venerdì 21 ottobre 2022

OK BOOMER ???

Shitstorm, sex worker, dissing, cringe, chad, boomer ...
Perdindirindina, perché bisogna necessariamente preferire termini anglofoni a quelli italiani?

Perché devo dire sex worker e non prostituto/a?
Perché questo trionfo dei termini cari al pensiero mercantile neoliberale che colonizzano l'immaginario globale, rifiutando quello locale?
Perché devo dire riders?
Riders on the shitstorm? cit. Le Porte
Per rendere più figo ed edulcorare lo sfruttamento capitalista dei lavoratori?

Si, il motivo è questo, e ciò è veramente terribile, perché ad assumere massivamente questo paradigma linguistico è il giovanilismo della generazione Z (che brutta espressione), è la cosiddetta sinistra arcobaleno del futuro, che poi tale non è, semmai una mera facciata indistinta e confusa, strumentale al mercato globalista, alla reazione e quindi al nazionalismo dei più forti che, giustamente dal loro punto di vista, impongono e pretendono la loro lingua nazionale ...


La cosa triste è che la maggioranza di neologismi anglofoni assunti acriticamente dai giovani nel linguaggio quotidiano dei social, non viene sempre dal basso, dalla strada, ma da specifici think tank di vere agenzie di vecchi BOOMER che, ad effetto domino, lanciano mode e modi di dire. 

Quindi, la GENERATION Z, o X, utilizzerebbe inconsapevolmente un linguaggio artificiale preparato paradossalmente proprio dai loro giurati nemici immaginari, quelli accusati di fare la paternale (e la maternale?).
Il nuovo è realmente un prodotto del vecchio che si ricicla, sappiatelo.

Non si mette in discussione il sacrosanto diritto e dovere di mettere in discussione il passato, migliorando il presente, perché è sempre esistita e sempre esisterà una lotta generazionale sulla visione del mondo, sul linguaggio, sui valori condivisi, ma il discorso della sottomissione culturale, che nulla c'entra con il sano e legittimo conflitto tra il vecchio ed il nuovo, dell'adozione forzata di neologismi anglofoni, endemici all'ideologia dominante turbocapitalista.

La sostituzione sistematica di parole latine con parole inglesi, cambierà non solo il nostro linguaggio, deprimendolo, ma nel corso del tempo muterà il pensiero delle persone, sempre più facilmente assoggettabili alle dinamiche culturali di slogan di facile presa che non necessitano un'elaborazione astratta complessa. 
Una sorta di regressione linguistica e culturale, perché sicuramente l'inglese si presta meglio della lingua italiana a rappresentare immagini e sentimenti, perché è una lingua veloce, contratta, più onomatopeica e pop della nostra. 

Una lingua vincente perché è storicamente la lingua dei mercanti, dei coloni, della pre e post-industrializzazione.

Siamo passati dal terribile mito fascista di "GIOVINEZZA" che decantava la forza di una giovane nazione pronta a sacrificarsi e morire per il Duce senza chiedersi il perché, al giovanilismo nichilista arcobaleno, pronto ad accettare di morire simbolicamente per la patria di qualcun altro (ineluttabile globalismo), senza sapere il perché.

In pratica l'evoluzione del sentimento del suddito, da illusorio protagonista sacrificato all'altare della patria, ad illusorio numero sacrificato all'altare della modernità e della tecnica di un eterno presente (leggi neoliberismo).
Sempre suddito rimane, nonostante gli sia stato suggerito essere manager di se stesso, in modo da non percepirsi umile proletario sfruttato. Con le parole si illude, ci si illude, si trasforma il pensiero, si plasma l'immaginario collettivo che si materializza nella società in cui viviamo.


Ci sono forme espressive che effettivamente non hanno un esatto corrispettivo e suonano meglio in inglese, francese, spagnolo, e per carità, è giusto, comodo, pure divertente usare talvolta certi neologismi anglofoni perché possono arricchire e svecchiare il lessico. Anch'io ne faccio uso, per quanto parsimonioso.

Però non ha senso forzare questo paradigma, sostituendo termini di per sé già esplicativi con altri anche quando non serve, quando non se ne sente affatto il bisogno, così solo per moda, conformismo, pigrizia mentale ed accettazione supina di quello che viene imposto come forma linguistica ineluttabile ed incontrovertibile.
Forse perché i termini nostrani vengono percepiti più cacciottari, provinciali?
Forse perché soffriamo un po' tutti della sindrome del colonizzato?
Forse perché siamo un po' ignoranti ed esterofili? 
Forse perché siamo un po' razzisti con noi stessi e ci vergogniamo della nostra storia (come se quella americana ed inglese fosse migliore)?

La risposta è semplice e risiede nel fatto che si parla solo e sempre la lingua del vincitore, ed i sudditi si adeguano senza porsi troppi problemi. Quindi adeguatevi e conformatevi tutti al linguaggio del nuovo padrone, lo stesso di prima.



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