CREDERE O SAPERE
Signore e Signori, quando ho aperto gli occhi al mondo, la mia straripante curiosità sconfinava in sentimenti di stupore (e talvolta di estraneità) rispetto alla realtà circostante, ivi compresa la figura di mia madre.
Le chiedevo come sono nato io, ma anche lei e i suoi antenati. Da qui poi le domande naufraganti, del tipo: “Mamma perché il gatto non parla?”. Ma le risposte erano sempre insoddisfacenti.
Non ho mai accettato “Verità rivelate”, oppure tesi incentrate su figure fiabesche, come la Vergine che concepisce il figlio di Dio scelto per “salvare” l’anima dell’umanità dall’onta del “peccato originale”. Quest’ultimo deriverebbe dalla disobbedienza verso Dio da parte di Adamo ed Eva, i progenitori dell’umanità, creati e modellati con la creta, ad immagine e somiglianza del Padre celeste stesso. Così, da peccatori, sarebbero stati puniti e resi mortali senza che potessero mangiare i frutti del cosiddetto “Albero della conoscenza del bene e del male ”.
Insomma, constatare ancora nel III millennio che la maggior parte delle persone sposano sic e simpliciter tutto ciò, senza aver mai studiato e compreso niente e, per giunta, accusando di “cattiva” miscredenza chi mette in discussione il contenuto della Bibbia (con interpretazione imposta ), rattrista non poco ...
DARWIN E DINTORNI
Centocinquant’anni fa nasce la Teoria dell’evoluzione delle specie di Darwin, ma la gran parte degli studiosi afferma che rimane ancora un mistero su come siamo diventati umani umani.
Ormai prendono sempre più piede le teorie degli antichi astronauti, secondo le quali la Terra è stata “visitata” (o anche “manipolata”) da entità provenienti da altri mondi o da altre dimensioni. Nel contempo, sono messe sempre più in discussione, anche dalla comunità scientifica, le teorie evoluzioniste darwiniane, proprio nella parte fondante della questione.
Il più grande enigma sul tavolo è costituito dallo sviluppo cognitivo umano. Tutti gli studiosi condividono un dato ormai inconfutabile e cioè che un certo punto della sua evoluzione, il cervello dei nostri antenati umani si è sviluppato rapidamente in dimensioni e potenza.
COSA DICE LA SCIENZA
Già agli inizi degli anni ’70, Roger W. Wescott, allora professore ordinario di antropologia alla Drew University nel Medison, nel suo saggio « L’animale divino », aveva ipotizzato che antichi colonizzatori del nostro pianeta avessero effettuato interventi selettivi sugli ominidi, monitorando e guidando poi, nel tempo, tutta l’evoluzione umana, sia dal punto di vista biologico che culturale.
Questo provocò uno shock nel mondo accademico e da lì, sulla scia tracciata dallo studioso, si avviò tutta una serie di studi appositi provenienti dalle varie branche del sapere.
Buffa segnala subito il concetto secondo il quale tutti gli esseri viventi della Terra creano, con la Natura stessa, delicatissimi equilibri in termini di spazi, di vita e di rapporti tra le specie stesse.
E invece cosa succede a un certo punto della nostra evoluzione?
Succede che, in virtù delle proprie caratteristiche sia morfologiche che cognitive, l’essere umano diventa capace di auto-svincolarsi consapevolmente da questi equilibri, ovvero a non sentirsi e non essere più assoggettato alle regole della Natura. Anzi, questi equilibri tende a romperli.
A tal proposito, sono sotto gli occhi di tutti le catastrofi ambientali causate dall’uomo.
Durante il nostro commino evolutivo, la scienza accademica ha individuato alcuni aspetti che segnano dei passaggi troppo rapidi e significativi, a livello temporale. Tali passaggi hanno determinato la nascita di quelle caratteristiche che appunto ci contraddistinguono come umani. Si tratta di una serie di balzi genetici veri e propri spiegabili solo con un intervento intelligente sulla specie.
Attenzione, molte di queste caratteristiche costituiscono delle novità biologiche, che prima non c’erano, rispetto a quanto si registra nella biologia delle scimmie antropomorfe, come l’orango, lo scimpanzé, il gorilla e il bonobo.
Queste specie, come si diceva, hanno avuto un’evoluzione molto lenta. Ciò è dimostrato da studi scientifici accademici.
DALLA SCIMMIA ALL’UOMO
Se noi studiamo le scimmie antropomorfe molto più antiche rispetto all’Homo, notiamo che in circa 15 milioni di anni di evoluzione sono cambiate pochissimo. E’ come dire che la scimmia che noi oggi vediamo è molto simile al suo antenato di 15 milioni di anni fa, con passaggi evolutivi praticamente nulli.
Invece, dagli australopiteci fino all’Homo sapiens ci sono stati “solo” 2,5 milioni di anni. In questo relativamente breve intervallo di tempo ci sono stati incredibili salti evolutivi e le sequenze molto ampie del nostro genoma dimostrano una dinamicità dell’evoluzione molto presente.
Analizzare il momento chiave dell’evoluzione, che è la nascita dell’essere proto-umano, ovvero l’ homo abilis, la scienza ufficiale ci dice che quest’ultimo è riferito a quelle forme antropomorfe dell’Africa meridionale, nella zona adiacente alla Rift Valley, che sono classificate sotto il genere Australopitecus.
Da qualche specie di Australopitecus, poi, nasce l’homo abilis (Pleistocene inferiore, circa 2,4 milioni di anni fa).
Il fattore più evidente agli occhi dello studio è il divario (o come si usa dire il gap ) paleo-antropologico enorme esistente tra queste due specie. Le differenze a livello morfologico, quindi a livello fenotipico, tra un qualsiasi Australopitecus e un Homo abilis sono talmente grandi che non trovano spiegazioni scientifiche.
Il livello di encefalizzazione passa da 350 cm. cubici (Australopitecus afarensis, detto Lucy) a 700/750 cm. cubici dell’Homo Abilis. Quindi stiamo parlando del doppio, senza avere alcuni passaggi intermedi.
Altra caratteristica, non di secondaria importanza, è la struttura anatomica che prevede una deambulazione bipede obbligatoria. Non era invece obbligata nelle specie australopitecine, pur se esistente. Queste conducevano una vita arboricola ed essendo facilmente predabili, per proteggersi, si rifugiavano sugli alberi. La Lucy (Australopitecus afarensis di 40/45 kg probabilmente morì cadendo proprio da un albero molto alto.
Volendo approfondire l’argomento, in genetica si registrano i parametri visibili che ci dicono quanto veloce sia stato un processo evolutivo di una data specie, come ad esempio le sequenze ALU. Più un genoma contiene queste sequenze e più vuol dire che questo genoma è stato rimaneggiato ovvero ha subito un’evoluzione significativa durante la storia biologica di quella specie.
Analizzare il momento chiave dell’evoluzione, che è la nascita dell’essere proto-umano, ovvero l’ homo abilis, la scienza ufficiale ci dice che quest’ultimo è riferito a quelle forme antropomorfe dell’Africa meridionale, nella zona adiacente alla Rift Valley, che sono classificate sotto il genere Australopitecus.
Da qualche specie di Australopitecus, poi, nasce l’homo abilis (Pleistocene inferiore, circa 2,4 milioni di anni fa).
Il fattore più evidente agli occhi dello studio è il divario (o come si usa dire il gap ) paleo-antropologico enorme esistente tra queste due specie. Le differenze a livello morfologico, quindi a livello fenotipico, tra un qualsiasi Australopitecus e un Homo abilis sono talmente grandi che non trovano spiegazioni scientifiche.
Il livello di encefalizzazione passa da 350 cm. cubici (Australopitecus afarensis, detto Lucy) a 700/750 cm. cubici dell’Homo Abilis. Quindi stiamo parlando del doppio, senza avere alcuni passaggi intermedi.
Altra caratteristica, non di secondaria importanza, è la struttura anatomica che prevede una deambulazione bipede obbligatoria. Non era invece obbligata nelle specie australopitecine, pur se esistente. Queste conducevano una vita arboricola ed essendo facilmente predabili, per proteggersi, si rifugiavano sugli alberi. La Lucy (Australopitecus afarensis di 40/45 kg probabilmente morì cadendo proprio da un albero molto alto.
Volendo approfondire l’argomento, in genetica si registrano i parametri visibili che ci dicono quanto veloce sia stato un processo evolutivo di una data specie, come ad esempio le sequenze ALU. Più un genoma contiene queste sequenze e più vuol dire che questo genoma è stato rimaneggiato ovvero ha subito un’evoluzione significativa durante la storia biologica di quella specie.
Poi abbiamo la presenza di molti geni che sono ex novo. Ovvero sono geni che abbiamo solo noi, geni che ci rendono umani , differenziandoci dagli altri primati e quindi dalle scimmie.
Inoltre, il nostro genoma sembra aver subito delle mutazioni in regioni particolari. Si tratta di regioni di controllo dei geni, cioè non sono proprio delle mutazioni a livello del gene, ma sono regioni che controllano l’attività di intere schiere di geni, con ripercussioni a livello fenotipico molto importanti.
Poi c’è un evento a dir poco affascinante: il passaggio da 48 cromosomi a 46 cromosomi. Non sappiamo in quale periodo è successo, ma in un panorama in cui i nostri progenitori (probabilmente anche le scimmie australopitecine del tipo Lucy), avevano 48 cromosomi e sapendo che attualmente le scimmie antropomorfe mantengono i 48 cromosomi, noi abbiamo avuto in qualche modo la “necessità” di cambiare.
IL GRUPPO ADAM FONDATORE
Dunque tutti questi indizi/fattori autorizzano a teorizzare che il passaggio all’homo abilis sia avvenuto in maniera deterministica proprio per evitare che questi nuovi ominidi potessero accoppiarsi con i loro progenitori e quindi “rimescolare” i vantaggi a livello anatomico che avevano acquisito. Questa “barriera genetica” ha favorito il grande salto verso la nostra specie portandola a un quoziente di encefalizzazione (*) pari a otto, il più alto tra le specie viventi. Le scimmie hanno un quoziente pari a tre. Il delfino ha cinque di QE.
(*) ( Quoziente di encefalizzazione = rapporto tra la massa del cervello e quella che ci si aspetterebbe di trovare in un tipico animale della stessa taglia).
QUEI SIGNORI CHE VENNERO DALLO SPAZIO
A questo punto è obbligatorio, a mio modesto avviso, fare una serena riflessione. Non c’è dubbio che i cosiddetti Testi Sacri che abbiamo nelle nostre case (ma anche i racconti di Omero, tutti gli scritti trovati in tutte le culture di ogni meridiano del pianeta e, per giunta, nel medesimo periodo) hanno lasciato un segno profondo sulle coscienze degli esseri umani. Basta questo per pensare che qualcosa di veramente straordinario sia davvero successo agli occhi delle persone che vivevano 7.000 / 9.000 anni fa sulla Terra.
E leggendo questi testi da traduzioni attendibili, spogliati finalmente da condizionamenti e influenze dovute alla Fede, lo scenario che ne viene fuori, composito e coerente, porta inevitabilmente all’ipotesi di un intervento di ingegneria genetica (oltre che di tipo culturale) da parte di signori provenienti dallo spazio profondo, tecnologicamente molto più avanzati.
Nel racconto non posso non citare Mauro Biglino, un traduttore di testi antichi controcorrente, che sta avendo il coraggio di sfidare l’ipocrisia e l’ignoranza imperversante nel mondo religioso e, di riflesso, nel mondo politico cattolico. Anche se Biglino ha avuto problemi con la giustizia (30 anni fa, pare per bancarotta fraudolenta e appropriazione indebita), da quello che mi risulta, l’unica “colpa” di questo studioso è quella di tradurre fedelmente e coerentemente questi scritti, senza voli di fantasia o manovre di potere che invece riscontro nei palazzi occulti del clero e (ahinoi!) di una certa politica, appunto, che è sempre quella del potere dominante, a ragion veduta.
IL PARADISO TERRESTRE
A proposito di come siamo diventati umani, dalle traduzioni di Biglino (suffragate da docenti universitari di ebraico antico) apprendo tutta un’altra storia. Ad esempio, cosa succedeva nel Ganeden (il cosiddetto paradiso terrestre)?
Il Ganeden (circa 4500 anni aC) era frequentato dagli Elohim (che non vuol dire Dio, ma Signori che vengono dal cielo, ovvero dallo spazio) ovvero personaggi biblici diversi dall’homo i quali, secondo i racconti biblici, erano chiamati Adam.
Era un luogo dove si praticavano esperimenti di laboratorio naturalistico tra le varie specie. Tali esseri, prima di essere immessi in natura, erano tenuti sotto controllo in questo ambiente protetto.
E GLI ELOHIM FECERO L’ADAM
Dalle traduzioni di Mauro Biglino risulta che gli adamiti prima, e le femmine dopo, furono geneticamente mutati con il DNA degli Elohim. Così sarebbe nata la nuova razza umana.
Nelle traduzioni che abbiamo in casa della Bibbia si dice che non siamo stati fatti e “immagine e somiglianza” degli Elohim. La Bibbia in realtà indica che siamo stati fatti a somiglianza degli Elohim, ma non ad immagine, bensì con lo tselem degli Elohim. Il termine tselem specificato in modo specifico “un quid di materiale che contiene l’immagine”.
In sintesi, gli Elohim hanno compiuto gli interventi di ingegneria genetica utilizzando due DNA (il loro e quello degli ominidi). Da qui la specie che la Bibbia conosce come Adam, creando prima il maschio e dopo un certo lasso di tempo la femmina.
Queste interpretazioni sono state confermate da filologi ebrei, concordando sul fatto che la Bibbia parla di ingegneria genetica.
QUALI ORIZZONTI CI ATTENDONO?
Ci sono diverse scuole di pensiero che si possono dividere in due orientamenti:
Uno vede il fenomeno, e il quadro che si prospetta, in chiave pessimistica, nel senso che in futuro potrebbe prevalere l’archetipo più aggressivo, ricordando un assioma dell’antropologia ortodossa che descrive nella sostanza l’uomo come “un animale sociale dalle tendenze aggressivo “. Per estensione, dunque, anche in una Società tecnologicamente super-avanzata, sarebbe sempre l’ego a dettare legge, con comportamenti tendenzialmente aggressivi sugli altri umani umani. Insomma, ognuno di noi sarebbe un potenziale Hitler.
L’altro orientamento è di natura opposta, secondo il quale non si può parlare di una Società tecnologicamente super avanzata, se parallelamente non si evolve una cultura avanzata, volta al bene comune e alla pacifica convivenza. Non solo, ma proprio grazie alla gestione controllata dello spazio-tempo e potendo quindi esplorare all’infinito, si potrebbe magari assumere un ruolo di aiuto tendente a civilizzare altri pianeti popolati come il nostro. D’altronde è quello che si suppone stiano già facendo da tempo gli alieni nei nostri confronti, secondo un altro filone di ricerca, in coda a questo orientamento.
Foto dal video web: https://www.patreon.com/IF
Personalmente, propendo per quest’ultimo orientamento ottimistico, in linea con ciò che sappiamo delle leggi di armonia e di bellezza universali.
Fonte: www.newspostx.com
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