A distanza di qualche mese dalla cessazione di ogni obbligo di indossare i famigerati “dispositivi di protezione individuale per la protezione delle vie respiratorie” all’aperto si vedono ancora persone che indossano le mascherine mentre passeggiano in solitudine nella natura, o sono soli in macchina.
Di fronte a tali scene non si può negare che, per chi si rende conto della follia di certi comportamenti – privi di qualsivoglia logica o ragionevolezza – sia una prova assai difficile tenere a bada la collera.
Si tratta di comportamenti ipocondriaci e psicopatici – un po’ come andare in giro con l’ombrello aperto senza una nuvola in cielo perché potrebbe piovere – che mettono spietatamente a nudo la magnitudo della manipolazione mediatica esercitata sulle masse.
Così come nel passato in molti si sono domandati come il popolo tedesco non si fosse mai accorto di quanto stava accadendo con il nazismo.
La risposta è duplice e semplice nella sua drammaticità:
Da una parte i fatti sono stati interpretati ufficialmente in modo unilaterale e autoritario, con un controllo pressoché totale dell’informazione e dall’altra la dissonanza cognitiva delle masse ha reso possibile il successo dell’operazione manipolatoria.
Ormai sappiamo tutto o quasi dell’inganno globale; per chi ha “perso l’innocenza” avendo iniziato ad esercitare il pensiero critico nei confronti delle narrazioni ufficiali è superfluo continuare a parlarne.
La visione dell’entità della menzogna sistematica che viene proposta – quando non imposta – alla stragrande maggioranza della popolazione fa indubbiamente nascere una grande rabbia e indignazione verso chi ha realizzato e reso possibile con l’azione o l’inazione tutto questo.
Perché la responsabilità di chi ha accettato pedissequamente tutto ciò, gli indifferenti, non è secondaria.
Ricordando le parole di Liliana Segre:
Sui vostri monumenti alla Shoah non scrivete violenza, razzismo, dittatura e altre parole ovvie, scrivete ‘indifferenza’: perché nei giorni in cui ci rastrellarono, più che la violenza delle SS e dei loro aguzzini fascisti, furono le finestre socchiuse del quartiere, i silenzi di chi avrebbe potuto gridare anziché origliare dalle porte, a ucciderci prima del campo di sterminio.
Impossibile non sentire rabbia e indignazione di fronte a ciò, certo, ma c’è dell’altro.
Proviamo ad andare un po’ più a fondo in questi sentimenti.
Se lo facciamo, se andiamo veramente a fondo, proviamo sofferenza perché questa è un’epoca di universalità e, oscuramente dentro di noi, ci sentiamo tutti parte della stessa umanità.
Per comprenderne il motivo basta dare un sguardo alla nostra storia recente: dalla metà del secolo scorso i movimenti pacifisti, femministi, per i diritti dei diversi, spirituali, ecologici, ambientalisti, vegetariani e vegani, per i diritti degli animali, pur con tutti i loro limiti, hanno indicato con chiarezza che l’uomo del XX secolo non aveva più un legame esclusivo con la propria nazione, popolo o razza, come era sempre stato nel passato dell’umanità.
Con il ’68 e dintorni si è manifestata una istanza di rinnovamento; si è trattato di una transizione antropologica fondamentale – un cambio di paradigma – che ha cambiato il volto dell’umanità.
Così come l’individuo umano ha delle caratteristiche peculiari ad ogni età – abbiamo delle visioni del mondo e delle esigenze diverse se siamo adulti rispetto a quando eravamo adolescenti o bambini – perché non dovrebbe avvenire lo stesso anche l’umanità nel suo insieme, visto che sostanzialmente essa è composta da individui?
Si è cercato di realizzare dunque in quel periodo – ed era trascorsa solo una manciata di anni dalle due catastrofi belliche mondiali – l’elemento di libertà alla base del pensare e dell’agire di ogni uomo.
Magari anche eccedendo dall’altra parte, ma si è comunque trattato di un sintomo storico importante sui cui riflettere.
A distanza di poco più di mezzo secolo, oggi ci troviamo di fronte ad un nuovo cambio di paradigma, ma diametralmente opposto, perché?
Certamente perché le istanze di 50/60 anni fa sono state tradite, svendute, svilite.
O meglio, perché tutte quelle spinte libertarie sono state prese in mano dalle forze del potere e del denaro, tradendo l’elemento ideale che le animava.
Dirottandone la carica ideale verso soggetti politici o potenziali economici.
Il tradimento di quella spinta verso la presa di coscienza della libertà come elemento sostanziale dell’essere umano si è realizzato in tre tappe:
In una prima fase – grazie all’invenzione del terrorismo islamico ed alla globalizzazione dell’angoscia e della paura – si è ottenuto un numero sempre maggiore di persone pronte a barattare la libertà con la sicurezza.
La seconda fase è stata direttamente consequenziale alla prima; se volete la sicurezza dovete rinunciare alla vostra privacy.
Vi controlliamo per il vostro bene
Tornano alla mente le parole rassegnate – e profetiche – di Edward Snowden nel 2013 dopo aver rivelato al mondo il sistema di controllo globale da parte della NSA:
La mia più grande paura a proposito delle conseguenze di tutto ciò, l’esito di queste rivelazioni per gli Stati Uniti è che nulla di tutto ciò cambi. La gente verrà a sapere di tutte queste rivelazioni dai media, saprà che il governo si appropria del potere ed è in grado di tenere sotto controllo la società americana e quella mondiale, ma non sarà disposta a correre il rischio necessario per alzarsi in piedi unita e combattere per cambiare le cose, per costringere i propri rappresentanti a prendere posizione a favore dei propri interessi, quelli della gente.
Ma è la terza fase il vero capolavoro della formattazione delle coscienze: l’ossimoro della libertà “consentita”
In altri termini è stato fatto passare il ribaltamento del concetto di libertà come caratteristica fondamentale di ogni essere umano in beneficio concesso solo a certe condizioni.
Nel confinamento o lockdown – nella sua istituzione e nella sua “benevola” revoca abbiamo potuto comprendere appieno la mostruosità di questa operazione manipolatoria che ha fatto passare l’idea della libertà “consentita”.
Ora se consideriamo che la libertà è l’elemento fondamentale che ci differenzia – insieme al pensiero cosciente – dagli altri regni della natura, determinati per costituzione, ci si può rendere conto che il “concedere” o meno la libertà rappresenta la stessa hybris di “concedere” o meno di pensare.
Ah già, dimenticavo, siamo arrivati anche a questo.
Nelle profetiche parole di Rudolf Steiner pronunciate nel 1916:
Non sarà trascorso molto tempo da che sul calendario sarà passato l’anno 2000, che si manifesterà – a partire dall’America – un divieto, non diretto, ma comunque un divieto di ogni tipo di pensare, una legge che avrà lo scopo di soffocare ogni pensiero individuale. Da un certo punto di vista l’inizio di ciò si può ravvisare in ciò che oggi fa la medicina puramente materialistica, dove l’anima non trova più posto, dove l’uomo viene trattato come una macchina solo sulla base di esperimenti esteriori. (O.O.167)
Ora, ritornando all’elemento fondamentale della universalità, il sentimento che deve conseguire da queste considerazioni è, a mio avviso, non solo il giudizio di condanna – che pur è necessario – ma quello della corresponsabilità.
Intendo dire che su un certo piano siamo tutti corresponsabili visto che facciamo parte della stessa umanità, anche se oggi alcuni di noi si sono svegliati e stanno lottando contro il Leviatano, come lo chiamava l’amico Giulietto Chiesa.
Siamo, infatti, tutti sulla stessa barca, se affonda affogano giusti ed ingiusti, svegli e dormienti.
Come ho già avuto modo di notare in diversi interventi, per quelli che avevano iniziato il processo di risveglio ormai da qualche anno, la crisi era ampiamente prevista. Allo stesso modo in cui non possiamo pensare che le nostre azioni non siano senza conseguenze nella nostra vita così non possiamo pensare che le azioni dell’umanità nel suo complesso siano prive di conseguenze.
Come avrebbero potuto allora la devastazione del pianeta, il liberismo sfrenato, il materialismo onnipervasivo, la mancanza endemica di ideali, la distruzione dell’arte, la distruzione della filosofia, la distruzione della storia, il denaro e il potere come unici obiettivi – queste le caratteristiche della nostra cultura attuale – non produrre risultati devastanti?
Il tramonto della filosofia, un tempo strumento per conoscere il mondo, prima degradata ad ancella delle scienze ed oggi licenziata come una serva ormai inutile costituisce la cifra della civiltà postmoderna.
Ma non è la sola ad aver ricevuto questo trattamento: abbiamo assistito impotenti ed increduli alla distruzione dell’arte, della bellezza, della cultura, dell’istruzione, della spiritualità.
Abbiamo assistito al trionfo del materialismo e della scienza, messa all’incanto al migliore offerente e comprata dal potere economico e politico.
È vero, il quadro è terrificante, ma, come sappiamo, ogni crisi porta con sé un potenziale cambiamento di passo, per cui ecco perché questo momento storico rappresenta anche una straordinaria opportunità.
Se questi sono tempi apocalittici e Apocalisse significa manifestazione, vuol dire che oggi il male si manifesta ad un numero sempre maggiore di persone.
Assistiamo, infatti, alla manifestazione della menzogna in ogni ambito della vita sociale.
Nelle profetiche parole di Rudolf Steiner, pronunciate esattamente 100 anni fa, nel 1922:
Mai prima d’ora c’è stata al mondo un’autorità così potente come quella esercitata oggi dalla scienza (ufficiale materialistica) paragonabile quasi a quella papale (di un tempo). Pensate solo al fatto che anche l’individuo più stupido può farsi forte col dire: “La scienza lo ha dimostrato!” Pensate a come gli uomini vengono messi a tacere dalla “scienza”, anche quando affermano cose vere. Nell’evoluzione dell’umanità non c’è mai stato un potere più totalitario di quello della “scienza” del giorno d’oggi. (O.O.217)
Assistiamo dunque ad un piano ben articolato – certamente lungamente elaborato – tendente ad eliminare lo Spirito dalla coscienza umana.
Il materialismo ha pervaso in profondità il mondo e le coscienze umane, rovesciando, come si è detto, gli impulsi spirituali nel loro contrario.
Così la bellezza è diventata bruttezza, la cultura è diventata superficialità e rozzezza, l’arte è diventata mercimonio e dissonanza, la creazione distruzione, la vita morte, la luce tenebra, la giustizia prevaricazione, la verità menzogna.
La libertà è diventata schiavitù
La guerra è pace
La libertà è schiavitù
L’ignoranza è forza
Come potremmo definire, infatti, un ambito in cui la libertà è “concessa” se non una schiavitù?
Se questo è il quadro, cosa fare?
Ebbene, sta a chi ha compreso i segni dei tempi pensare e lavorare per fondare una nuova umanità.
Perché è di questo che si parla.
Con i nostri pensieri creiamo il nostro futuro.
Partire dalla propria corresponsabilità per creare le premesse di un mondo diverso.
Nel frattempo, se ci vorranno allontanare con il distanziamento sociale noi risponderemo con l’avvicinamento sociale, se ci imbavaglieranno con la censura noi parleremo più forte, se cercheranno di toglierci l’elemento dell’empatia e della bellezza noi sfrutteremo ogni occasione per realizzarle, se ci imporranno leggi ingiuste noi resisteremo in tutti modi, se tenteranno di imporci nuovi confinamenti noi continueremo, per quanto possibile, la nostra vita come se nulla fosse.
È un nuovo mondo quello che deve nascere.
È un nuovo uomo.
L’uomo non è solo un essere fisico alla ricerca di una dimensione spirituale, è un essere spirituale momentaneamente esistente sul piano fisico.
Se riusciremo a realizzare anche minimamente nelle nostre cerchie questa nuova umanità sarà – in un certo senso – grazie anche a quelli che con le loro mascherate e con le loro leggi liberticide hanno spinto tanta gente a svegliarsi, a informarsi, a capire.
Magari un giorno dovremo persino ringraziarli.
Perché come disse qualcuno 2000 anni fa, solo la verità ci renderà liberi.
Fonte: liberopensare.com
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