Storie, leggende, miti, racconti, menzionano il luogo dove vivevano i "giusti", i Neteru, gli Shemsu Horo, i "Guardiani" giunti sulle "barche celesti"; il popolo de "razzi scintillanti" citati dai Sumeri.
Coloro che abitavano l'E.DIN, tradotto volgarmente in EDEN; il giardino nel quale la divinità forgiò l'uomo a sua immagine. Quindi nel posto conosciuto come E.Din vivevano coloro che giunsero, o discesero dal cielo: gli Annunaki, i Nephilim, il popolo degli Shem, quelli dei razzi. Navi volanti che in India venivano chiamate Vimana o Astras.
Chi erano questi esseri dei razzi?
Sono quelli ritratti nel trono di un capo tribù del Camerum conservato al Museo Britannico? Mani con quattro dita e fattezze del volto decisamente non umane, ma, come la figura centrale, appartenenti ad una specie aliena classificata dei "grigi".
Lineamenti riconoscibili anche nel famoso reperto definito "Cervo dei Celti".
Seguendo le narrazioni apprendiamo che i Nefilim venivano chiamati dal popolo Ebraico "Awwin", cioè "serpenti"; che gli Hyksos avevano come simbolo il serpente.
Si scopre l'esistenza di sovrani dalla pelle bianca come il latte, con la coda e, a volte, con piccole protuberanze simili a corna.
Sappiamo che a Ubaid sono state rinvenute alcune strane statuette che rappresentano esseri dai lineamenti serpentiformi, adorate dai Sumeri come divinità.
Per indicare il serpente veniva usata la combinazione "Dj", da cui "Jedi" e altre derivazioni come Djer, Djoser, Djedefre. Quindi in Egitto regnavano i serpenti al tempo degli Dèi, nel Primo Tempo? In India abbiamo i Deva e gli Asura, i Naga classificati come mutaforma rettiliformi. I serpenti si trovano abbinati ai troni dei Re.
L'imperatore giallo Huang Ti viene descritto con sembianze simili a un drago.
Serpenti erano gli Imar della Turchia e, nelle Americhe, troviamo Quetzalcoalt, Itzamma; in Grecia abbiamo Cerope re Miceneo di Atene descritto come un essere umano con la coda di un serpente. Vi sono addirittura uomini che divengono serpenti, come Eretteo re di Cadmo.
Miti, favole, o dobbiamo considerare l'eventualità che non tutti i Sauri furono estinti, ma qualche specie si evolse, come ha ipotizzato Dan Russell, e mescolandosi con le "figlie degli uomini" abbia dato origine ad una nuova razza?
Stabilendosi in Egitto? Fra il Tigri e L'Eufrate, nella terra di E.Din, o Eden?
Una "fantasia" molto intrigante, ma continuiamo a "fantasticare"....
I sauri erano animali di grande mole, nell'assumere una posizione eretta potrebbero aver raggiunto un'altezza considerevole, forse dai tre ai quattro metri. Potrebbero, una volta accoppiati con le Figlie degli uomini, aver generato individui molto alti, come citato nelle scritture: i giganti.
I Rephaim, gli Enim, gli Zuzummin, gli Anakim, menzionati nella Bibbia e, guarda caso, ubicati proprio nelle terre intorno all'E.Din, erano considerati giganti.
Parlando di questi esseri è strano trovarli ovunque. A Lovelock in Nevada come narrano i Delaware. Gli indiani Piute raccontano di giganti che riesumavano i cadaveri per cibarsene.
Un altro collegamento con le sacre scritture secondo cui i giganti erano affetti da cannibalismo e per questo furono distrutti.
Di questi giganti cannibali dalla chioma rossa ne parlano anche le storie riguardanti Atlantide. Andiamo oltre nella nostra "fantasia".
Se i serpenti si spostavano con le loro "barche celesti", vi era sulla terra una super civiltà derivata da una specie di sauri, che in seguito ad un evento straordinario o per un cambiamento di clima, si estinse; o tali esseri non erano di questo mondo?
Perché oggi ci chiediamo dove possano essere finite queste "navi volanti"?
Siamo volati troppo in alto? Scendiamo con i piedi a terra e torniamo un attimo in Egitto.
Non eravamo certamente presenti quando i primi popoli si stabilirono in Egitto. Chi abitava dunque quella terra migliaia e migliaia di anni fa?
Erodoto riferisce che prima del popolo dei Piromi vi erano alcuni Dei che abitavano in mezzo agli Egizi.
Quali Dei? Quelli che giunsero da Ta-Nefer, la biblica Shin'ar, cioè Sumer: "la terra di coloro che osservano"? Quelli che gli Accadi chiamavano "gli altissimi" e i Sumeri classificarono come i Din-Gir: "I giusti delle Navi Spaziali"?
Il libro dei morti parla di esseri di luce che, chiusi in un disco alato, planando nell'oceano celeste sarebbero approdati sulla terra: "Io approdo al momento giusto sulla terra all'epoca stabilita, secondo tutti gli scritti della terra, da quando la terra è esistita e secondo quanto ordinato dal venerabile (qui il pezzo è illeggibile)".
Quando accadde?
Erodoto scrisse: "Nessun Dio era comparso in Egitto in quel lontano passato ma il sole si era per quattro volte levato in punti del cielo diversi da quello dove sorge. Due volte nascendo di là dove ora tramonta e, due volte tramontando, là dove ora sorge".
Si risale così a più di centomila anni fa, difatti ogni 25.920 anni, per il noto fenomeno della "Precessione degli Equinozi", l'asse polare terrestre, e di conseguenza anche le costellazioni, raggiungono la loro posizione originaria.
Sappiamo che gli egizi correggevano il loro calendario ogni 1461 anni per far coincidere il levar di Sirio con quello del Sole, e le iscrizioni rinvenute dai sovietici nei sepolcri corrispondono a venticinque cicli; con un breve calcolo arriviamo, partendo dal 4241a.C. (origine del calendario egizio), al 36.500 a.C. (25x1461=36.525).
Aggiungiamo che l'arabo Abu Zeyd el Balkhy tradusse una iscrizione che datava la costruzione della grande piramide nel momento in cui la Lira si trovava nel segno del Cancro; corrispondente a un periodo di 72.000 anni prima dell'Egira, la fuga di Maometto da Medina avvenuta nel 622 a.C..
Il 13 settembre del 1929 fu scoperto nel Transval un bassorilievo sul basalto raffigurante un rinoceronte perfettamente modellato circondato da uccelli svolazzanti attorno, alcuni dei quali posati sulla sua schiena, l'età di questa scultura risalirebbe a 50.000 anni fa.
L'incisione sulla pietra a Meroe, nella Nubia - che rappresenta un missile pronto al decollo o un'antenna che scruta il cielo - e Dendera - col suo zodiaco certamente copiato come era uso degli Egizi da un altro ancora più antico - ci portano indietro nel tempo quando Thot abitava la terra e annientava i suoi nemici "sputando fiamme" con l'Occhio di Ra, detto Occhio Solare, o Occhio di Horo, o di Hathor.
Thot era ritenuto l'inventore della lingua, della scrittura, della matematica; considerato un astronomo gli si attribuisce anche lo Zodiaco. Divise il giorno dalla notte, unificò i due regni, promosse il diritto, fu medico eccellente, fu considerato il dio della Saggezza, della Scienza, dell'Energia. I testi non sostengono affatto che fosse un dio, né che fosse egiziano.
"Thot" è parola che deriva dal greco; in lingua Copta si scrive "Thout", gli antichi Egizi lo chiamavano "Dehuti", cioè "quello di Dehut". Nessun luogo comunque porta questo nome. Si dice provenisse da una terra d'occidente che aveva due vulcani, dove il sole un giorno si oscurò e tutti fuggirono attraverso il mare.
Thot era ritenuto l'inventore della lingua, della scrittura, della matematica; considerato un astronomo gli si attribuisce anche lo Zodiaco. Divise il giorno dalla notte, unificò i due regni, promosse il diritto, fu medico eccellente, fu considerato il dio della Saggezza, della Scienza, dell'Energia. I testi non sostengono affatto che fosse un dio, né che fosse egiziano.
"Thot" è parola che deriva dal greco; in lingua Copta si scrive "Thout", gli antichi Egizi lo chiamavano "Dehuti", cioè "quello di Dehut". Nessun luogo comunque porta questo nome. Si dice provenisse da una terra d'occidente che aveva due vulcani, dove il sole un giorno si oscurò e tutti fuggirono attraverso il mare.
La mente corre ad Atlantide, ma non a caso. Il papiro magico 500 lo definisce "..babbuino di sette cubiti, il cui occhio è d'oro, il cui labbro è di fuoco..." Appare di aspetto scimmiesco dalla bianca pelliccia e alto tre metri e mezzo: un gigante. Thot il "tre volte grande", Trimegistos. Arriva dal cielo e compare su un tumulo di terra noto come la "collina primordiale".
Nel tempio di Meroe si trova la raffigurazione di un cono arrotondato in alto: la camera celeste che somiglia ad una capsula spaziale, con la quale Thot sarebbe atterrato - insieme a otto compagni - sull'isola delle due fiamme a Ermopoli, sulla riva sinistra del Nilo, a trecento chilometri dal Cairo.
I sacerdoti di quella città, in onore a questi uomini, la chiameranno "Chemenu": la città degli otto.
Anche il mito dei Dogon e lo scintoismo giapponese, attraverso libri come il Nihongi, una delle più antiche cronache di quel territorio, formato da trenta volumi storici, ci raccontano di otto persone che scesero dal cielo e atterrarono "con fragore assordante" in mezzo ad una nuvola di fumo. Sempre in tale raccolta, conosciuta anche come Nihonshoki, si narra del giovane Hashiro Kuma Washi il quale possedeva una potente ossatura e delle ali, grazie alle quali era in grado di volare.
A Ecbatana, antica capitale dei Medi, sconosciuti esseri discesero dal cielo su "destrieri di metallo".
Si narra che l'oggetto in grado di scendere sulla terra si trovava a Eliopoli e il suo nome era: "Ben Ben".
Un testo di Abido ci dice che aveva la forma conica, come quella del pane usato per i riti nel tempio. Dai testi delle piramidi sappiamo dove veniva custodito e che sei edifici, come quello di Eliopoli, furono eretti dalla quinta dinastia (2480-230 a.C.) per ricordare gli dei del cielo e per custodire i loro "Occhi".
Le città di Dendera, Edfu, Abido vengono indicate, in alcuni testi, come luoghi di ricovero degli occhi volanti. Alcune zone dei loro templi erano interdette ai profani e considerate sacre.
L'ingegnere tedesco Hans Herbert Beier seguendo le indicazioni fornite da Ezechiele ha ricostruito un tempio che presenta una rampa di manutenzione a diversi piani, che si allarga verso l'alto, con officine e alloggi per gli equipaggi e consente l'accesso ad un veicolo dalla curiosa forma a trottola, come quello elaborato dall'ex progettista della NASA Josef Blumrich, sempre seguendo le dettagliate descrizioni del profeta Ezechiele.
Nelle città di cui sopra vi sono delle rampe considerate "scale rituali". Il Dio Ptah fece costruire una struttura particolare ove da una finestra si poteva ammirare la barca con la quale Ra era giunto sulla terra, ossia il Ben Ben.
La stele funeraria del Faraone Pi-Ankhi recita: "...s'inerpicò sulla scala per raggiungere la grande finestra e vedere il dio Ra dentro il Benben. Da solo spostò la leva e aperte le duplici porte, scorse suo padre Ra nello splendido santuario Het-Benben. Vide Maad, la barca di Ra e Sektet il vascello di Aten." (1)
Nel tempio di Meroe si trova la raffigurazione di un cono arrotondato in alto: la camera celeste che somiglia ad una capsula spaziale, con la quale Thot sarebbe atterrato - insieme a otto compagni - sull'isola delle due fiamme a Ermopoli, sulla riva sinistra del Nilo, a trecento chilometri dal Cairo.
I sacerdoti di quella città, in onore a questi uomini, la chiameranno "Chemenu": la città degli otto.
Anche il mito dei Dogon e lo scintoismo giapponese, attraverso libri come il Nihongi, una delle più antiche cronache di quel territorio, formato da trenta volumi storici, ci raccontano di otto persone che scesero dal cielo e atterrarono "con fragore assordante" in mezzo ad una nuvola di fumo. Sempre in tale raccolta, conosciuta anche come Nihonshoki, si narra del giovane Hashiro Kuma Washi il quale possedeva una potente ossatura e delle ali, grazie alle quali era in grado di volare.
A Ecbatana, antica capitale dei Medi, sconosciuti esseri discesero dal cielo su "destrieri di metallo".
Si narra che l'oggetto in grado di scendere sulla terra si trovava a Eliopoli e il suo nome era: "Ben Ben".
Un testo di Abido ci dice che aveva la forma conica, come quella del pane usato per i riti nel tempio. Dai testi delle piramidi sappiamo dove veniva custodito e che sei edifici, come quello di Eliopoli, furono eretti dalla quinta dinastia (2480-230 a.C.) per ricordare gli dei del cielo e per custodire i loro "Occhi".
Le città di Dendera, Edfu, Abido vengono indicate, in alcuni testi, come luoghi di ricovero degli occhi volanti. Alcune zone dei loro templi erano interdette ai profani e considerate sacre.
L'ingegnere tedesco Hans Herbert Beier seguendo le indicazioni fornite da Ezechiele ha ricostruito un tempio che presenta una rampa di manutenzione a diversi piani, che si allarga verso l'alto, con officine e alloggi per gli equipaggi e consente l'accesso ad un veicolo dalla curiosa forma a trottola, come quello elaborato dall'ex progettista della NASA Josef Blumrich, sempre seguendo le dettagliate descrizioni del profeta Ezechiele.
Nelle città di cui sopra vi sono delle rampe considerate "scale rituali". Il Dio Ptah fece costruire una struttura particolare ove da una finestra si poteva ammirare la barca con la quale Ra era giunto sulla terra, ossia il Ben Ben.
La stele funeraria del Faraone Pi-Ankhi recita: "...s'inerpicò sulla scala per raggiungere la grande finestra e vedere il dio Ra dentro il Benben. Da solo spostò la leva e aperte le duplici porte, scorse suo padre Ra nello splendido santuario Het-Benben. Vide Maad, la barca di Ra e Sektet il vascello di Aten." (1)
La "scala Divina" era rappresentata sotto forma di una alta torre e stilizzata nella scrittura come un "DED" (l'eternità). Veniva usata per raggiungere la dimora Segreta degli Dèi. Il Ded, o Occhio, era pilotato da quattro uomini con le fattezze del falcone, "i figli di Horus", che venivano dalla "porta più orientale del cielo". Misurava 770 cubiti, circa trenta metri.
Riproduzioni di macchine volanti si trovano sul fregio del portone davanti al vestibolo del tempio di Seti ad Abido, città che con Dendera viene menzionata nei testi delle piramidi come "campo di battaglia degli Dèi". Si parla di nemici contro i quali dovettero combattere, ma quali nemici poteva avere l'equipaggio di una nave spaziale?
I nativi, se più evoluti, oppure altri esseri simili a loro interessati al dominio del pianeta.
Si nominano armi apocalittiche, trovando collegamenti fra molti libri sacri quali il Mahabarata, il Ramayana, il Corano e la stessa Bibbia, capaci di trafiggere e trapassare come pugnali. Velocissime e silenziose: "Non visto, non sentito, Horo, piomba sui nemici e nel breve spazio di un attimo nessuna testa vive."
Horo veniva rappresentato come il Grande Falco Mekhemtiirty, l'equivalente di Garuda. Il falco egizio diviene l'Uccello del Tuono fra i pellerossa, il serpente Piumato dei popoli precolombiani, il Drago Celeste dei Cinesi, la Fenice dei Greci. Analizzando i racconti relativi emergono visioni di vascelli volanti. Alcuni papiri, come quello di Nebsceni e il Libro dei Morti descrivono le evoluzioni di questi "occhi solari" e li presentano come oggetti volanti pilotati.
L'Occhio di Horo è un oggetto dentro il quale il Re può entrare, che cambia colore quando viene attivato. In alcuni avvistamenti Ufo i testimoni hanno parlato del cambiamento di colore della luce emanata dall'oggetto. "Io sono Uadjit dalla testa serpentina ed una emanazione dell'Occhio divino di Horus. Io plano simile ad un uccello dal cielo. Mi poso sulla fronte di Ra e navigo sull'oceano celeste".
"Steso lungo il fianco della montagna, dorme il Grande Serpente! Lungo trenta aune e largo otto (m. 54x15). Il suo ventre è ornato da silici e piastre scintillanti. Ora, io conosco il nome del Serpente della Montagna: 'Colui che vive nelle fiamme'. Dopo aver navigato in silenzio ecco che Ra lancia uno sguardo al Serpente. Repentinamente la sua navigazione s'arresta."
Abbiamo una sorta di macchina radiocomandata a energia solare?
Sappiamo che Horo trovava posto nella parte anteriore di Ra; si staccava da questa per piombare silente sui nemici annientandoli con il fiato ardente delle Dee del Nord e del Sud dalla forma di due serpi. In suo onore la città di Apollinopoli diviene Hor-ut; nota, oggi, come Edfu, il luogo ove fu sconfitto Typhon (Seth).
Nella maggior parte degli avvistamenti i testimoni forniscono le misure dell'oggetto in circa venti o trenta metri di diametro.
Con un Ded il Re Pepi compie il viaggio che lo condurrà alle dimora celeste, dopo aver attraversato il Duat, l'Amen-Ta dove si giudicava la vita del faraone.
I testi narrano che il Re Pepi I°, nel viaggio verso il Duat, saliva su una barca magica i cui remi si muovevano da soli a lui bastava reggere il timone.
"Il Re si muove sulla Hambu e manovra il timone verso la Piana dei Due Sommi che reggono i Cieli."
Nell'undicesima sezione troviamo i "piloti della Rotta" e il "Signore delle stelle" che forniscono l'energia per uscire dal Duat e per procedere verso la Casa Segreta dei Cieli. Qui il Re viene vestito per il viaggio con il divino Shuh e gli anelli di Horus. Gli affreschi mostrano tute aderenti. Infine nella dodicesima sezione giunge davanti al vascello di Ra detto " la cosa che conduce al cielo": un Ded (2).
I versi dei testi sono eloquenti su quel che accade: "Pepi è pronto... simile ad Horo nell'abito di Toth (...) il Dio celeste aumenta lo splendore di luce (...) la terra si scuote, trema, le fondamenta del mondo si scrollano quando il Re ascende al cielo (...) Il boato fremente lo conduce (...) il cielo si infiamma (...) il re si libra come falcone pari a un Dio e si alza dall'isola di Fiamma (...) egli vola come colui che vola, come nuvole nel cielo, come uccello (...) è colui che solca i cieli (...) il signore delle stelle che attraversa lo spazio."
E frasi simili si trovano nel Libro dei Morti: "vedi qui Horo all'interno del suo Occhio Divino nel profondo dell'abisso del cielo (...) vedete come circonfuso di raggi a vele spiegate scivolo con la Barca Celeste verso le stelle (...) voi esseri lucenti di Kher-aha (...) lontano dall'universo tengo i mali che lo minacciano e minacciano la Scala di Sbagu (...) tremano i potenti quando l'Occhio di Horo lascia il Duat (...) la cui gamba è circondata di fiamme tu che lampeggi nella volta celeste".
Kher-aha è certamente Fustat, la vecchia Cairo. La scala di Sbagu è l'antico nome di Mercurio, Ermes, Trimenegistos, tre volte grande, messaggero degli Dei; il dio della luce Thot.
Riproduzioni di macchine volanti si trovano sul fregio del portone davanti al vestibolo del tempio di Seti ad Abido, città che con Dendera viene menzionata nei testi delle piramidi come "campo di battaglia degli Dèi". Si parla di nemici contro i quali dovettero combattere, ma quali nemici poteva avere l'equipaggio di una nave spaziale?
I nativi, se più evoluti, oppure altri esseri simili a loro interessati al dominio del pianeta.
Si nominano armi apocalittiche, trovando collegamenti fra molti libri sacri quali il Mahabarata, il Ramayana, il Corano e la stessa Bibbia, capaci di trafiggere e trapassare come pugnali. Velocissime e silenziose: "Non visto, non sentito, Horo, piomba sui nemici e nel breve spazio di un attimo nessuna testa vive."
Horo veniva rappresentato come il Grande Falco Mekhemtiirty, l'equivalente di Garuda. Il falco egizio diviene l'Uccello del Tuono fra i pellerossa, il serpente Piumato dei popoli precolombiani, il Drago Celeste dei Cinesi, la Fenice dei Greci. Analizzando i racconti relativi emergono visioni di vascelli volanti. Alcuni papiri, come quello di Nebsceni e il Libro dei Morti descrivono le evoluzioni di questi "occhi solari" e li presentano come oggetti volanti pilotati.
L'Occhio di Horo è un oggetto dentro il quale il Re può entrare, che cambia colore quando viene attivato. In alcuni avvistamenti Ufo i testimoni hanno parlato del cambiamento di colore della luce emanata dall'oggetto. "Io sono Uadjit dalla testa serpentina ed una emanazione dell'Occhio divino di Horus. Io plano simile ad un uccello dal cielo. Mi poso sulla fronte di Ra e navigo sull'oceano celeste".
"Steso lungo il fianco della montagna, dorme il Grande Serpente! Lungo trenta aune e largo otto (m. 54x15). Il suo ventre è ornato da silici e piastre scintillanti. Ora, io conosco il nome del Serpente della Montagna: 'Colui che vive nelle fiamme'. Dopo aver navigato in silenzio ecco che Ra lancia uno sguardo al Serpente. Repentinamente la sua navigazione s'arresta."
Abbiamo una sorta di macchina radiocomandata a energia solare?
Sappiamo che Horo trovava posto nella parte anteriore di Ra; si staccava da questa per piombare silente sui nemici annientandoli con il fiato ardente delle Dee del Nord e del Sud dalla forma di due serpi. In suo onore la città di Apollinopoli diviene Hor-ut; nota, oggi, come Edfu, il luogo ove fu sconfitto Typhon (Seth).
Nella maggior parte degli avvistamenti i testimoni forniscono le misure dell'oggetto in circa venti o trenta metri di diametro.
Con un Ded il Re Pepi compie il viaggio che lo condurrà alle dimora celeste, dopo aver attraversato il Duat, l'Amen-Ta dove si giudicava la vita del faraone.
I testi narrano che il Re Pepi I°, nel viaggio verso il Duat, saliva su una barca magica i cui remi si muovevano da soli a lui bastava reggere il timone.
"Il Re si muove sulla Hambu e manovra il timone verso la Piana dei Due Sommi che reggono i Cieli."
Nell'undicesima sezione troviamo i "piloti della Rotta" e il "Signore delle stelle" che forniscono l'energia per uscire dal Duat e per procedere verso la Casa Segreta dei Cieli. Qui il Re viene vestito per il viaggio con il divino Shuh e gli anelli di Horus. Gli affreschi mostrano tute aderenti. Infine nella dodicesima sezione giunge davanti al vascello di Ra detto " la cosa che conduce al cielo": un Ded (2).
I versi dei testi sono eloquenti su quel che accade: "Pepi è pronto... simile ad Horo nell'abito di Toth (...) il Dio celeste aumenta lo splendore di luce (...) la terra si scuote, trema, le fondamenta del mondo si scrollano quando il Re ascende al cielo (...) Il boato fremente lo conduce (...) il cielo si infiamma (...) il re si libra come falcone pari a un Dio e si alza dall'isola di Fiamma (...) egli vola come colui che vola, come nuvole nel cielo, come uccello (...) è colui che solca i cieli (...) il signore delle stelle che attraversa lo spazio."
E frasi simili si trovano nel Libro dei Morti: "vedi qui Horo all'interno del suo Occhio Divino nel profondo dell'abisso del cielo (...) vedete come circonfuso di raggi a vele spiegate scivolo con la Barca Celeste verso le stelle (...) voi esseri lucenti di Kher-aha (...) lontano dall'universo tengo i mali che lo minacciano e minacciano la Scala di Sbagu (...) tremano i potenti quando l'Occhio di Horo lascia il Duat (...) la cui gamba è circondata di fiamme tu che lampeggi nella volta celeste".
Kher-aha è certamente Fustat, la vecchia Cairo. La scala di Sbagu è l'antico nome di Mercurio, Ermes, Trimenegistos, tre volte grande, messaggero degli Dei; il dio della luce Thot.
Un dipinto, ritrovato nella tomba di Huy, viceré della Nubia durante il regno di Tut-Ankh-Amon, mostra un silos sotterrato, fatto a segmenti, la cui punta fuoriesce dal terreno in un giardino di palme; il tutto ricorda un missile diviso in sezioni, all'interno due persone manovrano leve e manette, sulla loro testa indicatori circolari. Le pareti composte di celle tubolari per lo scambio di calore. In alto un modulo a forma conica (una Benben) provvisto di oblò.
Le pelli di leopardo nel vestibolo ricordano l'abito del sacerdote che presiedeva la cerimonia dell'Apertura del Viso. A Ermopoli si svolgeva all'inizio di ogni dinastia faraonica una cerimonia che rievocava la venuta del dio del sole sulla terra detta, appunto, "Apertura del Viso". Ricordava il Dio quando deponeva il casco di astronauta?
Sempre nel libro dei morti si fa cenno ad altri nove oggetti "volanti" posteggiati nel Tempio.
Un piccolo marchingegno è stato rinvenuto nel 1936 insieme ad altri "singolari oggetti di rame" nella tomba del principe ereditario Sabu, figlio di Adjib della I° dinastia (circa 3100 a.C.). Si tratta di un oggetto circolare conosciuto come "vassoio di scisto".
Dov'è l'originale in metallo? Distrutto da calamità naturali? Trasferito, nascosto, dimenticato, nei sotterranei dei Musei? Nelle stanze segrete sotto la Sfinge e le Piramidi?
Quanto descritto nei testi delle piramidi, anche se richiama i pianeti del sistema solare, non lascia molti dubbi per altre interpretazioni:
"Il Dio sole sulla barca di milioni di anni naviga l'oscura distesa senza aria dello spazio su un disco di ferro, assiso, circondato da Dèi minori che si muovono sempre intorno a lui."
"il Re viaggia nell'aria e attraversa la terra (...) una via per ascendere al cielo viene portata a lui (...) fanno una 'scala' per te, che tu possa ascendere al cielo."
"Sono asceso in un esplosione di fuoco."
" Ti sarà portata una barca e il ... (parola cancellata) dell'uccello con esso volerai."
"(...) possa tu sedere su questo trono di ferro come il grande a Eliopoli. (...) Oh re, possa tu ascendere (...) il cielo ondeggia davanti a te, la terra tiene. Possa tu partire per il cielo sul tuo trono di ferro. (...) e siedi su questo trono di ferro davanti al quale gli Dèi sbalordiscono."
E riguardo al ferro si nominano placche, troni, scettri e ossa di ferro. Il ferro si chiamava "bja", ossia "metallo del cielo". In una tavoletta d'avorio, rinvenuta da Jacques Jean Marie De Morgan, è scritto: "Io ascendo al cielo e viaggio sul metallo; io salgo al cielo fra le stelle, le immortali."
Ufficialmente gli Egizi non conoscevano il ferro...
Lo storico Ko Hung vissuto nel 300 a.C. ci parla di "carri volanti" costruiti con legno ricavato dal giuggiolo che si mettono in moto usando strisce di pelle di bue "avvolte a lame rotanti"; per cui l'invenzione dell'elicottero sembra avere matrici cinesi. In una sua opera afferma che i maestri della grande categoria sono in grado di sollevare se stessi con l'anima ed il corpo nell'alto spazio vuoto.
Ko Hung era anche un astronomo assertore della teoria che il sole, la luna e le stelle fluttuano liberamente nello spazio senza essere fissati nella massa del cielo.
Una leggenda Inca narra del giovane Antarqui che volò sopra il territorio nemico segnalando lo schieramento dei guerrieri avversari e aiutando, in tal modo, i suoi nella battaglia.
Racconti fantastici scaturiti dalla fantasia dei narratori o eventi straordinari narrati come leggende perché impossibili da descrivere per quei tempi? Cosa si nasconde dietro questi miti?
Prendiamo per esempio la fuga di Dedalo e suo figlio Icaro dalle prigioni di Minosse. Dedalo costruì due paia di ali gigantesche legando piume di uccello con fibra resistente e cementandole con cera. Le modellò arcuate. Con tali ali si sollevò in volo con il figlio raccomandando al giovane di evitare gli spruzzi del mare per non appesantirle, e il calore del sole per non far sciogliere la cera. Icaro, evidentemente al suo primo volo, si fece trascinare dall'ebbrezza e si avvicinò troppo al sole. La cera si sciolse e lui precipitò in mare.
Ma, le ali erano veramente composte di piume di uccelli? Cementate con la cera? Quante piume furono impiegate; quanta cera per ali gigantesche? Quanto potevano pesare con tutta quella cera? Ali così pesanti potevano volare? Come poteva il sole non sciogliere la cera? Non può essere più ragionevole considerare l'uso di alianti? Supporre che il padre, più esperto nel volo giunse fino a Cuma, mentre Icaro, imprudente e inesperto, cadde in mare?
Stiamo volando troppo in alto...?
Un'eventualità impossibile. Qualcuno, o qualcosa, ha attraversato i nostri cieli nel passato remoto e non si trattava di uccelli.
L'autore di "L'enigme de l'Atlantide" scrive di aver visto a San Salvador un piatto con disegni di uomini sopra macchine volanti dalle quali uscivano fiamme e fumo.
Una serie di leggi babilonesi, le Alkhatha, rappresentano il documento più antico sul volo. Vi si legge: "guidare una macchina volante è un grande privilegio. La conoscenza del volo è estremamente antica, un dono degli Dèi del passato per sopravvivere."
Ricordi di aerei si trovano nei libri tibetani dove le macchine volanti vengono dette "perle nel cielo".
Il popolo di Nazca raggiunse una eccellente tecnica e precisione nelle decorazioni della ceramica. Nel vasellame proveniente dalle tombe vi sono raffigurazioni di aquiloni e mongolfiere sorrette e guidate da corde e timoni. Anche nelle stoffe si osservano dipinti di uomini volanti. Le mummie sono state avvolte in mantelli di fine cotone bianco, dove sontuosi ricami di lana colorata riproducono strane figure mascherate che planano dall'alto in mezzo a nastri svolazzanti.
Ko Hung era anche un astronomo assertore della teoria che il sole, la luna e le stelle fluttuano liberamente nello spazio senza essere fissati nella massa del cielo.
Una leggenda Inca narra del giovane Antarqui che volò sopra il territorio nemico segnalando lo schieramento dei guerrieri avversari e aiutando, in tal modo, i suoi nella battaglia.
Racconti fantastici scaturiti dalla fantasia dei narratori o eventi straordinari narrati come leggende perché impossibili da descrivere per quei tempi? Cosa si nasconde dietro questi miti?
Prendiamo per esempio la fuga di Dedalo e suo figlio Icaro dalle prigioni di Minosse. Dedalo costruì due paia di ali gigantesche legando piume di uccello con fibra resistente e cementandole con cera. Le modellò arcuate. Con tali ali si sollevò in volo con il figlio raccomandando al giovane di evitare gli spruzzi del mare per non appesantirle, e il calore del sole per non far sciogliere la cera. Icaro, evidentemente al suo primo volo, si fece trascinare dall'ebbrezza e si avvicinò troppo al sole. La cera si sciolse e lui precipitò in mare.
Ma, le ali erano veramente composte di piume di uccelli? Cementate con la cera? Quante piume furono impiegate; quanta cera per ali gigantesche? Quanto potevano pesare con tutta quella cera? Ali così pesanti potevano volare? Come poteva il sole non sciogliere la cera? Non può essere più ragionevole considerare l'uso di alianti? Supporre che il padre, più esperto nel volo giunse fino a Cuma, mentre Icaro, imprudente e inesperto, cadde in mare?
Stiamo volando troppo in alto...?
Un'eventualità impossibile. Qualcuno, o qualcosa, ha attraversato i nostri cieli nel passato remoto e non si trattava di uccelli.
L'autore di "L'enigme de l'Atlantide" scrive di aver visto a San Salvador un piatto con disegni di uomini sopra macchine volanti dalle quali uscivano fiamme e fumo.
Una serie di leggi babilonesi, le Alkhatha, rappresentano il documento più antico sul volo. Vi si legge: "guidare una macchina volante è un grande privilegio. La conoscenza del volo è estremamente antica, un dono degli Dèi del passato per sopravvivere."
Ricordi di aerei si trovano nei libri tibetani dove le macchine volanti vengono dette "perle nel cielo".
Il popolo di Nazca raggiunse una eccellente tecnica e precisione nelle decorazioni della ceramica. Nel vasellame proveniente dalle tombe vi sono raffigurazioni di aquiloni e mongolfiere sorrette e guidate da corde e timoni. Anche nelle stoffe si osservano dipinti di uomini volanti. Le mummie sono state avvolte in mantelli di fine cotone bianco, dove sontuosi ricami di lana colorata riproducono strane figure mascherate che planano dall'alto in mezzo a nastri svolazzanti.
Curioso particolare che ci conduce nella provincia di Gansù, nelle grotte di Dunhuang, sulle cui pareti affreschi illustrano persone che si librano nell'aria in mezzo a nastri colorati e vari oggetti volanti che presentano individui seduti su di essi.
Nel libro esoterico della Creazione, noto come "Le stanze di Dzyan", si legge: "Il Gran Re dalla faccia Abbagliante era triste vedendo i mali commessi dalle Facce Oscure. Egli mandò i suoi Vimana a tutti i confratelli capi di altre nazioni dicendo loro: "I signori dell'uragano si avvicinano; i loro carri si approssimano alla terra. I signori dal Volto Oscuro non vivranno che una notte e due giorni su questa terra paziente. I signori dei Fuochi preparano magici Agnyastra. Ogni signore dalla Faccia Abbagliante faccia in modo che il Vimana di ogni Signore dal Volto Oscuro cada nelle sue mani. Affinché uno solo di loro non possa sfuggire. Che ogni faccia Chiara proietti il sonno su ogni faccia Oscura."
Abramo descrive, con dovizia di particolari, il suo incontro con una entità che definisce "angelo", ma che lo spaventa così tanto da cadere quasi svenuto: "Non era un suono di voce umana e perciò il mio spirito ne ebbe grande spavento e la mia anima mi abbandonò. Divenni tal quale una pietra e caddi a terra, dacché non possedevo più le forze necessarie per reggermi in piedi. Mentre giacevo con la faccia al suolo, ecco che sento la voce dire 'Va, Javel, sollevami quell'uomo. Lascia che si riprenda.' L'angelo si avvicina, con aspetto umano, mi afferra la destra e mi rimette in piedi. Allora guardai colui che mi aveva afferrato. Il suo corpo era simile ad uno zaffiro, il suo volto un crisolito, la sua chioma pareva neve e il chiarore sul suo capo un arcobaleno."
Anche Abramo viene portato in cielo. "Avvenne all'ora del tramonto. C'era fumo come quello della stufa... fui condotto al limite delle fiamme. Quindi salimmo come trasportati da molti venti verso il cielo. Nell'aria, dall'altezza raggiunta, vedevo una luce fortissima, impossibile da descrivere. E nella luce un fuoco violento e all'interno una schiera di figure poderose, le quali gridavano parole che non avevo mai udito."
La luce riflessa dalla nave spaziale - abbagliante per Abramo - e l'incendio non sono altro che le fiamme che a tratti escono dai propulsori. Abramo viene portato a bordo di un astronave più grande e la descrizione che ne fornisce collima con le nostre conoscenze. All'interno era stata creata una forza di gravità artificiale attraverso la rotazione continua del velivolo intorno al proprio asse: "...a volte se ne stava diritto, a volte si rigirava capovolgendosi."
Nella Baia di Hudson nel Nord America, una leggenda racconta che vi era un tempo ove non esistevano slitte. "Le case erano vive e si muovevano con tutto quanto c'era dentro, da un luogo all'altro. Si sollevavano per aria con un rumore impetuoso e volavano fin dove la gente voleva trasferirsi."
I brani tratti dai poemi Indiani, quali il Mahabharata parlano di carri a due piani chiamati Vimana provvisti di molte finestre. Proiettavano fiammate rossastre e volavano come comete verso gli spazi celesti e le stelle, costruiti dall'architetto degli Dèi, tale Visvakarna.
Nei libri Indù si può leggere: "Cukra (ossia Indra) ascende dai Monti Kailash e s'innalza nei cieli, attraversandoli, alla velocità del vento e del pensiero, mentre riempie l'atmosfera superiore di un suono che pervade ogni cosa. Egli procede attraverso la regione che sta al di sopra di quella dei venti."
Leggendo il libro che narra la storia di Arjuna, eroe e principe indiano, si apprende che egli ha visto carri volanti precipitare e non più in grado di decollare. Ne ha visti altri fermi al suolo, altri ancora già levati in volo.
Sembra che il primo costruttore di queste navi fosse il dio Brahma; ne costruì ben altri quattro, per Siva, Kuvara, Yama, Indra.
Nel Riveda, altro poema epico indiano, si descrivono i "Ratha", altre macchine volanti dotate di tutti i confort, capaci di trasportare passeggeri in ogni luogo; si parla dei "carri da guerra" e del rombo che emettono quando sono in volo: "Con quelle macchine gli esseri umani possono percorrere l'aria e dal cielo si può scendere sulla terra."
Davvero singolare che non sia stato scritto: "...da terra si può ascendere al cielo".
Nel Bhagavata Purana, un libro Indù, narra di un essere malvagio che si sposta utilizzando un "veicolo volante automatico che tutto attraversa." Si racconta che in un palazzo, preferito da Indra, vi erano veicoli volanti per tutti gli Dèi, a bordo dei quali assistevano alle battaglie. Indra aveva un veicolo speciale su cui potevano essere ospitati ben trentatre individui.
Il Ramayana, che narra le imprese di Rama nel territorio di Lanka, l'antica Moenjho Daro, descrive Vimana di forma allungata, splendenti come l'oro, che si spostano a elevate velocità coprendo in nove ore ben tremila chilometri, toccando note città indiane non vicine fra loro, da Lanka a Vasisthasrama, passando da Ayodhya e Kislinhya.
Nel Sabhaparvan, una parte del Mahabharata, si descrivono strane costruzioni chiamate "Sabha", che orbitavano in cielo e dalle quali partivano Vimana di ogni tipo. Stazioni rifornite di cibo, bevande, comodità e armi potentissime, popolate da "esseri celesti", descritti in modo particolareggiato, venuti sulla Terra ad osservare gli uomini.
Le stazioni orbitanti, ove venivano portati gli oggetti costruiti dal dio Maya, l'architetto dei Demoni, sono descritte anche in un altro libro, il Vanaparvan.
Nello spazio esistevano molte di queste "città" di inaudita bellezza e grandezza. Si narra che la città di Kuvera misurava 500x800 Km.
Nel Bunhasvamin Brihat Katha Shlokasanigraha un antico testo sanscrito sono descritte "macchine volanti" che combattono fra loro sopra i territori del Nepal. Nella versione francese di Felix Lacote del XII secolo è scritto che tali oggetti volanti erano in possesso anche degli antichi Greci e si chiamavano Yavanas.
Numerosa la documentazione rinvenuta nel Tibet, antica di migliaia di anni, dove è descritto il modo per costruire le Astras, come confermato dalla traduzione fornita dalla dottoressa Ruth Reyna dell'Università di Chandrigarth. I Cinesi hanno utilizzato parte di queste informazioni per il loro programma spaziale.
Fantasie che sono state in parte tradotte in realtà?
In altri antichi libri le descrizioni e le istruzioni per costruire i Vimana: nel Samarangana Sutradhara e nel Vymanika Shaastra. Seguendo tali istruzioni David Davemport ha ricavato lo schema di una navetta spaziale.
Attraverso tali scritti conosciamo così i Vimana che potevano salire fino alle regioni stellari. Usati per trasportare passeggeri, per fare la guerra, invisibili, silenziosi, a uno o due piani, ad ascesa e discesa verticale o orizzontale. Alcuni addirittura anfibi, o mossi da energia solare come il Tripura Vimana. Funzionavano sfruttando il mercurio la cui energia provocava "un vento vorticoso in grado di muovere l'oggetto in volo, in modo da coprire grandi distanze spostandosi nell'aria, per apparire come una perla nel cielo."
Quando questi antichi scritti furono tradotti dal sanscrito, vennero considerati racconti fantastici; ma le descrizioni fin troppo dettagliate delle caratteristiche tecniche mettono in serio dubbio che siano solo dei miti.
I particolari che emergono dai racconti, le antiche tradizioni indiane che indicano templi e palazzi come la riproduzione in terra dei carri volanti, non si possono solo considerare folclore e tradizione di un popolo.
Quando questi antichi scritti furono tradotti dal sanscrito, vennero considerati racconti fantastici; ma le descrizioni fin troppo dettagliate delle caratteristiche tecniche mettono in serio dubbio che siano solo dei miti.
I particolari che emergono dai racconti, le antiche tradizioni indiane che indicano templi e palazzi come la riproduzione in terra dei carri volanti, non si possono solo considerare folclore e tradizione di un popolo.
Emblematica la somiglianza fra l'Ufo fotografato dal noto e discusso contattista Meyer e alcune riproduzioni dei carri volanti sui templi di Madras.
Nel 1970 erano ancora un mistero; nel 1974 furono presentati come artefatti in attesa di giudizio e datati dal 400 al 1100 a.C..
Nessuno vuole comunque occuparsi di un mito ma, col tempo anche i miti prendono forme materiali.
Cento anni fa furono scoperti otto strani arredi sepolcrali creduti e catalogati come raffigurazioni di uccelli. Uno di questi divenne famoso quale "Uccello di Saccara". Rinvenuto in una tomba egizia nel 1898 rimase in una teca finché, nel 1969, il Prof. Khalil Messiha, esaminandolo, lo definì un modello di aliante. Possiede un'apertura alare di 18 centimetri ed un ed una lunghezza di 14, costruito in legno di balsa; una volta lanciato è stato in grado di volare per un lungo tratto.
Qui vorrei aprire una parentesi riguardo a tale reperto.
Molti scrittori nel passato nelle loro opere hanno fornito la notizia di una mostra di ben 13 modelli allestita il 12 gennaio 1972 al Museo dell'antichità del Cairo. Nella ricerca di un eventuale depliant emesso nell'occasione e di una foto diversa da quella riprodotta nei libri che mostrava il reperto visto di fronte su fondo nero, ebbi modo di scoprire che, "ufficiosamente" esistevano negli archivi del Museo quattordici artefatti classificati come "birds"; ma non erano mai stati mostrati in quanto non era stato avviato un lavoro di restauro per riparare ai danni causati dal tempo.
All'epoca sembrò addirittura che tali reperti fossero sconosciuti. Alcuni ricercatori da me interpellati non fornirono, forse volutamente, informazioni su tali reperti chiamati "gliders models". Insistendo nelle ricerche venni a conoscenza di quanto esposto sopra e che "non una foto di loro era stata pubblicata".
Cento anni fa furono scoperti otto strani arredi sepolcrali creduti e catalogati come raffigurazioni di uccelli. Uno di questi divenne famoso quale "Uccello di Saccara". Rinvenuto in una tomba egizia nel 1898 rimase in una teca finché, nel 1969, il Prof. Khalil Messiha, esaminandolo, lo definì un modello di aliante. Possiede un'apertura alare di 18 centimetri ed un ed una lunghezza di 14, costruito in legno di balsa; una volta lanciato è stato in grado di volare per un lungo tratto.
Qui vorrei aprire una parentesi riguardo a tale reperto.
Molti scrittori nel passato nelle loro opere hanno fornito la notizia di una mostra di ben 13 modelli allestita il 12 gennaio 1972 al Museo dell'antichità del Cairo. Nella ricerca di un eventuale depliant emesso nell'occasione e di una foto diversa da quella riprodotta nei libri che mostrava il reperto visto di fronte su fondo nero, ebbi modo di scoprire che, "ufficiosamente" esistevano negli archivi del Museo quattordici artefatti classificati come "birds"; ma non erano mai stati mostrati in quanto non era stato avviato un lavoro di restauro per riparare ai danni causati dal tempo.
All'epoca sembrò addirittura che tali reperti fossero sconosciuti. Alcuni ricercatori da me interpellati non fornirono, forse volutamente, informazioni su tali reperti chiamati "gliders models". Insistendo nelle ricerche venni a conoscenza di quanto esposto sopra e che "non una foto di loro era stata pubblicata".
Nel 1994 però la grande sorpresa di ricevere, in forma anonima la diapositiva del reperto che porta visibile il n. 869 e lo mostra dentro una teca. Al tempo scrivevo alcuni articoli per "Il Giornale dei Misteri". Quello che consideravo uno scoop da copertina per il Direttore, anzi l'allora Direttrice, si tradusse in una pagina all'interno del giornale. Amo pensare che qualcosa dopo la pubblicazione dell'articolo sia accaduto in quanto altre foto iniziarono a girare nel Web.
Di conseguenza la conferma: il volo in Egitto era conosciuto. Così anche per gli oggetti in oro che riproducono modelli di aerei, perfettamente uguali a quelli che si sono visti sfrecciare nei nostri cieli dopo il secondo conflitto mondiale, emersi dalle tombe Colombiane.
Di conseguenza la conferma: il volo in Egitto era conosciuto. Così anche per gli oggetti in oro che riproducono modelli di aerei, perfettamente uguali a quelli che si sono visti sfrecciare nei nostri cieli dopo il secondo conflitto mondiale, emersi dalle tombe Colombiane.
Nel 1970 erano ancora un mistero; nel 1974 furono presentati come artefatti in attesa di giudizio e datati dal 400 al 1100 a.C..
Il Dottor Stuart Greenwood partendo dal modello dello Smithsonian arrivò a studiarne cinque, Alan Landsburg in una trasmissione TV ne mostrò altri cinque differenti. Il Museo di Arti Primitive di New York City custodisce un esemplare noto come "coccodrillo alato" definito dagli esperti aeronautici un superbo esemplare navale.
Molti ricercatori hanno nel tempo segnalato che un pezzo conservato nella Banca della Repubblica di Bogotà possiede al centro un compartimento e somiglia in modo impressionante alla navetta spaziale Shuttle. Sembra che quando Sanderson notò questi particolari non vi era ancora un programma Shuttle. Inoltre all'atto della loro scoperta nessuno poteva sapere che un muso con la forma ottusa viene richiesto per quei veicoli che devono ridurre il calore al rientro nell'atmosfera.
Di tale esemplare esiste una foto in bianco e nero non ottima. La Banca della Repubblica di Bogotà, pur ammettendo l'esistenza di reperti della cultura Tolima definiti "flying fished" (pesci volanti), ha negato di custodire pezzi somiglianti a Shuttle.
Fra i reperti colombiani spicca l'"Aereo di Bogotà", un manufatto lungo cinque centimetri, custodito in una bacheca della Banca Nazionale di Columbia. Come tutti gli altri presenta ali a delta e le estremità abbassate con il piano stabilizzatore posteriore in posizione verticale. È catalogato come aviogetto; l'orlo delle ali ricorda freni di velocità e l'assenza di equilibratori posteriori riflette la caratteristica del moderno aereo svedese Sabre. È stata sottolineata la notevole la somiglianza con il caccia americano "F-102". Esaminato dalla Aereonautical Institute di New York si è rivelato idoneo al volo ed è stato considerato un modello in scala come quelli che vengono usati per le prove tecniche.
Esistono altri esemplari di forme diverse, compreso il modello adottato come simbolo dalla ex "Ancient Astronaut Society".
Altri reperti simili sono in collezioni private come quella di Cuenca di Padre Crespi (3), nel Museo dell'Oro di Bogotà (fino al 1992) spesso catalogati come "pappagalli", presso il Museo di storia Naturale di Chicago.
In un catalogo ufficiale del Museo Britannico di Londra, è riprodotta a pag.163 la foto del "gemello" dell'aereo di Bogotà, custodito, come indica la didascalia, al Museo e indicato come "Colgante zoomorfo".
Confermare voli aerei duemila e più anni fa vuol dire riscrivere parte della nostra storia, ma nell'evitare definizioni considerate dallo staff accademico "scomode" come si può coniarne alcune assurde tipo: Colgante Zoomorfo; letteralmente "composizione avente forma di animale"?
Non c'è niente di animalesco nel reperto in oggetto, è evidente invece che si nega ciò che gli occhi riconoscono.
Il tenente Peter Belting, ufficiale comandante radarista dell'esercito tedesco, ha ricostruito, in scala 1:16, un modello di uno degli oggetti d'oro rinvenuti in Columbia e custoditi nello Smithsonian Institution di Washington. Ha utilizzato materiale di schiuma leggerissima, lo ha dotato di un motore elettrico radiocomandato che utilizza l'energia di pile poste nella coda. Il controllo è situato nella fusoliera. I test eseguiti hanno provato che è perfettamente manovrabile in ogni situazione di volo, con una eccellente stabilità proprio nel volo a vela (a motore spento); stabile negli atterraggi, grazie alla sua forma aerodinamica. Reperti in oro classificati "Birds" (uccelli) si trovano presso il Museo di Nazca.
Molte le sculture di macchine volanti tracciate da mani sconosciute: dalla "lastra di Palenque" conosciuta come quella dell'Astronauta; agli uomini con copricapi somiglianti a caschi spaziali, dalle rappresentazioni Maya alle statuette Dugu del Giappone, all'insolito astronauta di Kiev a curiosi giocatori di pelota. Uomini assisi come fossero davanti ai comandi di un velivolo, oppure integrati in esso. Vedi la scultura Maya nota come l'"Altare", o quella definita come "uomo serpente"; un maya, con casco, all'interno di un "qualcosa" dalle sembianze di un serpente, con in mano un curioso "contenitore"; fra l'altro simile a quello presente nelle raffigurazioni dei Nephilim o di Oannes. (4)
Dato che alcune antiche civiltà avevano l'usanza di copiare quello che vedevano con cura e precisione, la cosa sconcertante è la necessità di rappresentare queste "divinità" con tali fattezze e con uno strano contenitore in mano, una "borsetta", un marchingegno la cui funzione rimane sconosciuta.
Perché è stato necessario ritrarli con quello strano apparecchio? Quale era la sua reale funzione? Perché raffigurarli con ali sul dorso?
Difficilmente verrà svelata la verità che si nasconde dietro tali particolari, ma la logica mi suggerisce descrizioni di un "qualcosa" incomprensibile per gli osservatori di quell'epoca perché inesistente nella realtà quotidiana del tempo e, quindi, difficile da descrivere causa la mancanza delle relative cognizioni tecniche.
Qualunque giustificazione si trovi, tutto ciò testimonia il raggiungimento di traguardi creduti conquistati solo nel nostro secolo, o le tracce concrete di quel famoso "aiuto dal cielo" ipotizzato da qualcuno.
Esposto in una teca del Museo Archeologico di Istambul un oggetto di creta rinvenuto nella città di Toprakkale (antica Tuspa) di circa 22 centimetri, largo 7,5, profondo 8; una forma affusolata a cuneo, presenta al centro uno spazio sagomato ove siede un astronauta provvisto di tuta spaziale, ma privo di testa. Alle spalle del pilota i tre augelli conici dei razzi di propulsione. In pratica l'esatta riproduzione di un vero e proprio veicolo spaziale, ben noto a tutti noi, datato almeno tremila anni.
Il direttore del museo afferma che non è stato posto nella teca per essere osservato, perché è del parere possa trattarsi di una falsificazione, dal momento che tremila anni fa nessuno poteva essere a conoscenza di veicoli spaziali. Giusta la domanda del giornalista che nel 1995 curò il servizio sullo Slovene News Magazine: "se si tratta veramente di un falso perché è stato messo lì?"
Tre manoscritti ritrovati nella Biblioteca di Sibiu stilati rispettivamente nel 1417, nel 1460 e fra il 1550 e il 1570, riportano gli esiti riguardo a ricerche per la costruzione di un razzo a due stadi con ampio raggio d'azione. Un primo razzo fu lanciato nel 1529 e nel 1555 il lancio di un razzo a tre stadi. In tali documenti il progetto di una "casetta" spinta da un missile, anticipando i moderni veicoli spaziali. (5)
Anche nella Bibbia espliciti riferimenti a oggetti volanti:
"Il Signore cavalca una nube e arriva rapidamente in Egitto." (Isaia 19,1)
"Cosa vedo laggiù? Sembra una nuvola che avanza, uno stormo di colombe in volo." (Isaia 60,8)
"Un carro di fuoco, con cavalli di fuoco, passò in mezzo a loro. Elia fu rapito in cielo in un turbine di vento." (Libro dei Re 2,11)
"Poi alzai gli occhi e vidi un rotolo che volava. Vedo un rotolo che vola, è lungo dieci metri e largo cinque." (Zaccaria 5)
"Ecco quattro carri uscire in mezzo a due montagne e le montagne erano di bronzo." (Zaccaria 6,1)
Antichi documenti con riferimenti al volo fanno dell'Egitto una terra visitata da "navi solari"; ovvero veicoli spaziali mossi da energia solare.
Una conclusione speculativa, ma ciò che è stato considerato fantasia e fervida immaginazione di un antico popolo, oggi si è reso fattibile.
A. N. Pirri e R. F. Weiss scienziati del Centro di Ricerche dell'Avco Everet negli USA, hanno calcolato che un fascio laser basato su di un campo di 3000 megawatt che pulsa a 250 Hertz, può mantenere in sospensione un veicolo nella nostra atmosfera. Una volta nello spazio, può essere spinto dal vento solare.
Il Jet Propulsion Laboratory ha sviluppato un veicolo spaziale provvisto di una vela di 260 m2; lanciato da un vettore alla velocità di 8 km/sec., entro cento giorni può raggiungere i 16 km/sec., fino a raggiungere, in seguito, una velocità di 60 km/sec..
Scorrendo gli antichi testi sacri notiamo che i Rishi dell'India antica parlavano di veicoli aerei azionati dall'energia solare precedentemente immagazzinata.
A questo si collega la notizia diramata dalla agenzia di stampa Reuter il 27 settembre 1965 che comunicava la scoperta a Srinagar, in Kashmir, di una strana sostanza, una "pietra" rosa, dura e modellabile come la gomma, oggi esposta probabilmente al museo locale. Gli esperti che l'hanno studiata vi hanno riscontrato un legame con l'energia nucleare. Questa sostanza si è infatti dimostrata capace di accumulare energia.
È una strana coincidenza che la notizia provenga da Srinagar. Questo nome ci conduce a Ezechiele (40,1-4; e 43,1-8). Il luogo che il profeta descrive sembra sia stato identificato con Marand, trenta chilometri da Srinagar, alta valle del Kashmir, zona piena di templi, uno dei quali indicato come il "tempio dei giudei", o "Tempio del sole". È il più grande fra gli antichi edifici esistenti nel Kashmir, alle cui spalle si erge l'Himalaia, il monte altissimo descritto da Ezechiele.
Secondo quanto riportato da Eric Von Daniken in un suo libro, all'interno del tempio sono state rilevate tracce di radioattività, oltre ad un enorme parallelepipedo di pietra simile al calcestruzzo che affonda nel terreno. Gli apparecchi avrebbero rilevato all'interno della pietra un'anima metallica. A Parhaspur, vicino a Srinagar, vi sono altri tre templi in rovina con altrettanti parallelepipedi.
La pietra "rosa" rinvenuta nel 1965, unica nel suo genere, è stata studiata a lungo e sembra che, dopo venti anni di ricerche, abbia dato il via ad un processo di retro ingegneria. Scienziati giapponesi studiandola hanno ricavato una sostanza in grado di immagazzinare energia dal sole e ottenere un'autonomia energetica di due mesi.
Anche la NASA ha creato un progetto analogo con la costruzione di un motore a ioni solari per navi spaziali a sette stadi del tipo Mercury, concettualmente simile ai velivoli descritti nel Rig Veda induista.
Non dimentichiamo le pietre verdi di forma conica presentate nel museo De Young di San Francisco in occasione di una mostra sulla città di Teotihuacan. Alla base delle pietre è presente un motivo ondulato a simboleggiare le onde o il fuoco. Nonché l'oggetto classificato come "flauto", conservato sempre nel Museo De Young, che ingegneri aeronautici hanno riconosciuto essere la riproduzione in scala di un modello di un velivolo Hovercraft del tipo GEM (Ground Effect Machine), macchina effetto suolo con pilota.
Curioso un francobollo del Perù porta impresso due inca sopra veicoli che fanno pensare agli Hovercraft. Non cadiamo nel luogo comune di escludere la possibilità dell'esistenza di un "qualcosa" in un passato remoto solo perché le nostre conoscenze ci portano a non ammettere che questo "qualcosa" fosse conosciuto dai nostri antichi predecessori.
Non è pura presunzione tale atteggiamento, dal momento che non eravamo presenti? A Saccara, dove è stato rinvenuto il famoso "uccello " sembra che tale Lawrence Kennedy nel 1980 abbia visto in una tomba della terza dinastia (2686-2613 a.C.) un geroglifico dove figurava una nave spaziale sigariforme; altre fonti forniscono l'immagine di un bassorilievo simile.
Vi è solo la sua testimonianza ma il papiro di Nu descrive il serpente sul fianco della montagna coperto con selci lucenti che richiama una nave di forma allungata.
Storie, illazioni, speculazioni. Può darsi, ma l'Egitto è pieno di queste fantasie.
L'archeologo Kinnaman, nel suo libro "Digger For Facts", racconta che insieme a Sir William M. Flinders trovò, nel 1924, nella Grande Piramide una camera segreta piena di prismi di cristallo e sofisticati oggetti altamente tecnologici. Willie Semple in un articolo sul "Rosicrucian Digest" scrisse che secondo il Dottor Kinnaman "il mondo non è al corrente di queste conoscenze e non crede che esistano". Nell'articolo si accenna anche alla scoperta di una "mostrina" di metallo, come quelle dei nostri militari, vecchia di tremilacinquecento anni, probabilmente indossata da alcuni "piloti".
Vero, falso? Dove sono finiti tali reperti? Ciò che è rimasto sepolto e nascosto dal tempo non è per tutti?
Erodoto scrisse che il dio egizio Thoth, conosciuto dai Greci con il nome di Ermes, giunse sulla Terra proveniente dalle stelle nel 17.570 a.C., ed era assolutamente certo di tale data.
Secondo Sanconiatone, Ermes costruì un vascello che usò per viaggiare nello spazio e quando lasciò l'Egitto salutò i sacerdoti egizi dicendo loro: "Adesso ritorno al paese da dove venni".
Abbiamo già detto che negli scritti ermetici si racconta che Thot scese sulla terra utilizzando un veicolo definito "Camera Celeste", la famosa "ben ben", "l'omphalos", la "pietra conica", conservata in ogni luogo oracolare: Ur, Delo, Delfi.
Vogliamo continuare a considerarli solo miti e leggende?
Continuiamo pure, ma allo stesso tempo domandiamoci, come Bertold Laufer nella sua Preistoria dell'Aviazione (1928): "Se c'è un mito come fece questo a nascere all'improvviso?"
Note:
1. Brugsch - Dizionario geografico dell'Antico Egitto.
2. Da segnalare che lo stesso ded si trova raffigurato nei bassorilievi di Dendera.
3. Missionario che ha collezionato bassorilievi in oro nella chiesa di Maria Ausiliatrice (Messico) che si dicono rinvenuti in caverne dell'Amazzonia.
4. Divinità anfibia, per metà pesce e metà umana, assiro babilonese e della tribù africana dei Dogon.
5. Rif. Doru Todericiu professore di Scienza e Tecnica dell'Università di Bucarest. Rivista rumena di storia T.VI n. 3 1967 Accademia Repubblica Socialista di Romania.
Tratto da:
"Sotto le Sabbie del Tempo: La scienza perduta degli Antichi Astronauti"
di Mauro Paoletti
E da: "I Veicoli Volanti dell'Antichità"
di Pietro Panetta
Di tale esemplare esiste una foto in bianco e nero non ottima. La Banca della Repubblica di Bogotà, pur ammettendo l'esistenza di reperti della cultura Tolima definiti "flying fished" (pesci volanti), ha negato di custodire pezzi somiglianti a Shuttle.
Fra i reperti colombiani spicca l'"Aereo di Bogotà", un manufatto lungo cinque centimetri, custodito in una bacheca della Banca Nazionale di Columbia. Come tutti gli altri presenta ali a delta e le estremità abbassate con il piano stabilizzatore posteriore in posizione verticale. È catalogato come aviogetto; l'orlo delle ali ricorda freni di velocità e l'assenza di equilibratori posteriori riflette la caratteristica del moderno aereo svedese Sabre. È stata sottolineata la notevole la somiglianza con il caccia americano "F-102". Esaminato dalla Aereonautical Institute di New York si è rivelato idoneo al volo ed è stato considerato un modello in scala come quelli che vengono usati per le prove tecniche.
Esistono altri esemplari di forme diverse, compreso il modello adottato come simbolo dalla ex "Ancient Astronaut Society".
Altri reperti simili sono in collezioni private come quella di Cuenca di Padre Crespi (3), nel Museo dell'Oro di Bogotà (fino al 1992) spesso catalogati come "pappagalli", presso il Museo di storia Naturale di Chicago.
In un catalogo ufficiale del Museo Britannico di Londra, è riprodotta a pag.163 la foto del "gemello" dell'aereo di Bogotà, custodito, come indica la didascalia, al Museo e indicato come "Colgante zoomorfo".
Confermare voli aerei duemila e più anni fa vuol dire riscrivere parte della nostra storia, ma nell'evitare definizioni considerate dallo staff accademico "scomode" come si può coniarne alcune assurde tipo: Colgante Zoomorfo; letteralmente "composizione avente forma di animale"?
Non c'è niente di animalesco nel reperto in oggetto, è evidente invece che si nega ciò che gli occhi riconoscono.
Il tenente Peter Belting, ufficiale comandante radarista dell'esercito tedesco, ha ricostruito, in scala 1:16, un modello di uno degli oggetti d'oro rinvenuti in Columbia e custoditi nello Smithsonian Institution di Washington. Ha utilizzato materiale di schiuma leggerissima, lo ha dotato di un motore elettrico radiocomandato che utilizza l'energia di pile poste nella coda. Il controllo è situato nella fusoliera. I test eseguiti hanno provato che è perfettamente manovrabile in ogni situazione di volo, con una eccellente stabilità proprio nel volo a vela (a motore spento); stabile negli atterraggi, grazie alla sua forma aerodinamica. Reperti in oro classificati "Birds" (uccelli) si trovano presso il Museo di Nazca.
Molte le sculture di macchine volanti tracciate da mani sconosciute: dalla "lastra di Palenque" conosciuta come quella dell'Astronauta; agli uomini con copricapi somiglianti a caschi spaziali, dalle rappresentazioni Maya alle statuette Dugu del Giappone, all'insolito astronauta di Kiev a curiosi giocatori di pelota. Uomini assisi come fossero davanti ai comandi di un velivolo, oppure integrati in esso. Vedi la scultura Maya nota come l'"Altare", o quella definita come "uomo serpente"; un maya, con casco, all'interno di un "qualcosa" dalle sembianze di un serpente, con in mano un curioso "contenitore"; fra l'altro simile a quello presente nelle raffigurazioni dei Nephilim o di Oannes. (4)
Dato che alcune antiche civiltà avevano l'usanza di copiare quello che vedevano con cura e precisione, la cosa sconcertante è la necessità di rappresentare queste "divinità" con tali fattezze e con uno strano contenitore in mano, una "borsetta", un marchingegno la cui funzione rimane sconosciuta.
Perché è stato necessario ritrarli con quello strano apparecchio? Quale era la sua reale funzione? Perché raffigurarli con ali sul dorso?
Difficilmente verrà svelata la verità che si nasconde dietro tali particolari, ma la logica mi suggerisce descrizioni di un "qualcosa" incomprensibile per gli osservatori di quell'epoca perché inesistente nella realtà quotidiana del tempo e, quindi, difficile da descrivere causa la mancanza delle relative cognizioni tecniche.
Qualunque giustificazione si trovi, tutto ciò testimonia il raggiungimento di traguardi creduti conquistati solo nel nostro secolo, o le tracce concrete di quel famoso "aiuto dal cielo" ipotizzato da qualcuno.
Esposto in una teca del Museo Archeologico di Istambul un oggetto di creta rinvenuto nella città di Toprakkale (antica Tuspa) di circa 22 centimetri, largo 7,5, profondo 8; una forma affusolata a cuneo, presenta al centro uno spazio sagomato ove siede un astronauta provvisto di tuta spaziale, ma privo di testa. Alle spalle del pilota i tre augelli conici dei razzi di propulsione. In pratica l'esatta riproduzione di un vero e proprio veicolo spaziale, ben noto a tutti noi, datato almeno tremila anni.
Il direttore del museo afferma che non è stato posto nella teca per essere osservato, perché è del parere possa trattarsi di una falsificazione, dal momento che tremila anni fa nessuno poteva essere a conoscenza di veicoli spaziali. Giusta la domanda del giornalista che nel 1995 curò il servizio sullo Slovene News Magazine: "se si tratta veramente di un falso perché è stato messo lì?"
Tre manoscritti ritrovati nella Biblioteca di Sibiu stilati rispettivamente nel 1417, nel 1460 e fra il 1550 e il 1570, riportano gli esiti riguardo a ricerche per la costruzione di un razzo a due stadi con ampio raggio d'azione. Un primo razzo fu lanciato nel 1529 e nel 1555 il lancio di un razzo a tre stadi. In tali documenti il progetto di una "casetta" spinta da un missile, anticipando i moderni veicoli spaziali. (5)
Anche nella Bibbia espliciti riferimenti a oggetti volanti:
"Il Signore cavalca una nube e arriva rapidamente in Egitto." (Isaia 19,1)
"Cosa vedo laggiù? Sembra una nuvola che avanza, uno stormo di colombe in volo." (Isaia 60,8)
"Un carro di fuoco, con cavalli di fuoco, passò in mezzo a loro. Elia fu rapito in cielo in un turbine di vento." (Libro dei Re 2,11)
"Poi alzai gli occhi e vidi un rotolo che volava. Vedo un rotolo che vola, è lungo dieci metri e largo cinque." (Zaccaria 5)
"Ecco quattro carri uscire in mezzo a due montagne e le montagne erano di bronzo." (Zaccaria 6,1)
Antichi documenti con riferimenti al volo fanno dell'Egitto una terra visitata da "navi solari"; ovvero veicoli spaziali mossi da energia solare.
Una conclusione speculativa, ma ciò che è stato considerato fantasia e fervida immaginazione di un antico popolo, oggi si è reso fattibile.
A. N. Pirri e R. F. Weiss scienziati del Centro di Ricerche dell'Avco Everet negli USA, hanno calcolato che un fascio laser basato su di un campo di 3000 megawatt che pulsa a 250 Hertz, può mantenere in sospensione un veicolo nella nostra atmosfera. Una volta nello spazio, può essere spinto dal vento solare.
Il Jet Propulsion Laboratory ha sviluppato un veicolo spaziale provvisto di una vela di 260 m2; lanciato da un vettore alla velocità di 8 km/sec., entro cento giorni può raggiungere i 16 km/sec., fino a raggiungere, in seguito, una velocità di 60 km/sec..
Scorrendo gli antichi testi sacri notiamo che i Rishi dell'India antica parlavano di veicoli aerei azionati dall'energia solare precedentemente immagazzinata.
A questo si collega la notizia diramata dalla agenzia di stampa Reuter il 27 settembre 1965 che comunicava la scoperta a Srinagar, in Kashmir, di una strana sostanza, una "pietra" rosa, dura e modellabile come la gomma, oggi esposta probabilmente al museo locale. Gli esperti che l'hanno studiata vi hanno riscontrato un legame con l'energia nucleare. Questa sostanza si è infatti dimostrata capace di accumulare energia.
È una strana coincidenza che la notizia provenga da Srinagar. Questo nome ci conduce a Ezechiele (40,1-4; e 43,1-8). Il luogo che il profeta descrive sembra sia stato identificato con Marand, trenta chilometri da Srinagar, alta valle del Kashmir, zona piena di templi, uno dei quali indicato come il "tempio dei giudei", o "Tempio del sole". È il più grande fra gli antichi edifici esistenti nel Kashmir, alle cui spalle si erge l'Himalaia, il monte altissimo descritto da Ezechiele.
Secondo quanto riportato da Eric Von Daniken in un suo libro, all'interno del tempio sono state rilevate tracce di radioattività, oltre ad un enorme parallelepipedo di pietra simile al calcestruzzo che affonda nel terreno. Gli apparecchi avrebbero rilevato all'interno della pietra un'anima metallica. A Parhaspur, vicino a Srinagar, vi sono altri tre templi in rovina con altrettanti parallelepipedi.
La pietra "rosa" rinvenuta nel 1965, unica nel suo genere, è stata studiata a lungo e sembra che, dopo venti anni di ricerche, abbia dato il via ad un processo di retro ingegneria. Scienziati giapponesi studiandola hanno ricavato una sostanza in grado di immagazzinare energia dal sole e ottenere un'autonomia energetica di due mesi.
Anche la NASA ha creato un progetto analogo con la costruzione di un motore a ioni solari per navi spaziali a sette stadi del tipo Mercury, concettualmente simile ai velivoli descritti nel Rig Veda induista.
Non dimentichiamo le pietre verdi di forma conica presentate nel museo De Young di San Francisco in occasione di una mostra sulla città di Teotihuacan. Alla base delle pietre è presente un motivo ondulato a simboleggiare le onde o il fuoco. Nonché l'oggetto classificato come "flauto", conservato sempre nel Museo De Young, che ingegneri aeronautici hanno riconosciuto essere la riproduzione in scala di un modello di un velivolo Hovercraft del tipo GEM (Ground Effect Machine), macchina effetto suolo con pilota.
Curioso un francobollo del Perù porta impresso due inca sopra veicoli che fanno pensare agli Hovercraft. Non cadiamo nel luogo comune di escludere la possibilità dell'esistenza di un "qualcosa" in un passato remoto solo perché le nostre conoscenze ci portano a non ammettere che questo "qualcosa" fosse conosciuto dai nostri antichi predecessori.
Non è pura presunzione tale atteggiamento, dal momento che non eravamo presenti? A Saccara, dove è stato rinvenuto il famoso "uccello " sembra che tale Lawrence Kennedy nel 1980 abbia visto in una tomba della terza dinastia (2686-2613 a.C.) un geroglifico dove figurava una nave spaziale sigariforme; altre fonti forniscono l'immagine di un bassorilievo simile.
Vi è solo la sua testimonianza ma il papiro di Nu descrive il serpente sul fianco della montagna coperto con selci lucenti che richiama una nave di forma allungata.
Storie, illazioni, speculazioni. Può darsi, ma l'Egitto è pieno di queste fantasie.
L'archeologo Kinnaman, nel suo libro "Digger For Facts", racconta che insieme a Sir William M. Flinders trovò, nel 1924, nella Grande Piramide una camera segreta piena di prismi di cristallo e sofisticati oggetti altamente tecnologici. Willie Semple in un articolo sul "Rosicrucian Digest" scrisse che secondo il Dottor Kinnaman "il mondo non è al corrente di queste conoscenze e non crede che esistano". Nell'articolo si accenna anche alla scoperta di una "mostrina" di metallo, come quelle dei nostri militari, vecchia di tremilacinquecento anni, probabilmente indossata da alcuni "piloti".
Vero, falso? Dove sono finiti tali reperti? Ciò che è rimasto sepolto e nascosto dal tempo non è per tutti?
Erodoto scrisse che il dio egizio Thoth, conosciuto dai Greci con il nome di Ermes, giunse sulla Terra proveniente dalle stelle nel 17.570 a.C., ed era assolutamente certo di tale data.
Secondo Sanconiatone, Ermes costruì un vascello che usò per viaggiare nello spazio e quando lasciò l'Egitto salutò i sacerdoti egizi dicendo loro: "Adesso ritorno al paese da dove venni".
Abbiamo già detto che negli scritti ermetici si racconta che Thot scese sulla terra utilizzando un veicolo definito "Camera Celeste", la famosa "ben ben", "l'omphalos", la "pietra conica", conservata in ogni luogo oracolare: Ur, Delo, Delfi.
Vogliamo continuare a considerarli solo miti e leggende?
Continuiamo pure, ma allo stesso tempo domandiamoci, come Bertold Laufer nella sua Preistoria dell'Aviazione (1928): "Se c'è un mito come fece questo a nascere all'improvviso?"
Note:
1. Brugsch - Dizionario geografico dell'Antico Egitto.
2. Da segnalare che lo stesso ded si trova raffigurato nei bassorilievi di Dendera.
3. Missionario che ha collezionato bassorilievi in oro nella chiesa di Maria Ausiliatrice (Messico) che si dicono rinvenuti in caverne dell'Amazzonia.
4. Divinità anfibia, per metà pesce e metà umana, assiro babilonese e della tribù africana dei Dogon.
5. Rif. Doru Todericiu professore di Scienza e Tecnica dell'Università di Bucarest. Rivista rumena di storia T.VI n. 3 1967 Accademia Repubblica Socialista di Romania.
Tratto da:
"Sotto le Sabbie del Tempo: La scienza perduta degli Antichi Astronauti"
di Mauro Paoletti
E da: "I Veicoli Volanti dell'Antichità"
di Pietro Panetta
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