lunedì 10 dicembre 2018

La realtà dell’anima e la fisica quantistica secondo Fabio Marchesi

Fabio Marchesi

Io sono un inventore, per cui sono attratto e affascinato da tutto ciò che è nuovo. Ho una repulsione spontanea verso le cose vecchie. Tutte le volte che incontro qualcuno che ha il coraggio di dire qualcosa che esce anche un pochino dagli schemi… per me è una grande gioia. Se poi siamo in un contesto in cui comunque si parla di medicina, allora la cosa è per me sempre molto interessante.

Che cos’è la medicina?

La medicina è un settore della conoscenza che dovrebbe occuparsi delle malattie dell’uomo. Dovrebbe preoccuparsi di debellare, se vogliamo, le malattie dall’uomo.
Il problema qual è? Il problema nasce da un conflitto di interessi, nel senso che la medicina è comunque fatta da aziende che devono tutto il loro potere e tutta la loro ricchezza alla malattia. Questo è un paradosso: la medicina, in teoria, non ha alcun interesse ad avere una popolazione sana. Immaginiamo che domani ci fosse qualcuno che si inventa qualcosa grazie alla quale tutti guariscono, istantaneamente, da qualsiasi malattia possano avere. Sarebbe la più grave crisi economica mondiale che l’essere umano abbia mai affrontato in tutta la sua storia.

E questo perché? Perché comunque la medicina ha dietro persone, società, aziende. Le industrie farmaceutiche pagano le tasse, hanno dipendenti, fanno pubblicità…



Il titolo di questo Convegno è “La Scienza incontra lo Spirito”. A questo riguardo nel 2000 ho scritto un libro, “La Fisica dell’Anima”, che mi ha portato, tra le altre cose, ad essere definito un “eretico”. Per me essere considerato un “eretico” è un complimento…

Quando parlo di Anima, automaticamente, in funzione di quali sono gli interlocutori, perdo in genere totalmente di credibilità; se invece di Anima, parlo di Campo di Informazioni non locali, già cambia qualcosa.

Quando si pronuncia il termine “Anima” si entra in genere in un campo, quello della Spiritualità che fa paura, fa paura soprattutto a chi si definisce “uomo di Scienza”. Il titolo del Convegno, dicevo, qual è? “La Scienza incontra lo Spirito”. Ma la Scienza ha fatto di tutto, dalle sue origini, per evitare di confrontarsi con lo Spirito. Ha fatto l’inimmaginabile.

La prima precisazione che vorrei fare è che quando si parla di Spiritualità, non si deve pensare che essere “Spirituali” significa confessarsi, andare in Chiesa la domenica mattina e fare la comunione. La Spiritualità è una cosa profondamente diversa. Le Chiese, le Religioni sono una cosa. La Spiritualità è un’altra cosa e può essere vissuta in modo autentico indipendentemente da esse.

Però se noi chiediamo all’uomo Spirituale da dove ha avuto origine tutto quello che esiste, qual è la risposta? Diciamo che a seconda del Dio, della Chiesa o della Religione in cui crede, ognuno farà riferimento al suo Dio, alla sua Chiesa, però la sostanza è che crede in qualcuno/qualcosa di superiore che ha creato tutto.
Se noi chiediamo ad un uomo di Scienza, che per definizione dovrebbe essere ateo, come ha avuto origine tutto, che cosa dice?Rifiuta ovviamente l’esistenza di un qualsiasi Dio, parla di una realtà priva di spazio, priva di tempo, priva di energia, priva di materia. Una realtà così è una cosa che non si riesce nemmeno a immaginare; una realtà in cui non c’è assolutamente niente... Uno si immagina uno spazio vuoto, ma non c’è neanche lo spazio. Quindi una realtà priva di spazio, di energia, di tempo, di materia dalla quale, grazie ad una “fluttuazione quantistica” chiamata poi “big bang”, ha avuto origine tutto.


Se parlo di una cosa e la chiamo Anima, si può pensare anche ad angeli, etc. Se parlo di un Campo di Informazione pura non locale, ci si chiede: “che cosa è?”. 

Se l’origine di tutto la si chiama “big bang” o creazione da parte di Dio, può cambiare la parola, ma il concetto è lo stesso. Ci vuole sicuramente una grande fantasia per poter pensare che una realtà priva di spazio, di tempo, di energia, di materia, così… per caso… da una “fluttuazione quantistica”… non ha avuto origine un fotone… no… ha avuto origine tutto lo spazio, tutto il tempo, tutta l’energia, tutta la materia che esiste nell’Universo.
Credere in questo richiede un grande atto di fede.
Ma gli uomini di Scienza sono sempre stati così disperatamente alla ricerca di un’origine non Spirituale, non divina della realtà, che sono stati capaci di inventarsi cose assurde, prive di qualsiasi fondamento di logica e inaccettabili da un punto di vista razionale.

Io credo inaccettabile ritenere che tutto abbia avuto origine da ciò che scientificamente è stato definito il “big bang”.

Tutti avete sentito parlare del principio di conservazione dell’energia. Un caposaldo della conoscenza scientifica. Dice che nell’Universo nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma.
Prendiamo un libro di Scienza. Da un parte ci dice che l’Universo ha avuto origine dal nulla. Dal nulla ha avuto origine il tutto… giri pagina: nell’Universo nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma. Non è uno il paradosso dell’altro? Non è uno la negazione dell’altro? E come la risolviamo questa cosa? Facciamo iniziare il tempo dopo il “big bang”, cioè concentriamo tutti i miracoli possibili e immaginabili al di fuori del tempo in modo che poi ci possiamo permettere il lusso di non credere più a nessun miracolo, e riuscire in questo modo a giustificare l’esistenza di tutto.

C’è un grandissimo scienziato, Ilya Prigogine, che per riuscire a giustificare la presenza della vita nell’Universo senza negare l’entropia (il Secondo Principio della Termodinamica secondo il quale, in sostanza, non sarebbe razionalmente possibile) si è inventato le “strutture dissipative” grazie alle quali ha ottenuto il Nobel nel 1977.
Il problema dello scienziato è sempre stato quello di cercare di evitare nel modo più assoluto di dover ricorrere a qualcosa di Spirituale, a qualcosa di Divino o a qualsiasi forma di conoscenza non “quantificabile” per poter spiegare qualsiasi cosa.

Quale è dunque l’Universo secondo la Scienza? E secondo il tipico scienziato ateo? È un Universo che tende al caos, al disordine, alla morte. Ci sono delle leggi che governano gli eventi e gli uomini sono lì che cercano di scoprire quali sono queste leggi per potere, grazie ad esse, prevedere lo sviluppo nel tempo dei fenomeni. E tutto quello che esiste, leggi comprese, dovrebbe essere semplicemente l’effetto del caso.

C’è una barzelletta che ho messo all’inizio, nell’ultimo libro che ho scritto, che ha un significato molto profondo: siamo di notte, c’è una strada, c’è un lampione e c’è una persona che sta cercando qualcosa alla luce di questo lampione. Arriva un’altra persona e gli chiede: “Ma ha perso qualcosa? Posso darle una mano a cercarla?”. “Sì, ho perso le chiavi di casa”. “Se vuole la aiuto a cercarle…”. “Sì, Grazie!”. Poi ne arriva un’altra e un’altra. Dopo un po’ sono una decina che cercano queste chiavi per terra alla luce di questo lampione. Ad un certo punto uno si rivolge a quello che aveva perso le chiavi e gli chiede: “Ma è sicuro di averle perse qua? Perché non le troviamo…”. “No, no… le ho perse più o meno là in fondo…”. “Ma allora perché le cerchiamo qua?”. “Perché qua ci vediamo!”.
Perché è paradossale questa cosa? È una barzelletta, però…

Non so se voi avete sentito parlare del Principio di Indeterminazione di Heisemberg. Un grande scienziato, allora sconosciuto, ha definito “Principio di Indeterminazione” un concetto fondamentale, che ha come sostanza il fatto che non si può separare l’osservatore dall’osservato. Che cosa significa? Che l’osservatore interferisce sull’osservato anche solo guardandolo. Quindi, se uno degli elementi delle condizioni fondamentali perché un fenomeno sia scientificamente accettabile è che sia osservabile (che sia quindi alla luce del lampione…), quello che osserviamo è diverso da quello che sarebbe stato se non lo avessimo osservato.



Tenete presente che nel momento in cui noi osserviamo qualcosa, la stiamo modificando, stiamo interferendo con la sua naturale condizione, solo osservandola.

Tutta la conoscenza scientifica moderna è basata sul concetto di osservabilità, una qualsiasi cosa o fenomeno è considerato reale se è osservabile, e se non è osservabile non è considerato reale. Questo è uno dei postulati. Ogni fenomeno deve essere osservabile, ripetibile, dimostrabile. Non è nemmeno sufficiente che sia osservabile, perché se io osservo una cosa, ma non sono in grado di ripetere o permettere ad altri di osservare la stessa cosa e non sono in grado di dare ad essa una spiegazione che abbia un senso (che rispetti quanto comunemente scientificamente è creduto) viene, non solo rifiutato da quella che è una visione scientifica della realtà, ma viene considerato un fenomeno non reale.

Quindi se una cosa sta sotto la luce del lampione, se è osservabile, se tutti possono osservarla, se è ripetibile, se la vedo oggi e la posso vedere anche domani, allora è considerata reale ed è considerata scientifica, altrimenti no.

Un altro aspetto fondamentale: a cosa serve la Scienza?

Ci siamo dimenticati qual è il motivo per cui è nato questo desiderio da parte dell’uomo di spiegare, di giustificare, di interpretare, di conoscere la realtà intorno a lui?
Se consideriamo la storia della conoscenza umana, dalla filosofia antica in poi, ad un certo punto c’è un certo Cartesio che definisce un metodo, le basi fondamentali del metodo scientifico moderno. Ha definito delle massime che poi sono state prese come riferimento assoluto su cui è stato costruito il metodo di indagine scientifica moderna. Una di queste dice che non puoi accettare una cosa se non è evidente, oltre a qualsiasi dubbio, che quella cosa sia reale.
Sembra una cosa di una grande severità, ma chi cita Cartesio per giustificare il metodo scientifico moderno, non sa che le prime cose su cui Cartesio ha applicato il suo metodo per dimostrarne l’esistenza sono state Dio e l’Anima. Non lo sto inventando io adesso, leggete il suo testo “Discorsi sul metodo”, un librettino che si legge benissimo in una serata. “Discorsi sul metodo di Cartesio”, di Renè Descartes. Scoprirete che prima definisce il metodo, poi una morale che deve essere utilizzata nell’applicazione del metodo. E per cosa ha usato, innanzitutto, questo metodo e questa morale? Per dimostrare l’esistenza di Dio e dell’Anima.

Potremmo quindi sostenere che il suo metodo è stato frainteso, che è forse stato interpretato in un modo eccessivamente rigido, oltre quanto lui stesso intendesse. Ma la svolta decisiva è stata fatta poco dopo Bacone. In che modo? Cosa ha detto o fatto? Egli ha spiegato e definito a cosa serve la conoscenza scientifica. Sapete a cosa serve, quale è il suo vero scopo? A dare un senso all’esistenza dell’uomo? A trovare risposte ai perché che lo assillano? No! Serve semplicemente a produrre utilità pratica. Non ha nessun’altra ambizione (magari ci prova ogni tanto…). La Scienza ha come fine ultimo produrre utilità pratica, per fare telefonini, televisori, computer, frigoriferi, automobili… è fantastica! La Scienza è perfetta per questo. Scienza e tecnologia servono solo per produrre utilità pratica, qualsiasi altra cosa esce dalla sua “competenza”.

Personalmente ritengo il “big bang” non solo un insulto all’intelligenza, ma anche, con l’entropia dell’universo, il Secondo Principio della Termodinamica, un crimine ai danni dell’Umanità.



Lo scienziato che entra nel ruolo dello scienziato “canonico”, cerca di spiegare le cose, di osservarle, di ripeterle, di dimostrarle, non può nemmeno prendere in considerazione il fatto che le cose che osserva possano avere una parte di sé che non è osservabile, anche se è quella che permette loro di esistere.

Quindi se lo Spirito non è per sua natura osservabile, lo scienziato è già tagliato fuori, nel senso che non può nemmeno prenderlo in considerazione; infatti il metodo scientifico parte dal presupposto che ogni cosa se è reale deve essere osservabile. Non possiamo prendercela con il metodo scientifico che per produrre utilità è perfetto!

Se consideriamo i progressi che ci sono stati anche solo negli ultimi 50 anni sono impressionanti, non ci si rende conto perché di generazione in generazione ci si dimentica o non si ricorda come vivevano i propri genitori o nonni, c’è un progresso tecnologico-scientifico che ha una velocità altissima. Da cosa è dovuto questo progresso tecnologico-scientifico? Qual è l’elemento fondamentale che lo caratterizza?

L’approccio scientifico, pur essendo limitato da tutta una serie di condizioni, ha un grande vantaggio rispetto, ad esempio, alle Religioni e alle Chiese. Qual è?

Che di fronte all’evidenza – comunque con grandi resistenze, con grande fatica, con grandi guerre, lotte, con gente che può anche venire uccisa pur di impedirle di produrre cambiamenti – la Scienza accetta il cambiamento quando è dimostrato in modo inequivocabile che quella cosa o quel fenomeno, nuovo, diverso da quanto creduto in precedenza, è osservabile, ripetibile e dimostrabile.

Galileo, quando ha cercato di dimostrare al Papa che la Terra non è al centro dell’Universo come è scritto nella Bibbia, ha dovuto abiurare, ha accettato di ammettere di essersi sbagliato anche se aveva ragione, pur di salvare la sua vita e non introdurre un cambiamento in quanto era comunemente creduto. Ma le bugie hanno la gambe corte…

Giordano Bruno, invece, non ha voluto ammettere di essersi “sbagliato”, ha preferito essere bruciato vivo pur di non negare la verità, pur di non negare se stesso… Molta gente è stata condannata…

La più grande rivoluzione che è avvenuta nella conoscenza umana è avvenuta tra il 1900 ed il 1930 con la nascita e lo sviluppo della Fisica Quantistica. Una rivoluzione veramente profonda… Con la Fisica Quantistica, l’uomo, la Scienza, hanno toccato direttamente con mano la Spiritualità. È entrato a fare parte della realtà umana, in un modo scientifico, un concetto di Spiritualità profonda. Però cosa è stato fatto?

L’uomo si è talmente spaventato delle implicazioni della Fisica Quantistica, che ha deciso che tutto quello che ha scoperto a tal proposito riguardasse solo l’infinitamente piccolo, non l’esperienza su scala umana: se ci sono due fotoni capaci di fenomeni telepatici nello spazio-tempo, è un problema che si è fatto sì che riguardasse solo i fotoni e si continua a voler credere che gli uomini non ne sono capaci.

Tornando al concetto di Scienza, ognuno di noi ha un’interpretazione della realtà che dipende sostanzialmente dall’esperienza che ha della realtà e dalla percezione che ha della realtà. Quindi noi vediamo il mondo intorno a noi grazie a cosa? Grazie ad un cervello che si inventa tutto.
In sintesi voi sapete che io vi vedo e che voi mi vedete. Ma cos’è che io vedo? Vedo voi per quello che siete realmente?



Se prendete un libro di Fisica Quantistica potete scoprire com’è fatta la materia, gli atomi… un nucleo… gli elettroni. Scoprite che, in pratica, gli atomi sono fatti di spazi vuoti e che queste particelle subatomiche che dovrebbero costituire gli atomi, in realtà non sono particelle, ma sono onde; quindi la deduzione è che se io dovessi valutare com’è la realtà, da come si conosce che sia, io non sono quello che vedo ma piuttosto “un nulla che si muove stabilmente nel nulla”.

Com’è possibile che io veda voi?
Perché il mio cervello si inventa tutto.


Ci sono dei fotoni, onde elettromagnetiche prodotte dalle lampadine che arrivano su di voi, alcune vengono assorbite, alcune deviate, altre vengono rimbalzate… quando arrivano nel mio occhio tutti questi fotoni che in qualche modo hanno interagito con voi, vengono trasformati in segnali elettrobiochimici che fanno tutto un percorso e arrivano qua dietro, in quella parte del cervello che si inventa tutto: colori, forme, movimenti, prospettive… sulla base di cosa? Di sole onde… elettromagnetiche.

L’olfatto, l’udito… anche lì ci sono delle molecole con cui interagiamo e che vengono “trasformate” in segnali elettrobiochimici interpretati. Ognuno di noi che idea ha della realtà, che idea si fa della realtà? Ha dei sensi che in qualche modo percepiscono qualcosa di quello che succede intorno. Ha un cervello che trasforma quello che viene percepito in informazioni gestibili perché giudicabili, interpretabili razionalmente dal cervello.

La mente giudica continuamente tutto e lo fa sulla base di cosa?

Sulla base di un meccanismo semplicissimo. Associazione e confronti. Io ho una memoria… ogni volta che vedo qualche cosa all’esterno di me, per poter esprimere un giudizio vado a confrontare quella cosa con informazioni derivate dal mio passato… il mio, che è solo mio… il tuo, invece, è solo il tuo…

Non possono esistere due persone che hanno vissuto delle stesse esperienze nello stesso modo, per questo ognuno ha la visione non solo limitata, ma profondamente distorta della realtà.
Una visione che è perfetta per riconoscere una minaccia, ma è scarsamente efficace nel riconoscere nuove opportunità. Se arriva una tigre che è scappata dallo zoo (tutti abbiamo visto dei documentari con tigri che attaccano altri animali, anche più grossi di loro) sappiamo che la tigre ci può mangiare, e quindi cosa facciamo? O attacchiamo o scappiamo. Ma se un bambino appena nato vedesse una tigre, magari nella sua esperienza c’è un gattino che ha accarezzato e gli ha fatto le fusa, se vede la tigre potrebbe pensare che sia un gattino più grande e potrebbe andargli incontro per giocarci…

Ognuno è “vittima” di ciò che crede e ciò che crede deriva dal suo passato. Se andassimo da un pesce, immaginiamo che ci sia un pesce parlante che vive nelle profondità marine, a cui domandare: “senti, ma tu cosa pensi che sia il fuoco?”. Cosa ci risponderebbe il pesce parlante?

Ci direbbe: “È una leggenda metropolitana. Ci sono dei pazzi visionari che sostengono che esiste, ma non so… si saranno drogati o bevuti qualcosa di strano per poter pensare che esista il fuoco…”.

Quale è il concetto? Che per il pesce il fuoco è qualcosa che non può appartenere alla sua esperienza perché sott’acqua il fuoco non c’è e quindi non crede sia una cosa reale. Magari c’è qualche pesce, considerato “pazzo visionario” che ha visto un’eruzione vulcanica sott’acqua… ha visto qualcosa di incandescente ed è andato a raccontarlo agli altri, che gli hanno dato del pazzo.

Ognuno di noi si convince, quando si fa un’idea, che quella sia un’idea sua. Ma se io vi chiedessi quanti di voi ammettono di essere condizionati dalla pubblicità, nessuno lo ammetterebbe. “Figuriamoci se io compro un detersivo perché l’ho visto in pubblicità… figuriamoci se compro quello yogurt solo perché ho visto la pubblicità”. Ma ci sono aziende che investono enormi cifre in pubblicità, nonostante il 99% della gente creda di non essere condizionata dalla pubblicità.

Riguardo alla Spiritualità tu cosa credi? Che basti credere di essere atei per non esserne “condizionati”?

Ma distinguiamo tra Spiritualità e religioni con le loro chiese. C’è gente che semplicemente per il fatto di ritenersi atea pensa di avere risolto il problema della Spiritualità. Ma noi, tutti, subiamo condizionamenti continui, costanti, profondi, sottili, possono anche essere condizionamenti entusiasmanti, ma in genere sono volti ad indebolirci. Quale è il problema in questo? Che noi crediamo di fare scelte sulla base di nostre idee senza nemmeno sapere quanta influenza esterna abbiamo avuto per arrivare ad avere quelle idee.

Tutta la conferenza può essere vista sul dvd "la scienza incontra lo spirito"

Fonte: www.scienzaeconoscenza.it

32 commenti:

  1. Testo interessante e che affronta un tema ostico in modo chiaro. Tuttavia noterei che il principio di indeterminazione di Heisenberg non afferma che l'osservatore modifica l'osservato, ma che con gli strumenti che rilevano l'elettrone si può stabilire o la sua quantità di moto o la sua posizione, non entrambi gli stati contemporaneamente. Insomma una conferenza con qualche volo pindarico, ma che tende a semplificare ciò che è ancora molto controverso.

    Ciao

    RispondiElimina
  2. Grazie per la gradita precisazione Antonio ... :)

    RispondiElimina
  3. Per chiunque vuole approfondire tale tema,mi permetto di consigliarvi l'ottimo sito di Isabella di Soragna,che approfondisce tali tematiche in modo esaustivo.
    http://www.isabelladisoragna.eu
    Un saluto a Zret...ricordi la nostra conferenza sulle scie chimiche nel 2007 a Palma campania?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Vorrei aggiungere anche il link del sito di G. Bertagni: http://www.gianfrancobertagni.it/

      Elimina
  4. Vorrei pero' che l autote(come tutti gli altri che trattano questo tema)mi spiegasse il perché se siamo in 100 persone a vedere una tigre a 2 metri da noi tutte e 100 vediamo la stessa identica tigre a prescindere dal nostro vissuto e dalle nostre esperienze individuali...

    RispondiElimina
  5. Intanto c'é da dire che ancora manca una teoria che concili relatività generale e fisica quantistica quindi siamo molto indietro. C'é qualcosa che ci sfugge. Può anche darsi che ci sia qualcosa di errato.

    Io credo Stefano che "qualcosa" o "qualcuno" ci ha dato un programma di decodifica a cui tutti per forza facciamo riferimento, ma questo é un atto di fede ed un pensiero personale.


    RispondiElimina
    Risposte
    1. Certo che è così,quindi dire che l osservatore cambia la realtà,affidandosi a studi su come si comportano i fotoni per me non ha alcun senso.Noi abbiamo un cervello che elabora segnali e riproduce quella che è la NOSTRA realta',uguale per tutti(gli esseri umani,già per un gatto è diversa)a prescindere se la si osservi o meno e a prescindere dalle nostre esperienze acquisite.Le "realta'" sono infinite ma a noi questa è l unica alla quale ci e permesso accedere con le caratteristiche del cervello che ci e stato dato(salvo rare eccezioni che potrebbero essere imputabili "ad un mal funzionamento" nella programmazione del cervello dell' individuo in questione)

      Elimina
  6. Dal nulla se non c’è un intervento di un qualcosa o di un qualcuno non può nascere assolutamente niente e quindi,dal mio punto di vista,la Teoria Scientifica che cerca di spiegare la Creazione attraverso il cosiddetto Bing Bang non ha nessun fondamento.Per creare il Tutto ci deve essere stato per forza di cose un input probabilmente di natura superiore o divina che ha dato origine a tutto ciò che esiste,visibile o invisibile.Per il resto la Scienza di questo Mondo non è e non sarà mai in grado di spiegare l*Assoluto.Emilio


    RispondiElimina
    Risposte
    1. Se il Tutto e la Natura Superiore sono la stessa cosa , il problema è risolto. NON C'É BISOGNO DI UN GIORNO DELLA CREAZIONE. LA CREAZIONE É ETERNA. IL Big Bang allora diventa l'origine e la fine di un universo che si espande e ricollassa su se stesso COME UN RESPIRO INFINITO.
      Questo oltre ad essere poetico é molto plausibile. Inoltre rispecchia l'andamento ondulatorio di tutte le cose.

      Elimina
  7. L entanglement avrebbe forse un senso nella nostra vita se davanti agli occhi ci facessimo impiantare un potente microscopio,ma visto che tutto il resto di noi rimarrebbe inchiodato nella NOSTRA realtà,presumo che la vita diventerebbe un tantino difficoltosa... realtà diverse possono solo sfiorarsi,interagire in modo non diretto,ma le leggi che regolano l una,non possono valere nell' altra,credo che molti dovrebbero farsene una ragione,ma con questo non dico che non sia affascinante studiare fin dove ci e' permesso di arrivare,magari cogliendone anche qualche(pochi) vantaggi quando e dove possibile.

    RispondiElimina
  8. Un giorno l*uomo scienziato arriverà ai confini dell*Universo per vedere se stesso tornare indietro.Nostradamus

    RispondiElimina
  9. Emilio mi sento il dovere di sottolineare che il "gioco" delle citazioni è bello,ma dovresti ampliare il repertorio per non risultare "un tantino" ripetitivo....:-)

    RispondiElimina
  10. Ricevuto Stefano,in questo caso mi sembrava calzante e volevo solo sottolineare che la Scienza Umana ha molti limiti ma in futuro cerchero*di non ripetermi.Emilio

    RispondiElimina
  11. Le tigri non sono uguali per tutti.

    E' errato pensare che si vede tutti la stessa cosa, le 100 tigri benchè esistano e siano reali ciascuno dei 100 vede una tigre diversa, molto simile ma non uguale, è così che funziona la percezione.

    E' ben provato da numerosi test che i testimoni spesso sono inaffidabili.
    Ciascuno vede la sua realtà, vestiti diversi e addirittura sesso diverso, nonostante tutti i testimoni hanno visto la stessa persona.

    Gianni

    RispondiElimina
  12. Codesti esperimenti ritengo riguardino l l attenzione e la capacità di osservazione più che la percezione e cmq intendevo dire che la tigre è li' vista da tutti e se qualcuno non la guarda la tigre è li ugualmente,tantomeno si ttrasforma in una salamandra se viene guardata

    RispondiElimina
  13. Poi è chiaro che uno che ha 10/10 di vista ne avra una percezione diversa da un miope

    RispondiElimina
  14. La tigre c'é eccome! E questo il problema! Il paradosso del gatto di Schrodinger (che appunto é un paradosso) serve proprio a dimostrare che ancora ci sfugge qualcosa o mi ripeto, abbiamo sbagliato qualcosa nel formulare le 2 teorie. Quando troveremo la soluzione ... scatta il salto quantico! Forse ci evolveremo in esseri eterici! Forse Gianni diventerà uno del CICAP!!!!!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Atunis io nel CICAP?
      E' più facile che piovano soldi, ma potrei comunque picchiare la testa e impazzire.

      Gianni

      Elimina
  15. Hahahaha fantastica la battuta!!!Per quanto riguarda il gatto secondo me,l esperimento perde di significato in partenza,perché dal momento che sappiamo esserci un gatto e dal fatto di averlo chiuso in una scatola,questo passa sotto gli effetti delle leggi che governano la nostra realta' quindi non può porsi la domanda su cosa succedera' al gatto se non li vediamo,perché e scontato quelli che gli succederà!

    RispondiElimina
  16. Fatti nomali
    E' successo ad un conoscente che il campanile della chiesa davanti a casa sua è sparito per un paio di minuti e ha fatto delle foto.

    Se viene dato un comando post ipnotico che una persona non c'è, non solo non la vede ma vede perfettamente quello che ci sta dietro.

    Gianni

    RispondiElimina
  17. Risposte
    1. Atunis quello che ho detto può sembrare impossibile eppure per strano che sia è così, non si tratta di cosa alternativa ma scoperta e verificata dai professionisti del settore.

      Chi deride senza prima verificare o è un disinformatore prezzolato oppure è parassitato.

      Gianni

      Elimina
  18. Si chiama Photoshop,provalo è divertente...!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. :-) hahahaha!

      X Gianni: massimo rispetto per te Gianni ma per me son ca**ate scusami...

      Elimina
    2. ma per me son ca**ate. Come spieghi questo che puoi facilmente verificare da te?

      Atunis comprendo bene il tuo scettiscismo che un tempo era anche mio.
      Poi 35 anni fa ho iniziato la pratica del Karate che proseguo tutt'ora, e rompo con un pugno un asse di 4 centimetri, il maestro un asse di 12 centimetri.
      Non sono un forzuto, ho 69 anni sono magro con muscoli piccoli
      Se parli con un praticante ti conferma le rotture.

      Chiunque ci provi si spacca la mano, le leggi della biologia non lo consentono, eppure l'asse si rompe.

      Gianni

      Elimina
    3. Spiegamelo te! Io so solo che il karate é una disciplina seria. Certo non é come dire che spariscono i campanili!

      Elimina
  19. Campanili spariti e rotture del karate rispondono alle stesse regole di realtà.

    Il karateca dopo anni e anni di pratica rende invisibile l'oggetto da rompere per lui l'oggetto non esiste più e mira oltre l'oggetto, in questo modo il pugno passa l'ostacolo come se non esistesse ed in effetti non esiste più, ovviamente dalla prospettiva del karateca.
    Il campanile idem, dalla prospettiva oggettiva di chi ha fatto l'esperienza.

    La spiegazione
    Difficile da comprendere se non si fa l'esperienza.
    La materia non esiste, tutto è campi di energia cioè frequenze, vibrazioni, noi compresi. Casualmente o coscientemente si agisce come energia che vede altra energia, l'energia non è solida ma trasparente e fluida, è come se la realtà diventasse acqua.

    Personalmente ci sono voluti anni durante i quali l'asse era molto solida e sempre cerotti.

    Gianni

    Gianni

    RispondiElimina
    Risposte
    1. 1:ma il tuo conoscente che ha avuto "l esperienza" del campanile come avrebbe fatto a trasferire la sua percezione alterata anche alla macchina fotografica visto che affermi esserci delle foto(non ritoccate...) .2:Ma se adesso riesci a non vedere più l asse di 4 cm e quindi riesci a romperla,che differenza c'è che l asse sia di 4 cm o di mezzo metro?3:(ed è il vero mistero...)ma perché ancora mi accaloro a risponderti?🤣🤣

      Elimina
  20. Il colpo NON attraversa (compenetra) la tavola che viene IMMAGINATA invisibile, la trapassa solo dopo averla rotta normalmente esercitando una forza su essa. Non vedo dove sia il miracolo.
    Se non ci credi Gianni ... rendi il campanile invisibile con la mente,mira altre il campanile e tira un pugno che passerà l'ostacolo come se non esistesse... NON LO FARE,TI FAI MALE...

    RispondiElimina
  21. Atunis pare che non consideri le leggi della fisica.

    La pressione esercitata deve superare la pressione che consente la rottura, è una questione di numeri, vince il numero più grosso, oltre un certo spessore vince sempre l'asse, tali pressioni sono perfettamente misurabili, sono le leggi della fisica in azione.

    Il karateca viola le leggi della fisica questo nessuno può negarlo.
    I casi sono solo due, o le leggi della fisica sono errate oppure si tratta di una forma di magia.

    Provaci con un asse alla tua portata e lo capisci da te.

    Gianni

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.