mercoledì 21 febbraio 2018

Codex Seraphinianus - La storia di un libro leggendario in una lingua illeggibile


Scritto e illustrato da Luigi Serafini, pubblicato 35 anni fa, è diventato un oggetto di culto in tutto il mondo.

Il Codex Seraphinianus di Luigi Serafini è un libro illustrato pubblicato nel 1981 che negli anni è diventato famoso in tutto il mondo in una nicchia di appassionati (alcuni organizzano viaggi a Roma per vedere la casa dove fu scritto), affascinati sia dall’oggetto in sé sia dal mistero che circondava il suo autore prima che Rizzoli ripubblicasse il libro dieci anni fa. 

Il Codex è l’enciclopedia di un mondo fantastico, scritto in una lingua inventata e senza significato, in un alfabeto indecifrabile.

Ci sono pesci che sono anche occhi o viceversa, e rinoceronti che contengono altri rinoceronti.

Fu pubblicato per la prima volta dall’editore di volumi artistici Franco Maria Ricci, che nel frattempo ha smesso di pubblicare libri ma ha costruito il più grande labirinto del mondo (il Labirinto della Masone che si trova a Fontanellato, in provincia di Parma). 

Tra i suoi estimatori ci sono stati Roland Barthes – che lo lesse in anteprima, quando ancora non era stato pubblicato – e Italo Calvino

Dal 1981 il Codex ha venduto circa 70mila copie in tutto il mondo...


Il Codex è stato ripubblicato da Rizzoli nel 2006 e nel 2013, costa 100 euro nella versione economica, 300 in quella deluxe. Tra il 2006 e l’ultima edizione di Franco Maria Ricci nel 1993, la fama del Codex si è in qualche modo diffusa attraverso Internet.

Quando Rizzoli ha chiesto a Serafini di ripubblicarlo, girava in rete una versione del Codex digitalizzata in modo amatoriale: era un pdf ottenuto scannerizzando l’edizione americana del 1983, pubblicata dalla casa editrice Abbeville Press. Molte persone stampavano in bianco e nero il pdf e lo rilegavano, come fanno gli studenti con i libri universitari piratati, per poi scattare le foto delle loro copie fatte in casa.

Grazie a internet il Codex è stato conosciuto da moltissime persone in tutto il mondo, anche grazie al fatto che, essendo scritto in una lingua non decifrabile, può essere letto in tutte le lingue. Gli Stati Uniti per esempio sono uno dei paesi dove il Codex è più conosciuto.
A dicembre alcuni giornalisti di Great Big Story – un video network finanziato da CNN – hanno intervistato Luigi Serafini: il video dell’intervista ha più di 600mila visualizzazioni su YouTube, e molti dei 182 commenti sono in arabo.



Cos’è il Codex Seraphinianus 

(una descrizione inevitabilmente incompleta)

Il Codex, che Serafini scrisse e disegnò in due anni e mezzo a partire dal 1976, è diviso in più parti che trattano diversi argomenti, come una normale enciclopedia: ci sono la botanica, la zoologia e la mineralogia, la moda, la gastronomia e la tecnologia. Del finale del Codex Seraphinianus Italo Calvino, nel 1982, scrisse:

«Alla fine (è l’ultima tavola del “Codex”) il destino d’ogni scrittura è di cadere in polvere, e pure della mano scrivente non resta che lo scheletro. Righe e parole si staccano dalla pagina, si sbriciolano, e dai mucchietti di polvere ecco che spuntano fuori gli esserini color arcobaleno e si mettono a saltare. Il principio vitale di tutte le metamorfosi e tutti gli alfabeti riprende il suo ciclo».

Nell’ultima edizione del Codex è presente una prefazione di Serafini con nuove illustrazioni e un racconto sulla nascita dell’opera in un fascicolo a parte, il Decodex. Spiega per esempio di aver avuto l’idea di accostare alle immagini fantastiche una lingua fantastica pensando a cosa si prova da bambini guardando le illustrazioni di un libro senza poterlo leggere.


Forse l’immagine più famosa di tutto il Codex è quella dei due amanti che accoppiandosi si trasformano in un coccodrillo.



La storia del Codex 

Luigi Serafini ha raccontato al Post che a un certo punto nel ’76 si mise a disegnare le illustrazioni del Codex senza sapere bene cosa stesse facendo. Aveva studiato architettura e si manteneva lavorando per vari studi di Roma, dove è nato nel 1949. Le creature del Codex si «muovevano sui fogli come se fossero tavole di un’enciclopedia» e così gli venne spontaneo «aggiungere una scrittura inventata» ai disegni, per spiegarli senza farlo davvero. Non sapeva però cosa fare con le tavole: se il Codex fosse nato oggi, ha detto al Post, sarebbe stato un blog.
Poi una sera un amico gli chiese di andare al cinema e senza pensarci Serafini gli rispose che non poteva perché era impegnato a “scrivere un’enciclopedia”: prima di questo momento non si era reso conto che stava di fatto lavorando a un libro. Decise allora che non avrebbe proposto il Codex a una galleria d’arte per una mostra, ma a una casa editrice.


Dopo qualche tentativo fallito – gli editori pensavano non fosse facile vendere un libro molto lungo e illeggibile – Serafini decise di proporre il Codex a Franco Maria Ricci.

Ebbe l’idea dopo aver visto nella vetrina di una libreria di Roma che oggi non esiste più un volume della collana I segni dell’uomo di Franco Maria Ricci Editore. Rendendosi conto che si trattava di una casa editrice particolare – pubblicava Jorge Luis Borges e molti altri autori sudamericani, ma anche nuove edizioni di testi antichi e poco conosciuti – Serafini pensò che fosse adatta al Codex; ritagliò da un giornale una fotografia di Franco Maria Ricci e andò a Milano per incontrarlo.

Non aveva un appuntamento e si mise ad aspettare fuori dal suo ufficio, all’epoca in via Santa Sofia, fino a quando non lo avesse visto comparire: aspettò per un pomeriggio senza risultati, ma il secondo giorno vide Ricci e lo seguì nel suo ufficio e gli mostrò alcune tavole del Codex. Ricci si convinse in fretta a pubblicare, in due volumi, il Codex Seraphinianus, che fu presentato nel novembre del 1981. 

Per volere di Serafini, non c’era il nome dell’autore sulla copertina; solo leggendo il colophon si scopriva l’identità dell’illustratore, scritta in latino. Italo Calvino scrisse un saggio sul Codex sulla rivista della casa editrice, FMR; Vittorio Sgarbi collaborò alla mostra di presentazione realizzata a Palazzo Grassi a Venezia.

Foto: Il Codex Seraphinianus in mostra al Labirinto della Masone.

La prima libreria in cui si poté comprare il Codex era a Parigi: lì il libro fu acquistato da un giornalista olandese, Maarten Assceher, che ne scrisse su un quotidiano olandese.

In Italia il Codex non aveva ricevuto molta attenzione dalla stampa, mentre l’articolo di Assceher ebbe grande risonanza nei Paesi Bassi: il giornalista ha poi raccontato a Serafini che molte persone lo contattarono per chiedergli dove trovare il libro.

Le prime edizioni internazionali furono quella americana (per Abbeville Press), quella tedesca (per Prestel Verlag) e quella olandese (per Meulenhoff/Landshoff), furono pubblicate nel 1983. Nel 1993 invece Franco Maria Ricci pubblicò una nuova edizione, questa volta con il saggio di Calvino come prefazione. Con la cessione della Franco Maria Ricci Editore (nell’84 Ricci portò FMR negli Stati Uniti investendo 5 miliardi di lire, ma così perse molti soldi), Serafini pensò che la storia del Codex fosse finita.

Non è stato così e le due edizioni Rizzoli hanno venduto 12mila copie, che non sono poche considerando il prezzo del libro. La copertina delle nuove edizioni è avorio e oro, come richiesto da Serafini; quella del 2013 si distingue da quella del 2006 perché le coccinelle che ci sono raffigurate arrivano molto più lontano sulla pagina. Esistono anche nuove edizioni internazionali: una americana, pubblicata da Rizzoli, una ucraina e una cinese.


Sul sito di e-commerce di libri usati e antichi Abebooks si possono trovare vecchie edizioni del Codex: quella americana dell’83 costa circa 450 dollari (400 euro), quella di Franco Maria Ricci Editore arriva fino a 700 dollari (circa 620 euro), mentre l’edizione deluxe di Rizzoli del 2013 è in vendita a 750 dollari (circa 670 euro).
In Cina c’è stata anche un’edizione pirata: Serafini ha raccontato al Post che quando è andato a Pechino a presentare il libro (ricevendo un’accoglienza «da rock star») un funzionario governativo presente nel pubblico è intervenuto per dire che il suo ufficio si stava impegnando molto per bloccare le copie pirata, in vendita a 20 euro invece che a 100. 

Il Codex ha una certa popolarità anche sui social network.
 

Su Instagram ci sono quasi duemila post taggati con “#codexseraphinianus”, e molti sono immagini di tatuaggi ispirati ai suoi disegni.


Rizzoli ha pubblicato altri due libri illustrati da Serafini: il manuale di botanica umoristico Storie naturali di Jules Renard e Il coniglio d’oro, un libro enciclopedico sui conigli scritto da Daniela Trasatti.

Il codice Voynich è scritto in ebraico?

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