dalla mattina a tarda notte, la televisione è accesa e va per conto suo, sovrastando le voci di chi ci abita; di solito ogni membro della famiglia ne ha una, nella propria camera, per cui la sera ciascuno si ritira e la guarda stando a letto; oppure passa ore e ore al telefonino.
In automobile, anche da sole, molte persone ascoltano la radio, o musica rumorosa, o parlano al telefono con qualcuno.
Ecco: il telefonino soprattutto ha dato il colpo di grazia alla capacità degli uomini di stare da soli e in silenzio; improvvisamente, tutti hanno scoperto di dover parlare di tutto con tutti, o di dover condividere i pensieri e le esperienze, anche più banali, con decine e centinaia di ”amici” sui social network.
Al ristorante, la signora che si è seduta da sola fa la fotografia di ogni piatto che le servono in tavola e lo invia a qualcuno, al marito lontano, o forse a un’amica, prima di decidersi a mangiarlo, magari già freddo. Da anni ci siano abituati a queste scene: la gente cammina per la strada, o va in bicicletta, o guida la macchina, e intanto parla al telefonino, manda e riceve messaggi: non guarda avanti a sé e intorno a sé, guarda lo schermo del proprio cellulare e la tastiera su cui formare le parole; tiene le spalle curve e rischia d’inciampare, o di andare a sbattere, perché il mondo reale, in quel momento, per lei non esiste più, esiste solo il mondo virtuale.
E quel che accade realmente e in quel momento diviene insignificante, fosse pure un incendio o la caduta di un meteorite: l’attenzione è rivolta altrove.
E sempre c’è il rumore di fondo della chiacchiera, del parlare tanto per parlare, ma a distanza, senza il contatto diretto: un triste rito celebrato a distanza e nel quale il piacere della compagnia è stato di fatto sostituito da quello, narcisistico, di essere al centro della conversazione.
Il vero problema oggi è l’incapacità della stragrande maggioranza delle persone di stare in silenzio! Lo spirito critico, e quindi la capacita di smascherare le menzogne e riconoscere la verità dei fatti, ha un presupposto: l’ascolto ponderato e prolungato. Chi è abituato a parlare sempre, o ad ascoltare sempre e indiscriminatamente qualsiasi voce pur di non restare in silenzio, è tagliato fuori in partenza dalla possibilità di formarsi una propria idea, obiettiva e circostanziata, intorno alla realtà: deve per forza adottare l’idea di qualcun altro!
Con simili premesse, non stupisce che la gente si sia adattata così facilmente al Racconto Unico della (falsa) pandemia, e si sia rassegnata a comportarsi esattamente come preteso dalle autorità. L’importante era poter mantenere i rapporti personali tramite i social, ossia con una modalità “fredda”: e pazienza se le persone fisiche dei genitori, dei figli, dei nonni o degli amici sono altrove, e davanti a noi ci sono solo le loro immagini, che ci parlano e ci guardano dallo schermo del computer o del telefonino.
L’importante era, ed è, che il silenzio non s’imponga; l’importante è che ci sia sempre qualcuno che parla, che ci sia della musica, che ci sia uno scambio d’immagini, di foto, di notizie, magari stupide, inutili, volgari, ma comunque uno scambio, beninteso a debita distanza: e la gente sopporta tutto il resto, si adatta facilmente a tutto il resto.
Anche molti di coloro che avrebbero mille ragioni di essere arrabbiati, anzi furibondi, cioè quelli costretti a chiudere o sospendere le loro attività lavorative, con la prospettiva di non poterle mai più riaprire, perché ridotti al fallimento dai mancati guadagni e dalla pressione implacabile delle tasse, delle bollette e delle spese ordinarie di manutenzione delle proprie aziende o dei propri locali, di fornitura delle materie prime, di pagamenti del personale.
Scriveva Romano Guardini in Libertà, grazia, destino (Brescia, Morcelliana, 1968; cit. in: Eugenio Borgna, Le figure dell’ansia, Milano, Feltrinelli, 1998, p. 170):
La vita rimane sana solo quando continuamente rinnova l’esperienza della solitudine; in una certa misura ciò avviene in ognuno: in modo esemplare avviene in alcuni, a nome di tutti.
Nella solitudine l’uomo inserito strettamente nella trama dei rapporti della comunità si desta alla consapevolezza della sua persona. (…)
Questo inoltrarsi nella solitudine, nello spazio dell”’io stesso con me stesso”, è dovere, e spesso assai pesante, perché l’uomo viene qui in contatto con le potenze e le tensioni del suo intimo, con le esigenze incalzanti della sua coscienza.
I vaccini per la nostra salvezza? I Gates, i Soros, i Zuckerberg, i Rotschild, i Bezos: sono tutti disinteressati grandi filantropi, sono i "Nuovi sacerdoti" della nuova religione di salvezza (fisica)!
Infatti l’incapacità di restare soli e in silenzio ha come primo effetto un indebolimento del carattere e della volontà, oltre che delle facoltà critiche razionali. La persona che non sa più stare sola si dimentica della propria interiorità, che è il serbatoio di energie morali e spirituali al quale attingere, specialmente nei momenti di difficoltà e di crisi, ossia di passaggio.
Quello che stiamo vivendo è un momento di difficoltà e di cambiamento: un gigantesco rito di passaggio da una realtà nota a una ignota; un rito purtroppo che ci viene imposto per oscure ragioni e del quale non sappiamo neppure riconoscere i segni.
L’arrivo del vaccino a sirene spiegate, con le motociclette della polizia ai lati del furgone che lo trasporta e la popolazione in trepida attesa che scoppia in un applauso liberatorio: tutto ciò delinea un rito vero e proprio, e più precisamente un rito di salvezza collettiva: non si attende più la salvezza dal Redentore, e infatti si possono anche chiudere le chiese per la ricorrenza della santa Pasqua, ma la si attende dalla medicina e dalla farmacologia.
Non è più importante la salute dell’anima, ma quella del corpo: questa è divenuta il massimo valore, di fronte al quale ogni altro si deve inchinare.
Il medico, il virologo, sono diventati i nuovi sacerdoti della nuova religione; gli amministratori pubblici che blaterano dallo schermo della televisione, tutti i santi giorni, per ripetere la solita litania di cifre taroccate, i nuovi contagi, di nuovi tamponi, i nuovi vaccinati, i nuovi decessi e le nuove dimissioni di pazienti dagli ospedali, sono i sacerdoti di secondo livello, gli aiutanti, anch’essi molto seguiti e ascoltati, anche se meno importanti di quegli altri sacerdoti, i medici e i biologi, e specialmente coloro i quali stanno fabbricando i vaccini per la nostra salvezza, non badando a spese né a fatiche, tutto per il nostro bene, tutto per un amore disinteressato della umanità.
E così quelli che li finanziano, i Gates, i Soros, i Zuckerberg, i Rothschild, i Bezos: tutti grandi filantropi, tutti grandi sacerdoti della nuova religione di salvezza (fisica).
La salvezza arriva oggi dai "Vaccini" e non certo da Cristo che muore sulla croce per amore degli uomini? Le priorità della neochiesa di oggi sono altre: il dialogo, l’inclusione, la misericordia, l’astensione del giudizio anche di fronte ai peccati più ripugnanti, quelli che un tempo si diceva che gridano vendetta davanti a Dio!
Non c’è più posto per Dio, per un dio trascendente, nel nuovo scenario che si è delineato nel giro di pochi mesi: è divenuto un di più, un oggetto superfluo, del quale si può e si deve fare a meno. Gesù Cristo, poi, che muore sulla croce per amore degli uomini: ma chi ci crede più, ma chi ne vuol sapere?
Le priorità sono altre, anche nell’ordine spirituale: il dialogo, l’inclusione, la misericordia, l’astensione del giudizio anche di fronte ai peccati più ripugnanti, quelli che un tempo si diceva che gridano vendetta davanti a Dio.
L’aborto volontario, ad esempio, eseguito nelle strutture pubbliche e a spese della sanità pubblica, cioè di tutti i contribuenti, credenti o no: è una conquista di civiltà, giusto? Va nella direzione di fare dell’uomo (della donna, in questo caso), il protagonista assoluto della propria vita; il padrone perfettamente autonomo delle proprie scelte, anche quella di mettere o non mettere al mondo una nuova vita in arrivo.
Ecco: in questo, in questa libertà inebriante, l’uomo (o la donna) si sente Dio, si sente finalmente pari a Dio. E si realizza il suo antico sogno, cui hanno dato voce le parole del serpente: Se mangerete i frutti di quest’albero voi non morirete, anzi diverrete simili a Dio.
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