mercoledì 5 febbraio 2020

Hsing Nu, il popolo adoratore delle stelle

Nell’epoca d’oro di conquista e rispettiva conoscenza di questo mondo cosiddetto periferico e barbaro da parte degli imperi europei, un prete francese scoprì qualche cosa di incredibile, qualcosa che oltre che modificare le nostre attuali teorie sul passato del mondo pone l’idea che il Tibet è sicuramente il luogo più enigmatico della Terra, ma soprattutto sarà il perno principale per spiegare il mistero, i mondi scomparsi, queste insolite teorie esoteriche, tantriche, religiose e via dicendo. 


La scoperta avvenne nel lontano 1725 quando gli Hsing Nu erano già un popolo leggendario, avvolto nelle polveri del deserto; ma padre Duparc frugando dentro quella che sembrava la loro antica capitale trovò testimonianze archeologiche a dir poco sconvolgenti: mille monoliti che forse erano rivestiti di lamine d’argento, una piramide a tre piani (questo oggetto va a favore della famosa pancultura antidiluviana da noi più volte ipotizzata), la base di una torre azzurra, il palazzo reale, ma soprattutto fu colpito da un misterioso oggetto chiamato “la pietra lunare”: un masso bianco circondato da strani bassorilievi raffiguranti fauna e flora sconosciute.

Qualche anno dopo un altro esploratore francese di nome Latour rinvenne lance, scudi, armi, vasellame ornato con svastiche e spirali. La chiave dell’esistenza e della spiegazione di questo popolo non poteva escludere gli stessi Tibetani che, come si sa, sono custodi di saperi antichi di sapore esoterico. 
Infatti, ci dicono, fu riferito ad un gruppo di esploratori sovietici che la piramide simboleggiava, dall’alto verso il basso: la Terra Antica, quando gli uomini raggiunsero le stelle; la Terra di Mezzo, quando giunsero dalle stelle; e la Terra Nuova, quando le stelle erano lontane ...


Parecchi si sono cimentati nel tentare di tradurre questi misteriosi passi e vi vedono la cronaca di una colonizzazione spaziali in tempi remoti, ma i Tibetani oltre che concordare su quanto abbiamo appena detto ci dicono che gli Hsing Nu trovarono nella religione il proseguimento dei viaggi spaziali.

Volendo trovare un quadro chiaro riconosciamo di trovarci di fronte a un vero enigma poiché non sappiamo come inserire il fatto che popoli primitivi praticassero già i viaggi spaziali e le colonizzazioni dei pianeti: si tratta forse di quella grande civiltà X, che esistette prime dell’uomo da noi conosciuto, che si mise a colonizzare lo spazio come facciamo noi oggi, e che poi ritornò? Tutto è possibile, ma il cruccio è che non sappiamo come inserire tutti gli altri popoli misteriosi, le leggende paleoastronautiche e via dicendo! 

Immaginiamo che la nostra società abbia prodotto una certa cultura anche in campo spaziale; ad un certo punto succede una catastrofe e tutto viene cancellato, ma alcuni popoli ne conservano il ricordo. Nasce così una nuova società, ignorante, parallela a quei popoli custodi di quel sapere dimenticato, che scopre infine come la Terra ospitò un tempo una civiltà evoluta che fece anche voli nello spazio.

Stiamo noi facendo forse la stessa cosa? Stiamo scoprendo i resti di una civiltà ancestrale di cui gli Hsing Nu forse erano i massimi esponenti o i custodi quando essa stava per cancellarsi? Possibile teoria, infatti anche la descrizione del monolite bianco “portato” dalla Luna e circondato da bassorilievi che mostrano misteriose faune e flore avrebbe un suo posto preciso: un souvenir della colonizzazione della Luna (questo spiegherebbe i possibili siti archeologici alieni su Marte e sulla Luna, a detta naturalmente di chi voglia credere che esistano tali resti!


Gli Hsing Nu, che si dice siano stati padroni di tecniche avanzate di comunicazione a distanza e nello spazio (tecniche ora coltivate dai Tibetani), furono cancellati dalla faccia della storia. Si dice che furono i Cinesi gli autori della loro estinzione, ma non possiamo escludere qualche catastrofe naturale. I superstiti di questa caddero nella barbarie dimenticando il loro mirabile passato.

La storia a questo punto sembra sempre la stessa: mondi scomparsi, tecnologie usate da misteriosi popoli forse consegnate all'umanità di allora da altri esseri provenienti dallo spazio, poi lasciati in eredità a gruppi culturali a loro volta estintasi a seguito di una o più catastrofi et simila. Ammettendo l’esistenza di tali razze ci chiediamo: da dove vennero? Quali aree geografiche occupavano? Perché giunsero qui sulla Terra?

Il quadro, già di per sé difficile, si viene quindi a complicare sempre di più di fronte a queste scoperte archeologiche alternative, capaci di stravolge teorie già di per loro senza solide basi, e forse non proprio attinenti alle realtà ancestrali che il pianeta Terra ebbe modo di ospitare.

Fonte: www.croponline.org

Un monastero tibetano

Un Lama astronomo e medium

Nel 1959, una missione russa vagava di monastero in monastero (la storia di questa avventura sarà raccontata da uno scandinavo durante un congresso sull'astronautica tenutosi a Mosca) cercando nella nazione più segreta del mondo una via che potesse condurre alle stelle.

Il viaggio fu pieno di difficoltà: due uomini della spedizione si ferirono cadendo in un crepaccio; altri tre, sfiniti, furono costretti a fermarsi in un villaggio. Tuttavia, la tenacia ricevette la sua ricompensa: in un lamasseria situata non lontano del santuario di Ga-ljan, gli esploratori riescono a farsi ricevere da un vecchio saggio, un astronomo sorprendentemente aggiornato sui problemi dell'astronautica.

Contatti con abitanti di un altro mondo?

Questo lama, avendo ammesso di potere - in determinate circostanze - entrare in contatto con gli abitanti di un altro pianeta, i russi chiesero il permesso di partecipare all'esperienza. Il vecchio si fece pregare non poco ma finì per acconsentire a condizione che solo due degli stranieri partecipassero alla sessione.

Dopo alcuni giorni di riposo, i due uomini scelti furono chiamati a seguire una serie di esercizi di concentrazione accompagnati da ginnastica yoga e da una dieta particolare.

Quindi, finalmente, arriva il grande giorno, nell'umile cella del lama. Il monaco tiene per mano gli estranei. Si concentrano come insegnato. Uno strumento musicale scandisce dei suoni sordi a intervalli regolari fino a quando non tace improvvisamente. Il silenzio regna.

Un essere dal volto indescrivibile con membri da artropode

Un'immagine proveniente dalle profondità dello spazio prende forma; inizialmente sfocata, diventa sempre più chiara. Un essere estremamente strano guarda fisso il trio. Il suo corpo ha un'apparenza umane, ma il suo viso è indescrivibile, e i suoi membri sono quelli degli artropodi. In piedi e immobile, intorno a lui gira un Sistema Solare in miniatura. Intorno a una grande palla lucente Mercurio, Venere, Terra, Marte si muovono ...


I russi osservano le sfere, le identificano e le contano ... sono dieci. Oltre Plutone, un altro globo gira attorno al Sole.

Da dove provengono queste immagini? Il monaco, testardo, non vuole rispondere a nessuna domanda. Si fa un po' più loquace soltanto su un punto: oltre Plutone, c'è davvero un altro pianeta (o un satellite di Nettuno fuori orbita) che scopriremo a breve.

Manipolazione occulta?

L'esperienza fu interessante ma, tutto sommato, infruttuosa. Ecco cosa ne ha detto uno degli uomini che presero parte alla sessione con il lama: "Né io né il mio compagno sapremo mai se questo essere era realmente comparso davanti a noi o se lo abbiamo immaginato. Non sapremo mai se era stato proiettato attraverso il cosmo o se dipendeva dalla volontà del monaco. Possiamo descriverlo solo vagamente ..., ciò che è vero è che non abbiamo visto nulla di reale o di terrestre e ci sembra impossibile che l'immaginazione da sola abbia potuto concepire un così strano personaggio".

Peter Kolosimo, "Terra senza tempo".

Tradotto da Catherine
Tratto da: La planète X et les lamas 

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