giovedì 9 giugno 2022

I 73 anni di ‘1984’, il romanzo sulle degenerazioni perpetue del Potere

Uno strano destino quello di ‘1984’, il romanzo di George Orwell, pubblicato l’8 giugno 1949 e che oggi festeggia i suoi 73 anni.

Si inseriva inizialmente in un clima di guerra fredda e Orwell metteva sulla carta tutte le paure che il mondo occidentale sentiva nei confronti di una potenza, quella sovietica, all’apice dello stalinismo.

Dalle pagine di 1984 il lettore degli anni Cinquanta apprendeva dei pericoli insiti nel totalitarismo burocratico, dove gli esseri umani sono semplicemente un numero, un dettaglio, ingranaggi necessari del sistema. 

Non erano estranei al romanzo elementi autobiografici: Orwell aveva combattuto nella guerra civile spagnola, vicino al Partito operaio unificato marxista di orientamento socialista e antistalinista ...

Il video del servizio di Edoardo Gagliardi qui: www.byoblu.com

Perseguitato proprio dalle fazioni vicine a Stalin, Orwell comprese che quello che si consumò in Spagna fu un vero e proprio tradimento, una guerra interna tra persone che avrebbero dovuto condividere gli stessi ideali.

In una lettera del 16 giugno 1949, raccolta poi in un libro di suoi scritti, Orwell scrisse: “Il mio recente romanzo [1984] NON è inteso come un attacco al Socialismo o al Partito Laburista (di cui sono sostenitore), ma come la denuncia delle perversioni […] che sono state parzialmente realizzate nel Comunismo e nel Fascismo”.

Quello che Orwell non poteva concepire era il fatto che ideologie che si ispiravano alla fratellanza e all’emancipazione dei popoli potessero portare invece all’esatto opposto, ovvero al controllo totale, alla repressione di ogni forma di individualità. 
In altre parole, al Potere che esige obbedienza senza possibilità di critica e discussione.

E proprio questo sottotesto che ha decretato l’immortalità del romanzo, facendone un manifesto di denuncia di ogni epoca, proiettandolo ben oltre la fine della Guerra fredda. 

Oggi non c’è dissidenza, voce critica e d’opposizione che non citi o si rifaccia idealmente a 1984. 
Il termine Grande fratello, che nella versione originale sarebbe Fratello maggiore, è entrato nel linguaggio comune e sembra ormai assodato che difficilmente si possa sfuggire alle sue volontà e alla sua perenne presenza.

Nel 1983, in previsione dell’anno successivo, il Time dedica una copertina al romanzo, proprio nell’anno raccontato distopicamente da George Orwell. 

Il modo corretto di ricordare George Orwell, infine, non è come un uomo di numeri – passerà il 1984, non 1984 il libro – ma come un uomo di lettere che voleva cambiare il mondo cambiando la parola” – scriveva il settimanale statunitense.

Forse classificare 1984 come un romanzo è improprio, perché il libro di Orwell è più un saggio senza tempo che ha avuto il merito di cogliere i mutamenti e le degenerazioni perpetue del Potere, da qui la sua sempre rinnovata attualità.

Fonte (con video)www.byoblu.com

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