L'ipotesi, sebbene argomentata da tempo, finora è stata per lo più relegata nella categoria degli argomenti "complottisti".
E se l'impensabile diventasse realtà?
Nuovi studi inducono a prendere questa eventualità in seria considerazione, e la minaccia colpirebbe in particolare l'Europa..
Il ciclo del carbonio è il principale meccanismo che regola il clima del nostro pianeta.
Anche se il fenomeno potrebbe avere effetti importanti sul clima, rimangono ancora molte incertezze. I modelli scientifici non riescono a prevedere con precisione né la velocità con cui le rocce si consumano né come reagirà nel tempo il plancton.
Il massiccio sistema di correnti oceaniche rotanti nell'Atlantico settentrionale si sta comportando in modo strano e potrebbe raggiungere un punto di non ritorno.
Il vortice subpolare del Nord Atlantico svolge un ruolo chiave nel trasporto del calore verso l'emisfero settentrionale e fa parte di una rete molto più ampia di correnti oceaniche chiamata Circolazione Meridionale Invertita Atlantica (AMOC).
Una nuova era glaciale potrebbe riequilibrare il clima: scoperta una componente ignorata del ciclo del carbonio
Uno studio dell'Università della California a Riverside suggerisce che un meccanismo naturale potrebbe, nel lungo periodo, portare la Terra a entrare in una nuova era glaciale.
Un elemento finora trascurato nel ciclo del carbonio terrestre suggerisce che il naturale meccanismo di compensazione del clima potrebbe spingersi oltre, arrivando a bilanciare il riscaldamento globale in modo eccessivo e persino ad attivare una nuova era glaciale.
È quanto ipotizza uno studio dell’Università della California a Riverside, pubblicato su Science.
Gli stessi autori precisano però che un simile scenario, se mai dovesse verificarsi, riguarderebbe un arco di tempo molto lontano: decine o centinaia di migliaia di anni...
Nuova era glaciale in arrivo?
In un recente studio, i ricercatori hanno identificato un processo naturale che potrebbe alterare questo delicato equilibrio.
La pioggia, infatti, cattura l'anidride carbonica presente nell'atmosfera e, scorrendo sulle rocce, le dissolve lentamente, rilasciando minerali come calcio e fosforo. Questi nutrienti arrivano negli oceani tramite i fiumi, dove diventano fonte di nutrimento per la vita marina, in particolare per il plancton. Il plancton, attraverso la fotosintesi, cattura CO₂; quando muore, il carbonio accumulato si deposita sul fondo marino, contribuendo a raffreddare il clima.
Andy Ridgwell, coordinatore dello studio, ha usato un’analogia efficace per descrivere il fenomeno:
immagina di impostare il termostato a 25°C. Se la temperatura esterna aumenta, l’aria condizionata entra in funzione e raffredda l’ambiente fino a riportarlo al livello stabilito. Ma se il termostato non rileva bene la temperatura, il sistema potrebbe continuare a raffreddare troppo a lungo, facendo scendere il clima interno sotto i 25°C. Allo stesso modo, anche il clima terrestre può reagire in modo eccessivo, andando oltre l’equilibrio necessario.
Andy Ridgwell, coordinatore dello studio, ha usato un’analogia efficace per descrivere il fenomeno:
immagina di impostare il termostato a 25°C. Se la temperatura esterna aumenta, l’aria condizionata entra in funzione e raffredda l’ambiente fino a riportarlo al livello stabilito. Ma se il termostato non rileva bene la temperatura, il sistema potrebbe continuare a raffreddare troppo a lungo, facendo scendere il clima interno sotto i 25°C. Allo stesso modo, anche il clima terrestre può reagire in modo eccessivo, andando oltre l’equilibrio necessario.
Le incognite scientifiche
Anche se il fenomeno potrebbe avere effetti importanti sul clima, rimangono ancora molte incertezze. I modelli scientifici non riescono a prevedere con precisione né la velocità con cui le rocce si consumano né come reagirà nel tempo il plancton.
Inoltre, il clima della Terra è un sistema complesso, condizionato da tanti fattori diversi: i movimenti delle correnti oceaniche, i cicli astronomici e le grandi epoche glaciali che si sono alternate nella storia del pianeta. Le analisi dei sedimenti dimostrano che il ciclo del carbonio ha già subito grandi cambiamenti in passato, soprattutto nei passaggi tra periodi glaciali e interglaciali.
Fonte e articolo completo: www.meteo.it
Fonte e articolo completo: www.meteo.it
E non è tutto
Il vortice subpolare del Nord Atlantico - che fa parte, come la Corrente del Golfo del sistema chiamato "Circolazione Meridionale Invertita Atlantica" o AMOC - sta dando seri segni di instabilità.
Un'analisi delle conchiglie suggerisce che il vortice subpolare del Nord Atlantico ha attraversato due periodi di destabilizzazione negli ultimi 150 anni: uno intorno al 1920 e l'altro dal 1950 a oggi.
Una nuova analisi delle conchiglie dei molluschi dimostra che l'enorme sistema di correnti oceaniche rotanti nell'Atlantico settentrionale si sta comportando in modo estremamente anomalo, probabilmente perché si sta avvicinando a un punto di non ritorno.
Il vortice subpolare del Nord Atlantico svolge un ruolo chiave nel trasporto del calore verso l'emisfero settentrionale e fa parte di una rete molto più ampia di correnti oceaniche chiamata Circolazione Meridionale Invertita Atlantica (AMOC).
Tuttavia, nuove prove suggeriscono che il vortice subpolare stia perdendo stabilità a partire dagli anni '50, il che significa che la sua circolazione potrebbe indebolirsi notevolmente nei prossimi decenni, come riportato dai ricercatori in uno studio pubblicato oggi (3 ottobre) sulla rivista Science Advances .
Il vortice subpolare del Nord Atlantico è un sistema di correnti situato a sud della Groenlandia. (Crediti immagine: NASA's Scientific Visualization Studio)
"È molto preoccupante", ha dichiarato a Live Science l'autrice principale dello studio, Beatriz Arellano Nava, ricercatrice post-dottorato in geografia fisica presso l'Università di Exeter nel Regno Unito.
"Il vortice subpolare è stato recentemente riconosciuto come un elemento di svolta. Dobbiamo ancora comprendere meglio gli impatti di un improvviso indebolimento del vortice subpolare.
Ma quello che sappiamo finora, dai pochi studi pubblicati, è che ciò porterebbe a eventi meteorologici più estremi, in particolare in Europa... e anche a cambiamenti nei modelli di precipitazione globale".
Fonte: www.livescience.com
Fonte: www.livescience.com
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I cambiamenti riscontrati potrebbero, nei prossimi anni, provocare seri danni, cambiando drasticamente le condizioni atmosferiche europee. (www.ilmessaggero.it)
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