sabato 12 marzo 2022

Sì, quando moriamo rivediamo tutta la nostra vita …

È l’unica cosa che davvero ci accomuna, che è davvero democratica. 

Non importa che lingua parliamo, dove siamo nati, quale sia il nostro stato sociale o il livello economico: la morte prima o poi arriva per tutti. 

Ma cosa accade nel momento in cui esaliamo l’ultimo respiro? Cosa succede al nostro cervello mentre lasciamo per sempre questo mondo? 
Abbiamo coscienza di noi e della vita che sta per finire? 

Domande alle quali la scienza non sa dare risposte certe, almeno finora. 

Adesso però un gruppo di ricercatori internazionali pensa di avere qualche idea più precisa grazie ai dati ricavati in modo fortuito da un paziente ...

L’anziano - un uomo di 87 anni - era stato sottoposto ad un intervento chirurgico alla testa per rimuovere un ematoma causato da una brutta caduta. Per due giorni è rimasto in terapia intensiva, in preda a convulsioni, costantemente monitorato dall’elettroencefalogramma. Purtroppo il paziente è progressivamente peggiorato ed è deceduto nel corso di queste registrazioni. 

Vista la volontà dei famigliari di non rianimare il loro caro,  i medici si sono ritrovati tra le mani un tracciato che mostrava, in sostanza, l’intera attività elettrica di un cervello in punto di morte con dettagli mai ottenuti in passato. 

«Abbiamo misurato 900 secondi di attività cerebrale nella fase del trapasso e ci siamo focalizzati su cosa è successo nei 30 secondi che hanno preceduto e seguito il momento in cui il cuore si è fermato», ha spiegato al sito Sciencealert.com il dottor Ajmal Zemmar, neurochirurgo dell’Università di Louisville, negli Stati Uniti.

«Prima e dopo che il cuore smettesse di battere abbiamo visto un cambiamento in una specifica banda di oscillazioni neurali, quelle chiamate gamma, ma anche in altre- ovvero nelle delta, nelle theta, nelle alfa e nelle beta». 

Le oscillazioni neurali indicano l’attività collettiva dei neuroni del cervello e sono più comunemente note come onde cerebrali. 

Queste onde elettriche hanno frequenze diverse e sono state collegate ai differenti stati di coscienza, alla percezione della realtà e alla meditazione.  Ad esempio, le onde beta superano i 14 Hz e si manifestano durante lo stato di veglia, quando i nostri cinque sensi sono in azione, mentre le altre (tutte comprese tra 14 e 0,5 Hz) vengono registrate nelle fasi del sonno, da quello più leggero a quello più profondo.

Durante la fase REM si producono anche le onde gamma, ma queste ultime sono velocissime (con una frequenza tra i 38 e i 50 Hz) e sono associate all’elaborazione simultanea di informazioni provenienti da varie aree del cervello. 

Nel caso dell’87enne, subito dopo l’arresto cardiaco che ne ha determinato la morte, l’EEG ha mostrato un picco nell’intensità delle oscillazioni gamma che interagivano con le alfa- come avviene quando si cerca di ricordare qualcosa. 

«Dato che l’accoppiamento incrociato tra attività alfa e gamma nei soggetti sani è coinvolto nei processi cognitivi e nel richiamo della memoria, è interessante ipotizzare che tale attività possa supportare un ultimo ‘richiamo della vita’ che potrebbe aver luogo nello stato di pre-morte », scrivono i ricercatori nell’articolo pubblicato sulla rivista medica Frontiers in Aging Neuroscience.


Gli stessi autori ammettono i limiti del loro studio: innanzitutto, il cervello del paziente si trovava in uno stato post-traumatico, visto che aveva sofferto di emorragie e convulsioni

Inoltre, l’anziano era stato sottoposto a una terapia a base di antiepilettici, farmaci che potrebbero alterare le oscillazioni neurali. Né c’erano precedenti tracciati di EEG normali da usare per fare un confronto.  

D’altra parte però - spiega l’articolo - è impossibile ottenere questi dati da pazienti sani, visto che non si può prevederne la morte in anticipo: è inevitabile che queste registrazioni possano essere effettuate solo su persone in condizioni gravissime e ricoverate in rianimazione.

Ma pur tenendo presente tutte queste condizioni particolari, il team composto da studiosi americani, canadesi, cinesi ed estoni non ha potuto fare a meno di notare la curiosa coincidenza tra l’attività delle onde celebrali collegate al recupero della memoria registrate nel momento del decesso del paziente e i racconti di chi  invece dopo un arresto cardiaco è tornato a vivere- ovvero coloro che hanno sperimentato la NDE, sigla che sta per Near Death Experience,  l’esperienza di pre-morte. 

Quasi tutti descrivono un momento particolare: in un istante avrebbero rivisto davanti ai loro occhi l’intera vita condensata in un lampo. Forse allora quando tutto sta per finire il nostro cervello riavvolge il nastro in un rapidissimo rewind – o meglio, come un computer, effettua una sorta di backup?

Chi sperimenta la NDE spesso rivede l'intera vita in un istante

Non lo sappiamo con certezza, ma sappiamo che queste alterazioni nelle onde cerebrali si verificano  anche nei topi di laboratorio  quando muoiono. 
Si può così ipotizzare - dicono gli studiosi - che il cervello esegua una risposta biologica alla morte uguale in specie legate a livello evolutivo e con strutture neurali simili, come topi ed esseri umani. 

Ma ancora più affascinante è pensare che giunti al capolinea della nostra esistenza ce ne andiamo ripercorrendo i ricordi più importanti che abbiamo archiviato per tanti anni nella nostra mente. 
Chiosa infatti il dottor Zemmar: «Una cosa che potremmo imparare da questa ricerca è questa: anche se i nostri cari hanno gli occhi chiusi e sono pronti a lasciarci per riposare per sempre, il loro cervello potrebbe rivivere alcuni dei momenti più belli che hanno vissuto nella loro vita».

Fonte: www.extremamente.it



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