lunedì 12 ottobre 2020

Cosa c’entra il Covid-19 coi Neanderthal?


Forse non c'entra per nulla. Ma forse si ...

Questo recente studio mette in causa un "pezzo" di DNA Neanderthal come possibile fattore aggravante dei sintomi della malattia provocata dal virus.

Questa particolarità genetica potrebbe essere una delle ragioni (altre potrebbero essere l'età media più bassa, o il clima, per esempio) per le quali il continente africano è meno toccato dal virus.
Il 50% degli abitanti del Sud-Est Asiatico o il 16% degli europei, per esempio, hanno in comune un pezzetto di DNA Neanderthal.
Ma l'uomo di Neanderthal non ha mai vissuto in Africa.

Seppur rare, alcune tracce di DNA Neanderthal, "importato" tardivamente dall'homo sapiens (non prima di 100.000 anni fa) sono state comunque trovate presso alcune popolazioni africane ma la maggior parte è pressoché priva di tali geni.
La ricerca è solo agli inizi ...
Catherine


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Curiosità di paleoantropologia e predisposizione genetica

Nella grande mole di ricerche che riguardano SARS-CoV-2 a giugno 2020 uno studio italiano pubblicato su “New England Journal of Medicine” indaga eventuali predisposizioni genetiche prendendo a campione 835 pazienti italiani e 775 pazienti spagnoli.

Per comprendere la differenza tra acronimi il ministero della salute riporta: “La sindrome respiratoria acuta grave Coronavirus-2 (SARS-CoV-2) è il nome dato al nuovo coronavirus del 2019. COVID-19 è il nome dato alla malattia associata al virus”. (www.salute.gov.it) ...


Da questo studio a luglio è stato pubblicato un repository firmato da Hugo Zeberg e Svante Pääbo (colui che dal 1997 ha aperto la strada alla paleogenomica), del Max Plank Institut für evolutionäre Antropolgie di Lipsia.

L’infezione produce un ampio spettro di manifestazioni: dai portatori asintomatici ai malati più gravi in cui si manifesta una grave insufficienza respiratoria.

Sono noti i fattori di rischio come l’età avanzata, sesso maschile e comorbilità di patologie pregresse (ipertensione, diabete, cardiopatie etc). 
 
Questi elementi tuttavia non spiegano del tutto il complesso quadro clinico. 

Per tale motivo si è pensato di indagare eventuali predisposizioni genetiche e quella che viene denominata “la pistola fumante” è stata individuata in una regione del cromosoma 3, lunga ben 49400 basi!

Lo studio di Zeberg e Pääbo parte proprio dalla lunghezza della porzione di DNA implicata e, ricercando l’aplotipo sospetto nel genoma di Neanderthal, individuano una relazione di tale sequenza con il tratto di DNA corrispondente ai malati gravi di Covid-19.

Tale aplotipo correlato ad una maggior suscettibilità alle affezioni da Covid-19 è assente nelle popolazioni dell’Africa subsahariana; i loro antenati sono gli unici a non aver avuto rapporti genetici con i Neanderthal. 

Ha invece una prevalenza notevole in popolazioni dell’Asia meridionale, minore in Europa e nelle Americhe.

In conclusione, secondo gli autori, questo DNA intruso “può contribuire in modo sostanziale al rischio di Covid-19 in determinate popolazioni” e purtroppo “nell’attuale pandemia, l’antico flusso genico con i Neanderthal ha avuto conseguenza tragiche.”

Articolo tratto da un approfondimento (Le Scienze, n. 624 del 1 agosto 2020) a firma di Giorgio Manzi, ordinario di paleoantropologia alla Sapienza di Roma; socio corrispondente dell’Accademia Nazionale dei Lincei.

Fonte: scienzacosmetica.com

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