sabato 30 marzo 2024

Marzo 1954, quando l’Urss chiese di entrare nella Nato

 
Era passato un anno dalla morte di Stalin; Nikita Krusciov era il nuovo capo del Cremlino. 
La stessa NATO aveva cinque anni, come la bomba atomica sovietica. 

Per quanto strano possa sembrare il Cremlino espresse la volontà di aderire all’alleanza NATO. Era il 31 marzo del 1954. 

Mosca insisteva sul fatto che il Trattato Nord Atlantico nella forma attuale era certamente un “patto aggressivo”, ma la sua natura poteva cambiare se l’URSS, il principale membro dell’ex coalizione anti-Hitler, vi avesse aderito. 

I sovietici espressero anche la speranza che le grandi potenze non permettessero la partecipazione della Germania (la sua divisione in due stati non era vista come irrevocabile) a nessun blocco militare.
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L’URSS nella NATO

di James Hansen

Nel 1954 l’Unione Sovietica chiese di entrare a far parte della Nato, l’alleanza creata sulla scia della Seconda guerra mondiale che, come disse il suo primo segretario generale, l’inglese Lord Hastings Ismay, era stata concepita per “tenere gli americani dentro, i sovietici fuori e i tedeschi sotto”. Il momento per la Russia era particolarmente confuso: Stalin era morto l’anno prima, nel ’53, e il Patto di Varsavia, creato solo l’anno dopo, nel 1955, non esisteva ancora.

La mossa inattesa stupì gli alleati occidentali, per niente entusiasti. Per loro parlò Ismay in un appunto confidenziale la cui bozza—curiosamente—fu stesa su carta intestata dell’Hotel Principe di Savoia di Milano. Dopo aver ricordato che il preambolo del Trattato Nato impegnava i firmatari a difendere la libertà individuale e la democrazia, si chiese se l’Urss sarebbe stata in grado di garantire altrettanto, osservando seccamente che: “La richiesta sovietica di entrare a far parte della Nato è come quella di uno scassinatore impenitente che chiede di farsi assumere nella polizia”…

Il memorandum contenente la richiesta russa fu trasmesso ai governi di alcuni dei paesi Nato—la Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti—ma non agli altri nove (il Belgio, il Canada, la Danimarca, l’Islanda, l’Italia, il Lussemburgo, l’Olanda, la Norvegia e il Portogallo) che all’epoca completarono l’alleanza. La Nato è oggi composta di 32 Stati membri provenienti dall’Europa, dall’America del Nord e perfino dal Vicino Oriente.

È difficile immaginare ormai cosa pensassero esattamente di ottenere i sovietici con la proposta di adesione all’Alleanza. 
La Guerra Fredda (1947-1991) era in corso da tempo e i rapporti tra l’Urss e i paesi Nato non erano affatto buoni. 

È forse possibile, per quanto improbabile, che con l’uscita di scena di Stalin qualcuno a Mosca pensasse di porgere una sorta di ramoscello d’ulivo all’Occidente nell’eventualità che fosse scoppiata la pace—tutto ciò mentre le trattative russe per formare ‘l’anti-Nato’, cioè il Patto di Varsavia, proseguivano in parallelo.

È più probabile che la richiesta d’adesione sovietica, farcita di continui richiami al desiderio di pace, fosse intesa piuttosto a fornire una sorta di giustificazione preliminare per una guerra con l’Ovest che a Mosca in quel momento poteva forse sembrare invece più vicina che mai. 
L’altro tema ricorrente riguardava i rimproveri per come gli alleati Nato stessero permettendo un limitato riarmamento tedesco—a detto dei russi, “sotto la leadership di generali Nazisti”—una prospettiva che secondo Mosca, “non poteva che far sentire ai paesi nelle vicinanze della Germania Ovest un’ansia legittima per la propria sicurezza, visto il pericolo posto da una recrudescenza del militarismo tedesco”.

Se è così, allora si trattò di una sorta di bozza preliminare della storia, di una storia che nei fatti non si è mai concretizzata. 
O forse, visto che la proposta di adesione venne trasmessa alla Nato proprio il primo aprile 1954, bisogna pensare piuttosto a un grottesco—ma riuscito—‘pesce d’aprile’ internazionale…FONTE



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