domenica 3 maggio 2015

Celti, Esseni e Cristianesimo

Gesù era un druido? C'è forse un legame tra Gallia e Galilea?
Secondo le fonti tradizionali no:
- "Gallia" significa "Terra dei Galli", e "Galli" deriva dal greco Γαλάται (Galatai); è il nome con cui, appunto, i Greci indicavano il popolo dei celti e contiene la radice indeuropea Gal- che significa "Forza". Non si sa molto altro su questo nome.
- "Galilea" deriva dall'ebraico הגליל (galil), che possiamo tradurre "Circolo"; non ha quindi un'origine indeuropea, ma afro-asiatica.
Fonti: http://it.wikipedia.org/wiki/Galli
http://it.wikipedia.org/wiki/Galilea
Ma se così non fosse?
Ecco una (forse) fantasiosa ma interessante ipotesi ..
Catherine


(nella foto: croce celtica)

Come è noto, numerosi studiosi tendono a porre Gesù nell'ambito degli Esseni. Costoro da un lato erano una sorta di setta ebraica, dall'altro medici e studiosi; vestivano di bianco ed al culto ebraico sembra sovrapponessero elementi di un culto solare. Sono attestati in Palestina a partire dal II secolo a.C..

Ora, ricordando che nel III secolo a.C. i Celti (= Galli) erano dilagati fino al Mediterraneo orientale ed avevano costituito un regno di Galati nell'attuale Turchia, non sembra irragionevole supporre che i Galli, alla fine della loro avanzata verso il sud-est del Mediterraneo, abbiano stabilito un avamposto in "Galilea" (cioè "terra di Galli") e che pertanto gli Esseni, attestati a partire dal secolo successivo, siano nati dalla commistione di elementi ebraici e di Druidismo celtico.
Costoro avrebbero continuato a tenere fraterni rapporti con esponenti della madrepatria celtica (cioè le attuali Francia nonché Isole Britanniche, forse con estensione alla Spagna "celtibera" dove si trova anche una "Galizia") ...


In questo ambiente sarebbe nato Gesù, il cui nome è invero quasi identico al celtico Esus (o Hesus, soprannome dell'eroe Cuchulainn nonché di un dio celtico; inoltre, per quanto ciò possa apparire ingannevole, l'uomo della Sindone sembrerebbe avere fattezze "indoeuropee").

Dopo la crocifissione, lui o la sua famiglia si sarebbero rifugiati in Gallia, dove avrebbero trovato un ambiente estremamente favorevole per la diffusione del messaggio. Ecco spiegata la tradizione della Maddalena in Francia, di Giuseppe d'Arimatea (che probabilmente era un membro della stessa confraternita, come Nicodemo e Lazzaro) e dei racconti celto-cristiani del Graal. 

Pertanto, mentre Pietro e Paolo esportavano a Roma una dottrina fortemente ebraizzata e poi romanizzata, nel frattempo in Gallia forse si diffondeva, negli ambienti druidici ancora ben presenti in epoca romana, un cristianesimo celtizzato, basato sul ricordo del grande "druido" nato in Palestina. 

Forse è questa l'origine del cristianesimo celtico, dalle spiccate connotazioni esoteriche, che secoli dopo avrebbe dato una grande impronta al mondo medioevale (pensiamo alla "Matière de Bretagne", alle cattedrali gotiche, ai Cistercensi, a San Bernardo, al templarismo...).

E Costantino?
Costui, all'inizio del IV secolo, si impone a Roma provenendo da York (la romana Eboracum, in Inghilterra meridionale, di cui era il governatore) con un esercito celtico (con la croce sugli scudi, tipico "logo" celtico). 

Non è affatto assurdo ritenere che in tale esercito fosse già diffuso il messaggio cristiano (veicolato, presumibilmente, attraverso il druidismo d'Oltralpe): Costantino pertanto - ecco il probabile perché del successo della sua politica di cristianizzazione- una volta divenuto imperatore avrebbe per così dire ricongiunto i due tronconi, quello "celtico" del suo esercito e quello "romanizzato" di un cristianesimo che si era nel frattempo sviluppato a Roma ad opera di Paolo, Pietro e dei successori di quest'ultimo, e che fino ad allora era stato perseguitato (successivamente, sappiamo bene che nel Medioevo queste due componenti si sarebbero scontrate in un tragico conflitto, che ha portato alla fine dell'una e alla decadenza dell'altra).

Così pure si spiega da un lato la singolarità del cristianesimo celtico e delle sue leggende, dall'altro la costante, strenua difesa della Chiesa cattolica da parte della Francia, protrattasi addirittura fino all'intervento del 1849 contro la Repubblica Romana, e dunque non legata soltanto alla geopolitica. D'altronde, ancora adesso il cristianesimo, sia pure romanizzato, è la bandiera dell'Irlanda, cioè la terra dove si sono mantenute più vive le antiche tradizioni celtiche.

In ogni caso il cristianesimo, visto sotto questa luce, in sostanza appare - a parte il genio del suo fondatore - come il prodotto di quattro culture distinte, ciascuna delle quali avrebbe portato un suo specifico contributo:
    1- quella celtica, risalente direttamente a Gesù nonché presumibilmente agli Esseni ed al "bagno" iniziale in terra gallica; di qui non solo il successivo ciclo del Graal, ma anche influssi "indoeuropei" riconoscibili già negli stessi vangeli, quali ad esempio la parabola delle vergini che devono tenere acceso il fuoco in attesa dello sposo: è il concetto delle "spose del Sole", che ritroviamo nelle Vestali romane ma anche tra gli Incas; od anche il riferimento alle "porte dell'Inferno" (concetto astronomico presente sia in Omero che in India e in Iran, come ho cercato di mostrare nel mioOmero nel Baltico) e le chiavi d'oro e d'argento di Pietro, da cui la bandiera gialla e bianca del Vaticano;
    2 - quella ebraica (ovviamente; forse dovuta più a Pietro che allo stesso Gesù; peraltro sappiamo bene quanta poca simpatia vi sia stata fra Ebrei e cristiani fino a tempi recenti);

    3- quella greca (soprattutto nei Padri della Chiesa; ma pensiamo anche a concetti quali il "porgere l'altra guancia", concetto socratico ancor prima che evangelico, ripreso par pari dal Gorgia di Platone, o all'altrettanto socratico "amaro calice", che evoca irresistibilmente la cicuta usata per sopprimere un giusto al termine di un altro ben noto processo);
    4 - quella romana (il diritto e le istituzioni ecclesiastiche).

    Inoltre, le fonti storiche ci dicono che gli Esseni rivolgevano una preghiera mattutina rivolti al Sole. Sul contenuto di tale preghiera esse tacciono; tuttavia, a nostro avviso, non sarebbe troppo azzardato congetturare che si tratti proprio del Padre Nostro, tramandatoci dai Vangeli come preghiera insegnata ai discepoli da Gesù in persona. Infatti, rileggendolo in modo spregiudicato, "Padre nostro che sei nei cieli" appare essere una chiara invocazione al Sole (e ciò che segue è coerente); inoltre, "dacci oggi il nostro pane quotidiano" conferma che si tratta di una preghiera del mattino, prima dell'inizio delle attività della giornata.

    Riletto in questa ottica, il "Padre nostro" sarebbe addirittura accostabile all'inno al Sole di Amenophis IV-Ekhnaton, il quale a sua volta potrebbe aver recuperato aspetti arcaici della religione egizia, in cui il tema solare è ben presente, magari fusi con apporti di origine Hyksos, che secondo certi studi attuali, sviluppati da studiosi dell'Università di Teheran, sarebbero non semiti bensì indoeuropei (incidentalmente, il controverso passaggio "Non ci indurre in tentazione…" su cui si sono sempre affannati gli esegeti, si potrebbe intendere non nel tradizionale senso "Non ci tentare", che sia teologicamente che logicamente è insostenibile, bensì nel senso "Non indurci a tentarti", cioè non metterci nelle condizioni di tentare te -ad esempio, con frasi, spesso dettate dalla disperazione, tipo "se Dio esiste, deve farmi un miracolo"- anche considerando che nelle scritture è sempre l'inferiore che tenta il superiore, cioè il diavolo tenta l'uomo e l'uomo tenta Dio, mai viceversa.

    In ogni caso, partendo dal legame, per così dire "circolare", che sembra unire gli Esseni e i Celti alla figura di Gesù ed allo stesso Cristianesimo, si possono spiegare molte cose finora assai poco chiare, in primis la straordinaria diffusione che la nuova religione ebbe sin dalle sue origini. Infine, per concludere, potremmo ancora osservare che, riletto in quest'ottica, il trionfo del Cristianesimo si potrebbe interpretare, più che in chiave di continuità con l'Impero Romano, quasi come una sorta di "rivincita" dell'antico druidismo contro le legioni da cui secoli prima era stato schiacciato.
    Felice Vinci
    estovest.net

    Da notare che:
    - Nel primo capitolo del libro Gesù di Nazaret, Ratzinger scrive quanto segue. "Ci colpisce la devota serietà di questi scritti: sembra che Giovanni Battista, ma forse anche Gesù e la sua famiglia, fossero vicini a questa comunità. In ogni caso i manoscritti di Qumran presentano molteplici punti di contatto con l’annuncio cristiano. Non è da escludere che Giovanni Battista abbia vissuto per qualche tempo in questa comunità e abbia in parte ricevuto da essa la sua formazione religiosa"

    Georges Ivanovič Gurdjieff, nel suo libro "I racconti di Belzebù a suo nipote", sostiene che gli Esseni sono stati i veri e più fedeli seguaci di Gesù.

    Si può anche leggere:
    Gli Esseni, un popolo silenzioso e mirabile
    I sette specchi Esseni

    2 commenti:

    1. Ottimi spunti, Io aggiungere che c'è un ciclo di leggende che copre tutta l'Europa sul passaggio della sacra famiglia, come in Trentino c'è ancora un ponte Romano che si chiama della sacra famiglia dove si dice che da li è passata la sacra famiglia,

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