giovedì 21 settembre 2023

Perché ci sono le guerre, gli omicidi, le armi e tutto questo odio?

di Luca Bandini

L’arte della guerra

Penso che questa sia una delle domande più complicate e difficili alla quale poter rispondere oggigiorno, specialmente perché l’esistenza delle guerre – che ci sono dall’inizio della civiltà umana e, con molta probabilità, anche da prima – è un fattore profondamente radicato nel DNA di noi esseri umani.

Mentre da una parte ci sono i nostri “cugini” animali che potrebbero sembrare essere molto più feroci e crudeli di noi uomini, che uccidono solo ed esclusivamente per poter sopravvivere, in quanto la natura li ha creati carnivori, dall’altra parte esiste un altro “animale” (scientificamente questo siamo) che uccide solo ed esclusivamente per dare una risposta ad una sua pulsione interna, sia che si tratti di odio, amore, diffidenza, ricerca del potere o crudeltà fine a se stessa ...


L’evoluzione della guerra

Detto questo, vediamo di provare ad analizzare quanto è successo nella nostra storia fin dalla nascita dei primi imperi – Ittita, Babilonese, Persiano, Egiziano, ecc. – fino ai giorni nostri, cercando di capire quale sia stata l’evoluzione che noi uomini abbiamo dato a quella che qualcuno ha definito “l’arte della guerra” (Generale Sun Tzu fra il VI e V secolo avanti Cristo).
it.wikipedia.org )


Fury: Brad Pitt in una scena del film

La rappresentazione della guerra nel cinema

La nostra cinematografia è strapiena di film che, con la scusa di “raccontare” le varie battaglie e guerre, citandone gli immensi eroi – che poi, se andiamo a ben vedere, tali non erano – dove, appunto, si raccontano le gesta di mitici uomini che hanno fatto loro le più inenarrabili carneficine solo al grido di “potere” o “conquista”, che poi è la stessa storia.

Ci sono anche narrazioni con gli eroici protagonisti che si sono opposti al bieco invasore al fine di salvare il proprio popolo da angherie, soprusi, violenze e conquiste non sopportabili e che per questi motivi hanno deciso di immolare le proprie vite sull’altare dell’eroismo – come il prode Leonida e i suoi 300 Spartani che si opposero al temibile re Serse, che voleva invadere la Grecia tutta – o gli strenui difensori di Stalingrado che si sono opposti al crudele invasore nazista difendendo la propria città a costo della stessa vita e fino all’ultima goccia di sangue.

Ma tutte queste storie dovrebbero essere ben analizzate prima di poter trarre dei giudizi di eroismo piuttosto che, al contrario, di cieca ambizione di conquista, e vedere effettivamente chi fossero questi storici personaggi e che cosa hanno fatto nella “normalità” della propria vita, come ad esempio Achille, magnificamente rappresentato da Brad Pitt in Troy e compagno di un’altra leggenda come era Ulisse, i quali erano dalla parte degli invasori e conquistatori di Troia.


Il giudizio della storia

Come si può rapidamente capire dallo stesso film e da quasi tutte le rappresentazioni precedenti sull’avvenimento, sia Achille che Ulisse, nonostante fossero dalla parte degli invasori e, di conseguenza, conquistarono Troia uccidendo sia Priamo che Ettore, insieme alla maggior parte degli abitanti della città – rendendoli, poi, schiavi – vengono innalzati a prodi eroi, i nomi dei quali tramandare nel tempo per secoli, se non addirittura per millenni, come poi, nella realtà, è stato.

Ho voluto portare ad esempio questo specifico fatto per far comprendere che sono i famosi “posteri” a determinare la posizione di “eroe” o “bieco e crudele invasore” e non le singole vicende dei reali personaggi come, tanto per citarne un altro, il mitico “Alessandro il Grande” che a soli 32 anni aveva già conquistato l’intero mondo conosciuto, arrivando fin quasi all’Oceano Pacifico (gli mancò molto poco) e che viene decantato come un innovatore, un grande filosofo, guerriero, stratega e immenso condottiero.

Ma va altresì ricordato che, per fare questo, lui, insieme ai suoi generali e soldati, si sono macchiati indelebilmente le mani di centinaia di migliaia di uomini morti, feriti e di immense violenze perpetrate ai danni delle popolazioni conquistate.

Fonte: La guerra nel 900

Il secolo scorso

Saltando a piè pari dal 331 a.C. fino ai giorni nostri, possiamo vedere che il secolo scorso, per numero di vittime da guerre e da crudeltà è stata la vera apoteosi dell’umanità, assommando fra le vittime qualcosa come 150 milioni di morti fra tutti i conflitti consumati dal 1900 al 2000 e le varie atrocità commesse ora dagli uni ora dagli altri, che fossero dittatori conclamati o “salvatori ed esportatori” di democrazia!

Fra parentesi, molti di questi efferati delitti commessi di fantomatiche “volontà superiori” non sono mai stati verificati a pieno ed, anzi, sono stati più volte mistificati e nascosti per puri scopi ideologici o politici che dir si voglia, e per la maggior parte frutto della innata crudeltà di pochi uomini che si sono trovati al posto giusto nel momento giusto.

La verità storica

Basti pensare alle disparità di racconti che vengono oggi trasmessi a proposito dei massacri di intere popolazioni, ree solo di essere dalla parte sbagliata della barricata come, tanto per citare alcuni numeri molto significativi, gli oltre 20 milioni di morti causati dalla dittatura prima di Lenin e poi di Stalin, i quasi 30 milioni di morti – oppositori – addebitati al “Grande Timoniere” Mao Tze Dong (per non parlare dei morti causati dai madornali errori commessi da queste 3 persone nelle politiche successive alla guerra, quasi tutti deceduti per le inimmaginabili carestie susseguite alla Seconda Guerra mondiale da una parte e alla presa del potere dall’altra), contro tanto per ricordarlo, ai morti causati dal nazismo a scapito del popolo ebraico (i tanto discussi discussi 6 milioni che ci vengono ricordati quasi ogni giorno).

Come si può vedere da questi semplici numeri, ma che in effetti tanto semplici non lo sono poiché racchiudono nel nudo numero una catastrofe umana di proporzioni assolutamente inconcepibile, si può comprendere rapidamente come la storia venga raccontata come meglio aggrada ai detentori del potere nel momento stesso in cui viene diffusa a tutti quanti e che quasi sempre non corrisponde alla verità vera.
( Quante le vittime dello stalinismo? )

Fonte: Armi e armamenti, il giro d’affari in Italia e nel mondo: tutti i numeri

Il giro d’affari delle armi

Ma la cosa assolutamente preoccupante – ancora di più, voi direte – è che in un solo quarto di secolo, e cioè dal 2000 ad oggi, la tendenza ad uccidere per i soliti motivi e ad aumentare esponenzialmente gli armamenti di tutte le nazioni – nessuna esclusa – è aumentata in modo fattoriale e tale situazione, prima o poi, porterà fatalmente a delle conseguenze disastrose su scala mondiale.

Per dare una dimensione di quello che è il fenomeno delle armi, basti sapere che solo nel 2019 nel mondo il giro di affari legato alle armi in genere – dalle munizioni ai missili nucleari a media e lunga gittata – è stato di circa 2.000 miliardi di dollari e negli anni successivi, nonostante la comparsa della famigerata pseudo pandemia, invece di recedere, come ha fatto quasi l’intero mercato economico mondiale, è stato uno dei pochi segmenti finanziati a crescere esponenzialmente, segnando dei +5/7% quasi ogni anno, fino al 2022.
( SIPRI Yearbook 2021 )

La violenza come risposta

E gli effetti purtroppo si vedono tutti i giorni sotto gli occhi, perché ogni persona vivente che vede i propri politici impegnati mani e piedi in guerre sempre più assurde e sanguinose e vedendo che un intero continente come l’Europa appoggia incondizionatamente una guerra stupida e completamente inutile se non per “marcare” il territorio alla stessa stregua di un leone che piscia in giro per la savana per delimitare il suo territorio, si sente in qualche modo legittimata a far valere le sue ragioni con le armi o con la violenza espressa sui suoi rivali, che siano donne o uomini indistintamente.

La natura umana

In conclusione, senza voler assurgere a detentore dell’assoluta verità sulle questioni trattate, posso francamente dire che le reali e profonde motivazioni per le quali si assiste ogni giorno alla più inarrestabile carneficina da quando l’uomo è comparso sulla Terra è da ricercarsi solo ed esclusivamente nella sua stessa natura, e che se vogliamo porre, in qualche modo, un freno a tutto questo incomprensibile “massacro di massa”, dobbiamo impegnarci tutti quanti ad ostacolare in tutti i modi la proliferazione delle armi.

Fino a quando l’intera economia mondiale avrà come una delle componenti principali l’industria bellica, nessun cambiamento potrà essere effettuato e il nostro destino, fatalmente, sarà segnato.
Fonte: giornalismolibero.com


La guerra non fa parte della nostra evoluzione

E' opinione diffusa nella comunità antropologica che la guerra sia una tendenza evolutiva e innata dell’uomo, esiste tuttavia una corrente che rifiuta questa teoria. Si sta rafforzando una tesi a favore di una storia umana che preceda totalmente la guerra e con questo sottolinea che la guerra non è innata nella natura umana, ma è invece frutto di uno sviluppo sociale e culturale che ha avuto inizio in alcune aree del mondo.

Tuttavia, una volta che il fenomeno della guerra ha inizio, esso tende a diffondersi, spiega l’antropologo storico R. Brian Ferguson, che ha trascorso più di 40 anni a studiare le origini della guerra. Ferguson, professore di antropologia alla Rutgers University, evidenzia le differenze tra guerra da un lato e violenza individuale o omicidio dall’altro. La guerra implica un conflitto armato organizzato e delle uccisioni sancite dalla società e realizzate da membri di un gruppo a danno dei membri di un altro gruppo. Secondo Ferguson, le prove attuali suggeriscono che la guerra non esiste da sempre, ma ha avuto inizio come risultato di cambiamenti sociali – con prove delle origini della guerra che appaiono in tempi molto diversi in varie località del mondo. Egli stima che i primi cenni di guerra appaiono tra il 10.000 a.C., ossia 12.000 anni fa.

“Tuttavia, in alcune aree del mondo non troviamo tracce di guerra fino a un’era molto più recente” sostiene, notando che nel sud-ovest degli Stati Uniti e nelle Grandi Pianure non ci sono segni di guerra fino a circa 2.000 anni fa ...


Nel 2018 Ferguson ha scritto un articolo su Scientific American intitolato “War is not part of human nature”, in cui espone in dettaglio la sua visione della guerra. 

Nell’articolo riassume i punti di vista di due opposti fronti antropologici, soprannominati falchi e colombe dal defunto antropologo Keith Otterbein. I falchi sostengono che la guerra sia una predisposizione degli esseri umani e che risalga a quando avevano un antenato in comune con gli scimpanzé; le colombe, invece, sostengono che la guerra sia comparsa solo negli ultimi millenni, motivata dalle mutate condizioni sociali. Nell’articolo, Ferguson scrive:

“Gli esseri umani, sostengono [le colombe], hanno un’evidente capacità di condurre una guerra, ma il loro cervello non è cablato per identificare e uccidere gli estranei coinvolti in conflitti collettivi. Gli attacchi di gruppo, secondo questi studi, sono sorti solo quando le società di cacciatori-raccoglitori sono cresciute in dimensioni e complessità e, più tardi, con la nascita dell’agricoltura. L’archeologia, integrata dalle osservazioni delle culture di cacciatori-raccoglitori contemporanee, ci permette di identificare i tempi e, in una certa misura, le circostanze sociali che hanno portato alle origini e all’intensificazione della guerra”.

Tratto da: parolelibere.blog

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