sabato 22 luglio 2023

Ricordi collettivi, ma falsi. Cos'è "l'effetto Mandela"?

Si chiama “effetto Mandela”, e viene spiegato con la nostra suggestionabilità, i meccanismi neuronali e, addirittura con la fisica quantistica.

di Caitlin Aamodt

Vi fidereste di un vago ricordo che sentite reale come tutti gli altri e che, per di più, ricordano anche altre persone? E cosa succederebbe se questo si rivelasse falso? Questo fenomeno è stato chiamato “effetto Mandela”.

Il nome viene dall’autoproclamatasi “consulente paranormale” Fiona Broome, dopo che ha scoperto che altre persone hanno condiviso un suo (falso) ricordo dove il leader dei diritti civili sudafricano Nelson Mandela, muore in carcere nel 1980.

Un ricordo condiviso che si dimostra falso è tale a causa di un errore della “Matrix” in cui siamo immersi o c’è qualche altra spiegazione? 
La Broome lo spiega attraverso l’interpretazione della meccanica quantistica detta dei “molti mondi” o del “multiverso”. Quando non sono osservati direttamente, gli elettroni e le altre particelle subatomiche si diffrangono come onde, per comportarsi come particelle solo quando viene effettuata una misurazione...


In sostanza, è come se queste particelle esistessero in più punti contemporaneamente finché non vengono osservate. Il fisico e premio Nobel austriaco Erwin Schrödinger spiegò questo strano concetto nel 1935, con l’esperimento mentale del “gatto di Schrödinger”. Se un gatto è messo dentro a una scatola con un detector per il decadimento radioattivo programmato per rompere un contenitore con del veleno quando si attiva, un particella in decadimento che esiste come un’onda produrrebbe due realtà simultanee su macroscala – una in cui il gatto è vivo e una in cui il gatto è morto. Anche se, dopo l’osservazione, si può verificare se il gatto è vivo o morto, alcuni fisici quantistici come Hugh Everett III – che ha proposto per primo l’interpretazione a molti mondi nel 1957 – hanno ipotizzato che esistono entrambe le realtà… ma in universi paralleli.

È importante tenere a mente che l’interpretazione a molti mondi è stata sviluppata per spiegare i risultati degli esperimenti di fisica, non l’effetto Mandela. Ciò nonostante, Broome è convinta che la sua memoria condivisa in realtà non sia falsa, e che lei e gli altri che ricordano un passato diverso erano in una realtà parallela, con una linea temporale diversa, che in qualche modo si è incrociata con quella attuale.

Più di recente, degli utenti su Reddit e altri siti web hanno identificato ulteriori casi dell’effetto Mandela, tra cui che la serie di libri per bambini “The Bears Berenstain” si chiamasse “Berenstein Bears” e che nel 1990 c’era un film intitolato Shazaam, con protagonista il comico statunitense Sinbad.

Indipendentemente da ciò che è realmente accaduto, non si può negare che esistano dei falsi ricordi condivisi. Le neuroscienze possono fornire un’ipotesi alternativa per questo fenomeno, senza evocare la fisica quantistica? Ci sono diverse teorie che potrebbero spiegare questa stranezza. In primo luogo, è importante ricordare che un ricordo è costituito da una rete di neuroni nel cervello che lo immagazzina. La posizione fisica di una memoria nel cervello è spesso chiamata “engram” o “traccia di memoria”. Durante il consolidamento, la traccia di memoria viene trasferita da località temporanee come l’ippocampo a siti di immagazzinamento permanente nella corteccia prefrontale.

La conoscenza pregressa crea un quadro di riferimento per le memorie simili, in modo da immagazzinarle in stretta prossimità. Questo quadro è conosciuto come “schema”. Alcune prove a riguardo provengono da uno studio del 2016 sulla memoria semantica umana – ricordi a lungo termine di idee e concetti privi di dettagli personali. Per tastare il terreno, i ricercatori hanno utilizzato la risonanza magnetica funzionale (fMRI) per dimostrare che parole simili sono memorizzate in regioni adiacenti del cervello, e hanno creato una “mappa semantica” del linguaggio nella corteccia cerebrale umana. Un altro studio recente ha confermato che le tracce di memoria condivisa sono organizzate in modo simile in più individui.

Anche se si potrebbe pensare che i ricordi si rafforzino quando sono rievocati, la verità è molto più complessa. Il richiamo di un ricordo riattiva i neuroni che compongono la traccia della memoria, spronandoli a formare nuove connessioni. Questi circuiti, dopo essere stati alterati, tornano nuovamente stabili, e la memoria viene “riconosolidata”.

Il riconsolidamento può rafforzare l’apprendimento nel corso del tempo, rafforzando le connessioni neurali e consentendo la formazione di nuove associazioni.


Ma, ovviamente, smontare e rimontare una traccia di memoria fa sì che il ricordo possa perdere la sua fedeltà. Ecco un esempio: ad un certo punto nella loro educazione, la maggioranza degli americani imparano che Alexander Hamilton è stato uno dei padri fondatori, ma non un presidente degli Stati Uniti. Tuttavia, quando uno studio sulle memorie false ha indagato chi viene identificato dalla maggioranza degli americani come presidente degli Stati Uniti, i soggetti erano più propensi a selezionare in modo scorretto Hamilton a discapito di vari ex presidenti reali.

Questo potrebbe accadere perché i neuroni che codificano le informazioni su Hamilton sono stati spesso attivati assieme ai neuroni che codificano le informazioni relative agli ex presidenti. Poiché neuroni che “funzionano insieme si legano assieme”, una connessione tra i presidenti del passato e Hamilton potrebbe gradualmente diventare abbastanza forte da generare il ricordo erroneo di Hamilton quale ex presidente.

Lo studio sul ricordo di Hamilton potrebbe anche aiutare a spiegare il motivo per cui gruppi di persone condividono falsi ricordi, come nel caso del mistero di Shazaam

In primo luogo, vi era un film per bambini chiamato Kazaam (1996) interpretato da Shaquille O’Neal nella veste di genio. Alcune persone però ricordano erroneamente un altro film degli anni 1990, intitolato Shazaam, (forse un rip-off di Kazaam), con il comico Sinbad che interpreta un genio. Anche se Shazaam non è mai esistito, ci sono centinaia di persone online che sostengono di ricordarlo.

Ci sono diverse spiegazioni. 

In primo luogo, un gran numero di associazioni di carattere generale aumentano la probabilità che emerga un falso ricordo
Film gemelli con concetti simili che uscivano circa nello stesso periodo erano comuni nel 1990. 

Sinbad ha partecipato a un film diverso quello stesso anno, chiamato First Kid, che – come Kazaam – parla di un eroe che aiuta un ragazzo ribelle. 

E anche Sinbad era uscito in precedenza con Houseguest (1995), il cui manifesto presenta un’immagine della sua testa che esce da una casella di posta, in un certo senso simile a un genio che emerge da una lampada. 
Sinbad è un nome arabo, e la storia di Sinbad il marinaio è spesso associata con gli incontri coi geni. La testa calva e il pizzetto di Sinbad assomigliano al cliché del genio ritratto dai media. 
Sinbad si è anche vestito come un genio per una maratona di film che ha presentato nel 1990, un altro fatto che quasi certamente ha contribuito al “ricordo” di Sinbad che interpreta un genio. 
Oltre ad associazioni analoghe che pongono le basi per la formazione di una falsa memoria, gli altri fattori principali sono l’affabulazione e la suggestionabilità.

Il Redditor EpicJourneyMan racconta un resoconto molto dettagliato di Shazaam di quando lavorava in un negozio di video nel 1990. Nel suo post, descrive l’acquisto di due copie del film e di averle viste più volte per verificare se fossero state danneggiate dopo delle lamentele della clientela. 
Procede poi a descrivere la trama del film in grande dettaglio.

Se Shazaam non è mai esistito, come può avere un ricordo così dettagliato del film? 
Questo è più probabilmente un caso di affabulazione, o il tentativo del cervello di colmare le lacune mancanti con l’aggiunta di fatti ed esperienze inventati. A differenza della menzogna, l’affabulazione non è destinata a trarre in inganno, e la persona che lo fa è pienamente convinta che i dettagli “ricordati” siano reali. 
Affabulare è associato a una vasta gamma di disturbi neurologici, tra cui ictus, lesioni cerebrali, morbo di Alzheimer, sindrome di Korsakoff, epilessia e schizofrenia, ma può sopraggiungere anche in soggetti sani (come chiunque abbia il ricordo del “Presidente Hamilton” può confermare).

Le istanze di affabulazione nelle persone sane aumentano con l’età e si pensa siano causa di cambiamenti legati all’età del lobo temporale mediale, tra cui l’ippocampo e la corteccia prefrontale. Queste regioni del cervello sono importanti per la codifica della memoria e il suo recupero, e gli studi, svolti attraverso fMRI negli ultimi dieci anni, suggeriscono che una funzionalità diminuita di queste regioni sia alla base del fenomeno dei falsi ricordi.

L’affabulazione sembra essere più frequente nel caso del “disimballaggio” reiterato di un ricordo; in altre parole, una persona come EpicJourneyMan, che ha ordinato regolarmente video per bambini e li ha osservati più volte per trovare un nastro danneggiato, è più probabile che affabuli su questo tipo di ricordo.

Una terza causa dell’effetto Mandela è la suggestionabilità, la tendenza a credere che quello che gli altri ci dicono sia vero

Quando viene introdotto un errore, può effettivamente compromettere la fedeltà di una memoria preesistente. Questo è il motivo per cui in un tribunale un avvocato può opporsi alle “domande principali” che suggeriscono una risposta specifica. In breve, la domanda principale: “Ti ricordi il film degli anni 1990 Shazaam interpretato da Sinbad come un genio?” non solo suggerisce che il film esiste realmente, ma potrebbe anche instillare il falso ricordo di averlo visto.

Anche se si potrebbe essere tentati di credere che l’effetto Mandela sia la prova che esistono realtà parallele o che il nostro universo sia una simulazione, un vero scienziato deve testare la propria ipotesi cercando di confutarla. 
Alla luce dei noti fenomeni cognitivi che possono dar luogo a falsi ricordi condivisi, è altamente improbabile che alcuni di noi provengano effettivamente da un universo alternativo.
Ciò nonostante, l’effetto Mandela è ancora un affascinante caso di studio sulle stranezze della memoria umana. Per chi ama pensare ai funzionamenti della mente, forse è anche un esempio di come la verità sia più strana della finzione.

(Questo testo è la traduzione italiana di un articolo precedentemente uscito su Aeon sotto licenza "Creative Commons")



La storia del fenomeno

Il nome dello strano fenomeno si deve ovviamente a Nelson Mandela. O meglio, a un evento alquanto bizzarro che ha coinvolto l’ex Presidente del Sudafrica. 

Come tutti sanno, durante la segregazione razziale dovuta all’apartheid, Mandela trascorse oltre vent’anni in carcere. In molti ricordano che morì durante la sua detenzione. Nel 2009 la studiosa Fiona Broome ammise, nel corso di un convegno pubblico, di ricordare persino la trasmissione in diretta dei funerali negli anni ’80 e il discorso della vedova addolorata. 
Tra i presenti all’incontro erano tanti quelli che, come lei, ricordavano esattamente le stesse cose e, ancora oggi, sono moltissime le persone che possono giurare di aver visto il funerale in tv. 
Eppure Nelson Mandela morì all’età di 95 anni nel 2013 e non nel secolo scorso. 
Il che significa non solo che la sua scomparsa non è in alcun modo riconducibile al carcere – da cui è uscito vivo e vegeto – ma che, all’epoca del convegno in cui la news si diffuse, l’attivista e leader politico…era ancora vivo!
( Esempi di tipo visivo: 10 casi di effetto Mandela nella cultura pop )

Articolo aggiornato, pubblicato qui l'11/02/2020

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.