giovedì 19 luglio 2018

Dalla perdita della sovranità alimentare alla schiavitù


Gianni Tirelli

"Quattrocento anni fa, gli esseri umani, prima dell’avvento del capitalismo, si nutrivano con più di 500 specie diverse di piante.

Cento anni fa, con l’egemonia della rivoluzione industriale, si sono ridotte a 100 le specie diverse di cibo, che dopo l’aratura passavano ai processi industriali. 

Da trent’anni, dopo l’egemonia del capitale finanziario, la base di tutta l’alimentazione dell’umanità è rappresentata per l’80% da soia, mais, riso, fagioli, orzo e manioca. 

Il mondo è diventato un grande supermercato, unico. 
Le persone, indipendentemente da dove vivono, si nutrono della stessa dieta di base, fornita dalle stesse imprese, come se fossimo i maiali di una grande porcilaia che aspettano, passivi e dominati, la distribuzione della stessa razione giornaliera.

C’è stata una enorme concentrazione della proprietà della terra, dei beni della natura e del cibo.
Qual è la soluzione?


In primo luogo abbiamo bisogno di rinegoziare in tutto il pianeta il principio che il cibo non può essere una merce. Il cibo è l’energia della natura (sole più terra, più acqua, più vento) che muove gli esseri umani, prodotti in armonia e collaborazione con gli altri esseri viventi che formano l’immensa biodiversità. Tutti dipendiamo da tutti, in questa sinergia collettiva di sopravvivenza e di riproduzione. Il cibo è un diritto di sopravvivenza. E quindi, ogni individuo della terra dovrebbe avere accesso a questa energia per riprodursi, in maniera egualitaria e senza alcun vincolo.

Noi sosteniamo il concetto di sovranità alimentare, che è il bisogno e il diritto che in ogni territorio, ci sia un villaggio, una tribù, un insediamento, una città, uno stato e anche un paese, ogni popolo abbia il diritto e il dovere di produrre il proprio cibo."
[João Pedro Stédile] ...

L’inquinamento prodotto dal capital/liberismo ha fatto tabula rasa di ogni forma di vita. 

Così non c’è più niente da pescare, da cacciare, un orto da coltivare, e più in breve, la possibilità procurarsi quel cibo, al fine di soddisfare i bisogni primari della gente.

Ci è stato impedito di seminare, costringendoci ad acquistare al Mercato del Grande Malfattore, sementi geneticamente modificate, ortaggi e animali da cortile, clonati e pompati, e quella lunga lista di sostanze chimiche cancerogene che devastano i corpi dei nostri figli, dispensando dolore e paura fra la cittadinanza.

L’obiettivo di tutto questo è di controllare la catena alimentare globale per renderci schiavi, e dipendenti dalla loro insanguinata mercanzia – non che sterco del diavolo.


Questo non ha niente a che vedere con l’idea di alimentare il mondo. 

Il vero scopo è di aumentare gli introiti delle grandi *corporation dell’industria chimica, e cancellare ogni nostra risorsa, capacità, e residua volontà – Renderci inoffensivi, insomma, per poi schiacciarci come un pugno di mosche, ronzanti e fastidiose.

Noi, le inconsapevoli cavie di laboratorio, di un progetto di sperimentazione di stampo nazista, di dimensioni planetarie, che terminerà con “la soluzione finale”. Uno sterminio, questo, scientificamente programmato, che rientra in un progetto di sfruttamento integrale di ogni risorsa energetica e degli individui, asserviti e resi schiavi in ragione della loro (presunta) inferiorità, incapacità e inutilità. Esseri non uomini, né animali, che non appartengono ad alcuna razza, specie, e forma di vita, ma meri ingranaggi di un Sistema necrofilo, e clienti classificabili esclusivamente sulla base del loro potere d’acquisto.

Io, da questo preciso momento, impugno contro lo Stato, il mio diritto di nascita – naturale, inderogabile e inalienabile – in virtù del quale a ogni uomo spetta un pezzo di terra da coltivare, l’accesso all’acqua, e un riparo. Inoltre chiedo e pretendo il risarcimento di tutti danni procurati all’ambiente (non che la sua immediata bonifica), e causa i quali, si è determinato un livello di contaminazione tale, da avere resa impossibile qualsiasi condizione di autonomia e di autosufficienza, che dall’alba dei tempi era alla base di ogni società che si definisca “civile” e libera.

Così, ci è stata sottratta ogni sovranità, e calpestato il più naturale fra tutti i diritti dell’uomo: il diritto alla felicità.

Ma io non ci sto!!! Noi non ci stiamo!!! 
Da questo preciso momento, si è resa necessaria, e prioritaria a tutto il resto, una dichiarazione di guerra contro tutti quegli stati che non intendono rispettare i diritti naturali, intangibili e irrinunciabili dell’individuo, dal giorno del suo concepimento su questa terra.

E quando presto la disoccupazione raggiungerà livelli inimmaginabili, e la qualità della vita a caduta libera costringerà centinaia di milioni di individui del mondo occidentale all’accattonaggio e a ogni sorta di aberrazione, allora, e solo allora, comprenderemo il valore incommensurabile della Madre Terra e del suo infinito potere – La Terra, il solo padrone al quale avremmo dovuto sottometterci, sottostare e ubbidire, rispettandone le sue regole ancestrali, senza diventarne schiavi e servi, ma attraverso Lei, ritrovare l’autentico e primigenio significato di libertà. E quando tutto sarà palese e noi, volenti o nolenti, ignoranti e intelligenti, dovremo per forza e necessità prendere atto di quali erano le reali finalità del Sistema Bestia e del suo piano diabolico di omologazione, a quel punto, saremo già tutti schiavi.

A ogni essere umano, ripeto, spetta un pezzo di terra, l’accesso all’acqua, una dimora, e la possibilità inderogabile di potere soddisfare i suoi bisogni primari con la sola forza delle sue braccia, e attraverso quella passione vivifica e salvifica, che nasce da quel rapporto simbiotico di mutuo scambio che da sempre si era stabilito fra uomo e natura.

Ma oggi questo diritto è stato calpestato e reso ridicolo.
Da qui, nasce la necessità di assegnare i beni della natura (terra, acqua, energia) ripartiti fra tutti gli individui della terra.

Fino al momento in cui non saranno ripristinati tali diritti e le condizioni necessarie atte all’epocale e radicale cambiamento di riconversione, i governi delle nazioni tutte si dovranno nel frattempo accollare l’onere e l’obbligo di provvedere alla sussistenza dei cittadini (reddito di cittadinanza), in virtù di una somma congrua mensile per ciascuno di loro. In seconda battuta, va messo in campo un piano di esproprio, a danno dei grandi proprietari terrieri, grandi detentori di patrimoni, latifondisti, multinazionali dell’agroalimentare, e dell’industria chimica, per dare inizio ad un’equa distribuzione del suolo, sull’onda di una nuova e luminosa rinascita.

Le società si potranno definire democratiche e civili, solo a patto di garantire ai cittadini il diritto alla sopravvivenza e all’autonomia, avendo accesso al cibo-energia necessario.

*Monsanto, Syngenta, DuPont, Dow, Bayer e Basf -

Fonte: visto su STAMPA LIBERA del 5 dicembre 2013 (sito off line)

2 commenti:

  1. Come avevo già accennato pochi giorni fa, vivo in campagna col mio compagno di viaggio (la vita è un viaggio dopotutto, verso il ritorno a casa) e la sua/mia famiglia. Il pezzo di terra che abbiamo viene coltivato secondo ritmi naturali e senza l'uso di alcuna sostanza artificiale e nociva per la vita tutta. Preferiamo le foglie di cavolo con i buchetti e le lumachine sopra a quelle perfette e appestate.
    È impossibile trovare semi di piante ormai sconosciute per coltivarle, spesso dobbiamo ricorrere ad Internet e ad altri coltivatori che ci procurino semi diversi dai soliti, e che non siano geneticamente modificati. Per la maggior parte conserviamo noi stessi i semi per le prossime semine.
    La nostra è diventata veramente una resistenza passiva-attiva a tutti i veleni proposti dal mercato globale, e mangiamo molte erbe spontanee che crescono liberamente nel terreno: Portulaca, erba cipollina, valeriana, cicoria selvatica, borragine, finocchietto, cardo spinoso, asparagi selvatici, tarassaco e tante altre, poiché ricche di nutrienti e sapore che nessun supermercato può garantire.

    La nostra è una battaglia silenziosa e per la vita, consapevoli che nessuno o quasi può comprenderne il valore e l'importanza (il nostro essere vegani già sconvolge parecchie persone in una realtà dove la base dell'alimentazione è la carne in ogni forma, di ogni specie e in ogni salsa e dove la tradizione vuole che si sgozzi il proprio maiale a dicembre dopo averlo allevato ed ingrassato facendo anche una festa che ricorda molto quelle ebraiche-islamiche, con scofanamento di ore e ore fino a scoppiare di cibo).

    Abbiamo rinunciato a "vivere" (era più un vegetare) all'estero con migliori condizioni di lavoro ed economiche di conseguenza perché dovevamo praticamente acquistare tutto nei supermercati rinunciando alla salute e dovendo accettare di sperperare soldi in frutta e verdura di plastica, schifezze con la dicitura "vegan" prodotte con soia OGM e abbiamo preferito una vita assai più modesta, semplice e spartana ma vivendo a contatto con la Natura e cercando di renderci autosufficienti con cibo, acqua ed energia solare.
    Ne vale la pena, e per noi è la VERA VITA.

    Un buon weekend a tutti 🙂

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    1. Bravissima! L'ho fatto anch'io per buona parte della mia vita. Ora faccio poco (non dispongo più di un pozzo e ho poso tempo) ma raccolgo ancora ciò che mi dispensa la natura e i miei alberi da frutta, nonché le olive. Buona l'insalata di portulaca!)
      Se non l'hai già letto forse questo potrebbe interessarti:
      https://crepanelmuro.blogspot.com/2016/05/pomodori-senzacqua-ne-pesticidi-un.html
      Buon week end anche a te ^_^

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