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Il fenomeno è noto come Atlantic Meridional Overturning Circulation, capovolgimento meridionale della circolazione atlantica (AMOC), ed è costituito da un insieme di correnti nell’Oceano Atlantico che spostano l’acqua salina calda superficiale verso Nord, mentre l’acqua fredda in profondità si muove dalla parte opposta.
La circolazione contraria delle due correnti è guidata dalla differenza di temperatura e salinità dell’acqua, che ne determinano una diversa densità.
Recenti ricerche hanno mostrato come, a partire dalla metà del XX secolo, il flusso di questo insieme di correnti stia rallentando a causa del riscaldamento globale: dagli anni ‘50 in avanti la Corrente del Golfo si è indebolita del 15%.
L’aumento generale delle temperature infatti sta provocando da una parte l’aumento della temperatura delle acque e dall’altra lo scioglimento dei ghiacciai artici in Groenlandia, la cui acqua va a modificare la salinità di quella marina.
Durante l’estate 2028 in cui si sono registrate ondate di caldo record, l’Oceano Atlantico è stato raggiunto dall’acqua proveniente dallo scioglimento di 190 miliardi di tonnellate di ghiaccio groenlandese ...
Modificandosi la densità dell’acqua, i flussi delle correnti vengono alterati e rallentati e, secondo gli scienziati potrebbero bloccarsi. Se questo dovesse accadere, gli effetti sul clima potrebbero essere devastanti.
Secondo alcune ipotesi portate avanti dagli esperti, l’arresto della corrente farebbe piombare l’emisfero nord della Terra in una sorta di era glaciale con inverni particolarmente rigidi in tutta Europa e negli Stati Uniti.
Entrambi gli scenari non sono per nulla rassicuranti e, a quanto pare, non dovremo aspettare molto tempo per sapere quale dei due si realizzerà.
Secondo le elaborazioni effettuate dagli scienziati l’Amoc potrebbe arrestarsi o subire variazioni significative nei prossimi 10 o 20 anni, perdendo la capacità di controllare la temperatura globale con conseguenze devastanti sul mutamento del clima.
Tatiana Maselli
La piccola era glaciale
A partire dalla metà del XIV secolo, si è assistito ad un graduale calo della temperatura media globale (probabilmente particolarmente accentuata in Europa), con un’espansione notevole dei ghiacciai alpini (con un culmine nel XIX secolo) e con l’inizio di una serie di inverni spesso molto rigidi. Tale periodo è soprannominato Piccola era glaciale, ed ebbe una durata di circa cinque secoli (fino a circa la metà dell’Ottocento), alla fine dei quali è iniziata la risalita termica che ci accompagna fino ai giorni nostri. ( ... )
Si ha notizia che i ghiacci polari lambirono addirittura il Nord della Scozia, e che l’inverno fu particolarmente rigido in Inghilterra, dove il Tamigi a Londra gelò per la durata record di 14 settimane consecutive. Si stima che durante le fasi più crude di quella tremenda invernata le temperature in Pianura Padana siano scese sotto i -30 °C con danni ingenti e numerose vittime che morivano assiderate per strada o nei loro letti. ( ... )
Gli scienziati hanno identificato alcune possibili cause predominanti per la piccola era glaciale: la diminuzione dell’attività solare e l’aumento dell’attività vulcanica e variazioni nella circolazione termoalina.
Tuttavia, mancando degli elementi certi e assoluti, vi sono altre ipotesi che tentano di spiegarne le cause.
Attività solare
Nel periodo compreso tra il 1645 e il 1715, proprio nell’intervallo centrale della piccola era glaciale, le macchie solari rilevate furono insolitamente poche, con alcuni anni senza la rilevazione di alcuna macchia (l’osservazione delle macchie solari e la loro catalogazione iniziò intorno al 1610, qualche anno dopo l’invenzione del telescopio). Questo periodo di ridotta attività solare è conosciuto come minimo di Maunder e combaciò con il periodo più rigido della piccola era glaciale.
Un altro periodo di ridotta attività solare, noto come minimo di Spörer, corrisponde a un significativo periodo freddo tra il 1460 e il 1550. Altri indicatori di una bassa attività solare in questo periodo sono rappresentati dai livelli di carbonio-14 e di berillio-10. Recenti studi effettuati studiando carotaggi di ghiaccio prelevati in Groenlandia hanno determinato i minimi di attività solare degli ultimi 1000 anni analizzando l’isotopo del berillio-10; questo è creato dall’interazione dei raggi cosmici con il ghiaccio.
Attività vulcanica
Durante la piccola era glaciale il mondo sperimentò un aumento dell’attività vulcanica. Quando un vulcano erutta, le sue ceneri raggiungono le parti alte dell’atmosfera e da qui possono espandersi anche su tutta la Terra. Queste nuvole di cenere possono bloccare parte delle radiazioni solari, causando di conseguenza un raffreddamento del clima che può protrarsi fino a un paio di anni dall’eruzione. Le eruzioni emettono anche zolfo sotto forma di anidride solforosa (SO2). Quando questo gas raggiunge la stratosfera si trasforma in particelle di acido solforico che riflettono i raggi solari, riducendo così ulteriormente la quantità di radiazione solare che raggiunge il suolo terrestre.
L’eruzione nel 1815 del vulcano Tambora in Indonesia ricoprì l’atmosfera di ceneri; l’anno seguente, il 1816, è conosciuto come l’anno senza estate: gelo e neve furono segnalati in giugno e in luglio sia nella Nuova Inghilterra (la parte nord-est degli Stati Uniti) che nel Nord Europa. Altri vulcani che furono in eruzione durante la piccola era glaciale e di conseguenza possono aver contribuito al raffreddamento del clima, includono il Billy Mitchell (Papua Nuova Guinea) nel 1580, il Mount Parker (Filippine) nel 1641, il Long Island (Papua Nuova Guinea) nel 1660 e l’Huaynaputina (Perù) nel 1600.
Circolazione termoalina
Fonte: daltonsminima.altervista.org
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