Sono stati esaminati gli aspetti collegati alla manipolazione dell’informazione e del linguaggio, alla destabilizzazione sociale, alla estrema polarizzazione delle posizioni, ai comportamenti dei governi e delle istituzioni, con l’obiettivo di contribuire, con le nostre riflessioni, ad un disvelamento della realtà e di fornire il nostro apporto ad una rinascita sociale, culturale, politica ma, soprattutto, spirituale.
Piero Cammerinesi
Nel corso delle riunioni tenute dal gruppo di Informazione, Scienze, Tecnologia ed Ambiente ci siamo soffermati a lungo sull’interpretazione della crisi sanitaria in corso alla luce dei processi di comunicazione.
Il primo problema che abbiamo dovuto affrontare è la grande sovrabbondanza di informazioni disponibili sulla pandemia, le sue origini, le sue modalità espansive, le sue caratteristiche cliniche ed il suo impatto sociale.
Paradossalmente, l’eccesso di informazioni ha reso estremamente difficile elaborare un quadro coerente per cui ci siamo confrontati più volte, sia al nostro interno, che con altri gruppi sul significato profondo e sulle strategie di contrasto alla pandemia ...
Tuttavia, dall’esplorazione del territorio della crisi abbiamo tratto alcune conclusioni che vogliamo condividere all’interno del Centro di Gravità.
A nostro avviso le principali caratteristiche della crisi attuale fanno propendere per l’attuazione di un piano di guerra psicologica contro la cittadinanza e gli interessi sostanziali e la personalità dello Stato e del Paese, che può ravvisarsi nei punti seguenti:
Eversione ideologica
E’ stata riversata sul pubblico una sovrabbondanza di informazioni contraddittorie ed incalzanti con la precisa finalità di rendere chiunque incapace di arrivare ad una conclusione credibile nell’interesse di salvare se stessi, la propria salute, la propria famiglia, la propria attività, attraverso un vero e proprio raggiro epistemologico sulla reale identità della malattia
Questo processo è stato ripetutamente messo in atto negli ultimi venti anni circa da quando ci siamo trovati a fronteggiare una serie di crisi che si sono susseguite ricalcando esattamente lo stesso schema informativo: dall’attacco alle torri gemelle del 2001, alla crisi finanziaria del 2008 alla pandemia del 2020.
Se sostituiamo la parola terrorismo con la parola spread e poi con la parola pandemia possiamo vedere che l’obiettivo è quello di spingere le persone a rinunciare a capire con la propria razionalità e a delegare ad un indistinto potere salvifico che promette di mettere tutto a posto in cambio della concessione di parti importanti di libertà individuale ed organizzazione sociale.
Il prossimo modello di urgenza già si intravede nella crisi climatica che si sta esasperando e sta maturando come prossimo strumento eversivo.
I media hanno un ruolo fondamentale in questo.
Il loro atteggiamento non è dovuto a casualità o a insipienza professionale ma rientra in un preciso piano di guerra psicologica o di eversione ideologica. Il fatto che questo piano sia stato attuato con la consapevolezza dei giornalisti o degli opinionisti professionisti o meno, è del tutto ininfluente. Queste categorie portano una grande responsabilità sul modo in cui si è sviluppata la crisi ed hanno giocato il ruolo di mosche cocchiere senza, probabilmente, averne contezza. Tuttavia, il loro ruolo, ancorché necessario all’interno del progetto, termina nel momento dello stabilimento del nuovo assetto di potere: i primi ad essere sacrificati, infatti, sono coloro che si sono resi pedine inconsapevoli e potrebbero tentare di ribellarsi conoscendo però troppo delle trame che sono state attuate.
Manipolazione semantica
La logica aristotelica viene continuamente vessata, l’informazione galleggia su preposizioni inconsistenti come: "i vaccinati devono continuare a rispettare le prescrizioni ma solo il vaccino può far terminare le prescrizioni”, “la terapia domiciliare consiste nella vigile attesa” eccetera.
Il linguaggio stesso è manipolato perché “bisogna impedire anche con la violenza ai seminatori di odio di riversare violenza”, le proteste pacifiche sono bollate come rivolte violente e chi cerca risposte è immediatamente etichettato come un no-qualcosa-preferibilmente-in-inglese.
Un punto centrale in questa manipolazione è il rappresentare la medicina come una scienza: questo consente alla narrazione dominante di applicare categorie normalmente appannaggio delle scienze dure (fisica, chimica, ingegneria) ai concetti di salute-malattia, presa in carico, cura e guarigione. Si giustifica così la valutazione dell’efficacia delle cure che passa esclusivamente attraverso l’analisi dei grandi numeri dove i modelli statistici applicati in maniera nebulosa oscurano del tutto la finalità dell’arte medica cioè il ripristino del benessere dell’essere umano nella sua interezza e non soltanto dei suoi polmoni.
Il benessere del corpo sociale è completamente espulso dal discorso e questo consente ad auto proclamati esperti (1) di discettare su materie che ignorano confondendo la parte con il tutto.
La medicina si identifica nel dibattito mediatico con la medicina ospedaliera che ha metodi e mezzi di valutazione completamente differenti dalla medicina di territorio in cui il medico prende in carico il paziente prima, durante e dopo la malattia a differenza del medico ospedaliero o del chirurgo che sono chiamati ad intervenire nelle crisi.
Tutti questi fondamentali distinguo sono stati espulsi dal dibattito ed ancora una volta, non deve essere concessa alcuna attenuante a chi si è fatto megafono della manipolazione anche se non ne ha compreso la finalità ma è stato solo aspirato dal vortice della compiacenza al potere.
Destabilizzazione
La destabilizzazione della nostra società sta avvenendo ora attraverso l’ideologizzazione del dibattito sanitario come in passato era avvenuta sul conflitto di religione (l’islam contro l’occidente) o sulla contrapposizione tra visione statalista (debito-pubblico-brutto) e visione privatistica della società.
L’obiettivo evidente è disgregare le identità collettive e rendere l’assoluta diffidenza sociale e l’individualizzazione la base della nuova società.
In questo anno si è ripetuto spesso il mantra “siamo in guerra” con un “nemico invisibile” che deve essere “sconfitto”. Frasi come “eroi della cura in prima linea” e “vittime del coronavirus” ha ulteriormente alimentato la paura, così come l’idea che abbiamo a che fare a livello globale con un “virus killer”.
Ma la vera guerra non è contro il virus. È in realtà una guerra contro l’Uomo.
Si esasperano le contrapposizioni tra i giovani dediti al culto dell’apericena e gli anziani che rischiano la vita per andare a fare la spesa; tra chi porta la mascherina anche per una passeggiata in solitaria nel bosco e chi attenta all’integrità civica correndo a volto scoperto; tra chi si mette in fila a tarda sera per l’apertura della fascia vaccinale del proprio millesimo e chi rifiuta di vaccinarsi anche se esercita una professione sanitaria.
Ma abbiamo visto anche la rabbia per chi va in vacanza ed al ritorno è obbligato a 5 giorni punitivi di quarantena (senza alcuna giustificazione sensata e neanche tentata) per placare l’invidia di chi in vacanza non c’è andato.
Il gioco diventa sempre più scoperto ed ormai si può dire che il conseguimento del risultato sia a portata di mano perché già si moltiplicano le delazioni e l’isolamento per quelli che sono giudicati troppo poco rispettosi delle regole.
Siamo alla fase che precede il collasso della società che, molto probabilmente è esattamente l’obiettivo perseguito.
Per quale motivo e da parte di chi?
Sappiamo bene che le crisi permettono il riposizionamento dei sistemi su livelli diversi che sembravano irraggiungibili prima della crisi.
Consideriamo che la crisi nelle forme che abbiamo descritto non è una crisi planetaria. Le tre fasi che abbiamo descritto sono comuni solo ad alcuni Stati ed in particolare agli Stati dell’Europa Occidentale (2) questo può indirizzare la ricerca della risposta alla domanda precedente (3).
Gli aspetti geo-politici in questa crisi sanitaria sono estremamente rilevanti: la geopolitica dei vaccini mostra clamorosamente l’esistenza di una risposta transnazionale alle crisi.
La crisi viene “risolta” o meglio, la risoluzione viene proposta da entità sovranazionali di natura non-statale la cui influenza erode gli spazi propri dell’influenza dello Stato.
L’arretramento degli Stati nazionali ha aperto la porta ad un nuovo tipo geopolitica i cui attori sono le multinazionali.
Contrasto alla manipolazione
La profondità e la vastità dell’operazione di guerra psicologica hanno creato una platea di persone demoralizzate ed impaurite che sono ormai programmate a pensare e a reagire a determinati stimoli secondo un certo modello.
Anche se esposti ad informazioni circostanziate ed a ragionamenti accurati dal punto di vista logico non c’è nessuna possibilità che abbandonino la narrazione dominante.
Esistono tuttavia persone in cui il meccanismo eversivo non ha fatto presa: si tratta delle persone dotate di maggiore spirito critico, dei non-allineati, degli esclusi dal riconoscimento sociale.
Paradossalmente la maggior parte di coloro che hanno resistito al processo di indottrinamento sono le persone che non hanno bisogno di riconoscersi in un gruppo sociale: le persone di minore scolarità, i lavoratori autonomi, i non-allineati.
Costoro non possono essere minacciati di espulsione dal gruppo di appartenenza se hanno un pensiero non conforme perché non si identificano in un gruppo sociale.
Sono queste le persone a cui dovrebbe essere mirata una campagna di controinformazione per avere maggiori probabilità di successo.
Altrettanto importante è sensibilizzare le persone sulle finalità reali dell’operazione Covid-19 e sul rischio gravissimo che corre la nostra società, un rischio di dissoluzione.
L’interpretazione della crisi sanitaria: è solo il corpo da curare, l’uomo non ha psiche, anima, spiritualità, socialità è, di fatto, uno strumento di propaganda, il grimaldello attraverso il quale instupidire e controllare una moltitudine di persone.
La crisi sanitaria risponde alla logica non di curare ma di consumare vaccini che, da una parte vende l’illusione di un’immunità perenne, dall’altra fa leva sull’illusione di allontanare lo spettro della malattia, anche solo per qualche mese.
Crisi sanitaria e tecnologia mediatica sono strettamente collegate tra loro ovvero entrambi mirano a modificare e plasmare l’uomo, il suo l’agire, e il suo posto nel mondo.
Comprendere e comunicare chi sia il beneficiario di questo progetto e quale ne sia lo scopo è il primo passo da intraprendere.
Comprendere il quadro generale serve anche ad evitare la trappola della normalizzazione incombente pronta a scattare nel caso in cui nel Paese scoppiassero rivolte gravi.
Stiamo anche assistendo alla crisi verticale della UE, cioè del concetto stesso di una “unione (presunta) che fa la forza“.
Possiamo sfruttare questa crisi per riproporre con forza il ritorno alla centralità dello Stato come istituzione che offre sicurezza/protezione ai cittadini. Dobbiamo insistere sulla necessità che il potere, per avere legittimità, debba riscuotere la fiducia dei cittadini.
Ogni occasione in cui è possibile evidenziare le menzogne e le irrazionalità del potere deve essere fatta oggetto di una intensa campagna di informazione per screditare la pseudo-scienza, la pseudo-informazione e la politica basata sulla ripetizione di slogan ormai svuotati di significato e di interesse per il popolo.
Giulietto Chiesa fu profetico quando affermò che i poteri occulti, transnazionali avrebbero fatto qualunque cosa per vincere, a costo di distruggere l’intera umanità e quello che sta accadendo ne è la dimostrazione, per questo parlò della necessità di accendere tanti piccoli fuochi di resistenza.
Siamo in un tempo apocalittico che ci mette di fronte a noi stessi ed al nostro coraggio ma Apocalisse vuol dire rivelazione ed il compito fondamentale della nostra comunità è fornire gli strumenti per il disvelamento della realtà e dare un contributo ad una nuova Rinascita sociale, culturale, politica ma soprattutto, spirituale.
Questa guerra può essere vinta soltanto se passa il messaggio che “mai, in nessun momento è esistita ne mai esisterà la possibilità di una nostra sconfitta”.
Se riusciremo a fare questo avremo, come Centro di Gravità, dato un contributo sostanziale.
Nel frattempo bisogna potenziare tutte le operazioni che possono contrastare il disegno eversivo attraverso l’informazione mirata verso le categorie che sono ancora in grado di recepirla, scegliendo con cura il linguaggio, le metodiche ed i tempi di intervento.
Allo stesso tempo bisogna insistere sulla delegittimazione del potere da parte del popolo sovrano dando spazio alle azioni intraprese da quella parte di magistratura ancora libera ed indipendente che cerca di ricondurre nell’alveo costituzionale i provvedimenti governativi.
La Costituzione oggi rappresenta il baluardo (tecnico e ideologico) nel quale è ancora possibile contrastare l’azione legislativa di una classe politica ormai totalmente distaccata dalla volontà e dai bisogni popolari. Bisogna sostenere quei magistrati e avvocati che osano sfidare il potere così come bisogna sostenere quei medici di base che mostrano con la pratica quale sia la realtà dell’epidemia, quegli artigiani che reclamano il diritto costituzionale al lavoro, quegli studenti che esigono il diritto all’istruzione. Bisogna portare avanti una robusta campagna per la difesa dei diritti costituzionali collettivi senza paura di essere minoritari, ricordando il risultato largamente inaspettato del referendum costituzionale del 2016.
Quando il potere sarà delegittimato la sua narrazione si scioglierà come neve al sole.
NOTE
1 - L’esperto vice-ministro Sileri è sì un professore aggregato di chirurgia ma di chirurgia del prolasso del retto, cioè un proctologo.
2 - In altri Stati come l’India, la Russia, il Giappone, gli Stati Uniti (ma solo alcuni Stati) la crisi sembra molto più prossima alla soluzione.
3 - Possiamo ipotizzare che l’obiettivo strategico sia spingere verso la concentrazione del potere politico e degli asset economici secondo il modello enunciato da Klaus Schwab, fondatore e CEO del World Economic Forum ed appoggiato dalla maggior parte degli statisti al potere negli Stati dell’Europa Occidentale (Italia, Francia, Spagna, Belgio, Olanda e Germania). Questo meccanismo è attivo anche negli Stati Uniti ma li, a differenza dell’Europa, il processo di destabilizzazione è molto più avanzato. L’Europa, grazie alla sua lunga e consolidata prassi democratica ed al livello di stato sociale avanzato che ha costruito dalla fine dell’ultimo conflitto mondiale, costituisce un esempio di società politicamente stabile e ad elevato benessere sociale in grado di contrastare fattivamente i deliri neo-malthusiani delle élites.
Gli europei hanno troppo, è difficile convincerli ad abbandonare quello che già conoscono per un diverso modello nebuloso e sinistro. Da qui la necessità di attuare le tecniche di psychological-operation già note da decenni ed ora velocizzate dall’utilizzo massivo delle telecomunicazioni e del web.
Naturalmente esiste anche la possibilità che l’interesse nel collasso dei Paesi Occidentali sia di centri di potere esterni come la Cina che, in effetti, sta modificando il suo modello economico spingendo decisamente verso l’accentramento delle imprese in grandi trust di proprietà statale sacrificando l’imprenditoria media e piccola, forse per giocare sullo stesso tavolo dei vincitori del gioco europeo o forse per forzare la conversione dell’Europa a quel modello.
Il Centro di Gravità
Fonte: liberopensare.com
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