Non è ancora finita un’emergenza che già ne arriva un’altra.
Certo, là per là, la cosa non desta allarme.
Chi è “al verde” per davvero, non si preoccupa affatto della pennellata green data qua e là alla nostra costituzione, ma pensa a sopravvivere.
Ma chi ha un po’ di fiuto e sa guardare avanti capisce solo che con questa, hanno instaurato l’Ecocomunismo, modello cocomero: verde fuori e rosso dentro.
Veniamo al dunque ...
Prendiamo l’art. 9 che compare in alto in foto. Se la Repubblica tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, i cittadini che fanno? Come verranno responsabilizzati alla problematica? In nessun modo.
E’ lo stato dirigista che impone regole a seconda delle “emergenze climatiche” e delle esigenze ecologiche ritenute improrogabili.
Va aggiunto che mercoledì 9 con un post sul social, la Consulta capeggiata da Amato, salutava tutta euforica ed entusiasta il varo di “una storica riforma costituzionale sulla tutela dell’ambiente”. Esternazione del tutto inopportuna, tenuto conto che tale organismo dovrebbe vigilare affinché la Carta venga preservata nel suo spirito giuridico e non festeggiarne gli emendamenti.
Tutto ciò, non promette niente di buono.
La Verità in un articolo di Alessandro Rico fa inoltre osservare un potenziale conflitto di attribuzioni tra diversi livelli di governo. Se spetta alla legge dello stato definire questi novelli “imperativi” animalisti, qualsiasi disposizione regionale legata all’allevamento, alla pesca, ai rimboschimenti e alla caccia, diviene potenzialmente censurabile. Siamo ancora una volta alla CENTRALIZZAZIONE CONTRO LE DELEGHE LOCALI E TERRITORIALI.
Va ricordato inoltre che è la seconda volta nel giro di dieci anni che sulla scia di “emergenze” la nostra Costituzione viene ritoccata.
Nel 2012 la modificarono per inserirvi il pareggio di bilancio (Fiscal Compact), e ora per introdurre la tutela dell’ambiente e animali.
Tutto questo, mentre vengono calpestati e ignorati diritti inalienabili (costituzionali, umani e naturali) verso cittadini sulla scia dell’“emergenza Covid”.
Insomma “la più bella del mondo”, diventa improvvisamente “brutta, sporca e cattiva”, quando si tratta di salvaguardare diritti inalienabili, come avviene anche in questi tristi giorni col green pass e le esclusioni di migliaia di cittadini dal lavoro e dalla vita sociale, se non si sottopongono a vaccinazione, resa obbligatoria con i ricatti pesanti che sappiamo.
Sono pessimista se mi aspetto uno scenario cinese con omini-formica continuamente vessati e monitorati dalla tecnologia? Del resto è lo stesso Cingolani che ha anticipato che la “transizione ecologica” costerà lacrime e sangue.
Aspettiamoci anche obblighi di cambiare auto seppur in buono stato, se non hai l’ibrido o l’elettrico.
Caldaie buone che dovranno essere disinstallate per quelle “ecologiche”, bollette da delirio, come già quelle in arrivo, con la scusa dei mancati approvvigionamenti. Case che dovranno omologarsi al “ce lo dice la Ue” sulla base del “risparmio energetico” (cappotti e altre misure termiche e isolanti, già in atto in molti condomini).
Inoltre, dal 2024 le automobili dovranno essere costruite con la scatola nera, con controllo GPS. Multe che arriveranno quando meno te l’aspetti se solo si supera un veicolo anche in mancanza di autovelox, e vessazioni con l’etilometro (obbligatorio anche quello) se si supera il 5 per mille di alcol.
Va ricordato che il governo, allineandosi alla proposta della Commissione Europea, ha decretato lo STOP alla vendita delle nuove auto benzina e diesel a partire dal 2035.
Agli Italiani e alle aziende vittime dell’Ecocomunismo costoso e decrescitista, restano solo le immancabili tasse, per finanziare spese su cui non avranno nessuna voce in capitolo.
IL PAESAGGIO DRAGHISTAN in verde (colore dei draghi e degli Alieni) è già incubo.
La riforma costituzionale del Green in Costituzione è passata alla Camera con 468 a favore, 6 astenuti e 1 contrario. Quell’unico voto è stato espresso da Maria Cristina Caretta di FdI. Nata a Thiene in provincia di Vicenza, 58enne, la Caretta può, a buona ragione, considerarsi l’unica parlamentare a votare contro le modifiche verdi introdotte in Costituzione. Una legge detta bipartisan (su iniziativa di Lorendana De Petris di Leu, e di Calderoli della Lega), licenziata con solerzia alla chetichella, senza che l’opinione pubblica fosse minimamente informata e coinvolta nella discussione.
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