Di queste minacce, e di come porvi rimedio, si discute con passione da anni in vari ambiti.
840 milioni di esseri umani, soprattutto bambini (e quasi tutti nel Sud del mondo), soffrono di denutrizione cronica (dati FAO 2004).
L’Etiopia, anche durante la sua peggiore carestia, produceva semi oleosi che esportava per il consumo animale.
FABBRICHE DI PROTEINE ALLA ROVESCIA
Abbiamo visto che nel mondo una gran parte dei vegetali prodotti non va a nutrire gli umani, ma gli animali, anche in quei paesi in cui la morte per fame è all’ordine del giorno. Si potrebbe pensare “D’accordo, produciamo mangimi anziché vegetali per noi, però poi l’animale produce carne, latte, uova, quindi quello che ha mangiato ce lo restituisce. Giusto?”
SPRECO DI ENERGIA
Anche l’energia fossile necessaria per la produzione di cibi animali è di gran lunga maggiore di quella necessaria per la produzione degli stessi nutrienti da fonti vegetali. Le calorie di combustibile fossile spese per produrre una caloria di proteine dal grano, sono pari a 2,2.
L’ITTICOLTURA
Ma troppo spesso viene trascurato un fattore fondamentale: l’allevamento di bovini e di altri animali per l’alimentazione umana.
Per consumo di risorse… carne, latte e uova sono indiscutibilmente i cibi più dispendiosi, inefficienti e inquinanti che si possano concepire: questo ha una ripercussione diretta, immediata e irrimediabilmente negativa sia sui paesi più poveri, sia sull’ambiente. ( ... )
840 milioni di esseri umani, soprattutto bambini (e quasi tutti nel Sud del mondo), soffrono di denutrizione cronica (dati FAO 2004).
Ma, com’è noto, la fame nel mondo non è un problema causato dalla mancanza di cibo prodotto, ma da una sua distribuzione non omogenea e soprattutto dagli sprechi enormi: 36 dei 40 paesi più poveri del mondo esportano cibo verso gli USA e l’Europa ...
Il Brasile conta 16milioni di persone malnutrite ed esporta 16 milioni di tonnellate di soia per mangimi animali - 1000 kg di soia l’anno per ogni individuo malnutrito! (Fonte: Database FAO 2001)
La Colombia dispone di 45 milioni di ettari coltivabili: solo 5 milioni sono coltivati per produrre cibo per la popolazione, 40 milioni sono latifondi lasciati a pascolo per la produzione di carne.
In Messico, milioni di persone soffrono di denutrizione cronica. Nel 1960, il bestiame consumava il 5% dei cereali prodotti.Nel 2003, il 45%.
Allo stesso modo, per l’Egitto si è passati dal 3% a 31%, per la Cina dall’8% al 28%. (Fonte: Unimondo)
Abbiamo visto che nel mondo una gran parte dei vegetali prodotti non va a nutrire gli umani, ma gli animali, anche in quei paesi in cui la morte per fame è all’ordine del giorno. Si potrebbe pensare “D’accordo, produciamo mangimi anziché vegetali per noi, però poi l’animale produce carne, latte, uova, quindi quello che ha mangiato ce lo restituisce. Giusto?”
No! Sbagliato! Perché l’animale, considerato come macchina che trasforma risorse vegetali in animali, è completamente inefficiente.
È definito indice di conversione la quantità di kg di vegetali necessari a far aumentare il peso dell’animale di un kg:
Perché?
È definito indice di conversione la quantità di kg di vegetali necessari a far aumentare il peso dell’animale di un kg:
Perché la maggior parte del cibo ingerito viene speso in forma di energia, per far vivere l’animale, non va a formare i suoi tessuti.
Se facciamo un confronto con le proteine, anziché con il peso dei vegetali, i risultati sono simili:
Per produrre un chilo di proteine animali servono 15 chili di proteine vegetali! Una vera fabbrica di proteine alla rovescia..
Qual è l’impatto sociale di questo spreco, la sua ripercussione sui popoli dei paesi più poveri?
Se consideriamo le proteine anziché le calorie: un ettaro di terra destinata ad allevamento bovino, produce in un anno 66 Kg di proteine.
Destinando lo stesso terreno alla coltivazione della soia, otterremmo nello stesso tempo 1848 Kg di proteine, cioè 28 volte di più. (Fonte: J. André, Sette miliardi di vegetariani, Giannone Ed.)
SPRECO DI ACQUA
Qual è l’impatto sociale di questo spreco, la sua ripercussione sui popoli dei paesi più poveri?
L’economista Frances Moore Lappé, ha calcolato che in un anno, nei soli Stati Uniti, sono state prodotte 145 milioni di tonnellate di cereali e soia. Per conto, sono stati ricavati 21 milioni di tonnellate di carne, latte, uova.
Facendo la differenza, si ottengono 124 milioni di tonnellate di cibo sprecato: questo cibo, avrebbe assicurato un pasto completo al giorno a tutti gli abitanti della Terra! Con il solo spreco degli USA. (Fonte: Frances Moore Lappé, “Diet for a small planet”, New York, Ballantine Books, 1982, pp.69-71)
Se consideriamo le proteine anziché le calorie: un ettaro di terra destinata ad allevamento bovino, produce in un anno 66 Kg di proteine.
Destinando lo stesso terreno alla coltivazione della soia, otterremmo nello stesso tempo 1848 Kg di proteine, cioè 28 volte di più. (Fonte: J. André, Sette miliardi di vegetariani, Giannone Ed.)
Il 70% dell’acqua utilizzata sul pianeta è consumato dalla zootecnia e dall’agricoltura.
Dobbiamo sommare, infatti, l’acqua impiegata nelle coltivazioni, che avvengono in gran parte su terre irrigate, l’acqua necessaria ad abbeverare gli animali e l’acqua per pulire le stalle. Una vacca da latte beve 200 litri di acqua al giorno, 50 litri un bovino o un cavallo, 20 litri un maiale e circa 10 una pecora. (Fonte: “Le fabbriche degli animali”, E. Moriconi, Ed. Cosmopolis, 2001)
Anche l’energia fossile necessaria per la produzione di cibi animali è di gran lunga maggiore di quella necessaria per la produzione degli stessi nutrienti da fonti vegetali. Le calorie di combustibile fossile spese per produrre una caloria di proteine dal grano, sono pari a 2,2.
Per i cibi animali ne servono molte di più, in media 25, ma in particolare 40 per la carne bovina, 39 per le uova, 14 per il latte, 14 per la carne di maiale (Fonte: Sustainabilityof meat-based and plant-based diets and the environment di David e Marcia Pimentel, Am J Clin Nutr 2003;78(suppl);660S-3S
John R. Louma afferma che per ogni caloria ingerita dall’americano medio, servono 9,8 calorie di carburante fossile, quindi in un anno un americano “mangia” 13 barili di petrolio.
INQUINAMENTO CHIMICO
Se anziché alla monocultura i suoli fossero destinati a coltivazioni a rotazione per uso diretto umano, non sarebbero necessari prodotti chimici, perché il suolo rimarrebbe fertile ..
INQUINAMENTO DA DEIEZIONI
John R. Louma afferma che per ogni caloria ingerita dall’americano medio, servono 9,8 calorie di carburante fossile, quindi in un anno un americano “mangia” 13 barili di petrolio.
INQUINAMENTO CHIMICO
I Prodotti chimici comprendono fertilizzanti, pesticidi (che uccidono gli insetti nocivi per le colture) ed erbicidi (che uccidono le piante nocive): tutti inquinano il suolo, l’acqua e il cibo stesso. Non si tratta di un problema però legato all’agricoltura in sé e per sé, ma all’agricoltura finalizzata all’allevamento di animali.
Per quanto riguarda gli erbicidi, ad esempio, è indicativo il fatto che l’80% di quelli usati negli USA viene utilizzato nei campi di mais e di soia destinati all’alimentazione degli animali. Il massiccio uso di fertilizzanti è dovuto soprattutto alla pratica della monocoltura, che risulta conveniente in quanto consente una industrializzazione spinta: vengono standardizzate le tipologie d’intervento, i macchinari agricoli, le competenze e i tempi di lavoro.
Se anziché alla monocultura i suoli fossero destinati a coltivazioni a rotazione per uso diretto umano, non sarebbero necessari prodotti chimici, perché il suolo rimarrebbe fertile ..
INQUINAMENTO DA DEIEZIONI
In Italia gli animali d’allevamento producono annualmente circa 19.000.000 di tonnellate di deiezioni a scarso contenuto organico, che non possono essere usate come fertilizzante. Contengono prodotti chimici (farmaci, fertilizzanti) di cui gli animali sono imbottiti.
Calcolando il carico equivalente, ovvero trasformando il numero di animali in quello equivalente di popolazione umana che produrrebbe lo stesso livello di inquinamento da deiezioni, in totale, in Italia, gli animali equivalgono ad una popolazione aggiuntiva di 137.000.000 di cittadini, cioè più del doppio del totale della popolazione. (Fonte: “ le fabbriche degli animali”, E. Morioni, Ed. Cosmopolis, 2001). Le deiezioni provenienti dagli allevamenti intensivi USA inquinano l’acqua più di tutte le altre fonti industriali raggruppate. ( Fonte: Environmental Protection Agency 1996 ).
Lo spandimento delle deiezioni animali è strettamente collegato alla “zona morta” di 7.000 miglia quadrate nel Golfo del Messico, che non contiene più vita acquatica (Fonte Howlett, Debbie “ Lakes of Animal Waste Pose Environmental Risk”, USA Today 30 Dec 1977, p.A7.). Il 16% del metano immesso nell’atmosfera, una delle cause dell’effetto serra, viene emesso dagli animali d’allevamento. (Fonte: World Watch Institute, “State of the World 2004”, p. 74).
LA DEFORESTAZIONE
Secondo i dati del CIFOR ( centro per la Ricerca Forestale Internazionale ) e dell’INPE ( l’Istituto di Ricerca Spaziale del Governo Brasiliano ): Tra il 1977 e il 2003 (6 anni) c’è stato un incremento del 600% di carne bovina esportata (soprattutto in Europa). L’incremento di popolazione bovina si è avuto per l’80% nella foresta amazzonica.
Nel 2003 c’è stata una crescita del 40% della deforestazione rispetto all’anno precedente. In soli 10 anni, la regione ha perso un’area pari a due volte il Portogallo. Gran parte di essa è diventata terra da pascolo. Le operazioni di taglio per il mercato del legno sono molto meno influenti sulla deforestazione, rispetto alla produzione di carne.
Se gli allevamenti intensivi ed estensivi di mammiferi e volatili causano cosi tanti danni, la pesca e l’allevamento dei pesci non è certo da meno.
ALLEVAMENTO INTENSIVO SIGNIFICA:
- Animali in numero altissimo in piccolo spazi, e conseguentemente, come per gli allevamenti di animali terrestri, largo uso di antibiotici e altri farmaci, atti a prevenire malattie di vario tipo (cui gli animali vanno più soggetti per la vita del tutto innaturale cui sono costretti) per evitare epidemie devastanti;
CONCLUSIONI
Il problema dell’overfishing – la pesca intensiva nei mari di tutto il mondo – è all’ordine del giorno presso tutte le istituzioni nazionali ed internazionali (ONU, Comunità Europea, ecc.): la quantità di pesci ancora presente nelle acque è sempre più esigua. L’allevamento dei pesci - o itticoltura – è quindi in rapida crescita (38% del pesce venduto in Italia, nel 2003), ma crea più problemi di quanti ne risolva. Solo il 12,4% degli allevamenti è “estensivo” (i pesci sono liberi in stagni o lagune costiere), il restante è intensivo (vasche di cemento o gabbie in mare) (Fonte: Ismea 2003, Ministero delle Politiche Agricole e Forestali 2003 )
- Animali in numero altissimo in piccolo spazi, e conseguentemente, come per gli allevamenti di animali terrestri, largo uso di antibiotici e altri farmaci, atti a prevenire malattie di vario tipo (cui gli animali vanno più soggetti per la vita del tutto innaturale cui sono costretti) per evitare epidemie devastanti;
- Uso di erbicidi per controllare la crescita della vegetazione acquatica;
- Uso di disinfettanti;
- Produzione di grandi quantità di deiezioni;
(tutte queste sostanze vengono scaricate nelle acque costiere, insieme agli scarti dei mangimi, inquinando irrimediabilmente le acque)
- Saccheggio delle già scarse risorse ittiche naturali per fornire cibo ai pesci carnivori allevati: per 10 Kg di spigole d’allevamento, serve un quintale di sardine catturate in mare!
CONCLUSIONI
Abbiamo il potere di cambiare! Qual è la soluzione per questo sfacelo?
Una sola: cambiare le nostre scelte alimentari diminuendo il consumo di cibi di origine animale. Non vi è un altro modo, perché lo spreco e il conseguente impatto ambientale e sociale, è insito nella trasformazione vegetale-animale.
Non si tratta di cambiare i metodi di coltivazione o allevamento: fintanto che il consumo di alimenti animali continuerà ad essere così elevato (e nel mondo sta aumentando perché i paesi in via di sviluppo stanno aumentando la loro richiesta di carne) non vi è possibilità di uscita.
Diminuire quanto? Più che potete.
Poco è meglio di nulla, ma più alta sarà la diminuzione del consumo di carne, latte e uova, maggiori saranno i benefici: per il pianeta, per i popoli affamati, ma anche, egoisticamente, per la vostra salute.
Abbiamo un potere immenso nelle nostre mani: non servono leggi, non servono le decisioni dei potenti, la decisione sull’alimentazione da seguire spetta solo a noi.
E’ un grande potere, e quindi anche una grande responsabilità.
Abbiamo un potere immenso nelle nostre mani: non servono leggi, non servono le decisioni dei potenti, la decisione sull’alimentazione da seguire spetta solo a noi.
E’ un grande potere, e quindi anche una grande responsabilità.
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