martedì 13 giugno 2023

Se la scienza lo dice, allora bisogna crederci, ma credere a cosa?

 
In questi giorni sono stati pubblicati due studi e dovete decidere da soli a cosa credere.

Gli allarmisti del riscaldamento globale e gli scienziati del clima hanno previsto che l’Oceano Artico sarà libero dai ghiacci entro il 1979, o il 2000, o il 2008, o il 2012, o il 2013, o il 2015, o il 2020… 

Un nuovo studio prevede che l’Artico sarà privo di ghiaccio marino entro il 2030. Ma è uscito anche uno studio che dice il contrario. 

Quindi cosa fare? Vedremo come andrà a finire. 
Nel 2030 potremo spostare di nuovo la barra del destino ...

L’Artico potrebbe essere privo di ghiaccio marino dal 2030: lo studio

Lo riporta uno studio modellistico dell’Università di Scienza e Tecnologia di Pohang, in Corea del Sud, pubblicato su Nature Communications. Nemmeno uno scenario con basse emissioni riuscirebbe a impedire o rallentare la scomparsa dei ghiacci marini un decennio prima di quanto atteso ...

Lo studio

Per analizzare il contributo dell’uomo al declino del ghiaccio marino artico e proiettarne il percorso futuro, Seung-Ki Min, professore all’Università di Scienza e Tecnologia di Pohang in Corea del Sud, e colleghi hanno utilizzato i dati osservativi del periodo 1979-2019. Le stime, a cui gli scienziati hanno fatto riferimento, hanno consentito di delimitare le simulazioni dei modelli climatici. Gli esiti della ricerca suggeriscono che l’impatto umano sul declino del ghiaccio marino nell’Artico è visibile durante tutto l’anno e può essere in gran parte attribuito all’aumento delle emissioni dei gas serra. 

I contributi degli aerosol, colloidi in cui liquidi o solidi vengono dispersi sotto forma di gas, e dei fattori naturali, come l’attività solare e vulcanica, sono risultati molto inferiori. 

“L’Artico potrebbe essere privo di ghiaccio marino, nel mese di settembre, entro il 2030-2050, in tutti gli scenari di emissione”, ha detto Min. “Ciò contrasta con le valutazioni precedenti, discusse nel sesto rapporto di valutazione del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC), delle Nazioni Unite, che non prevedevano un futuro Artico privo di ghiaccio marino in estate in presenza di basse emissioni”, ha precisato Min. 

La crescita del ghiaccio marino polare smonta la narrativa della catastrofe sul clima

Un nuovo studio rivela che l’area della piattaforma di ghiaccio antartica è cresciuta di 5305km² dal 2009 al 2019.

Un nuovo studio condotto da un team di scienziati del clima, pubblicato dalla European Geosciences Union, rivela che l’area della piattaforma di ghiaccio antartica è cresciuta di 5305km² dal 2009 al 2019, guadagnando 661Gt di massa di ghiaccio nell’ultimo decennio. 

“Le piattaforme di ghiaccio antartiche forniscono un supporto di rinforzo alla calotta glaciale, stabilizzando il flusso di ghiaccio a terra e il suo contributo al livello globale del mare. Negli ultimi 50 anni, le osservazioni satellitari hanno mostrato che le piattaforme di ghiaccio crollano, si assottigliano e si ritirano; tuttavia, ci sono poche misurazioni del cambiamento in tutta l’Antartide nell’area della piattaforma di ghiaccio”, si legge nello studio, in cui gli autori hanno utilizzato i dati del satellite MODIS (Moderate Resolution Imaging Spectroradiometer) per misurare il cambiamento nella posizione e nell’area del fronte di distacco su 34 piattaforme di ghiaccio in Antartide dal 2009 al 2019.

Nell’ultimo decennio, una riduzione dell’area nella Penisola Antartica (6693km²) e nell’Antartide occidentale (5563km²) è stata superata dalla crescita dell’area nell’Antartide orientale (3532km²) e dalle grandi piattaforme di ghiaccio di Ross e Ronne-Filchner (14028km²). 
Il più grande ritiro è stato osservato sulla piattaforma di ghiaccio Larsen C, dove sono stati persi 5917km² di ghiaccio durante un evento di distacco singolo nel 2017, e il più grande aumento dell’area è stato osservato sulla piattaforma di ghiaccio di Ronne nell’Antartide orientale, dove un graduale avanzamento nell’ultimo decennio ha portato a un aumento dell’area di 5889km² dal 2009 al 2019. 
Complessivamente, l’area della piattaforma di ghiaccio antartica è cresciuta di 5305km² dal 2009, con 18 piattaforme di ghiaccio in ritirata e 16 piattaforme più grandi in crescita nell’area”, si legge nello studio.

Le nostre osservazioni mostrano che le piattaforme di ghiaccio antartiche hanno guadagnato 661Gt di massa di ghiaccio nell’ultimo decennio, mentre l’approccio dello stato stazionario stimerebbe una sostanziale perdita di ghiaccio nello stesso periodo, dimostrando l’importanza di utilizzare le osservazioni del flusso di distacco variabile nel tempo per misurare il cambiamento”, evidenziano i ricercatori.

“Questo set di dati mostra le differenze regionali nel comportamento del distacco delle piattaforme di ghiaccio e documenta la frequenza e l’entità degli eventi di distacco in tutto il continente su scale temporali decennali. 
Queste osservazioni saranno utili per studi regionali sul cambiamento della piattaforma di ghiaccio in Antartide e possono essere utilizzate come set di dati di input per studi di modellazione o come set di dati di convalida per studi futuri che sviluppano metodi più automatizzati per misurare il cambiamento nella posizione del fronte di distacco della piattaforma di ghiaccio. 
Gli studi futuri dovrebbero utilizzare gli archivi di dati satellitari storici per estendere la registrazione del cambiamento dell’area della piattaforma di ghiaccio, che ci consentirà di stabilire se vi è un cambiamento a lungo termine nella frequenza del distacco della piattaforma di ghiaccio in Antartide. 
Dobbiamo sviluppare e applicare tecniche automatizzate per aumentare la frequenza con cui è possibile effettuare misurazioni del fronte del distacco, in particolare su piattaforme di ghiaccio e ghiacciai più piccoli, che consentiranno di caratterizzare e monitorare il comportamento del distacco stagionale a breve termine”, concludono gli autori dello studio.

Il ghiaccio marino polare e la narrativa della catastrofe sul clima

I risultati di questo studio confermano le scoperte dell’eminente meteorologo Professor J. Ray Bates, la cui ricerca ha dimostrato che le tendenze nei livelli del ghiaccio marino polare danno poco motivo di allarme. 

In un articolo, dal titolo “Il ghiaccio marino polare e la narrativa della catastrofe sul clima”, pubblicato poco più di un anno fa dalla Global Warming Policy Foundation, il Professor Bates ha confrontato le simulazioni dei modelli climatici – che prevedono una significativa riduzione dei livelli di ghiaccio marino in entrambi gli emisferi – con dati empirici e tendenze osservate nel ghiaccio marino artico e antartico. 

Bates ha affermato: nel 2007, Al Gore ci ha detto che i livelli del ghiaccio marino artico stavano ‘cadendo da una scogliera’. Ora è chiaro che si sbagliava completamente. In effetti, le tendenze del ghiaccio marino sono un antidoto all’allarmismo climatico”.

Ghiaccio marino artico

Nella sua ricerca, Bates evidenzia che per “il periodo 2013-2019, durante il quale si prevedeva che l’Artico sarebbe diventato libero dai ghiacci alla fine dell’estate, le proiezioni dei modelli sono ben lungi dall’essere confermate. La Figura 1 è una serie temporale dell’estensione media osservata del ghiaccio marino artico per settembre, nel periodo delle osservazioni satellitari (1979-2021). 
C’è stato un marcato declino del ghiaccio marino per un periodo successivo al 1996. Tuttavia, dal 2007, invece di scomparire come previsto, il ghiaccio marino di settembre ha mostrato un tasso di declino molto più lento, rimanendo nella regione di 4,5 milioni di km². Se si mantenesse la tendenza statistica dell’ultimo periodo di 15 anni, ci vorrebbero più di 500 anni prima che l’Artico resti senza ghiacci a settembre. 
Sebbene non si possa fare molto affidamento su una tendenza lineare misurata in un periodo così breve, va ricordato che le drammatiche proiezioni della perdita di ghiaccio marino pubblicizzate da Al Gore erano basate su un modello che utilizzava dati osservativi su un periodo ancora più breve”.

(Come Al Gore ha costruito la frode del riscaldamento globale,
nell'articolo "Gli scienziati "dissidenti" dicono ...")

“Qualsiasi discussione obiettiva sul recente declino del ghiaccio marino artico richiede anche che si prenda in considerazione l’evidenza relativa alla variabilità naturale del passato su una scala temporale pluridecennale. 
Nell’era pre-satellite, i dati affidabili sulla copertura del ghiaccio marino erano scarsi. Tuttavia, studi recenti hanno dimostrato che esiste una forte relazione tra l’estensione del ghiaccio marino e le temperature misurate nelle stazioni artiche. Le registrazioni delle temperature risalgono a molto prima e mostrano variazioni di lungo periodo, con il riscaldamento dell’Artico verificatosi tra il 1900 e gli anni del 1940, seguito dal raffreddamento fino agli anni del 1970, e poi da un rinnovato riscaldamento fino ad oggi. 

Combinando le registrazioni della temperatura e del ghiaccio marino parziale, è possibile creare ricostruzioni statistiche dell’estensione totale del ghiaccio marino che risale agli inizi del 1900. Alcune di queste ricostruzioni indicano che tra il 1900 e gli anni ’40 potrebbe essersi verificata un’estensione del ghiaccio marino artico paragonabile agli attuali livelli ridotti”, scrive Bates nel suo studio. 
A supporto della variabilità naturale, il Professore cita l’esempio della “decisione del governo sovietico nel 1932 di sviluppare i mari del nord come rotta di trasporto regolare dall’Europa all’Asia, realizzata sulla base della scomparsa del ghiaccio marino. Il progetto è stato successivamente abbandonato quando il ghiaccio marino è tornato dopo il raffreddamento. È chiaro che la variabilità naturale pluridecennale, scarsamente simulata dai modelli climatici, ha dato origine a grandi variazioni nel ghiaccio marino artico in passato e potrebbe essere un fattore di ciò che si sta osservando attualmente”, osserva Bates.

Ghiaccio marino antartico

Nella sua ricerca, inoltre, Bates evidenzia come in “Antartide, nel frattempo, non c’è stato alcun cambiamento significativo nell’estensione media annua del ghiaccio marino nel periodo di misurazioni satellitari affidabili, nonostante le proiezioni dei modelli di un declino simile a quello nell’Artico. 
Le osservazioni vengono nuovamente presentate per settembre, mese in cui i modelli prevedono cambiamenti significativi. Nell’emisfero australe, settembre è il mese in cui l’estensione del ghiaccio marino raggiunge il massimo nel tardo inverno. 
La figura 2 mostra le medie di settembre per il periodo 1979-2021. Si può vedere che, contrariamente a quanto previsto dai modelli, la tendenza durante questo periodo è nella direzione di un lieve aumento dell’estensione del ghiaccio marino antartico”.


Nel suo studio, Bates afferma, inoltre, che si dovrebbe fare poco affidamento sulle simulazioni dei modelli sul futuro declino del ghiaccio marino: “i modelli climatici non sono riusciti a prevedere la crescita del ghiaccio marino antartico e hanno mancato il recente marcato rallentamento del declino del ghiaccio marino nell’Artico. Sarebbe ingiustificato pensare che riusciranno a sistemare le cose nei prossimi 30 anni”.

Il ghiaccio marino polare e i gas serra

Le evidenze che Bates ha presentato nel suo studio “indicano che la risposta del ghiaccio marino polare all’aumento dei gas serra dovrebbe essere annoverata tra i molti aspetti irrisolti della scienza del clima”. 
I fatti esposti nello studio “meritano di essere riconosciuti quando viene avanzata la nozione di emergenza climatica, che richiede i cambiamenti più drastici e immediati per l’economia mondiale. Qualche preoccupazione potrebbe anche essere mostrata tra le persone coinvolte per la crescente eco-ansia inflitta alle giovani generazioni”, conclude Bates.

Fonte: www.meteoweb.eu
Tramite: www.nogeoingegneria.com

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