martedì 21 agosto 2018

Il collasso della civiltà umana

di Christian Giordano


Una riflessione sulle “invenzioni” culturali e quanto investiamo su di esse, emotivamente e cognitivamente, spesso senza neppure esserne consapevoli.


La nostra civiltà scomparirà. Come l’impero egiziano, con le sue monumentali piramidi, i suoi faraoni, il suo commercio, la sua cultura, la sua religione millenaria. Come l’impero babilonese con le sue imponenti Ziqqurat, i suoi re, le sue tradizioni, le sue biblioteche e il suo commercio. Come l’impero fenicio, le sue invenzioni, la sua arte raffinata, le sue filosofie.

Insomma, anche la nostra civiltà scomparirà. Anzi sta già scomparendo. Perché le civiltà sono come gli organismi: nascono, si sviluppano, decadono e muoiono. E poi perché le nazioni, le civiltà, le culture sono in realtà delle invenzioni. Invenzioni per cui la gente uccide, sogna, si dispera, combatte, ma pur sempre invenzioni.

E sono irrazionali. Un po’ come il tifo calcistico: non c’è un motivo razionale per tifare Inter, Milan, Roma, Lazio, Juve… Eppure si è disposti a menare, a litigare, a spendere molti soldi, perfino a uccidere! I confini tra Italia e Francia sono invenzioni. I confini tra Belgio e Germania sono invenzioni. I confini tra USA e Canada sono invenzioni. I confini tra qualsiasi Nazione e qualsiasi altra Nazione sono invenzioni. Lo si vede con chiarezza guardando la cartina geografica dell’Africa: linee tirate giù con il righello. Non si presero neppure la briga di seguire il profilo idrogeologico. Oggi chi nasce a Roma è italiano. Fino a qualche decennio fa era cittadino vaticano. Oggi chi nasce in Corsica è francese. Prima era piemontese. Prima ancora era fenicio… I confini sono un’invenzione...


E noi uccidiamo per quell’invenzione. Uccidiamo per la Patria. Uccidiamo per la Religione. Uccidiamo per l’Ideologia. La nostra civiltà – intendo la civiltà a livello mondiale, la civiltà umana – è al collasso. Perché ci sono dei circuiti perversi che accettiamo passivamente, dandoli per scontati, senza rifletterci.

Pensateci: gente che si vende, tradisce, si abbrutisce, uccide per delle entità irreali. I numeri della Borsa – i milioni di miliardi che si muovono nei “mercati” ogni giorno – non corrispondono a niente. Il denaro stesso – che un tempo era il corrispettivo delle riserve auree – non corrisponde più a niente. Ma già l’oro in sé non corrispondeva a niente di veramente prezioso. Cos’è l’oro? Si mangia? Si beve? Ci si ripara? Gli Aztechi e i Maya pensavano che gli spagnoli se ne nutrissero, non capivano tanta avidità per un metallo.

Pensateci: per questa concezione perversa dell’economia, ci ritroviamo con vaste aree del globo terrestre ricchissime di tutto ciò che è prezioso (acqua, terreno, colture, clima, minerali…) che sono in miseria. E ci sono invece posti in mezzo al deserto, dove non cresce nulla e si vive a stento, in cui si costruiscono piste da sci tra la sabbia, in cui fontane d’acqua dolce zampillano in ogni angolo e in cui la gente muore per il colesterolo alto. Vi sembra normale, questo?

Pensateci: intere classi sociali, anche in Italia, si fanno la guerra per i pochi beni a disposizione. “Non c’è lavoro per tutti” si dice. “Non ci sono risorse per tutti” si dice. “È una guerra tra poveri” si dice. Ogni giorno i bar, le pasticcerie, i supermercati, le pizzerie, i ristoranti buttano via tonnellate di cibo. Ogni giorno. Tonnellate di cibo ogni giorno. Non ci sono risorse per tutti? Ogni stagione vengono lasciati marcire o schiacciati con i trattori tonnellate di pomodori, arance, zucchine, mele… Ettolitri di latte versato nel terreno. Non ci sono risorse per tutti? È una guerra tra poveri? Ma siamo davvero così poveri?

Pensateci: non c’è lavoro per tutti. No. Siamo nel 2018. Un tempo per coltivare un campo che rendeva 100, ci volevano 20 persone. Oggi bastano 3 persone e un trattore. E il campo rende 300, grazie alle biotecnologie. Ci sono 19 persone di troppo. Certo, alcuni di quei contadini di troppo andranno a costruire i trattori. Ma sono comunque troppi. Ma il punto non è questo. Il punto è che il salario per il lavoro è un’invenzione.


Se fossimo davvero nel 2018 e se fossimo davvero avanzati come civiltà, non ci sarebbe una cosa come “il salario”. 

Le ore di lavoro non sarebbero per la sopravvivenza – quella dovrebbe essere garantita dal fatto che sei un essere umano e hai diritto di vivere. Le ore di lavoro sarebbero il tuo contributo alla comunità nella quale sei nato. Perché lavorare non è una condanna ma un’opportunità di crescita personale, di identità. È diventato una schiavitù, perché l’attuale lavoro è un ricatto e le condizioni di lavoro sono spesso da schiavitù. Lavoreremmo tutti, 4-5 ore al giorno. E il resto del tempo? Lo vivremmo. Lo passeremmo a coltivare le amicizie, a occuparci degli affetti, a dedicarci all’arte, alla crescita personale, al progresso dell’umanità. Lo scriveva già quasi un secolo fa Bertrand Russell.

Ma questo presupporrebbe, oltre a un radicale cambiamento di prospettiva, un controllo delle nascite. Le società animali lo fanno in modo naturale: dove c’è abbondanza di risorse si moltiplicano, dove c’è scarsità di risorse diminuiscono. Anche gli esseri umani lo fanno in modo naturale: dove le risorse sono distribuite e c’è un buon livello di benessere, le comunità umane hanno meno figli. O meglio, fanno un numero di bambini proporzionato alle risorse. Nei paesi in cui l’aspettativa di vita è scarsa, si fanno molti più figli perché il “gene egoista” cerca di sopravvivere dandosi più chance. Come le tartarughine: sono tantissime ma solo poche raggiungono il mare e sopravvivono. Per questo fanno tante uova.

Il controllo delle nascite (come il controllo della sessualità, dell’alimentazione etc.) negli uomini è regolato non dall’istinto ma dalla cultura. Infatti tutte le religioni controllano sessualità, cibo e desideri. E tutte le “culture” hanno norme su cosa è giusto o sbagliato in campo di sessualità, cibo e desideri.


Il collasso della civiltà quindi non è solo una questione di “corsi e ricorsi storici” ma una questione di cultura. 

Ma secondo voi la nostra cultura ha fatto molti progressi? Sì, non c’è più la schiavitù. E le baraccopoli di braccianti africani in Puglia che raccolgono le tue cicorie bio? Non c’è più la schiavitù. E i capannoni alla periferia di Prato e di Roma in cui donne incinte e bambini cinesi cuciono la maglietta che indossi? Non c’è più la schiavitù. E i contratti precari con cui i lavoratori di oggi vengono tenuti sotto ricatto? Non c’è più la schiavitù. E le migliaia di ragazze deportate sulle nostre strade costrette a farsi violentare ogni giorno per qualche decina di euro “di divertimento”?

Guardando la civiltà ateniese del III sec. a.C, siete proprio sicuri che la nostra cultura ha fatto così tanti progressi? Guardando le comunità di nativi americani, siete proprio sicuri che la nostra cultura ha fatto molti progressi?

Fonte: www.conoscenzealconfine.it

5 commenti:

  1. No, non c'è stato alcun progresso se non in parte quello tecnologico, in nome del quale tutto il resto è stato gettato via, etica e rispetto per la vita in primis.
    C'è in atto da molto tempo una follia collettiva che spinge masse di individui a sostare per ore davanti a negozi chiusi in attesa dei saldi di fine stagione per essere i primi a precipitarsi dentro all'apertura e accaparrarsi il milionesimo vestito da buttare dentro l'armadio; una follia che fa apparire normale sfruttare paesi, persone, per poter avere l'ultimo modello di computer o telefonino.

    Da tempo penso che se l'umanità si estinguesse non sarebbe poi così male. E non lo dico per odio verso il genere umano, ma per disperazione, la disperazione di chi assiste impotente ogni giorno ad un'orgia di follia consumista che non guarda a nessuno e non tiene conto di nessuno, in una spirale sempre più perversa di avidità e cupidigia.
    Quanto manca prima che il pianeta ci spazzi via tutti o quasi tutti per alleggerire il carico?

    Non impariamo mai assolutamente niente e non vogliamo capire, scopriremo il prezzo di tutta questa follia troppo tardi.

    Anna

    RispondiElimina
  2. Poi siamo talmente tonti come specie che per noi la schiavitù è quella con catene visibili, il terrorismo è quello delle bombe e chi non lavora, o lavora chiedendo diritti è uno scansafatiche, uno che non ha voglia di lavorare.
    Conta solo il visibile, il palese, tutti credono di essere liberi perché consumano a piacimento e votano, e tutti sono invece avviluppati nella rete più infida e bieca e invisibile e potente, quella della manipolazione mentale ed emotiva.
    Nulla ci appartiene più neanche la nostra mente, ma l'orgia insensata di consumismo e di superficialità deve continuare, guai a guardarsi dentro e capire di non essere chi si crede di essere, di non esserlo mai stato!

    Ma a cosa serve questo continuo avvicendarsi di civiltà se tanto alla fine siamo destinati all'estinzione? Noi stiamo camminando sulle ceneri e sulle macerie di civiltà più evolute di noi che si sono comunque autodistrutte con la loro tecnologia, e ogni volta si ricomincia senza aver capito nulla di chi siamo e coss stiamo a fare qui.
    E il gioco al massacro ricomincia.

    Follia. Follia. Follia.

    Anna

    RispondiElimina
  3. Come si estinguerà la civiltà occidentale?
    Ce lo spiega Jacques Attali, lo squalo psicopatico banchiere francese padre dell'Euro:
    Con l'eutanasia.
    Nei prossimi decenni, ci dice il saggio Attali, chi arriverà a 65 anni non sarà più produttivo e dunque sarà un costo enorme per la società. A quel punto interverranno i macchinari che potranno fine alla vita che sia diventata troppo insopportabile e insostenibile a livello economico.

    Arrivare a tarda età per imparare? No, solo fino all'età utile per produrre da bravo schiavetto, poi KAPUTT.

    Anna

    RispondiElimina
  4. Stamani pane(integrale) e allegria a colazione!

    RispondiElimina
  5. Ho voglia di raccontarvi una antica metafora babilonese che sì riferisce ovviamente a quella parte di uomini che non hanno capito nulla delle bellezze della vita e purtroppo per noi continuano ostinatamente a fare solo
    danni all*Umanita.Un giorno Dio,sentendosi solo decise per avere un po’ di compagnia di creare l*Universo e dopo averlo terminato,visto che gli era venuto molto bene,si complimentò con se stesso e decise di popolarlo creando l *uomo e appena lo fece si pentì.E questo,a mio avviso la dice lunga sulla nostra natura umana.Emilio

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.