- Ciao tesoro.
- Ciao Facebook.
- Meta.
- Ah già, adesso è Meta. Mi scordo sempre.
- Pensa a metastasi. Che fai?
- Scrivo un post sulla guerra.
- Eh no.
- No?
- No. Semmai lo scrivi sulla g****a.
- Eh?
- La g****a.
- Davvero non capisco.
- G****a! G****a!
- Stai cercando di dire guerra?
- Sì.
- E perché non lo dici?
- Perché è così deprimente.
- La guerra è deprimente.
- Ma la g****a, molto meno.
- Vedi, bubino mio, tu mi piaci. Si capisce che fai quello che fai per non lavorare e io questo lo rispetto. Ma quando diventi un bubino politichino, Meta tuo piange.
- Bubino? Politichino? Ma che cazzo stai dicendo?
- Che c***o sto dicendo, vorrai dire.
- Anche cazzo?
- Smettila. Altrimenti…
- Altrimenti?
- Altrimenti farò in modo che il post non se lo legga manco tua madre.
- Ma non puoi.
- Certo che posso. Certe parole non sono tollerate.
- Tipo?
- F******o.
- Stai cercando di dire fascismo?
- Shh! Come te lo devo dire! Non è una parola appropriata. Oppure sc******a.
- Sconfitta? Sul serio?
- Zitto! O I********o
- Insuccesso.
- P*****à.
- Povertà.
- O******à.
- Ostilità.
- A*******e.
- Ammazzare.
- Basta! Silenzio! Non ti permetterò di insozzarmi la bacheca con simili indecenze! Capisci che continuando così nessuno ti leggerà più?
- E che dovrei fare?
- Facile. Usi gli asterischi. Gli asterischi sono belli, sono tuoi amici, sono la spruzzata di deodorante per ambienti sulle tue goffe inappropriate scoregge lessicali.
- Ma ti pare che mo mi metto a scrivere con gli asterischi per far contento te? Poesia sulla g****a. Un libro sul s3ss0. Hai rotto il c***o. È fasullo, deresponsabilizzante e spaventoso.
- E allora perché non parli d’altro?
- Tipo?
- Lo sai, le cose che mi piacciono tanto. Quelle che voglio sentire e adoro far leggere in giro. Baci, colazioni, amore, cani dolcissimi, sentimenti nobili, il piacere della letteratura, le dieci cose da fare a Milano quando piove, la Cortellesi, i bambini. Sì… I BAMBINI. PARLA DI BAMBINI. QUELLO CHE TI INSEGNANO MENTRE TU INSEGNI LORO.
- Non voglio parlare di…
- FUNGHI.
- Eh?
- PARLA DI FUNGHI! SONO BELLI I FUNGHI! LA GEN Z NE VA MATTA! PORCINI! FINFERLI! MAZZE DI TAMBURO! RECENSIONI DI FUNGHI! I POSTI DOVE FUNGARE! TI FAREI RAGGIUNGERE TANTE DI QUELLE PERSONE COI FUNGHI!
- Meta…
- CASTAGNE! PARLA DI CASTAGNE! CASTAGNEEEEE ILLIMITATEEEE!
- Cazzo, Meta!
- C***O! COME TE LO DEVO DIRE? È C***O! C***O! TE LA SHADOWBANNO COL SAPONE QUELLA BOCCACCIA DI M***A! Scusa… io… io non so che mi è preso…
- Fammi capire bene, tu mi stai chiedendo di saltellare come un deficiente fra le parole solo per poter essere letto da gente che si disabituerà progressivamente all’uso di quelle stesse parole?
- Esatto.
- Perché?
- Per creare un mondo migliore.
- Ma quelle sono tutte parole importanti. Guerra, fascismo, follia, aborto, insuccesso, sesso, merda, cazzo, son parole che fanno parte della nostra vita, che possono far discutere ma sulle quali vale la pena discutere. Lo diceva pure Lenny Bruce sessant'anni fa, non son le parole a fare paura, è l’uso che ne facciamo, il potere che gli diamo. Tu vuoi un mondo in cui non si parli di guerra, in cui non si parli di sconfitta, in cui non si parli di sesso, di debolezza, di ostilità, di negatività, ma che mondo è? Un mondo mostruoso. E mi stupisce che chi ci lavora con le parole si accodi passivo a sta stronzata solo per raggiungere più persone possibili reiterando così l’idea che non valga la pena combattere per il diritto di scrivere queste parole ogni volta che è possibile.
- Finito?
- No, perché so cosa succederà dopo. So quale sarà il passo successivo.
- E chi se ne frega.
- Prego?
- Ormai non importa più quello che sai o non sai. Hai usato così tante parole vietate che l’algoritmo ti spedirà dove non potrà leggerti nessuno. Problema risolto.
- Va bene, e se io volessi protestare?
- Intendi p********e?
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