sabato 16 maggio 2020

Ecco come l'isolamento sociale altera la psiche

L'isolamento sociale protratto induce alterazioni comportamentali e depressione in gran parte dei mammiferi, esseri umani compresi. 

Le alterazioni biomolecolari che a livello cerebrale sostengono questa situazione patologica sono ora state chiarite, almeno in parte, da un gruppo di ricercatori del California Institute of Technology e dello Howard Hughes Medical Institute, entrambi a Pasadena, che le illustrano in un articolo su "Cell".

In una serie di esperimenti sui topi, basati sui precedenti studi sul moscerino della frutta, Moriel Zelikowsky e colleghi hanno osservato che l'isolamento sociale degli animali protratto per almeno due settimane induce cambiamenti duraturi nel comportamento - maggiore aggressività nei confronti di topi sconosciuti, paura persistente e ipersensibilità alle minacce - rispetto agli esemplari che avevano avuto solo un isolamento breve o nessun isolamento.

A questi cambiamenti corrisponde un innalzamento nel tessuto cerebrale di un neuropeptide - una molecola di segnalazione - chiamato Tac2/NkB (tachichinina 2/neurochinina B), particolarmente rilevante nell'amigdala e nell'ipotalamo, strutture cerebrali che sono coinvolte nel comportamento emotivo e sociale ...


Successivamente i ricercatori hanno scoperto che quando silenziavano l'espressione del gene Tac2 (il gene da cui dipende la sintesi di Tac2/NkB) nell'amigdala, i topi smettevano di mostrare comportamenti di paura particolarmente marcati, ma continuavano a essere molto aggressivi; se invece silenziavano il gene nell'ipotalamo avveniva l'opposto: si riduceva l'aggressività, ma non la paura.

I ricercatori hanno poi scoperto che la somministrazione di Osanetant - un farmaco che blocca il recettore per NkB  e che in passato era stato testato senza successo nella cura del disturbo bipolare
e della schizofrenia - riusciva a contrastare gli effetti comportamentali dell'isolamento sociale nei topi. Per contro, stimolando artificialmente la sovrapproduzione di Tac2/NkB nelle due aree cerebrali, anche i topi tenuti in condizioni normali sviluppavano i sintomi legati a un lungo isolamento.

"Il fatto che questo meccanismo si sia conservato dal moscerino della frutta al topo, fa pensare che questo peptide possa avere un ruolo in alcune forme di stress e nei loro effetti anche negli esseri umani", ha detto David J. Anderson, coautore della ricerca. "Lo studio solleva quindi la possibilità che questo farmaco possa essere riproposto per curare altri disturbi psichiatrici correlati all'isolamento sociale, e forse ad altri tipi di stress, anche negli esseri umani".


Coronavirus, lo psicologo: «Adolescenti chiusi in casa, rischio sindrome di Hikikomori»

Il pediatra Massimo Capitoli focalizza il problema legato alla convivenza imposta dalle recenti regole che vede spesso i genitori obbligati in una stanza nell'ormai stabile smart-working e i figli adolescenti separati nelle loro camere, impegnati in lezioni a distanza. 

«Se la distanza spesso unisce i ragazzi nel web con i compagni di classe - continua il dottor Capitoli - della squadra di calcio, del gruppo frequentato, con l'amico/a del cuore, abitualmente allontana genitori e figli costretti ognuno nelle ormai ordinarie e consolidate attività in assenza di un colloquio, che talvolta mancava già da tempo, e che sempre più spesso li distanzia. 

E così le lunghe ore trascorse in casa con cuffie o auricolari nell'ascolto di musica prodotta da ipod, talora al massimo volume, aumenta nei giovani il rischio di problemi e talora diminuzione dell'udito a causa dell'esposizione incontrollata al frastuono, con la conseguenza che possano comparire anche mal di testa, problemi di concentrazione, insonnia, e disturbi dell'umore, fino alla depressione».
Un problema legato alla quarantena: «Gli adolescenti, lasciati sempre più di frequente a se stessi- dice ancora il pediatra ternano - si circondano di dispositivi elettronici che a lungo andare creano una dipendenza dopaminergica, talora fino al punto di creare una situazione di isolamento sociale e reclusione volontaria: la cosiddetta Sindrome di Hikikomori». 

Un comportamento che spesso diventa quasi ossessivo: «Uno studio - continua Capitoli - ha evidenziato che gli adolescenti digitano, picchiettano, fanno scorrono lo smartphone più di 2600 volte al giorno, cioè più di una volta al minuto visto che la giornata è composta da 1440 minuti. consideriamo inoltre che la continua esposizione alle radiazioni elettromagnetiche che smartphone, tablet ed altri apparecchi emettono, è responsabile non solo di un aumento della temperatura cerebrale, particolarmente dannosa quanto minore è l'età del soggetto, ma anche di possibili effetti cancerogeni».

Fonte: www.ilmattino.it

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