Sicuri che la Bibbia dica esattamente quello che la dottrina cattolica sostiene sia esplicitato, nelle sacre scritture?
L’ultima sfida culturale di Mauro Biglino, traduttore di 19 libri dell’Antico Testamento per conto delle Edizioni San Paolo, parte dall’analisi del nuovissimo volume del “Catechismo della Chiesa cattolica”, edizione aggiornata con il nuovo testo sulla pena di morte.
Un’analisi a puntate, proposta nella serie di video “Catechismo alternativo in pillole”, sul nuovissimo canale YouTube “Il vero Mauro Biglino“, aperto durante il lockdown: canale che, in pochi mesi, ha già collezionato un milione e mezzo di visualizzazioni e quasi 40.000 iscritti.
In Italia e non solo, Biglino è un caso editoriale: ha all’attivo ormai 14 volumi, pubblicati da UnoEditori e da Mondadori, che mettono la Bibbia (o meglio, la sua interpretazione teologica) alla prova della verità: quella offerta dalla lettura testuale dall’ebraico antico, da cui si evince che il “dio” dell’Antico Testamento – meno potente dei “colleghi” assiri, egizi e romani – non era la sola “divinità” in circolazione, né era onnisciente e tantomeno infallibile.
Biglino svela che, per la Bibbia, Yahweh è soltanto l’El dei giudei, un soggetto “diverso e distinto” dagli umani, né più né meno come gli altri 20 Elohim che compaiono nel testo antico ...
«Premetto: del problema di Dio non mi occupo affatto, perché non ne so nulla», chiarisce Biglino. «Dico solo che nella Bibbia non esistono i concetti di creazione, eternità, anima, immortalità e onnipotenza. Non c’è traccia di spiritualità: non esiste neppure la parola “dio”, o qualcosa che possa ricondurre all’idea del divino».
Ancora: «Rispetto i credenti. Anzi: chi ha una fede se la tenga stretta, se lo aiuta a vivere meglio. Non si faccia condizionare dai miei libri». I quali, per così dire, “si limitano” a dimostrare – traduzioni alla mano – che, semplicemente, Dio non ha niente a che fare con la Bibbia.
A scricchiolare, semmai, è la teologia, laddove pretende di fondare le sue certezze su testi antichi – che in realtà, spiega il traduttore (mai contestato, tecnicamente) parlano di vicende estremamente concrete e ruvidamente terrene: ovvero l’alleanza tra un piccolo popolo – una sola delle 12 tribù ebraiche, quella di Giacobbe-Israele – e il suo El, cioè il “capo” a cui fu assegnata.
«Tutto questo – precisa ancora Biglino – senza dimenticare che nessuno al mondo, oggi, è in grado di conoscere l’esatto significato della parola “Elohim”, che la teologia decide arbitrariamente di tradurre con “Dio”, a fondamento del pensiero monoteista, ignorando deliberatamente la presenza degli altri Elohim (”dei”) chiaramente presenti in quelle stesse pagine».
Altro caposaldo del Biglino-pensiero: «Io non ho certezze: mi limito a formulare ipotesi basate sulle traduzioni letterali del testo originario». Il metodo è quello del “facciamo finta che”. Ossia: «Se il racconto della Bibbia fosse veridico, sarebbe coerente? Molto spesso, la risposta è sì».
Da cui la deduzione del traduttore: nell’Antico Testamento non c’è un contatto tra Dio e l’uomo, ma complesse alleanze tra popoli e misteriosi, potenti esseri che li guidano e li dominano. «Va detto – chiarisce ancora Biglino – che questo mio “fare finta che” è del tutto ipotetico, perché in realtà della Bibbia non sappiamo quasi nulla: chi l’abbia scritta davvero, quando, in che lingua.
Sappiamo solo che l’originale non è quello che ci è arrivato, il quale è stato continuamente riscritto, attraverso i secoli, fino all’epoca di Carlomagno. All’appello mancano ben 11 libri, chiaramente citati nell’Antico Testamento, tra cui quello intitolato “Le guerre di Yahweh”».
E’ con queste premesse – non esattamente rassicuranti – che Biglino si accinge a passare al setaccio il nuovo manuale del catechismo cattolico, adottando lo stesso metodo: verificare se la Bibbia dice, esattamente, quello che la teologia le fa dire.
«Anche qui – spiega il traduttore – propongo quello che consiglio di fare con i miei libri». E quindi: «Leggere ciò che c’è scritto nel Catechismo ed esaminare le citazioni che i redattori vaticani inseriscono all’interno del volume, per vedere da dove hanno ricavato le loro teorie (le loro elaborazioni teologiche) e andare a vedere, in corrispondenza di quelle citazioni, che cosa c’è scritto esattamente nella Bibbia».
Nel video introduttivo – il primo di una serie che si annuncia dirompente – Biglino parte da un aspetto attualissimo: la radicale revisione che il Vaticano sta attuando, rispetto al drammatico problema della pena capitale. «Fino alla versione precedente del Catechismo – ricorda lo studioso – la pena di morte era tranquillamente accettata e giustificata». In quest’ultima versione, invece, l’articolo 2.267 (relativo proprio alla pena di morte) è stato modificato.
In sostanza, si legge nel nuovo Catechismo, «vista l’evoluzione sia del diritto, sia della consapevolezza, sia dei nuovi sistemi di detenzione e delle nuove sanzioni penali, che non tolgono al reo in modo definitivo la possibilità di redimersi, la Chiesa insegna, alla luce del Vangelo, che la pena di morte è inammissibile, perché attenta all’inviolabilità e dignità della persona».
La Chiesa «si impegna quindi con determinazione per la sua abolizione, in tutto il mondo». Ecco, annota Biglino: ora siamo arrivati a questa formulazione, ma i Vangeli non sono cambiati. E neppure l’Antico Testamento. «Quindi, qui, la Chiesa decide di cambiare autonomamente ciò che, in realtà, per duemila anni ha predicato. E l’ha predicato sulla base dei Vangeli e dell’Antico Testamento». L’ha fatto a partire da Agostino d’Ippona, «che predicava la “giusta persecuzione”, distinguendola dalla persecuzione ingiusta».
Per Sant’Agostino, «la “giusta persecuzione” era quella praticata dalla Chiesa, perché era fatta “con amore”».
Non era il solo, a vederla così. «Pensiamo a Bernardo di Chiaravalle, il quale ha teorizzato e predicato il cosiddetto “malicidio”». Proprio lui, San Bernardo, l’uomo che scrisse la Regola dei Templari, «diceva cioè che uccidere un “infedele” era uccidere, in sostanza, una sorta di male assoluto, di male irredimibile, e quindi era “fare un piacere a Dio” (anche se quell’infedele, come persona umana, andava amata)». E attenzione: «Era un po’ la stessa cosa che diceva Sant’Agostino, che affermava: la persecuzione della Chiesa romana è giusta, perché fatta con amore».
In sostanza, quindi – riassume Biglino – per duemila anni la Chiesa ci ha detto che si poteva anche uccidere – si poteva praticare la pena di morte, si poteva uccidere in guerra un “infedele” – sulla base dei testi sacri.
«Adesso, sempre sulla base degli stessi testi, cosiddetti sacri, la Chiesa ci dice che la pena di morte non è ammissibile.
Cioè: la Chiesa ritiene improvvisamente di poter cambiare “gli ordini di Dio”, ovvero ciò che c’è scritto nei cosiddetti testi sacri?».
Cioè: la Chiesa ritiene improvvisamente di poter cambiare “gli ordini di Dio”, ovvero ciò che c’è scritto nei cosiddetti testi sacri?».
Esaminare il Catechismo alla luce di una lettura parallela con la Bibbia, aggiunge Biglino, è veramente interessante, perché consente di fare delle riflessioni spiazzanti: «Basta andare a vedere che cosa c’è veramente scritto, nella Bibbia, riguardo ai passi citati dal Catechismo. Magari si potrà capire (scoprire?) che tutta una serie di cose che sono scritte nel Catechismo, nei testi antichi non ci sono».
Il problema? Noi tendiamo a prendere per buono quello che ci viene raccontato, da sempre. Piaccia a no, sostiene Biglino, dobbiamo renderci conto che la cultura occidentale (la stessa politica occidentale) è fortemente condizionata dalla teologia che si richiama alla Bibbia.
«Con questo sistema di pensiero si può essere d’accordo oppure no: l’importante è essere consapevoli di quanto condizioni la nostra vita, privata e pubblica».
Lo dimostra un saggio come “La Bibbia non l’ha mai detto”, edito da Mondadori nel 2018: un libro pieno di sorprese, che Biglino ha scritto a quattro mani insieme alla professoressa Lorena Forni, docente di filosofia del diritto all’università Milano Bicocca.
«Lei analizza in che modo il diritto, in Italia, sia condizionato dalle idee della Chiesa romana, che deriverebbero dai testi “sacri”. Io invece documento come, in realtà, quelle cose la Bibbia non le abbia mai dette». Attenti: questa problematica non investe solo la cattolica Italia, che risente storicamente della presenza del Vaticano.
Il filosofo Michel Ofray, altro docente universitario, nel suo “Trattato di Ateologia” scrive che, anche nella sua laicissima Francia, il condizionamento è esattamente uguale a quello presente in Italia.
Ricordando la strage di Charlie Hebdo – annota Biglino – poco tempo fa il presidente Macron ha detto che in Francia c’è persino “libertà di blasfemia”, talmente laico sarebbe il suo paese.
Analizzando i rapporti tra la dottrina ebraico-cristiana e le leggi della laicissima Francia, Onfray invece scrive: «Si parla, si pensa, si vive, si agisce, si sogna, si immagina, si mangia, si soffre, si dorme e si concepisce da ebreo-cristiani, modellati da duemila anni di condizionamenti del monoteismo biblico».
Eppure – segnala Biglino – dopo duemila anni di pensiero su un aspetto così importante come la pena di morte, «abbiamo visto come la Chiesa si senta in assoluta, totale libertà di cambiare il suo pensiero, pur rimanendo fermi i cosiddetti testi sacri».
Aggiunge lo stesso Onfray: in Francia «non c’è nessuna difficoltà ad affermare l’uguaglianza dell’ebreo, del cristiano, del musulmano, del buddista, dello scintoista; tutto può ben dare l’impressione che le scelte si equivalgano, perché a livello della vita pubblica, in realtà, i quadri, le forme, le forze (cioè l’essenziale: etica, politica, bioetica e diritto) restano ebraico-cristiani».
Dobbiamo esserne consapevoli, insiste Biglino. E il modo migliore per farlo – dice – consiste proprio nell’analizzare il nuovo testo della dottrina cattolica, diretto sostanzialmente ai vescovi, del quale Papa Francesco scrive: «Il Catechismo della Chiesa cattolica, in questo modo, diventa un’ulteriore mediazione, attraverso cui promuovere e sostenere le Chiese particolari in tutto Michel Onfrayil mondo, nell’impegno di evangelizzazione come strumento efficace per la formazione soprattutto dei sacerdoti e catechisti». Aggiunge il Pontefice: «Mi auguro che possa essere conosciuto e utilizzato, per valorizzare al meglio il grande patrimonio di fede di questi duemila anni della nostra storia».
E allora seguiamola, conclude Biglino, l’indicazione di Papa Francesco: cioè, facciamo in modo che questo nuovo Catechismo della Chiesa cattolica possa essere “conosciuto e utilizzato”, e quindi «letto alla luce di ciò che c’è scritto nei testi sacri».
Ed è esattamente quello che l’autore farà nella sua nuova serie di video, dove – partendo dal Catechismo – tornerà a leggere la Bibbia. «Io “faccio finta che” sia vero quello che c’è scritto nell’Antico Testamento: lo stesso approccio, quindi, lo rivolgo al Catechismo. Prendo nota di ciò che la teologia elabora (e che Papa Francesco si augura che venga conosciuto e diffuso) e lo metto a confronto con quello che c’è scritto nei cosiddetti testi sacri. E’ la cosa più giusta e più corretta che possiamo fare – anzi, che dobbiamo fare», in ogni caso, «sia che si voglia uscire da questo “recinto”, sia che si voglia rimanere al suo interno: l’importante è saperlo».
E per acquisire la necessaria consapevolezza «non si può fare niente di meglio che leggere quelli che sono i testi da cui si è partiti, per costruire questo “recinto” del pensiero giudaico-cristiano». Chiosa Biglino: «Sono questioni molto serie, che io intendo affrontare con tranquillità e anche col sorriso, cioè senza prendermi troppo sul serio, proprio per non cadere nel dogmatismo, ma andando a vedere cosa c’è veramente scritto nei testi da cui il Catechismo dice di derivare». Inutile aggiungere che le sorprese non mancheranno.
Link diretto al video: Catechismo alternativo in pillole - anteprima
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Fonte: www.libreidee.org
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