di Adnan Al-Abbar
«La fiducia nel potere illimitato della scienza si basa troppo spesso sulla falsa convinzione che il metodo scientifico consista in una tecnica già pronta, o nell'imitare la forma piuttosto che la sostanza della procedura scientifica, come se fosse necessario solo seguire alcune ricette di cucina per risolvere tutti i problemi sociali.»
— Hayek, F. A., “The Pretense of Knowledge”, Conferenza alla memoria di Alfred Nobel, 11 dicembre 1974.
È una pratica comune tra gli scienziati che ottengono il premio Nobel per un determinato merito intellettuale tenere un discorso su un altro risultato intellettuale che ha più bisogno di attenzioni.
«La fiducia nel potere illimitato della scienza si basa troppo spesso sulla falsa convinzione che il metodo scientifico consista in una tecnica già pronta, o nell'imitare la forma piuttosto che la sostanza della procedura scientifica, come se fosse necessario solo seguire alcune ricette di cucina per risolvere tutti i problemi sociali.»
— Hayek, F. A., “The Pretense of Knowledge”, Conferenza alla memoria di Alfred Nobel, 11 dicembre 1974.
È una pratica comune tra gli scienziati che ottengono il premio Nobel per un determinato merito intellettuale tenere un discorso su un altro risultato intellettuale che ha più bisogno di attenzioni.
Tale è stato il caso di Albert Einstein, il quale ottenne il premio Nobel per la fisica nel 1921 “per i suoi servizi alla fisica teorica e in particolare per la sua scoperta della legge dell'effetto fotoelettrico”, ma che tenne un discorso sulla teoria della relatività ristretta, un'idea controversa per molti scienziati dell'epoca.
Allo stesso modo, Friedrich August von Hayek ottenne il premio “per il [suo] lavoro pionieristico nella teoria della moneta e delle fluttuazioni economiche e per la [sua] penetrante analisi dell'interdipendenza dei fenomeni economici, sociali e istituzionali”, e tenne il suo discorso sull'abuso della ragione nelle scienze sociali ...
Hayek è una di quelle grandi figure poliedriche del secolo scorso, con importanti contributi all'economia, alla filosofia politica, all'etica, alla giurisprudenza e all'epistemologia.
La sua eredità intellettuale sopravvive nella Scuola Austriaca di economia ed è viva e vegeta anche grazie a riviste e scuole che producono ricerche attuali e formano giovani ricercatori in economia e scienze sociali.
Il suo lavoro sulla macroeconomia e la teoria monetaria, insieme a Ludwig von Mises nell'Austrian Institute of Economic Research (1927), ci ha consegnato Monetary Theory and the Trade Cycle (1929) e Prices and Production (1931).
Questi due volumi, insieme alla Theory of Money and Credit di Mises (1912), costituiscono la base della moderna Teoria Austriaca del Ciclo Economico. Essa ha fatto in modo che Hayek divenisse uno dei maggiori economisti del ventesimo secolo.
Tuttavia ha guadagnato fama internazionale grazie anche al suo Road to Serfdom (1944), il quale metteva in guardia dai regimi totalitari che sarebbero venuti dopo la seconda guerra mondiale.
La sua analisi sulla natura della conoscenza sociale e dei suoi limiti è forse ciò per cui lo ricordiamo maggiormente.
Cos'è la conoscenza?
Nel 1945 Hayek pubblicò uno dei documenti più citati nel campo dell'economia sulla natura della conoscenza.
Il suo saggio, The Use of Knowledge in Society, ha sottolineato che le nostre azioni come attori che scelgono tra alternative non sono informate da fatti e credenze che possono essere prodotti quando richiesto, ma imitano comportamenti che producono risultati desiderati e interagiscono con un mondo che è in continua evoluzione.
Una macchina difficilmente riesce a gestire un mondo in continuo mutamento, ma a noi umani viene perfettamente naturale.
Come ci ricorda Descartes, “possiamo concepire una macchina costruita in modo tale da pronunciare parole corrispondenti a un cambiamento nei suoi organi, ma non è concepibile che una tale macchina produca arrangiamenti di parole tali da dare una risposta adeguatamente significativa a quanto viene detto in sua presenza, come può invece fare anche il più ottuso degli uomini”. (Cottingham, John, In Search of a Soul, Princeton University Press, 2020, p. 55)
E anche con l'avvento dell'apprendimento automatico, dell'intelligenza artificiale e dei computer moderni, è sempre necessaria la supervisione umana perché, in definitiva, non accettiamo che qualcuno (o qualcosa) non sia ritenuto responsabile dei rischi e delle scelte che releghiamo ad altri.
Hayek scrisse che gli esseri umani non diventano veri e propri cittadini insegnando come agire, ma seguendo attentamente le tradizioni praticate e rispondendo agli stimoli esterni. (Hayek, F. A., The Fatal Conceit, University of Chicago Press, 1988, pp. 19–28)
Thomas Sowell, in Knowledge and Decisions (1980), ispirato dal saggio di Hayek, ha incorporato questa idea nei regni della sociologia, della psicologia e dell'ordine pubblico, mostrando l'ampiezza della portata di quell'idea e l'estensione della sua funzione e utilità.
Possiamo discutere astrattamente della natura della conoscenza, ma le nostre pratiche riflettono un altro tipo di conoscenza che difficilmente può essere articolato. I prezzi funzionano come facilitatori della nostra conoscenza limitata per quanto riguarda le capacità e le risorse necessarie per qualsiasi fine che cerchiamo. E così, rispondendo ai segnali di prezzo come mediatori della nostra conoscenza dispersa, siamo in grado di navigare tra le scelte che abbiamo a disposizione e discriminarle.
I limiti della scienza
Nel suo saggio, The Pretense of Knowledge (1974), l'autore sottolinea quanto sia stato fuorviante da parte degli economisti emulare sconsideratamente i metodi delle scienze fisiche.
Questo approccio in cui i ricercatori nelle scienze sociali usano la previsione e tentano di spiegare i prezzi è stato soprannominato scientista (termine peggiorativo), a causa dell'uso di schemi sofisticati che producono errori derivanti dall'uso improprio dei dati e dall'accettazione dei risultati delle analisi matematiche indipendentemente dalle ipotesi iniziali.
La spiegazione di Hayek di questo errore, che ricorda l'Effetto Streetlight (spesso definito Effetto McNamara), mette in evidenza la direzione sempre più teorica che l'economia moderna ha preso a suo danno. Tale abuso della statistica e della matematica ha reso noti a molti ricercatori sociali i limiti e i fallimenti delle pratiche pseudoscientifiche, quando i metodi adottati dalle scienze fisiche vengono stravolti ed estesi oltre la loro area di applicabilità.
Ma Hayek aveva un'altra ragione importante per esplorare questi problemi.
La scienza è stata spesso utilizzata per attuare interventi statali che riducono le libertà delle persone e impongono un controllo arbitrario sulle loro decisioni.
Ludwig von Mises, mentore post-dottorato di Hayek, discusse in saggi precedenti (1. Mises, LHE, Profit and Loss, Conferenza tenuta alla Société du Mont-Pèlerin a Beauvallon, Francia, dal 9 al 16 settembre 1951 || 2. Mises, LHE, Economic Calculation in the Socialist Commonwealth, Archiv für Sozialwissenschaften 47, 1920) i meccanismi di funzionamento del mercato e l'impossibilità della gestione centralizzata della società.
La fiaccola della libertà è stata successivamente presa dagli studenti di Mises; i tre più importanti erano Israel Kirzner, Murray Rothbard e proprio Friedrich von Hayek. A meno che questo problema non sia stato affrontato, la scienza sarà sempre oggetto di abusi da parte delle posizioni di autorità.
Hayek concluse il suo Pretense of Knowledge con un avvertimento:
Il riconoscimento dei limiti insuperabili della conoscenza dovrebbe infatti insegnare allo studioso della società una lezione di umiltà che dovrebbe proteggerlo dal diventare complice dello sforzo degli uomini di controllare la società, un tentativo che lo rende non solo un tiranno tra i suoi simili, ma che potrebbe benissimo renderlo il distruttore di una civiltà che nessun cervello ha progettato ma che è cresciuta grazie agli sforzi di milioni d'individui.
La saggezza e la prudenza ci suggeriscono di prestare attenzione a queste parole di ammonimento.
Traduzione di Francesco Simoncelli
Fonte: www.francescosimoncelli.com
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