di Gabriele Zuppa - 18 ottobre 2016
Sempre più voci si sollevano a denunciare il dominio capitalistico planetario che, dispiegate le sue forze, è così onnipervasivo da essere accolto come ciò che non può essere altrimenti, come il fatto di cui non è neanche più pensabile un’alternativa: ecco confezionato il cosiddetto pensiero unico, la filosofia del capitale.
Una filosofia vera e propria, ché il capitalismo non riguarda solo l’economia, ma una ben precisa visione del mondo. Ogni economia, del resto, lo è.
Il postmoderno – altrimenti chiamato, con sfumature differenti e toni meno accomodanti, relativismo e nichilismo – è l’orizzonte teorico dell’odierna fase del capitalismo: l’uomo si realizza nel denaro, con il quale – si dice – può fare quello che vuole senza renderne conto a nessuno, poiché – si aggiunge – «la verità non esiste» e «nessuno mi può giudicare».
Solo il capitalismo è reale, concreto: il denaro, la tecnologia, son elementi materiali. Tutto il resto è ciò che apparteneva ai moralismi, alle religioni, agli ideali dai quali ci si è liberati, da ultimo ci si è disincantati, per dirla in termini weberiani...
Il postmoderno – altrimenti chiamato, con sfumature differenti e toni meno accomodanti, relativismo e nichilismo – è l’orizzonte teorico dell’odierna fase del capitalismo: l’uomo si realizza nel denaro, con il quale – si dice – può fare quello che vuole senza renderne conto a nessuno, poiché – si aggiunge – «la verità non esiste» e «nessuno mi può giudicare».
Solo il capitalismo è reale, concreto: il denaro, la tecnologia, son elementi materiali. Tutto il resto è ciò che apparteneva ai moralismi, alle religioni, agli ideali dai quali ci si è liberati, da ultimo ci si è disincantati, per dirla in termini weberiani...
Il capitalismo è la sostanza degli ultimi due secoli, insinuatosi lentamente in tutti i meandri della quotidianità.
Impossibile trovare un responsabile: è perciò appropriato parlare di sottosuolo o inconscio del pensiero.
I pensatori, per quanto giganteggino sul loro tempo, sono nella loro epoca e, benché lo critichino, lo indirizzino, lo rendano consapevole, anche a loro non tutti i recessi – magari tra i più decisivi – rimangono celati.
Per questa ragione anche di pensatori così diversi tra loro si può dire abbiano plasmato con le loro grandi teorie – e, certamente, anche con quello che girava sotto il nome delle loro teorie – il mondo capitalistico postmoderno: Darwin, Marx, Nietzsche.
L’impensato e l’implicito del loro pensiero ha determinato il mondo che ci circonda. Non che l’umanità tutta non vi abbia contribuito, ma anche i pensieri dei maggiori pensatori non ne sono esenti, loro gli insospettabili.
Proprio loro: Marx, che dedicò la sua esistenza a combattere il capitalismo, Nietzsche il grande disprezzatore di affaristi e piccoli uomini, Darwin, l’insospettabile scienziato.
Eppure l’insospettabile scienziato è colui che oggi più contribuisce alla mentalità invalsa del nostro tempo, perché agisce sotto il manto illusionistico e illusorio della scientificità nei suoi vari rifacimenti neodarwinisti.
Ma dell’insospettabile si comincia a sospettare: iniziò ampiamente a farlo Enzo Pennetta nel 2011 con la monografia Inchiesta sul darwinismo, lo ha fatto da ultimo la scorsa settimana (ottobre 2016 - NdC) Diego Fusaro con l’articolo Ieri Marx, oggi Darwin: a ogni tempo il suo teorico.
Eppure l’insospettabile scienziato è colui che oggi più contribuisce alla mentalità invalsa del nostro tempo, perché agisce sotto il manto illusionistico e illusorio della scientificità nei suoi vari rifacimenti neodarwinisti.
Ma dell’insospettabile si comincia a sospettare: iniziò ampiamente a farlo Enzo Pennetta nel 2011 con la monografia Inchiesta sul darwinismo, lo ha fatto da ultimo la scorsa settimana (ottobre 2016 - NdC) Diego Fusaro con l’articolo Ieri Marx, oggi Darwin: a ogni tempo il suo teorico.
Oggi questa visione del mondo non è più tematizzata non perché – come si sente dire – la teoria di Darwin fosse solo biologica, ma perché è proprio quell’immagine dell’uomo che diamo per scontata, alla quale siamo assuefatti.
Abbiamo un gran parlare di diritti universali quando invece riteniamo che l’uomo divenga e che vari a seconda dell’ambiente; abbiamo un bel criticare che l’ingiustizia prevalga, quando ciò che attesta l’adattamento è proprio il prevalere di ciò che prevale.
Cosa ci dice Darwin? Sopravvive il più adatto.
Chi è il più adatto? Colui che passa dal setaccio della selezione naturale.
Chi passa dal setaccio della selezione naturale? Il più adatto.
Detta in una sintesi ulteriore: accade ciò che accade e ogni valutazione non è che umana, troppo umana – per usare parole nietzscheane.
La crisi nichilistica che Nietzsche suggella nella celebre sentenza «Dio è morto» era già da tempo in atto e ha preso forma anche nell’opera di Darwin, che attraverso Malthus ci conduce alle porte della modernità, il cui guardiano invincibile è Hobbes, protetto dal mitico mostro del Levitano.
Le contraddizioni che crediamo di rilevare nel nostro presente rimarranno sempre e solo velleità se non riusciremo a fare i conti con quelle stesse contraddizioni che costituiscono il medesimo sottosuolo dell’opera di Darwin, Marx, Nietzsche e che li legano in un intreccio che è la trama del Novecento.
Negli ultimi tre anni, tre testi cercano di fare da segnavia a questo grande compito che ci attende. Nel 2016, da poche settimane, Enzo Pennetta prosegue la narrazione iniziata cinque anni or sono e lo fa con L’ultimo uomo. Malthus, Darwin, Huxley e l’invenzione dell'antropologia capitalistica. Alla fine del 2015, meno di un anno fa, chi scrive, con Gli strani casi del Dr. Darwin e di Mr. Marx.
Il destino tragicomico di due teorie: il Novecento, ha inteso mostrare teoreticamente come in realtà la teoria dell’evoluzione di Darwin sia un fallimento di successo e il materialismo storico di Marx un’apologia del capitalismo. Nel 2014, Emanuele Severino, nella nuova edizione de La potenza dell’errare. Sulla storia dell’Occidente, così chiude una glossa sul Mein Kampf di Hitler:
Fonte: www.enzopennetta.it
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