Quando A. Einstein morì nel 1955, sul suo comodino fu trovato un libro che nessuno avrebbe mai pensato avrebbe potuto attirare la sua attenzione: Mondi in Collisione, pubblicato qualche anno prima da Immanuel Velikovsky, un medico e sociologo russo di origine ebraica, che trasferitosi nel 1939 negli USA, divenne amico di Einstein, cominciò ad occuparsi di astrofisica, fino a diventare la bestia nera degli scienziati americani.
Quel libro aveva sollevato il più grosso scandalo che avesse mai coinvolto la comunità scientifica dai tempi di Galileo, e suscitò una gigantesca crociata contro Velikovsky, tanto che alcuni dei più autorevoli scienziati americani, nel 1950, giunsero a ricattare le riviste e la casa editrice del libro per impedirne la pubblicazione.
Era solo l’inizio della guerra che la comunità scientifica ufficiale dichiarò a Velikovsky, e in cui scesero in campo l’American Association for the Advancementof Science, l’American Philosophical Society, numerose Università e autorevoli riviste.
Ma di che cosa parlava questo libro, e perché Einstein lo aveva ritenuto degno di essere letto? ..
Nel libro c’era la spiegazione, in termini scientifici, di alcuni dei miracoli della Bibbia, e questo già poteva bastare a sconvolgere il pensiero comune, ma soprattutto c’era una incredibile ricostruzione storica dell’evoluzione del sistema solare, e questo non poteva essere tollerato dalla scienza ufficiale.
L’idea centrale era che 1500 anni prima di Cristo, cioè in tempi storici, si sia staccata dal pianeta Giove una grande massa che andò a costituire una gigantesca cometa che nell’arco di sette secoli, con una cadenza di 52 anni, si sarebbe avvicinata sempre più alla terra provocando terremoti, inondazioni, tempeste elettromagnetiche, piogge di meteoriti e sconvolgimenti climatici che avrebbero influenzato notevolmente la cultura e le vicende dei nostri antenati, e di cui si trova traccia nei miti e nei documenti che ci sono stati tramandati. Tali tracce esistono in pressoché tutte le popolazioni del pianeta (Maya, cinesi, polinesiani, indiani d’America).
Il primo contatto si sarebbe verificato nel 1500 a.C.: nel suo avvicinamento la cometa provocò quelle che nella Bibbia vengono descritte come le dieci piaghe d’Egitto (arrossamento dei fiumi, invasione di insetti, la peste, la grandine, pioggia di fuoco fino ad un terremoto di dimensioni planetarie).
Nel libro le piaghe vengono esaminate ad una ad una, e per ognuna viene data la spiegazione “scientifica”. La stessa traversata a piedi del Mar Rosso sarebbe stata possibile per l’incredibile marea provocata dall’attrazione della vicina cometa.
Anche la rotazione della terra subì un notevole rallentamento (“folte tenebre nell’Egitto per 3 giorni”).
Dopo circa cinquant’anni la cometa ritornò provocando un nuovo rallentamento della rotazione e un’oscillazione dell’asse terrestre, in modo che il sole sembrò fermarsi per un tempo stimato di 18 ore: il famoso miracolo di Giosuè che intima al sole di fermarsi (e che si ferma per un giorno intero).
Anche di questo troviamo traccia nei miti di quasi tutte le popolazioni del pianeta.
Gli avvicinamenti della cometa proseguirono ogni 50 anni, con conseguenze non più disastrose, fino al 747 a.C.
<-- VENERE
Da questo momento una serie incredibile di avvenimenti si succedette: l’orbita della cometa, forse per una collisione con un’altra, cambiò fino ad andare ad urtare Marte e trasformandosi nel pianeta Venere, installandosi nella sua attuale orbita.
Marte fu spinto verso la Terra che sfiorò diverse volte, l’ultima delle quali nel 687 a.C.
In questo periodo di 60 anni i movimenti solari e lunari furono sconvolti, e con essi le stagioni e lo scorrere del tempo. Furono necessari numerosi e continui mutamenti del calendario fino all’assestamento dell’anno a 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 46 secondi, che è quello attuale.
Anche di questi sconvolgimenti del calendario c’è traccia in numerose popolazioni.
L’ipotesi che i corpi celesti si muovano sfuggendo alle leggi gravitazionali è molto suggestiva.
Velikovsky è stato bollato come "crank", ma di tanto in tanto qualche autorevole scienziato torna con prove che suffragherebbero, almeno in parte, alcune delle sue spregiudicate, ma suggestive ipotesi, rendendole verosimili.
Ad esempio, parte delle teorie del sociologo russo, ha trovato conferma grazie agli studi sul movimento e sulla composizione delle cinture asteroidali, dell’astronomo Tom van Flandern, il quale ha ipotizzato che nel passato remoto dell’universo potessero esistere altri due pianeti nel sistema solare, e che Marte fosse un tempo una luna esplosa da un pianeta ormai non più esistente.
Per la scienza risultava inaccettabile che quello che tiene in orbita i corpi nel nostro sistema solare non è la forza di gravità, come ci aveva insegnato Newton, ma un’altra forza, l’elettricità, di cui la gravità è solo un aspetto. A tutt’oggi, nessuno è ancora riuscito ad unificare la gravità con l’elettromagnetismo, e solo due persone ci hanno tentato: Einstein e Velikovsky.
Ma allora perché Einstein, che non era certo un ingenuo, perdeva il suo tempo a leggere questo libro?
Molte delle previsioni che Velikovsky enunciò, come la temperatura su Venere (eccezionalmente alta perché si trattava di un pianeta giovane), l’effetto della forza di gravità della terra fino alla luna, tempeste magnetiche su Giove, la teoria che le comete si siano staccate da corpi più grandi, e tante altre, sono state in seguito confermate, compresa quella di grosse anomalie nella rotazione di Venere dovute alla sua recente installazione nell’orbita: infatti Venere è l’unico pianeta che ruota in senso opposto a tutti gli altri del sistema solare.
Questo libro continua ancor oggi a far discutere e a creare imbarazzi nel mondo scientifico. Tanto ardito da essere definito folle dall’amico Albert Einstein e così inquietante da aver indotto l’astronomo Carl Sagan a farne oggetto di feroci critiche, il saggio di Velikovsky propone in effetti, come vedremo, una serie di scottanti questioni, tra cui la veridicità storica dei testi biblici (sul filone del famoso bestseller “La Bibbia aveva ragione” di W. Keller) e di innumerevoli altre tradizioni mitologiche e sacrali, utilizzate dal ricercatore come fonti attendibili per desumerne informazioni sul passato del nostro pianeta attraverso un’analisi comparata.
La tesi di fondo è difatti che in epoche remote, e non solo, la Terra sia stata scenario di eventi catastrofici così travolgenti da essere stati praticamente rimossi dalla memoria collettiva dell’umanità e confinati in quell’area fantastico-virtuale che si identifica con il mito.
Tali cataclismi di vastità planetaria sarebbero stati provocati in buona parte da violentissime collisioni e incontri più o meno ravvicinati con corpi celesti, in seguito ai quali l’assetto orografico e biologico del nostro pianeta sarebbe sensibilmente mutato.
L’argomentazione di Velikovsky si concentra in particolare su una gigantesca cometa di dimensioni planetarie che, generata per espulsione dalla massa gassosa di Giove (in particolare, dalla gigantesca “macchia rossa” del grande pianeta), avrebbe quindi vagato irrequieta, in ere lontane, nel Sistema Solare, avvicinandosi due volte, verso il 1500 a.C., alla Terra, con conseguenze che analizzeremo in dettaglio.
Questa in sintesi la “sceneggiatura” descritta da Velikovsky, per supportare la quale l’autore fece appello alle più svariate testimonianze del passato, attingendo, oltre che alla Bibbia, ai testi ebraici del “Talmud”, alla letteratura greca, ai papiri egizi, alle tavolette astronomiche babilonesi, ai calendari aztechi e maya e a tradizioni popolari, remote iscrizioni e patrimoni mitologici di numerosissime popolazioni del mondo.
Stesso taglio interdisciplinare si rileva nelle scienze cui fa riferimento la sua indagine, che spaziano dall’archeologia alla geologia, dalla paleontologia alla psicologia, dall’astronomia all’antropologia, alla fisica, alla storia…
Letto e condiviso da: fintatolleranza.blogspot.it
Oggi, la nuova e sempre più accreditata teoria dell'Universo Elettrico getta nuova luce sulle bistrattate teorie di Hörbiger e Velikovsky ...
Leggere qui: "Così gli ultimi saranno i primi, e i primi ultimi" - tratto da "Il Mattino dei Maghi"
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