Perché facciamo quello che facciamo?
Cioè, perché ci alziamo al mattino per andare a lavoro? Perché ci sposiamo? Perché abbiamo bisogno di avere una vita sociale?
Pochi psicologi hanno chiarito le origini della motivazione umana come Alfred Adler.
In libri come “La scienza del vivere”, “Il senso della vita” o “Il coraggio di non piacere” vengono esposti i principi fondamentali della sua teoria individuale psicologica, con la quale si spiega la motivazione, e le problematiche, dei comportamenti dell’uomo.
I tre problemi della vita
Dal punto di vista pratico, lo scopo della vita è prima di tutto risolvere 3 principali tipologie di problematiche:
- Occupazione;
- Vita sociale;
- Amore.
Per alcuni sarà relativamente semplice risolvere questi problemi e trovare il giusto lavoro, gli amici giusti e il giusto partner.
Per altri sarà più complicato.
La sfida più grande per questi ultimi sarà quella di credere in sé stessi, di individuare esattamente cosa desiderano e di provare a ottenerlo.
Nella maggior parte dei casi in cui ciò non accade la motivazione più comune si trova in circostanze di vita sfavorevoli, in una inadeguata educazione o nella mancanza di adeguate attenzioni nell’infanzia.
Ma, per la psicologia adleriana, questi fattori non hanno il peso decisivo che invece avevano per Freud o altri psicologi ...
Alfred Adler vs Sigmund Freud e la possibilità di cambiare
Quando si adotta il punto di vista della psicologia Freudiana, si vede la vita dell’uomo come una grande storia basata su causa ed effetto.
La risonanza di questa teoria è visibile tutt’oggi, in quelle persone che credono che le loro vite siano il risultato di eventi passati, di dove sono nati, delle opportunità non date dai genitori, del tipo di infanzia che hanno avuto.
In aggiunta, molti provano a vivere in un modo che sia coerente con la loro storia infantile, come se non avessero altra scelta.
- Non provano, o non riescono, a risolvere i problemi della vita perché non pensano di avere le abilità necessarie.
- Sperano in un futuro migliore ma non fanno nulla di concreto per crearlo.
- Mantengono viva l’idea che gli eventi dell’infanzia abbiano un peso ancora rilevante sulle azioni e sulle scelte di oggi.
Per Adler, invece, il passato non ha tutta questa influenza.
Sì, è importante capire il perché dei propri comportamenti e delle proprie scelte, ma una componente principale della psicologia Adleriana è la possibilità di scelta che ognuno di noi ha in qualsiasi momento della vita.
Non c’è nessun significato, nessun copione da seguire.
Non importa da dove veniamo o i traumi che abbiamo vissuto in passato.
La vita di tutti noi è una pagina bianca che possiamo scrivere e riscrivere come vogliamo, specialmente se prendiamo piena coscienza dei motivi per cui facciamo quello che facciamo.
La voglia di essere speciali
Per molti, il senso della vita sta in una continua evoluzione, in un cercare di andare avanti nel lavoro, nella famiglia e nelle relazioni.
Alla base di questa intenzione c’è la volontà di potenza, ovvero la voglia di superare sé stessi e il proprio, innato, senso di inferiorità.
Praticamente, tutti hanno dei motivi per sentirsi inferiori e per voler essere speciali.
Quando, per esempio, si guarda al comportamento problematico di alcuni bambini, criminali, tossicodipendenti o alcolisti, si noterà che alla radice dei loro comportamenti c’è sempre una viscerale voglia di attenzione, di essere amati.
Questa tipologia di persone prova a ottenere la propria superiorità nel modo più semplice possibile, ma facendolo finiscono per fare del male a sé stessi o agli altri.
Il modo migliore per superare il proprio senso di inferiorità ed essere amati è, invece, seguire i passaggi necessari a ogni percorso di crescita personale.
I tre passaggi necessari a trovare il senso della vita
Primo step: l’auto-accettazione
Nella psicologia Adleriana il primo passo per scoprire il vero senso della propria vita sta nell’auto-accettazione, in quello che lui stesso definisce come “il coraggio di essere normali”.
C’è nel mondo chi equipara l’essere normali al non avere nessun valore o abilità particolari.
Per Adler, invece, l’accettazione della normalità conduce alla grandezza e al trovare la propria unicità… e il motivo è abbastanza semplice:
Quando non accettiamo chi siamo
finiamo per posporre la felicità al momento in cui saremo diversi
e così facendo impediamo a noi stessi di scoprire
quali sono le nostre vere inclinazioni.
Paradossalmente, accettare chi si è e la propria situazione attuale, anche se negativa e insoddisfacente, è il primo passo per cambiare.
Secondo step: la libertà di vivere nel qui e ora (metafora della montagna)
La differenza sostanziale tra chi vive proiettato nel futuro e chi vive pienamente il presente può essere compresa grazie alla metafora della montagna.
Immagina di dover scalare una montagna.
Se il tuo scopo è solo quello di arrivare in cima non importa come ci arriverai. Potresti prendere un elicottero e arrivare lì in dieci minuti o potresti catapultarti con un cannone. La scalata non avrebbe nessun valore in questi casi e neanche il panorama che troveresti una volta arrivato.
Questo è l’approccio di chi trova scorciatoie per ottenere successo nella vita, di chi vuole ottenere la superiorità senza lavorare su sé stesso.
Di contro, coloro che scalano la montagna per il piacere di farlo non sono ossessionati dalla cima.
Per loro l’obiettivo è la scalata in sé e non importa se arrivano o non arrivano alla fine.
La loro motivazione ad agire è la sensazione di piacere che ottengono nell’atto stesso di camminare sulle rocce e sui sentieri, e se raggiungono l’obiettivo sarà per loro un piacevole effetto collaterale, ma mai l’unica motivazione.
Terzo step: contribuire alle vite degli altri
Eccoci arrivati alla componente principale, ciò che dà direzione e senso alla crescita personale.
Visto che vivere nel presente rischia di diventare un approccio incentrato sulla ricerca del piacere fine a sé stesso, Adler fornisce una guida per valutare il valore delle nostre azioni: il contributo alle vite degli altri.
Se vogliamo capire pienamente qual’è il senso della nostra vita dobbiamo abbinare all’auto-accettazione questo principio chiave.
Non può esserci senso alla vita di nessuno
se quello che si fa non ha qualche forma di utilità sociale.
E l’utilità sociale è il parametro con cui si può distinguere un obiettivo di vita utile
da un obiettivo di vita inutile.
Scopi di vita utili vs inutili
Come si accennava prima l’essere umano vive, nella maggioranza dei casi, una qualche forma di senso di inferiorità.
Ciò porta l’individuo a scegliere, già dalla primissima infanzia, delle strategie per superare la propria vulnerabilità e sentirsi più forte/ accettato.
Quando si riceve una educazione adeguata queste strategie saranno in accordo con i tre step soprammenzionati: il bambino imparerà ad accettarsi, a trovare il suo ruolo nel mondo e a stare bene nel qui e ora.
Per lui sarà normale pensare di avere le abilità necessarie e fidarsi degli altri in quanto la sua prima esperienza con le relazioni umane è stata positiva.
Quando si riceve una educazione inadeguata, affrontare i problemi della vita sarà molto più difficile in quanto l’individuo non penserà di avere le capacità necessarie e non avrà abbastanza interesse negli altri.
Ciò porterà il bambino a crescere pensando principalmente a sé stesso, scegliendo scopi di vita inutili, incentrati cioè a risolvere il proprio senso di inferiorità più che a dare un contributo.
Pensa, per esempio, a una persona che non ha forza perché non mangia da giorni: come pensi che questa persona potrà dare aiuto e sostegno agli altri?
Il suo pensiero principale sarà quello di mangiare, non di aiutare gli altri.
Sarà, in altre parole, preoccupata principalmente di sé stessa e del suo benessere.
Allo stesso modo, la persona che si sente inferiore non sarà mai in grado di essere utile alla società perché vive in uno stato di difetto, di “fame”, perenne.
Il suo obiettivo non sarà di trovare un modo di contribuire ma di risolvere le proprie problematiche individuali, anche se a discapito di qualcun altro.
Alfred Adler - (Rudolfsheim, 7 febbraio 1870 - Aberdeen, 28 maggio 1937)
Qual è il vero senso della vita secondo Alfred Adler
Il vero scopo della vita è, in un ultima analisi, superare la preoccupazione per sé stessi e sviluppare un sincero e profondo interesse per gli altri, quello che Adler definisce come il sentimento sociale.
Così come il bambino vuole essere amato dai genitori, l’adulto vuole essere accettato dai suoi pari, sentirsi parte integrante di una comunità.
Il sentimento sociale è dunque la parte più importante della nostra educazione e una delle componenti più importanti della nostra vita.
Così come la persona isolata impazzisce, la persona accettata fiorisce.
Come dicevamo prima tutti, in un modo o nell’altro, vogliono essere speciali, ma se provano a farlo in modo egoista finiranno per rovinare la vita degli altri.
Per essere utili al mondo dobbiamo necessariamente lavorare per accettare noi stessi e quello che siamo.
Non potrà mai esserci nessun successo senza l’accettazione e il contributo sociale, anzi, il successo può essere definito proprio come la ricompensa per aver soddisfatto un bisogno altrui.
Combattiamo costantemente con la paura di non essere abbastanza, contro convinzioni vecchie di una vita che avevano un senso quando eravamo bambini ma he non ce l’hanno più adesso.
Così la società diventa spesso un’impervia foresta dove si corre il rischio di essere giudicati e rifiutati per le proprie debolezze e imperfezioni.
Voler entrare in questa foresta, contribuire al suo miglioramento, è quanto di più sano e umano ci possa essere.
L’individuo maturo e sicuro di sé
tende naturalmente ad avere interesse nei confronti dei suoi simili,
ad avere la spinta di fare qualcosa di utile per loro.
Il percorso di crescita individuale consiste nel riuscire a superare le insicurezze infantili e nel maturare un interesse sociale.
Quando ciò avviene senza troppe complicazioni, si proverà un senso di completezza, di felicità, il segnale principale che comunica di aver trovato il senso della propria vita.
3 libri sul senso della vita e la psicologia di Alfred Adler
Il lavoro di Adler è particolarmente interessante per chiunque volesse comprendere meglio le ragioni dei propri atteggiamenti e le cause delle proprie scelte di vita.
Come dice lui stesso, “con l’aiuto della conoscenza possiamo cambiare”, e per ottenere conoscenza si può solo vivere o… leggere.
I tre libri che, a mio parere, meglio espongono in modo migliore le teorie di Adler sul senso della vita sono quelli menzionati all’inizio di questo articolo: “La scienza del vivere”, “Il senso della vita” e “Il coraggio di non piacere”.
I primi due sono stati scritti dallo stesso Adler mentre il terzo è stato scritto da due suoi sostenitori, Ichiro Kishimi e Fumitake Koga.
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