sabato 23 agosto 2025

Giappone: chi sono i Johatsu. Gli “evaporati” che decidono di scomparire per sempre

In Giappone li chiamano Johatsu, gli “evaporati”. Persone che, improvvisamente, decidono di sparire dalla propria vita. Ogni anno si contano decine di migliaia di casi: uomini e donne che abbandonano famiglia, lavoro e relazioni senza lasciare alcuna traccia.

Non si tratta di un fenomeno marginale. Dal secondo dopoguerra in poi, soprattutto dopo le crisi economiche degli anni ’90, il Johatsu è diventato parte integrante della cronaca sociale giapponese. Secondo alcune stime, milioni di persone potrebbero aver scelto questa strada negli ultimi decenni.

La cultura giapponese ha un ruolo decisivo. 
In una società che pone al centro il concetto di onore, vergogna e fallimento diventano pesi insostenibili. Un divorzio, un licenziamento, un debito non pagato: motivazioni che in altri Paesi non avrebbero lo stesso stigma, in Giappone possono spingere a desiderare l’invisibilità. 
Evaporare diventa allora un modo per sottrarsi allo sguardo degli altri, rifugiandosi in una nuova vita anonima...


A rendere possibile questa fuga ci sono vere e proprie agenzie specializzate, che operano al limite della legalità. Conosciute come yonige-ya, organizzano traslochi notturni, aiutano a cambiare identità e a trovare alloggi sicuri. Una pratica che ha un costo: alcune migliaia di euro, in cambio di una nuova esistenza, lontano da creditori, datori di lavoro o persino dai propri familiari.

Chi sceglie di evaporare, però, non trova sempre la libertà che cercava. 
Spesso la nuova vita è fatta di precarietà, lavori in nero, condizioni abitative al limite. Esiste addirittura un vero e proprio “mercato parallelo” delle città invisibili, quartieri dove si concentra chi ha scelto di sparire: spazi urbani silenziosi, abitati da individui che vivono in costante ombra.


Il fenomeno ha un riflesso drammatico anche per chi resta. 

Le famiglie degli evaporati non hanno strumenti concreti per cercarli: la polizia interviene solo in caso di sospetto crimine, e la sparizione volontaria non è perseguibile. Restano quindi il vuoto e il silenzio.

Gli Johatsu non sono semplicemente un’anomalia culturale giapponese, ma lo specchio di una società schiacciata dal peso delle aspettative, dove fallire è inaccettabile e scomparire diventa l’unica via d’uscita. 
Una fuga che interroga anche noi: quanto siamo disposti a sopportare le pressioni sociali, e quale prezzo siamo pronti a pagare pur di non affrontarle?

Fonte: www.byoblu.com

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.