- Premessa -
Questo articolo è dedicato ai ricercatori che hanno già incontrato e compreso gli insegnamenti contenuti negli scritti di Carlos Castaneda, David Bohm, Vadim Zeland e A.R. Bordon, senza scomodare la descrizione yogica della realtà secondo Patañjali, altrettanto pertinente per quanto riguarda alcune ipotesi sull’origine del mondo percepito.Nessuno è per questo escluso dalla lettura del presente, ma molti concetti sono dati per acquisiti sulla base di quanto sopra stabilito, pertanto la lettura potrebbe divenire incomprensibile per il neofita.
Il Mondo percepito conformato alla percezione dell’osservatore
In primis, cosa hanno in comune questi autori?
Una descrizione del mondo percepito della quotidianità (non ho scritto realtà) non solida e monolitica, ma assolutamente dipendente e conformata alla percezione “dell’osservatore” ...
Bohm e Bordon ipotizzano una quotidianità di natura olonomica, ovvero inclusiva di tutti i 5 sensi, in analogia alla proiezione olografica per quanto riguarda la vista la vista.
Come funziona un proiettore olografico? Brevemente: dalla collimazione a un dato angolo di 3 fasci di luce s.l. (laser) nello spazio tridimensionale si origina un oggetto virtuale tridimensionale. Altrettanto è fatto con la musica polifonica negli impianti del tipo “Dolby surround” nella tecnologia corrente.
Come funziona un proiettore olografico? Brevemente: dalla collimazione a un dato angolo di 3 fasci di luce s.l. (laser) nello spazio tridimensionale si origina un oggetto virtuale tridimensionale. Altrettanto è fatto con la musica polifonica negli impianti del tipo “Dolby surround” nella tecnologia corrente.
Proiezione olonomica del Corpo
Ora Bohm e Bordon si spingono oltre dicendo in sostanza che la mente dell’uomo fa la medesima cosa con il mondo della quotidianità. Dunque, la mente crea la proiezione olonomica di un corpo, cervello incluso e dei suoi 5 sensi.
Castaneda e Zeland avanzano ulteriormente individuando, il primo, un punto dove la forma dell’uomo e la sua percezione del sè si consolidano, il famoso Punto di Unione. Il secondo, più pragmaticamente (forse), un luogo, la “treccina”, verosimilmente molto affine al precedente, dal quale l’uomo può intentare la sua realtà desiderata
Il Punto di Unione del Mondo Percepito
Di fatto il punto di unione o di assemblaggio e/o la “treccina” potrebbero essere il punto esatto di collimazione dei 3 fasci di: luce, suono, onda pensiero, in cui la percezione-proiezione olonomica si forma e con essa il nostro presunto e percepito corpo, una porzione specifica all’interno della proiezione stessa.
Castaneda parla di infinite linee di luce auto consapevoli che si incontrano nel punto di unione per dare luogo alla consapevolezza dell’uomo come di qualunque altra specie. Certamente parlare di un punto è riduttivo e inesatto ma opportuno per rendere l’idea.
Zeland si focalizza sulla opportunità di usare la treccina come un selettore e proiettore della realtà atto a sintonizzare diverse linee di spazio tempo. Tuttavia, entrambi convengono sul fatto che esso si trovi, secondo la percezione ordinaria, fuori dal corpo, alle spalle del medesimo a una certa distanza.
Ora Bohm e Bordon si spingono oltre dicendo in sostanza che la mente dell’uomo fa la medesima cosa con il mondo della quotidianità. Dunque, la mente crea la proiezione olonomica di un corpo, cervello incluso e dei suoi 5 sensi.
Castaneda e Zeland avanzano ulteriormente individuando, il primo, un punto dove la forma dell’uomo e la sua percezione del sè si consolidano, il famoso Punto di Unione. Il secondo, più pragmaticamente (forse), un luogo, la “treccina”, verosimilmente molto affine al precedente, dal quale l’uomo può intentare la sua realtà desiderata
Il Punto di Unione del Mondo Percepito
Di fatto il punto di unione o di assemblaggio e/o la “treccina” potrebbero essere il punto esatto di collimazione dei 3 fasci di: luce, suono, onda pensiero, in cui la percezione-proiezione olonomica si forma e con essa il nostro presunto e percepito corpo, una porzione specifica all’interno della proiezione stessa.
Castaneda parla di infinite linee di luce auto consapevoli che si incontrano nel punto di unione per dare luogo alla consapevolezza dell’uomo come di qualunque altra specie. Certamente parlare di un punto è riduttivo e inesatto ma opportuno per rendere l’idea.
Zeland si focalizza sulla opportunità di usare la treccina come un selettore e proiettore della realtà atto a sintonizzare diverse linee di spazio tempo. Tuttavia, entrambi convengono sul fatto che esso si trovi, secondo la percezione ordinaria, fuori dal corpo, alle spalle del medesimo a una certa distanza.
A monte del proiettore del Mondo percepito
La disidentificazione dal corpo, in questa ottica, risulta essere più una avveduta correzione percettiva da parte dell’uomo che non una tecnica “spirituale”. Questo almeno per l’uomo che cerca l’origine del Sè. Infatti, una identità, se davvero è individuabile, non va cercata nella immagine riflessa o proiettata ma a monte del proiettore stesso.
Tuttavia poiché i 5 sensi potrebbero a buona ragione essere già essi stessi parte della medesima proiezione olonomica, che senso ha conferire a essa una qualsivoglia sostanzialità? Resta solo un flusso ideativo, o di pensiero o meglio di coscienza.
Che sia l’intersezione di flussi di pensiero ed energia a creare l’uomo e ogni altra specie?
Allora perché focalizzarci su un punto spaziale che può trovare un collocazione solo in relazione a un altro punto e/o corpo? E perché no, per contro, avendo la necessità di individuare almeno una coordinata che sia un punto di partenza?
Su una linea o meglio su un fascio di linee infinitamente estese in ogni direzione, è un punto preferibile a un altro?
Allora perché focalizzarci su un punto spaziale che può trovare un collocazione solo in relazione a un altro punto e/o corpo? E perché no, per contro, avendo la necessità di individuare almeno una coordinata che sia un punto di partenza?
Su una linea o meglio su un fascio di linee infinitamente estese in ogni direzione, è un punto preferibile a un altro?
Non già l’origine, ma la ricerca dell’origine del mondo percepito
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