Scritto e illustrato da Luigi Serafini, pubblicato 35 anni fa, è diventato un oggetto di culto in tutto il mondo.
Il Codex Seraphinianus di Luigi Serafini è un libro illustrato pubblicato nel 1981 che negli anni è diventato famoso in tutto il mondo in una nicchia di appassionati (alcuni organizzano viaggi a Roma per vedere la casa dove fu scritto), affascinati sia dall’oggetto in sé sia dal mistero che circondava il suo autore prima che Rizzoli ripubblicasse il libro dieci anni fa.
Il Codex è l’enciclopedia di un mondo fantastico, scritto in una lingua inventata e senza significato, in un alfabeto indecifrabile.
Ci sono pesci che sono anche occhi o viceversa, e rinoceronti che contengono altri rinoceronti.
Fu pubblicato per la prima volta dall’editore di volumi artistici Franco Maria Ricci, che nel frattempo ha smesso di pubblicare libri ma ha costruito il più grande labirinto del mondo (il Labirinto della Masone che si trova a Fontanellato, in provincia di Parma).
Ci sono pesci che sono anche occhi o viceversa, e rinoceronti che contengono altri rinoceronti.
Fu pubblicato per la prima volta dall’editore di volumi artistici Franco Maria Ricci, che nel frattempo ha smesso di pubblicare libri ma ha costruito il più grande labirinto del mondo (il Labirinto della Masone che si trova a Fontanellato, in provincia di Parma).
Tra i suoi estimatori ci sono stati Roland Barthes – che lo lesse in anteprima, quando ancora non era stato pubblicato – e Italo Calvino.
Quando Rizzoli ha chiesto a Serafini di ripubblicarlo, girava in rete una versione del Codex digitalizzata in modo amatoriale: era un pdf ottenuto scannerizzando l’edizione americana del 1983, pubblicata dalla casa editrice Abbeville Press. Molte persone stampavano in bianco e nero il pdf e lo rilegavano, come fanno gli studenti con i libri universitari piratati, per poi scattare le foto delle loro copie fatte in casa.
Grazie a internet il Codex è stato conosciuto da moltissime persone in tutto il mondo, anche grazie al fatto che, essendo scritto in una lingua non decifrabile, può essere letto in tutte le lingue. Gli Stati Uniti per esempio sono uno dei paesi dove il Codex è più conosciuto.
A dicembre alcuni giornalisti di Great Big Story – un video network finanziato da CNN – hanno intervistato Luigi Serafini: il video dell’intervista ha più di 600mila visualizzazioni su YouTube, e molti dei 182 commenti sono in arabo.
Cos’è il Codex Seraphinianus
(una descrizione inevitabilmente incompleta)
Il Codex, che Serafini scrisse e disegnò in due anni e mezzo a partire dal 1976, è diviso in più parti che trattano diversi argomenti, come una normale enciclopedia: ci sono la botanica, la zoologia e la mineralogia, la moda, la gastronomia e la tecnologia. Del finale del Codex Seraphinianus Italo Calvino, nel 1982, scrisse:
«Alla fine (è l’ultima tavola del “Codex”) il destino d’ogni scrittura è di cadere in polvere, e pure della mano scrivente non resta che lo scheletro. Righe e parole si staccano dalla pagina, si sbriciolano, e dai mucchietti di polvere ecco che spuntano fuori gli esserini color arcobaleno e si mettono a saltare. Il principio vitale di tutte le metamorfosi e tutti gli alfabeti riprende il suo ciclo».
La storia del Codex
Luigi Serafini ha raccontato al Post che a un certo punto nel ’76 si mise a disegnare le illustrazioni del Codex senza sapere bene cosa stesse facendo. Aveva studiato architettura e si manteneva lavorando per vari studi di Roma, dove è nato nel 1949. Le creature del Codex si «muovevano sui fogli come se fossero tavole di un’enciclopedia» e così gli venne spontaneo «aggiungere una scrittura inventata» ai disegni, per spiegarli senza farlo davvero. Non sapeva però cosa fare con le tavole: se il Codex fosse nato oggi, ha detto al Post, sarebbe stato un blog.
Poi una sera un amico gli chiese di andare al cinema e senza pensarci Serafini gli rispose che non poteva perché era impegnato a “scrivere un’enciclopedia”: prima di questo momento non si era reso conto che stava di fatto lavorando a un libro. Decise allora che non avrebbe proposto il Codex a una galleria d’arte per una mostra, ma a una casa editrice.
Ebbe l’idea dopo aver visto nella vetrina di una libreria di Roma che oggi non esiste più un volume della collana I segni dell’uomo di Franco Maria Ricci Editore. Rendendosi conto che si trattava di una casa editrice particolare – pubblicava Jorge Luis Borges e molti altri autori sudamericani, ma anche nuove edizioni di testi antichi e poco conosciuti – Serafini pensò che fosse adatta al Codex; ritagliò da un giornale una fotografia di Franco Maria Ricci e andò a Milano per incontrarlo.
Non aveva un appuntamento e si mise ad aspettare fuori dal suo ufficio, all’epoca in via Santa Sofia, fino a quando non lo avesse visto comparire: aspettò per un pomeriggio senza risultati, ma il secondo giorno vide Ricci e lo seguì nel suo ufficio e gli mostrò alcune tavole del Codex. Ricci si convinse in fretta a pubblicare, in due volumi, il Codex Seraphinianus, che fu presentato nel novembre del 1981.
Non aveva un appuntamento e si mise ad aspettare fuori dal suo ufficio, all’epoca in via Santa Sofia, fino a quando non lo avesse visto comparire: aspettò per un pomeriggio senza risultati, ma il secondo giorno vide Ricci e lo seguì nel suo ufficio e gli mostrò alcune tavole del Codex. Ricci si convinse in fretta a pubblicare, in due volumi, il Codex Seraphinianus, che fu presentato nel novembre del 1981.
Per volere di Serafini, non c’era il nome dell’autore sulla copertina; solo leggendo il colophon si scopriva l’identità dell’illustratore, scritta in latino. Italo Calvino scrisse un saggio sul Codex sulla rivista della casa editrice, FMR; Vittorio Sgarbi collaborò alla mostra di presentazione realizzata a Palazzo Grassi a Venezia.
In Italia il Codex non aveva ricevuto molta attenzione dalla stampa, mentre l’articolo di Assceher ebbe grande risonanza nei Paesi Bassi: il giornalista ha poi raccontato a Serafini che molte persone lo contattarono per chiedergli dove trovare il libro.
Le prime edizioni internazionali furono quella americana (per Abbeville Press), quella tedesca (per Prestel Verlag) e quella olandese (per Meulenhoff/Landshoff), furono pubblicate nel 1983. Nel 1993 invece Franco Maria Ricci pubblicò una nuova edizione, questa volta con il saggio di Calvino come prefazione. Con la cessione della Franco Maria Ricci Editore (nell’84 Ricci portò FMR negli Stati Uniti investendo 5 miliardi di lire, ma così perse molti soldi), Serafini pensò che la storia del Codex fosse finita.
Non è stato così e le due edizioni Rizzoli hanno venduto 12mila copie, che non sono poche considerando il prezzo del libro. La copertina delle nuove edizioni è avorio e oro, come richiesto da Serafini; quella del 2013 si distingue da quella del 2006 perché le coccinelle che ci sono raffigurate arrivano molto più lontano sulla pagina. Esistono anche nuove edizioni internazionali: una americana, pubblicata da Rizzoli, una ucraina e una cinese.
Le prime edizioni internazionali furono quella americana (per Abbeville Press), quella tedesca (per Prestel Verlag) e quella olandese (per Meulenhoff/Landshoff), furono pubblicate nel 1983. Nel 1993 invece Franco Maria Ricci pubblicò una nuova edizione, questa volta con il saggio di Calvino come prefazione. Con la cessione della Franco Maria Ricci Editore (nell’84 Ricci portò FMR negli Stati Uniti investendo 5 miliardi di lire, ma così perse molti soldi), Serafini pensò che la storia del Codex fosse finita.
Non è stato così e le due edizioni Rizzoli hanno venduto 12mila copie, che non sono poche considerando il prezzo del libro. La copertina delle nuove edizioni è avorio e oro, come richiesto da Serafini; quella del 2013 si distingue da quella del 2006 perché le coccinelle che ci sono raffigurate arrivano molto più lontano sulla pagina. Esistono anche nuove edizioni internazionali: una americana, pubblicata da Rizzoli, una ucraina e una cinese.
In Cina c’è stata anche un’edizione pirata: Serafini ha raccontato al Post che quando è andato a Pechino a presentare il libro (ricevendo un’accoglienza «da rock star») un funzionario governativo presente nel pubblico è intervenuto per dire che il suo ufficio si stava impegnando molto per bloccare le copie pirata, in vendita a 20 euro invece che a 100.
Il Codex ha una certa popolarità anche sui social network.
Su Instagram ci sono quasi duemila post taggati con “#codexseraphinianus”, e molti sono immagini di tatuaggi ispirati ai suoi disegni.
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