martedì 19 settembre 2023

Cosa sappiamo di K2-18 b, il pianeta extrasolare con oceani d’acqua e segni di vita


Non è certo il primo candidato, ma su questo, grazie al telescopio James Webb, ci sarebbero più dati disponibili.

Illustrazione di K2–18 b / Credit: NASA, CSA, ESA, J. Olmsted (STScI)

Quasi 9 volte più massiccio della Terra, orbita nella zona abitabile della stella K2-18 a cui deve il suo nome: scrutato dal telescopio spaziale James Webb, K2-18 b ha un’atmosfera gassosa, ricca di metano e anidride carbonica, in cui è stata rilevata anche la potenziale presenza dimetilsolfuro, un composto prodotto solo dalla vita.

Un lontano pianeta extrasolare, chiamato K2-18 b dal nome della sua stella madre, la nana rossa K2-18, potrebbe essere in grado di ospitare la vita. 

Secondo l’agenzia spaziale americana NASA, K2-18 b ha il potenziale per avere oceani d’acqua sulla sua superficie e un’atmosfera gassosa, alla cui comprensione sta lavorando anche il telescopio spaziale James Webb (JWST) che, dopo le osservazioni di Hubble e Keplero, ha ora fornito nuovi intriganti inizi sulle caratteristiche atmosferiche di questo esopianeta ...

Illustrazione: come potrebbe apparire K2.18B

K2-18 b, l’esopianeta con oceani d’acqua e segni di vita

K2-18 b orbita nella zona abitabile di K2-18, la regione attorno a una stella in cui le condizioni potrebbero essere potenzialmente adatte a sostenere la vita su un pianeta, e si trova a 120 anni luce dalla Terra, nella costellazione del Leone. 

Fa parte di quegli esopianeti che hanno massa e dimensioni comprese tra quelle della Terra e di Nettuno, pertanto è classificato come super-terra o sub-nettuniano: la sua massa è 8,6 volte maggiore di quella del nostro pianeta e l’ipotesi più accreditata è che sia un mondo oceanico, definito dalla NASA come “un esopianeta Hyceano, che ha il potenziale per possedere un’atmosfera ricca di idrogeno e una superficie ricoperta di acqua oceanica”.

L’ipotesi che il sub-nettuniano K2-18 b possa essere un mondo oceanico, quindi promettente per la ricerca di prove di vita sugli esopianeti, è suggerita anche dalle nuove osservazioni sulla composizione chimica dell’atmosfera effettuate dal telescopio spaziale James Webb, che ha rilevato abbondanza di metano e anidride carbonica, e la carenza di ammoniaca. 

La NASA ha però anche accennato a una possibilità ancora più notevole, mostrata dalla possibile scoperta di una molecola chiamata dimetilsolfuro (DMS), che sulla Terra è prodotta solo dalla vita
La maggior parte del dimetilsolfuro nell’atmosfera terrestre è emessa dal fitoplancton negli ambienti marini” ha precisato la NASA in una nota.

L’analisi della composizione dell’atmosfera dell’esopianeta K2–18 b ottenuta con il NIRISS (Near–Infrared Imager and Slitless Spectrograph) e il NIRSpec (Near–Infrared Spectrograph) del telescopio spaziale James Webb / Credit: NASA, CSA, ESA, R. Crawford (STScI), J. Olmsted (STScI)

I risultati di questa prima indagine, effettuata con gli strumenti NIRISS (Near Infrared Imager e Slitless Spectrograph) e NIRSpec (Near Infrared Spectrograph) di JWST sono stati accettati per la pubblicazione su The Astrophysical Journal Letters.

Questi risultati sono il prodotto di sole due osservazioni di K2-18 b e molte altre sono in arrivo” ha anticipato uno dei membri del team di ricerca dietro l’indagine, il dottor Savvas Constantinou dell'Università di Cambridge, che insieme ai colleghi intende condurre ulteriori ricerche con lo spettrografo MIRI (Mid-InfraRed Instrument) di JWST per convalidare ulteriormente i risultati.

Il nostro obiettivo finale è l’identificazione della vita su un esopianeta abitabile, che trasformerebbe la nostra comprensione del nostro posto nell’Universo – ha spiegato Nikku Madhusudhan, astronomo dell’Università di Cambridge e autore principale dell’articolo – . Le nostre scoperte sono un passo promettente verso una comprensione più profonda dei mondi oceanici”.

Come il pianeta liquido di Interstellar?


Oceano d’acqua, prevedono gli astronomi. 

Ma non facciamoci troppe illusioni: pur trovandosi in fascia abitabile, mettono le mani avanti gli autori dello studio, potrebbe essere un oceano comunque troppo caldo per essere compatibile con la vita. 

A solleticare l’immaginazione – nonché l’olfatto, visto che è uno fra i principali responsabili dell’odore di mare – c’è la presenza di solfuro di metile nell’atmosfera di K2-18b, che va però verificata: saranno necessarie ulteriori osservazioni con lo stesso Webb per confermarla, e in ogni caso va sottolineato che non è necessaria la presenza di forme di vita, per produrlo.

Certo, sarebbe una conferma interessante, considerando che, come osserva un altro autore dello studio, Subhajit Sarkar dell’Università di Cardiff, «sebbene mondi di questo tipo non esistano nel Sistema solare, i sub-nettuniani sono i pianeti più comuni a oggi conosciuto nella nostra galassia».

«I nostri risultati sottolineano l’importanza di considerare – quando si cerca la vita altrove – una varietà di ambienti abitabili», conclude a questo proposito il primo autore dell’articolo, Nikku Madhusudhan dell’Università di Cambridge. 
«Tradizionalmente, la ricerca di vita sugli esopianeti si è concentrata perlopiù su quelli rocciosi più piccoli, ma i più grandi pianeti Hycean sono molto più favorevoli per le osservazioni atmosferiche».
Tratto da: www.media.inaf.it

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