martedì 12 marzo 2024

Milano, Capitale dei mass-media, volta le spalle a Julian Assange

Sembra incredibile ma il consiglio comunale di Milano ha respinto la proposta per il conferimento della cittadinanza onoraria al giornalista Julian Assange.

Era il primo punto su 36 all’ordine del giorno del consiglio comunale milanese ma la proposta dei consiglieri Enrico Fedrighini del gruppo misto, Carlo Monguzzi di Europa Verde e Rosario Pantaleo del Partito Democratico è stata sonoramente bocciata.

12 i voti contrari contro i sette favorevoli mentre gli astenuti sono stati ben sei.

Si conclude così in questa consiliatura la tormentata vicenda della cittadinanza onoraria al coraggioso giornalista australiano ... 



IL GIORNALISMO DI INCHIESTA: ESEMPIO DI SERVIZIO PUBBLICO


A partire dal 2006 Assange è tra i promotori del sito web WikiLeaks, che nel corso degli anni ha pubblicato documenti da fonti anonime e informazioni segrete, nell’interesse collettivo ad una libera informazione.

WikiLeaks giunge all’attenzione internazionale nel 2010 quando fece trapelare una serie di notizie fornite dal militare transgender Chelsea Manning su possibili crimini di guerra perpetrati dagli Stati Uniti. Il 28 novembre 2010 WikiLeaks rende di pubblico dominio oltre 251.000 documenti diplomatici statunitensi, molti dei quali etichettati come “confidenziali” o “segreti”.

Da quel momento per il giornalista inizia un vero e proprio calvario giudiziario, perseguitato per quel tipo di giornalismo che è un vero e proprio servizio pubblico. Assange è un uomo che non ha mentito, o ingannato, come molti dei suoi omologhi nei media, ma ha detto alla gente la verità su come il mondo è gestito.

Assange è attualmente detenuto nel Regno Unito presso la prigione di Sua Maestà a Belmarsh. Si tratta di un carcere di massima sicurezza con 1 ora d’aria giornaliera e le restanti ore trascorse in una cella di 6mq.

La Corte suprema inglese sta decidendo sull’ultimo decisivo ricorso dei suoi legali per impedirne l’estradizione negli Stati Uniti dove subirebbe un processo per 18 capi d’accusa con una pena che potrebbe arrivare a 175 anni di prigione.

MILANO È LA CASA NATALE DI TANTI GIORNALI E TV MA NON VUOLE ASSANGE

La capitale economica d’Italia non ha voluto seguire l’esempio di centinaia di città nel Mondo e decine di comuni nel nostro Paese, tra cui Roma e Napoli.

Tra le panchine da sostituire in piazza Gambara, una nuova linea del bus, o la chiusura dei campi nomadi irregolari, l’esempio altissimo di servizio pubblico reso da Julian Assange non ha fatto breccia nella maggioranza dei consiglieri comunali comunali di Milano.

Con i voti dei consiglieri astenuti, Milano, si sarebbe schierata dalla parte della libertà di informazione, della tradizione del giornalismo coraggioso.

È interessante notare come al secondo punto all’ordine del giorno di questo consiglio comunale, dopo la proposta di cittadinanza ad Assange, ci fosse il regolamento per l’autorizzazione alla registrazione di marchi contenenti la denominazione “Milano”.

Spiace che la città che ha dato i natali a tantissimi giornali nazionali, innumerevoli periodici, radio e televisioni, abbia voltato le spalle proprio alla libertà di stampa e ai diritti umani. La Milano ormai neppure più “da bere”, con questa decisione tradisce prima di tutto se stessa, la sua laicità, il suo coraggio, restando impantanata nelle sabbie mobili di un mainstream che riceve le veline da Washington.

Una clamorosa decisione questa che è la plastica rappresentazione della povera scala di valori che esprimerà da domani il marchio “Milano”.

Fonte (con video del servizio di Davide G. Porro)
www.byoblu.com


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