domenica 6 marzo 2022

Sogno dentro sogno

di Nestor Halak

Qualcosa è cambiato, a partire dal 2020 qualcosa è cambiato. 

Si ha un bel dire che nel passato c’erano già molti aspetti del presente. Sicuramente c’erano, è sempre così. Tuttavia ci sono delle date nella storia in cui la misura si colma e la quantità aumenta di quel poco che basta per arrivare ad una discontinuità, ad un salto di qualità. 
Da due anni a questa parte il mondo occidentale ha cambiato pelle, possono ora succedere cose che non potevano accadere prima: tutto sembra essere possibile, le persone sembrano non vedere più la realtà, essere prigioniere di sogni, passando dall’uno all’altro con sconcertante disinvoltura, senza mai riuscire a svegliarsi davvero.

Situazione da fine impero. L’informazione e l’intrattenimento sono ormai totalmente propaganda, e molto ben fatta. Gli americani sono maestri di teatro, è la loro vera specialità. Creano sogni e la gente ci crede, gli pare di viverci dentro, non riescono a districarsene, gli si appiccicano alla pelle, ai vestiti. Tra non molto, noi ancora desti, saremo costretti ad ascoltare di notte, di nascosto, radio Mosca per avere un’idea di cosa sta succedendo al mondo, tutto il resto sarà fiction. Come in altri tempi accadeva con radio Londra ...


L’ultima volta che sono stato a cena fuori con amici risale a quando vigeva la bizzarra regola che i “non vaccinati” dovevano stare all’aperto. 

La mia tecnica di risposta alle vessazioni è stata fin dall’inizio quella di ignorarle, se possibile, per cui tendo a sedermi e ad aspettare eventuali opposizioni che comunque devono farmi in faccia. Se li prevenite, facilitate loro il compito. Fateli lavorare. Roberto invece si presenta subito al cameriere chiarendo che “non tutti hanno il pass, perciò dobbiamo stare all’aperto”. Va da sé che già questo mi irrita non poco, perciò da allora ho declinato gli inviti. 
Ma ieri, il trivaccinato mi chiama di nuovo e mi chiede perché è così tanto che non ci vediamo. Perché non organizziamo una cena? Va bene, dico io, organizziamo. Lui suggerisce di stare all’aperto. Perché mai, ribatto, fuori fa freddo: o proviamo da qualche parte dove non siano troppo stupidi o organizziamo a casa. Ma non hai paura a stare al chiuso tu che sei senza vaccino? Mi chiede.

Forse pensa che me non vada nei locali per paura del virus e non per discriminazione legale? Forse è arrivato a capire che se i “vaccinati” sono protetti, il pericolo è solo per me? 

Se è così segue già una versione della narrazione rivista e corretta, quella della seconda stagione, potremmo dire, sebbene non l’ultimissimo grido che va in onda adesso. Ma cosa gli passa per la testa davvero? Quale grado di comprensione della realtà che gli sta attorno è in grado di esprimere? Dentro quale commedia, quale versione, quale sogno è adesso? Non seguo le fiction del telegiornale, perciò non lo so più. Devo dire che ci conosciamo da cinquant’anni e so che non è mai stato un’aquila, già a scuola non lo era, ma se allora sapevo grosso modo come interpretava il mondo, adesso non più.

“Hai visto cosa è successo in Ucraina?” “Certo che l’ho visto.” “Quel pazzo criminale di Putin ha scatenato la guerra!” “Ma non seguivi un posto al sole? Cos’è non lo fanno più? Ti sei messo a seguire un’altra telenovela?”

Le persone non ragionano, il contatto con la realtà si va assottigliando, sono sempre più virtuali, più connessi (alla propaganda), più inconsistenti, passano da un sogno all’altro, non si svegliano mai. Questi sogni glieli prepara la televisione. Sono sogni semplici, hollywoodiani, dove più che la trama contano gli slogan, l’emotività, gli effetti speciali. C’è sempre una cattivo e i buoni che lo contrastano e alla fine, dopo qualche peripezia, lo sconfiggono. La storia è sempre la stessa. 

Il cattivo non è tale per una ragione, non ci sono motivazioni, circostanze, precedenti, manovre, nulla: è cattivo perché è nato cattivo, punto. 
Nessuna complicazione, nessun approfondimento, nessun dubbio. 
Sogni molto più semplici delle favole per bambini di una volta.

E da due anni a questa parte, sono sogni obbligatori, siamo tenuti a crederci, chi non lo fa è un pazzo, un eretico, un asociale, un perfido. Come Putin. A quanto pare tutti i problemi del mondo sono causati solo da questa percentuale del genere umano che nasce cattiva, forse per scelta divina, e ha la colpa di tutto il male. Lo so, qui il sofista obbietta, ma se nasce cattiva, è come se nascesse con la pelle nera, che colpa ne ha? Argomento di gran lunga troppo complesso per essere trattato da una soap opera, le cinque o sei trame hollywoodiane non lo contemplano, anzi è già eresia porsi una domanda del genere. Non verrebbe mai in mente a gente per bene. Ma come può una persona sveglia credere ai sogni? Una volta che hai visto la realtà, non si torna più indietro.

Roberto non è ancora uscito dal “grande contagio” ed è già entrato in “Hitler alla conquista del mondo”, senza svegliarsi, senza soluzione di continuità, le risposte ci sono già tutte, già pronte, le fornisce la televisione, le aveva già preparate in anticipo, tutt’al più aiuta una sbirciatina a qualche titolo di Repubblica o del Corriere, non c’è niente su cui riflettere, niente da pensare. 

Il grande contagio riprenderà in autunno, quando sarà tempo per la quarta dose. Allora ci sarà il riassunto delle puntate precedenti. Dov’è ora, Roberto, quella scritta che facesti alla lavagna: “la rivoluzione comincia dalle piccole cose”? Non eri rivoluzionario allora? Certo, ma erano tutti rivoluzionari, cantavi nel coro allora, canti nel coro adesso. Mirabile coerenza. Ma dove sono le piccole cose? Dov’è la rivoluzione? Adesso esci da un sogno televisivo per entrare in un altro. Sogno dentro sogno. 
La realtà fisica è marginale, irrilevante, superata, quel che conta è la rappresentazione. Quella che va in onda.


Da ragazzo leggevo fantascienza, soprattutto su Urania, romanzetti spesso dozzinali e mal tradotti, ma con un sacco di idee fantasiose. C’era il mondo inquietante di Dick, infiniti virus letali, infinite ipotesi di disastri, guerre, astronavi, distopie sociali. Tutti mi sembravano interessanti, ma in qualche modo che non saprei descrivere, fantastici, improbabili, impossibili da veder realizzati nel mondo in cui vivevo. 

Cerano solide mura di realtà tutt’intorno che, inamovibili, li negavano. I politici, per quanto corrotti, le istituzioni solide, le scuole, i sindacati, i lavori seri, la gente stessa con le loro occupazioni concrete li rendevano impossibili. 

Si poteva sognare tranquilli, perché le barriere di mio padre che doveva pagare il mutuo, dei marciapiede nuovi di periferia, del nuovo modello Fiat appena uscito, della stessa solidità del treno, ci proteggevano. 
Il telefono era fisso e nero e per usarlo occorreva andarlo a cercare, non era lui che ti correva dietro.

L’altro giorno, per caso, ho visto un programma del 1962 in bianco e nero su Rai Storia. Intervistavano un ergastolano a Porto Azzurro. L’ho paragonato con quelli che intervistano oggi in televisione, anche gente importante, dico, mica ergastolani. Non c’era confronto possibile. Vi giuro che parlava con più proprietà e diceva cose più sensate dei politici di oggi, dei virologi, dei politologi, dei litiganti professionisti. Col Ministro Di Maio non c’è proprio corsa, neppure se gli scrivono i discorsi. E sì che lui è ministro, non ergastolano.

Da due anni a questa parte la mia percezione della società in cui vivo è cambiata di molto. 

Mi pare che il demone dell’autodistruzione si sia infine impadronito del sistema. 

Chi comanda in conclusione a Washington? Satana in persona? Come possono portare avanti in tutto il mondo questa folle distruzione pandemica? Perché cercare la guerra in Ucraina? Cosa latrano di armi letali e sanzioni i cagnolini europei da dietro la rete? 
Non vedono che la guerra sarà soprattutto a carico loro? Perché soffiano sul fuoco che li distruggerà? Chi sono questi pazzi dementi al potere? Chi li possiede? 
E la gente, vacua, ipnotizzata, guarda dentro i telefonini e non capisce, crede di esportare la democrazia, quando a casa loro non sono padroni neppure del loro corpo fisico, quando non possono neppure lavorare senza un permesso specifico del governo.

Il mondo di Urania, che mi pareva fantastico, sta diventando sempre più vicino a quello in cui vivo. La società ha cessato di essere rassicurante e in fondo benevola, tutto l’immaginabile ha cominciato a profilarsi come probabile, anche l’impensabile, come una guerra atomica, anche l’assurdo come essere banditi dall’ufficio postale. 

Di questi tempi, il tuo telefono può rimproverarti, o farti la spia, come in un racconto di Philip Dick. La tua macchina è smart, e ti parla. Tutto pare diventare poco solido e può cambiare da un momento all’altro. L’occidente che prima mostrava altrove il suo volto feroce, è diventato l’assassino dei suoi stessi figli e le persone vivono nei sogni. Puoi scrollarle quanto vuoi, ma non si svegliano, solo passano ad un altro sogno, ad un’altra telenovela, ad un’altra emergenza. Aspettando il peggio.


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