domenica 9 giugno 2019

Mangiamo 8 particelle di microplastica ogni ora, 70.000 all’anno: salute a rischio?

La plastica sta entrando nel nostro corpo sotto forma di particelle microscopiche che potrebbero entrare nei tessuti danneggiandoci e dandoci problemi di salute. Gli scienziati hanno calcolato mediamente quante particelle di microplastica ingeriamo ogni anno e il dato è preoccupante. Ecco cosa c’è da sapere.

In media ingeriamo 70.000 particelle di microplastica ogni anno, che si traduce in circa 8 particelle ogni ora, e le conseguenze per la nostra salute sono pericolose. Vediamo insieme come sia possibile mangiare tanta microplastica e quali potrebbero essere gli effetti di questo prodotto sul nostro organismo.

Un boomerang per la salute. 

La plastica è stata introdotta nel mercato negli anni ’40, da allora è diventata sempre più parte integrante della nostra vita, migliorandocela per certi versi. Purtroppo però in questi decenni, la plastica si è rivelata un vero nemico per l’ambiente, finendo in praticamente qualsiasi ecosistema e creando vere e proprie isole di rifiuti in mezzo al mare.

E non solo. La plastica è finita anche nel nostro corpo, sia attraverso i prodotti che utilizziamo, sia attraverso il cibo che mangiamo: molti animali infatti contengono tracce di plastica che da loro passa a noi ...



Quanta plastica mangiamo 

La plastica che ingeriamo è sotto forma di micro particelle, per comprende le quantità di microplastica che mangiamo, gli scienziati hanno esaminato 26 studi che hanno analizzato le quantità di particelle microplastiche nei pesci, nei molluschi, negli zuccheri aggiunti, nei sali, nell'alcol, nell'acqua di rubinetto o in bottiglia e nell’aria e, dalle analisi effettuate, è emerso che mediamente consumiamo da 74.000 a 121.000 particelle di microplastica all’anno, la quantità varia a seconda dell’età e del sesso. 

E non è tutto. Le persone che bevono solo acqua in bottiglia possono consumare ulteriori 90.000 microplastiche all'anno rispetto a chi beve solo acqua del rubinetto. Secondo gli scienziati questi dati inoltre sottostimati.

I rischi per la salute

Gli effetti sulla salute di queste particelle di microplastica che ingeriamo non sono ancora del tutto certi, ma, secondo gli esperti, alcuni pezzi sono abbastanza piccoli da entrare nei tessuti umani, dove potrebbero scatenare reazioni immunitarie o rilasciare sostanze tossiche.

Lo studio, intitolato “Human Consumption of Microplastics”, è stato pubblicato su Environmental Science & Technology.

Fonte: scienze.fanpage.it

E per quanto riguarda il sale in particolare, sempre su Environmental Science & Tecnology:


Microplastiche sarebbero state trovate anche nel sale da cucina.
Secondo Greenpeace: “Più del 90% dei campioni contaminato”

Ben 36 dei 39 campioni di sale da cucina analizzati, provenienti da diverse nazioni inclusa l’Italia, contenevano frammenti di plastica inferiori ai 5 millimetri, meglio noti come microplastiche.

Lo rivela una recente ricerca scientifica, pubblicata sulla rivista internazionale Environmental Science & Technology nata dalla collaborazione tra Greenpeace e l’Università di Incheon in Corea del Sud. 

Dall’indagine, che ha preso in esame campioni di sale marino, di miniera e di lago, risulta che 36 campioni erano contaminati da microplastica costituita da Polietilene, Polipropilene e Polietilene Tereftalato (PET), ovvero le tipologie di plastica più comunemente utilizzate per produrre imballaggi usa e getta. 

«Numerosi studi hanno già dimostrato la presenza di plastica in pesci e frutti di mare, acqua di rubinetto e adesso anche nel sale da cucina. Questa ricerca conferma la gravità dell’inquinamento da plastica e come per noi sia ormai impossibile sfuggire a tale contaminazione» dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. 

«È necessario fermare l’inquinamento alla radice ed è fondamentale che le grandi aziende facciano la loro parte riducendo drasticamente l’impiego della plastica usa e getta per confezionare i loro prodotti», conclude. 

Questa ricerca, la prima condotta su vasta scala e tale da permettere un’analisi comparata della presenza di microplastiche in campioni di sale da cucina provenienti da numerose aree geografiche, ha consentito anche di correlare i livelli di inquinamento riscontrati nel sale con l’immissione e il rilascio di plastica nell’ambiente. 

Infatti, di tutti i campioni analizzati quelli provenienti dall’Asia hanno registrato i livelli medi di contaminazione più elevati con picchi fino a 13 mila microplastiche in un campione proveniente dall’Indonesia che, secondo studi recenti, è seconda per l’apporto globale di plastica nei mari. 

In generale nei campioni di sale marino è stata osservata una maggiore presenza di microplastiche (compresi tra 0 e 1674 microplastiche per chilo, escludendo il campione indonesiano), seguiti dai campioni provenienti da laghi salati (compresi tra 28 e 462 microplastiche per chilo) e dalle miniere (compresi tra 0 e 148 microplastiche per chilo). 

Anche i tre campioni di sale provenienti dall’Italia, due di tipo marino e uno di miniera, sono risultati contaminati dalle microplastiche con un numero di particelle compreso tra 4 e 30 unità per chilogrammo. 

Inoltre, in base ai risultati della ricerca e, considerando l’assunzione media giornaliera di 10 grammi, un adulto potrebbe ingerire, solo attraverso il consumo di sale da cucina, circa 2 mila pezzi di microplastiche all’anno considerando la concentrazione media di microplastiche in tutti i sali analizzati e fino a 110 sulla base del dato italiano peggiore. 

«I risultati suggeriscono che l’ingestione di microplastiche da parte dell’uomo può avvenire anche attraverso prodotti di origine marina e l’esposizione umana può dipendere dai livelli di contaminazione nelle differenti aree geografiche» afferma Kim Seung-Kyu, professore dell’Università di Incheon e autore dell’articolo. 

«Per limitare la nostra esposizione alle microplastiche – conclude – sono necessarie misure preventive riguardo l’immissione di plastica in mare, una migliore gestione dei rifiuti in ambiente terrestre e, soprattutto, la riduzione della produzione di rifiuti in plastica». 

Nei mesi scorsi Greenpeace ha lanciato una petizione (no-plastica.greenpeace.it), sottoscritta da quasi due milioni di persone in tutto il mondo, con cui chiede ai grandi marchi come Coca-Cola, Pepsi, Nestlé, Ferrero, Unilever, San Benedetto, Procter & Gamble e McDonald’s di assumersi le proprie responsabilità, partendo dalla riduzione di contenitori e imballaggi in plastica monouso immessi sul mercato.

Fonte: hdtvone.tv

Si può anche leggere:

"Quando versiamo l'acqua, probabilmente stiamo mettendo nel bicchiere anche un po' di plastica: microframmenti impercettibili, che ingeriamo senza conoscere le conseguenze sull'organismo. A sollevare dubbi sulla sicurezza del bere è un'indagine commissionata dal progetto giornalistico Orb Media, che ha fatto analizzare il contenuto di alcune bottiglie trovando microplastiche nella maggior parte dei campioni. Un risultato su cui è intervenuta anche l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che, evitando allarmismi, ha annunciato future ricerche in merito agli effetti sulla salute, di cui ancora si sa poco..."
- Bisogni indotti: l'acqua in bottiglia

5 commenti:

  1. Mamma mia, solo a leggere queste cose viene voglia di smettere di vivere all'istante.
    Qualunque ambito della nostra vita è andato alla totale deriva peggio dei continenti, niente di ciò che introduciamo dentro e spalmiamo fuori del corpo è naturale e misa' tanto che c'è poco da paventare il transumanesimo, ormai siamo già fatti di plastica, il nostro sangue è più pesticidi e metalli pesanti che altro, ci mancano il 5G e il microchip collegato ai server centrali e l'essere disumano è stato completato.

    Non credo più nemmeno al bio, come potrei? I terreni sono contaminati e appestati tanto quanto le falde acquifere, l'aria è letteralmente avvelenata, hai voglia a certificare bio...

    Sono dovuto diventare fatalista per questi e altri motivi, quello che ritengo giusto fare lo faccio, cerco anche di informare le persone con cui ho a che fare ogni giorno, ma è sbattere la testa contro un muro di gomma.

    E allora che glaciazione sia, se deve essere, ce la saremo meritata tutta come specie, si vede che deve andare così.
    D'altronde i risvegliati dicono che tutto è perfetto così com'è no?

    Si vede che ho saltato la fila in cui distribuivano gli occhialetti rosa...

    Enoch

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  2. Manco la glaciazione potrebbe eliminare la plastica! Ahahahah!
    Comunque c'è sempre la soluzione alla quale penso da anni: andare a chiedere l'ospitalità in qualche tribù dell'Amazonia... (oppure in Antartide? ce devo pensà)...dove ci sono ancora degli umani? ..Forse ci sarà persino lì la plastica ma per lo meno è ancora incontaminata - anche se per poco, temo - dalla civilizzazione!

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    1. Gia il ghiaccio conserverebbe la plastica ahahah . Scherzi a parte , il petrolio e derivati e' ovunque e non e' biodegradabile. 1 + 1 purtroppo o per fortuna fa 2 . Il petrolio e' come fosse "la merda del pianeta" nel senso che e' la sostanza "piu bassa" . Che bello abbiamo (hanno) preso la merda del pianeta e l'abbiamo cosparsa ovunque in superfice trattandola come fosse oro.Una vera genialata. Steiner se non ricordo male associava il petrolio ad ahriman e l'elettricita' a lucifer come potenze elementali negative che hanno invaso il mondo.

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    2. Ma la glaciazione elimina noi, che siamo la causa di tutto.

      Dai Catherine possiamo sempre incontrarci su Marte nella prossima incarnazione aliena 😄😄

      Enoch

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    3. Concordo con Enoch.
      Esprime senza peli sulla lingua cosa da pochi.
      Sul reincarnarci su marte ci faccio un pensiero.

      La merda è ovunque vederla in positivo è dura.
      Però una soluzone c'è ed è alla portata di tutti, una bella preghiera e sperare che cristo ritorni a portare tutti nella terra paradisiaca.

      Tutti tranne me che ho dimenticato le preghiere, non ci dormirò.
      Gianni

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