martedì 17 marzo 2015

Memoria dell'acqua e Omeopatia

Il Dna è in grado di emettere e di trasmettere segnali elettromagnetici di bassa frequenza in soluzioni acquose altamente diluite, le quali mantengono poi «memoria» delle caratteristiche del Dna stesso. Frequenze che in passato, nel corso di un esperimento, furono trasformate in suoni. La voce del Dna. Insomma, il Dna «comunica» all’acqua che memorizza e divulga il messaggio.

Uno studio italo-francese che ne riporta alla mente un altro lontano nel tempo e molto contestato dalla comunità scientifica internazionale: quello della «memoria dell’acqua», pubblicato da Nature nel 1988 e poi cancellato perché non ripetibile.

Il medico e immunologo Jacques Benveniste (1935-2004), noto a livello internazionale per i suoi studi sulle allergie e sul sangue, all’epoca direttore della ricerca medica all’Inserm (il Cnr francese), è l’autore di quell’esperimento. Benveniste fu poi accusato di truffa e di conflitti di interesse con le aziende di prodotti omeopatici. Seppur additato dalla scienza internazionale, non fu mai licenziato dall’Inserm, cosa che invece avvenne per la sua segretaria, e continuò i suoi studi fino alla sua morte. 

Questa nuova ricerca (ricerca del 2011 NdC) sembrerebbe aver trovato una chiave scientifica a quello che cercò di provare Benveniste. Che oggi, se fosse ancora vivo, sarebbe super felice nel leggere quanto scoperto dal team italo francese e pubblicato su una delle riviste di fisica più prestigiose, il Journal of Physic. Titolo del lavoro: Dna,waves and water, che ad effetto gioca tra le parole Dna, onde (elettromagnetiche) e acqua. Ma ancora più importante è il nome di chi ha guidato il team francese: il premio Nobel per la medicina Luc Montagnier insieme ai biologi Lavallè e Aissa. Il secondo gruppo di ricerca, l’italiano, era invece di fisici. Coordinato da Emilio Del Giudice, (Iib,International Institute for Biophotonics, di Neuss in Germania) con Giuseppe Vitiello (Fisico teorico del Dipartimento di matematica ed informatica dell’università di Salerno) e Alberto Tedeschi, ricercatore (White Hb di Milano) ...


E’ stato Montagnier a scoprire che alcune sequenze di Dna possono indurre segnali elettromagnetici di bassa frequenza in soluzioni acquose altamente diluite, le quali mantengono poi «memoria» delle caratteristiche del Dna stesso. Che cosa significa questo? «Innanzitutto — spiega il Nobel — che si potranno sviluppare sistemi diagnostici finora mai progettati, basati sulla proprietà "informativa" dell’acqua biologica presente nel corpo umano: malattie croniche come Alzheimer, Parkinson, Sclerosi multipla, Artrite reumatoide, e le malattie virali, come Hiv-Aids, influenza A ed epatite C, "informano" l’acqua del nostro corpo (acqua biologica) della loro presenza, emettendo particolari segnali elettromagnetici che possono essere poi "letti" e decifrati».

Nel regno animale, l’acqua rappresenta una quota compresa tra il 90-95% negli organismi inferiori e il 70-80% in quelli superiori, uomo in testa. E all’interno delle strutture biologiche, l’acqua si può trovare sia come una molecola sia in forma combinata. In realtà, l’acqua ha ancora molti «segreti», potendo per esempio agire come fattore di risonanza magnetica all’interno delle cellule e riuscire a modificare la sua concentrazione in funzione dell’invecchiamento. Si può dire che siamo fatti d’acqua: il corpo di un bambino è composto di liquidi per l’80%, quello di un adulto per il 60%. Solo negli anziani la percentuale scende un pochino (45%). E il cervello è l’organo che ne ha di più (85%): nelle cellule, tra le cellule, tutt’intorno. Galleggia. Così come nel grembo materno, il feto galleggia nel liquido amniotico. Scoprire quindi che la molecola d’acqua «registra» le onde a bassa frequenza del Dna, le «memorizza» e le trasmette in un certo senso «amplificandole» apre realmente importanti prospettive.

Non solo per la diagnosi, possibili sviluppi di tale scoperta potrebbero anche riguardare la cura. I segnali elettromagnetici presenti nell’acqua, infatti, sono riconducibili alla presenza o meno di una sua «memoria», intervenendo sulla quale si prospettano ampie possibilità di trasmissione dell’azione terapeutica dei principi attivi diluiti nell’acqua stessa.

Con la prospettiva di cambiare di fatto la vita a molti pazienti, costretti all’assunzione di indispensabili farmaci salvavita che a volte recano però con sé il rischio di pesanti effetti collaterali. Concetti che scateneranno polemiche così come accadde oltre vent’anni fa per la teoria di Benveniste, all’epoca tacciato di truffa e isolato dalla comunità scientifica. Anche perché la medicina omeopatica e omotossicologica sfrutta da sempre i principi fisici per cui l’acqua può essere «informata» da sostanze in essa diluite. Dopo molti anni le ipotesi di Benveniste sembrano tornare inaspettatamente di attualità. E questa volta con il supporto scientifico della Fisica italiana, notoriamente al top mondiale.

La ricerca di Montagnier, Del Giudice e Vitiello indica la strada per arrivare a una migliore comprensione dei meccanismi di funzionamento del paradigma omeopatico ed omotossicologico, ma soprattutto sembra creare la base per una futura generazione di rimedi farmaceutici senza effetti collaterali perché diluiti, che basano il proprio meccanismo d’azione sull’acqua «informata» dal segnale elettromagnetico prodotto da sostanze presenti in essa a bassissime concentrazioni. Acqua «informata» e poi «attivata» tramite peculiari tecnologie chimico-fisiche.

La ricerca, dal punto di vista dei fisici, ha anche un ulteriore risvolto. Dice Giuseppe Vitiello: «E’ un passo ulteriore a dimostrazione che la moderna fisica quantistica può dare un contributo fondamentale alle ricerche mediche di frontiera».

In parallelo all’acqua «messaggera» del Dna, le ricerche cominciate nel 1984 dal biochimico giapponese Masaru Emoto dopo aver incontrato il bio-chimico Lee H. Lorenzen, inventore della microcluster water (un’acqua energetizzata avente effetti terapeutici). Emoto ha messo a punto una tecnica di refrigerazione che gli consente di fotografare i cristalli di diversi tipi di acqua, come quelle degli acquedotti di diverse città del mondo, e quelle provenienti da sorgenti, laghi, paludi, ghiacciai. E di fotografare l’acqua esposta a vibrazioni diverse, come la musica o le parole (pronunciate o anche soltanto scritte sulle bottiglie che la contengono). Persino dei pensieri.

I risultati dei suoi esperimenti mostrano che i cristalli cambiano struttura a seconda dei messaggi. L’acqua trattata con parole «positive» forma cristalli bellissimi, simili a quelli della neve; l’acqua trattata con parole «negative» invece, reagisce, creando forme amorfe e prive di armonia geometrica. Le immagini dei cristalli sono talmente impressionanti che Masaru Emoto ha deciso di renderle disponibili a tutte le persone interessate, attraverso la pubblicazione di numerosi libri e attraverso conferenze che tiene in tutto il mondo.

Masaru Emoto è deceduto il 17 ottobre 2014 (NdC)

Il “suicidio omeopatico” del CICAP

10 commenti:

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  3. Credo che il Sig. Umberto non sappia che la ricerca ha costi esigui e questi ricercatori fanno spesso fatica a campare; mentre il grosso dello sperpero avviene direttamente dai partiti, dai sindacati, dalle grandi opere, dalle grandi società pubblico-private, dagli appalti pubblici, dalla magistratura e da tutto ciò che è gestito dalla politica... eccc...

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    1. Signor Umberto vedo che i pregiudizi la stanno soffocando .. male, molto male!

      Riferendomi a ciò che aveva scritto inizialmente (avrei potuto fraintendere) ho avuto l'impressione che lei avesse una visione molto ridotta delle problematiche di questo nostro sistema .. leggendo gli ultimi ne ho avuto la conferma. Sta facendo evidentemente una grande confusione ^_^

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    1. Io non "penso", leggo. Dal suo primo intervento posso dedurre poche cose:
      - Lei chiama perversioni la vera ricerca, quella del campo della medicina alternativa (che lei definisce fantomatiche, il che dimostra la sua ignoranza), e quella che tende a scoprire i misteri dell'universo.
      - Le piacciono i porno nel web
      - Non lascio in pace la "gggente"
      Poi si arrampica sugli specchi tirando fuori cose scontate sulle problematiche del sistema che ben conosciamo e che io di certo non ignoro.
      Tutto il resto è puro sfogo senza testa né coda.
      Si rilassi, si faccia una bella camomilla, e se non le piace questo blog non lo legga.. :)

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    1. Si, decisamente! E anche fare un minestrone di troppe parole e concetti può anche alterare l'equilibrio psichico.
      Anche volendo non riuscirei proprio a seguirla, i suoi modi (arroganti e contorti) e i suoi interessi (donazioni?? Ahahah!) sono davvero lontani dai miei. Buon vento.

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