Sono note come sostanze chimiche permanenti o inquinanti eterni: si tratta di elementi pericolosi perché in grado di resistere a lungo nell’ambiente e nel nostro organismo.
I Pfas, acronimo di Perfluorurati e Polifluorurati, sono oltre 4700 e possono causare danni al fegato, malattie della tiroide, obesità, problemi di fertilità e cancro.
Il governo degli Stati Uniti, di comune accordo con l’agenzia per la protezione ambientale, ha varato il primo limite federale a 6 sostanze chimiche perfluoroalchiliche.
Negli USA sembra che i PFAS siano stati assimilati da oltre 200 milioni di cittadini con l’acqua potabile, per cui ci potrebbero essere tracce di queste sostanze nel 98% della popolazione.
Da un lato le associazioni come Safer States chiedono maggiori controlli e un’ammissione di responsabilità ai produttori, dall’altro associazioni di categoria come l’American Chemistry Council definiscono il decreto troppo restrittivo ...
Origine dei PFAS: cosa sono?
I PFAS sono stati scoperti nel 1938 dal chimico Roy Plunkett che si trovò di fronte a questi componenti la cui struttura chimica è così forte da durare per sempre.
Si tratta infatti di composti chimici indistruttibili creati dalla fusione di carbonio e fluoro che possono essere trovati nell’aria e nell’acqua, nei nostri corpi, nel cibo e in casa.
Questa diffusione è dovuta al fatto che i PFAS sono usati dagli anni ’50 come ingrediente di tensioattivi e protettori di superfici per svariati usi industriali e prodotti di consumo.
Negli ultimi dieci anni, alcuni acidi perfluorurati sono stati indicati come estremamente resistenti e tossici.
Recentemente, è stato riconosciuto che i PFAS sono più resistenti e mobili nell’ambiente e contaminano anche la terra e l’acqua.
Ad oggi, diverse varianti dei PFAS, più o meno conosciute, sono largamente usate nel mondo e portano a una forte contaminazione e a un aumento di danni per il corpo umano.
Dove si trovano i PFAS, gli inquinanti eterni
Le sostanze chimiche permanenti si trovano ad esempio nelle padelle di Teflon, nei tessuti trattati per essere impermeabili o ignifughi, nel packaging del cibo d’asporto da cui poi arriva al cibo che consumiamo.
I PFAS sono presenti nell’industria tessile, quindi in tanti vestiti che indossiamo, nell’aria che respiriamo e nell’oceano dove si crea l’effetto “boomerang effect” col quale l’oceano reimmette nell’aria, trasporta a lunga distanza e poi deposita di nuovo a terra queste sostante inquinanti.
Cosa succede negli Stati Uniti
Negli Usa le autorità sconsigliano il consumo di carne di cervo perché potrebbe essere contaminata, mentre in Minnesota e in Wisconsin ai residenti viene chiesto di limitare il numero di pesci che mangiano perché contaminati da PFAS.
In Michigan diversi allevamenti sono stati contaminati tramite acque reflue finite nel fertilizzante.
Nel Maine le fattorie sono costrette a chiudere per lo spargimento di liquame inquinato sulla loro terra avvenuto dieci anni fa.
Cosa si può fare contro i PFAS
L’Agenzia europea dell’ambiente con la Commissione europea ha cofinanziato, fino a giugno 2022, l’iniziativa di biomonitoraggio umano dell’UE (HBM4EU) con i fondi di Orizzonte 2020 per avere prove affidabili della reale esposizione a queste sostanze chimiche. Il progetto è ora concluso e ha portato a diversi approfondimenti e richieste di intervento.
Oggi, infatti, alcune tipologie di PFAS (C9-14 PFCAs) sono vietate da Febbraio 2023 in seguito a una decisione della Commissione Europea, su proposta delle autorità tedesche e svedesi.
Si può leggere la lista completa dei PFAS sapendo che, senza conoscere i composti citati, potrebbe risultare poco comprensibile. Come abbiamo visto, l’origine del problema è totalmente umana.
La produzione di beni materiali negli anni dello sviluppo economico ha portato a fare scelte industriali incentrate sul profitto.
Probabilmente, per difenderci e limitare i danni nel nostro piccolo, possiamo adottare delle buone pratiche: scegliere con attenzione i prodotti per l’igiene personale e domestica (o magari autoprodurli) e ridurre il consumo di materiali trattati con processi chimici.
17 mila siti contaminati in Europa
I luoghi con i livelli più alti sono attorno agli impianti di produzione di queste sostanze chimiche, come la zona in Veneto Padova- Vicenza- verona interessata dall’inquinamento derivante dall’impianto chimico Miteni di Trissino in provincia di Vicenza.
Molto inquinata anche la zona dell’Alessandrino per la presenza del polo chimico di Spinetta Marengo, di proprietà della multinazionale belga Solvay.
Dalla ricerca emerge che ci siano almeno 4 punti contaminati in provincia di Brescia: al depuratore A2A di Verziano nel quartiere Fornaci, estrema periferia sud della città (concentrazione di 64,1 nanogrammi/litro d’acqua); in via Colere a Flero (13 nanogrammi/litro); a Montichiari in via Campagna nei pressi della discarica A2A (110 nanogrammi/litro) e a Ghedi dove c’è la concentrazione maggiore (1659 nanogrammi/litro).
Il rischio per la salute è determinato da esposizioni prolungate a concentrazioni alte di PFAS, bevendo ad esempio acqua contaminata o consumando alimenti che derivano da animali che si sono nutriti su terreni contaminati.
Le fonti potenziali di inquinamento sono comunque molte.
( www.rivoluzioneanarchica.it )
Le fonti potenziali di inquinamento sono comunque molte.
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