lunedì 27 luglio 2020

La task force della Marina sugli UFO uscirà allo scoperto?

di Sabrina Pieragostini

L’AATIP - il programma avanzato per investigare sulle minacce aerospaziali ovvero su tutti i velivoli più bizzarri che sfrecciano nei nostri cieli - non è mai finito, nonostante le dichiarazioni a questo proposito rilasciate dal Pentagono.

O meglio: ha cambiato nome e collocazione, ma lo studio di quelli che potremmo chiamare oggetti volanti non identificati non si è mai fermato. 

Lo ha certificato il documento sottoscritto il mese scorso dalla Commissione Intelligence del Senato statunitense e lo rimarca - con interessanti, nuovi dettagli - un articolo del New York Times.

Non un giornale a caso. Proprio dal quotidiano newyorkese, nel dicembre 2017, è stata rivelata l’esistenza di quel programma segreto, finanziato con fondi non a bilancio e ufficialmente poi concluso. 

Uno scoop che ha scoperchiato il vaso di Pandora e ha portato alla luce i primi filmati incontestabilmente riferibili a UFO in volo: si tratta degli ormai celebri video ripresi dai piloti della US Navy mentre inseguono dei mezzi di provenienza e tecnologia ignota, video che lo scorso aprile il Dipartimento della Difesa americano ha riconosciuto come autentici. 

Due degli autori di quell’articolo - Ralph Blumenthal e Leslie Kean - spiegano ora che gli incontri misteriosi tra piloti militari e velivoli non identificati continuano a essere indagati in base a un programma nascosto all’interno della Naval Intelligence - il servizio di spionaggio della Marina ...


Un programma non classificato, ma che si occupa di questioni che lo sono, per questo il Pentagono non ne parla. 

Ma sappiamo che c’è grazie al rapporto con il quale la commissione guidata dal senatore Marco Rubio ha delineato le spese per le agenzie di intelligence per il prossimo anno e ha chiesto di essere messa a conoscenza di tutti i dati  raccolti sulla questione UFO dal gruppo di lavoro dell’Ufficio preposto alla raccolta di tali informazioni.

« La Commissione sostiene gli sforzi della Task Force sugli UAP dell’Ufficio dell’Intelligence della Marina per standardizzare la raccolta e la segnalazione dei fenomeni aerei non identificati, ogni collegamento che essi possano avere con governi stranieri avversari e la minaccia che comportano alle strutture e alle installazione militari statunitensi», dice il testo.

Insomma, è stata ufficializzata l’esistenza di una unità operativa all’interno dell’Intelligence della Marina, ma di cui farebbero parte anche ufficiali del corpo dei Marine, dell’Aeronautica, della CIA, per far luce sugli avvistamenti - a quanto pare, molto frequenti - di mezzi o fenomeni aerei al momento ancora senza spiegazione. 

Nel suo rapporto, la Commissione Intelligence ha anche chiesto che tutte le informazioni siano messe a disposizione del pubblico– quindi, non siano coperte da segreto.
Ovviamente, nessuna delle figure istituzionali coinvolte ha mai accennato all’ipotesi extraterrestre: l’interesse appare sempre strategico, ai fini di garantire la sicurezza nazionale e proteggere la Nazione da potenziali nemici.

Un fotogramma tratto dal video "Go fast" del Pentagono
(QUI sono disponibili i tre video, Go Fast, Gimbal, e Flir1)

Lo stesso Rubio, parlando a una tv di Miami consociata con la CBS - dice il New York Times - ha sottolineato l’importanza di identificare questi velivoli e la loro provenienza spiegando così il motivo della sua preoccupazione: «Cina, Russia o altri avversari potrebbero aver fatto un balzo tecnologico che consente loro di svolgere questo tipo di attività superiore al potenziale dell’arsenale americano. Forse c’è una spiegazione assolutamente banale e noiosa, ma dobbiamo scoprirlo». 

Che lo studio, dopo la fine dell’AATIP, fosse proseguito era già risultato evidente agli osservatori più attenti. 

Lo stesso Luis Elizondo -  ex direttore del programma aerospaziale avanzato - aveva fatto intendere che altri avessero preso il suo posto dopo le sue dimissioni. 

E ora, proprio Elizondo, conferma che si tratta della Task Force della Naval Intelligence: «Non è più il momento di nascondersi nell’ombra, ora avrà una nuova trasparenza», ha commentato.

Un altro degli oggetti ripresi dai piloti della U.S. Navy

L’uomo del Pentagono si è  pubblicamente detto convinto che oggetti di origine misteriosa si siano schiantati sul nostro pianeta  e che frammenti provenienti da quei rottami sono stati recuperati. 

Non è l’unico a sostenerlo. 

Oltre agli ufologi - che lo dicono da tempo - ora lo dichiarano anche alcuni scienziati che godono di particolari autorizzazioni di sicurezza e hanno avuto accesso a programmi altamente riservati. 

Infatti, come ricordano Blumenthal e Kean, per oltre un decennio il Pentagono ha condotto briefing classificati per commissioni del congresso americano, dirigenti di compagnie aerospaziali e altri funzionari governativi. 

Tra loro, c’era l’ex senatore Harry Reid, il principale fautore dell’AATIP e fra i sostenitori dell’ipotesi aliena: secondo lui,  quei crash avrebbero coinvolto veicoli provenienti da altri mondi e i materiali recuperati sono stati studiati segretamente per decenni, spesso da compagnie aerospaziali.

«Sono giunto alla conclusione che c’erano dei materiali reali in possesso del Governo e del settore privato», ha detto.

Luis Elizondo e Tom Delonge, a Roma, ospiti di Vladimiro Bibolotti

Finora, non è stata presentata nessuna prova concreta in tal senso, però è certo che le analisi sono state effettuate su più di un campione. 

Lo ha ammesso anche il fisico Hal Puthoff, coinvolto nelle indagini dell’AATIP e in altri progetti segreti, che ho intervistato per il libro “UFO - Parlano i piloti” (Mursia) scritto insieme ad Alberto Negri. 

Alcuni di questi frammenti, dopo esami approfonditi, sono risultati degli artefatti perfettamente spiegabili. Ma non tutti.

L’articolo del New York Times cita Eric W. Davis, astrofisico che ha lavorato come consulente del Pentagono sugli UFO dal 2007.  Davis ha affermato che, in alcuni casi, le analisi non sono state in grado di determinare l’origine dei campioni e ciò lo ha portato a concludere che non sono stati prodotti da noi. 
Da chi, allora?

Ora l’astrofisico lavora per Aerospace Corporation, un’azienda appaltatrice del Dipartimento della Difesa. Afferma di aver tenuto, lo scorso marzo, un briefing riservato a un’ agenzia che fa parte del DoD riguardo “recuperi di veicoli di altri mondi non fabbricati su questa Terra”. 

Un argomento - continua Davis - sul quale ha messo al corrente anche i componenti della Commissione Forze Armate del Senato nell’ottobre 2019
Contattati dal New York Times, i membri della commissione non hanno voluto rilasciare commenti. Né conferme, né smentite. 

A parlare, è stato ancora Reid, che ha auspicato una maggior diffusione di informazioni per fare finalmente chiarezza: «È estremamente importante che vengano divulgate informazioni sulla scoperta di oggetti fisici o di mezzi recuperati».


Articoli precedenti correlati:
- U.F.O. Ex pilota della Marina: "qualcosa che non avevo mai visto in vita mia" - Siamo davvero a un punto di svolta?
(con i tre filmati ripresi dai piloti,
 diventati di pubblico dominio solo a partire dal 2017)

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