Un racconto buddhista narra che il Buddha mandò un discepolo a prendere dell’acqua in un lago fangoso, più e più volte, nonostante quest’ultimo fosse evidentemente irritato dalla richiesta, dato che l’acqua era imbevibile..
Il Buddha gli spiegò che il fango si deposita da solo, basta semplicemente aspettare, esattamente come accade alla nostra mente, che per ritrovare la calma e l’equilibrio, quando è disturbata o indecisa sul da farsi, ha bisogno di pazienza.
D’altronde il Buddhismo lo dice da sempre, calmare la mente è il modo migliore per trovare le risposte che servono, uscendo dallo stato di perenne irritazione e confusione mentale che ci tiene sotto assedio, rendendoci nervosi e stressati.
A tal proposito, nel libro “La pacifica tranquillità del silenzio mentale” di Lama Yeshe, monaco buddista tibetano, si legge:
Grazie a pratiche come la meditazione possiamo, pian piano, calmare questo flusso incontrollato e riportare la mente a uno stato di tranquillità.
Solo silenziando i pensieri le risposte arrivano, quelle di cui abbiamo realmente bisogno. Ma non c’è logica che tenga perché a trovarle non è la ragione, bensì un’altra parte di noi.
Per riuscirci dovremmo imparare, come suggerisce Lama Yeshe nel libro intervista citato, a osservare i nostri pensieri rimanendo in silenzio, sia interiormente che esternamente:
“Tu non sei il vortice di pensieri che ti martellano la testa, sei solo l’osservatore che si trova nel bel mezzo del problema.
Sei la coscienza, che sta aspettando di essere ascoltata.
Come raggiungere questo stato di calma che ci permette di risolvere i problemi?
Sicuramente attraverso il silenzio.
Per poter vivere in allegria e lucidità è fondamentale il silenzio, sia interno che esterno.
Una chiusura fisica con la testa piena di rumore è inutile.
Silenzio dentro e fuori.”
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