Gli acquedotti romani sono famosi per la loro ingegneria avanzata e la loro capacità di rifornire di acqua città, terme, giardini, e altro.
E' noto che gli antichi Romani ereditarono dal mondo ellenistico le capacità tecniche per dominare l'acqua. La capacità speculativa greca, arricchita dalla millenaria capacità tecnica dell'Egitto e del Vicino Oriente, produce, per l'antichità, un irripetibile sviluppo delle scienze, in particolare di quella idraulica.
Quasi duemila anni fa, decisero di tentare l’impossibile: portare l’acqua in una delle città più potenti del Nord Africa da una sorgente distante oltre 60 chilometri...
Forti della esperienza di altri popoli raggiunsero nel settore idraulico un tale livello tecnico che verrà superato solo nel 1800, con l'invenzione e la diffusione dei motori a vapore e delle tubazioni estruse in ferro.
Quasi duemila anni fa, decisero di tentare l’impossibile: portare l’acqua in una delle città più potenti del Nord Africa da una sorgente distante oltre 60 chilometri...
Così nacque l’Acquedotto di Cartagine, un capolavoro monumentale dell’ingegneria romana.
Collegava la sorgente di Zaghouan alla città di Cartagine, attraversando colline, valli e pianure sotto il sole cocente dell’Africa.
Collegava la sorgente di Zaghouan alla città di Cartagine, attraversando colline, valli e pianure sotto il sole cocente dell’Africa.
Ma l’acqua non scorreva semplicemente. Si muoveva con una silenziosa eleganza tra maestosi archi, tunnel nascosti e canali quasi invisibili sfidando il vento del deserto.
Con oltre 130 chilometri di lunghezza, era uno degli acquedotti più lunghi di tutto l’Impero Romano.
Con oltre 130 chilometri di lunghezza, era uno degli acquedotti più lunghi di tutto l’Impero Romano.
Riforniva non solo l’intera città, ma anche le gigantesche Terme di Antonino, simbolo di lusso, igiene e vita pubblica.
L’acqua scorreva con una pendenza quasi perfetta, goccia dopo goccia senza alcuna pompa, solo grazie all’ingegno dei suoi costruttori.
Camere di sanificazione (o vasche di sedimentazione/bacini) erano disseminate lungo il percorso. L'acqua vi era trattenuta per un certo periodo in modo che i detriti si depositassero sul fondo, permettendo all'acqua pulita di andare avanti.
Ce n'era spesso una anche in città, alla fine del percorso dell'acquedotto.
Non è sanificazione come la intendiamo oggi, ma considerando che ci sono acquedotti romani ancora funzionanti in molte parti d'Europa, diciamo che era piuttosto efficace.
Guerre e terremoti hanno danneggiato la struttura nei secoli.
Eppure, parti dell’acquedotto sono ancora in piedi oggi.
E ci ricordano che
la vera grandezza di un impero non si misura solo nelle sue battaglie ma in ciò che costruisce per migliorare la vita.
Come costruivano gli acquedotti i romani?
E come funzionavano?
Non posso non citare un capolavoro romano costruito nel mio paese e che conosco bene: il Pont du Gard, patrimonio mondiale dell'umanità dall'UNESCO nel 1985:
Il ponte-acquedotto più alto del mondo fu proprio costruito lì, a Vers-Pont-du-Gard, vicino Remoulins, nel dipartimento del Gard.
Sviluppato su tre livelli raggiunge un'altezza di quasi 50 metri per una lunghezza di circa 275 metri.
E' la parte più imponente di un acquedotto che portava l'acqua da Uzès a Nîmes (antica colonia romana Nemausus) per una distanza di 50 km.
Fu costruito da Agrippa sotto l'imperatore Augusto, la portata dell'acquedotto raggiungeva i 20.000 metri cubi d'acqua al giorno. Si dice che sia stato funzionante per 500 anni.
La struttura, ben tenuta, è a tutt'oggi intatta.
La struttura, ben tenuta, è a tutt'oggi intatta.









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