È notevole come gli intellettuali occidentali non abbiano riflettuto molto sulle implicazioni delle rivelazioni di Snowden, arrivando anzi a criminalizzarne la figura, assecondando così la propaganda imperiale di Washington.
Il trattamento progettato per Snowden, qualora cadesse nelle mani degli USA, prevede la stessa vergognosa modalità di detenzione cui è stato sottoposto Julian Assange, la cui opera portata avanti con Wikileaks sarebbe meritoria del Nobel per la Pace, invece della prigionia politica decisa dal potere imperiale statunitense.
I media non parlano di queste cose e le giovani generazioni già fanno fatica a dare un senso ai nomi di Snowden e Assange.
Occorre ridare slancio pubblico nel dibattito politico sull’attuale livello di “società del controllo” che si è raggiunto, e soprattutto bisogna ragionare in profondità sulle conseguenze politiche che tutto ciò comporta nella rimodulazione della tattica e del modello organizzativo di un partito che ambisca a conquistare il potere politico.
«La gente non capisce quello che ha fatto Snowden”, spiega Stone, perché la maggior parte della popolazione degli Stati Uniti non è a conoscenza di quanto ha denunciato l’ex dipendente della NSA riguardo i programmi di sorveglianza di massa portati avanti dagli Stati Uniti.
Questo avviene a causa della cattiva copertura mediatica sulla vicenda, dove i media si concentrano sul messaggero anziché sul messaggio.
“Il datamining che stiamo facendo come Paese (Stati Uniti) non è percepito dall’opinione pubblica.
La popolazione pensa – afferma Oliver Stone – che si tratti solo dei loro iPhone o dei loro computer. Ma questa è solo una piccola parte dell’equazione”.
Stone denuncia che Snowden ha voluto mostrare, al contrario di quanto affermano i funzionari dei servizi segreti statunitensi, che la sorveglianza di massa non è efficace e né tantomeno necessaria nella lotta al terrorismo. Ma l’enorme mole di dati ottenuti viene utilizzata per ogni sorta di azione, anche illegale, che possa permettere agli Stati Uniti di ricavare benefici. “Il motivo per cui portano avanti questi programmi – continua Stone – e Snowden mostra questo nel film, è quello di avere il controllo.
Avere il controllo sul maggior numero possibile di informazioni: economiche, sociali, militari, industriali, finanziarie. Informazioni che possono portare numerosi guai in un Paese”.
Al riguardo vi sono alcuni esempi come l’impeachment contro Dilma Rousseff in Brasile, i problemi dell’economia Venezuelana (in questi giorni è stato portato un attacco informatico che ha paralizzato i sistemi di pagamento elettronico e i prelievi bancomat), il colpo di Stato in Ucraina e l’escalation che ha portato alla guerra in Siria[1]».
In un altro intervento Oliver Stone denuncia come gli sia stato impossibile girare il film in questione negli USA: «Il film è stato rifiutato da Hollywood che lo considerava troppo rischioso, perché negli Usa Snowden non è visto bene come in Europa, ma con sospetto; perciò abbiamo dovuto realizzarlo con soldi tedeschi e francesi». Il suo giudizio sull’epoca in cui viviamo è perentorio: «purtroppo viviamo in uno Stato totalitario che ci domina attraverso la tecnologia[2]».
Lasciamo ora direttamente la parola a Edward Snowden, dando spazio alle ragioni che lo spinsero nel giugno del 2013 a denunciare ad un noto cronista del giornale inglese The Guardian quanto stava mettendo in atto il suo Paese.
Ripubblichiamo la trascrizione dell’intervista[3]:
Edward Snowden: Mi chiamo Ed Snowden e ho 29 anni. Ho lavorato per Booz Allen Hamilton come analista di infrastrutture presso l’NSA alle Hawaii.
Glenn Greenwald: Quali altre posizioni hai ricoperto nel settore dell’intelligence?
Snowden: Tecnico di sistemi, amministratore di sistemi, consulente senior per la CIA, consulente di soluzioni e responsabile di sistemi di telecomunicazione e informazione.
Greenwald: Tutti vogliono capire chi sei e qual è la motivazione che ti ha spinto a fare il grande passo: dal considerare la possibilità di divulgare le informazioni in tuo possesso, a decidere a un certo punto di farlo davvero. Puoi aiutarci a capire come sei giunto a questa decisione?
Snowden: Un amministratore di sistema che lavora per un’agenzia di intelligence è esposto a una gran mole di informazioni, su una scala ben più vasta rispetto a un impiegato qualunque, e può succedere che veda cose che lo mettono a disagio; ma se nel corso della carriera di una persona normale questo potrà capitare sì e no un paio di volte, quando invece sei in una posizione dalla quale puoi vedere tutto, sei esposto a certe cose con una frequenza molto maggiore, e ti rendi conto che in alcuni casi si tratta di veri e propri abusi. E se ne parli, in ambienti come questi in cui certe cose sono la norma, la gente non ti prende molto sul serio, e tira dritto per la sua strada. Col passare del tempo però diventi sempre più consapevole che qualcosa non va e non puoi più fare a meno di parlarne. E più ne parli, più ti ignorano.
E più ti ripetono che non c’è niente di male, più ti rendi conto che spetterebbe all’opinione pubblica stabilirlo e non a un tizio che è stato assunto dal governo.
Greenwald: Parlaci di come funziona oggi il sistema di sorveglianza negli Stati Uniti. Si occupa delle attività dei cittadini americani?
Snowden: L’NSA e le agenzie di intelligence in generale raccolgono informazioni ovunque e con qualsiasi mezzo. Sono convinte di averne pieno diritto, nell’interesse della nazione. Inizialmente erano molto concentrate sulle informazioni raccolte all’estero.
Ora però l’attenzione si sta spostando sempre di più verso l’interno e soprattutto l’NSA è interessata a raccogliere le comunicazioni di chiunque. Le assimila in modo quasi automatico. Le raccoglie all’interno del suo sistema, le filtra, le analizza, le misura e le archivia per un certo periodo di tempo, semplicemente perché è il modo più facile, efficiente e valido per raggiungere i suoi obiettivi.
Quindi, mentre nelle intenzioni sembrano puntare a raccogliere informazioni su persone legate a un governo straniero o a sospetti terroristi, di fatto per fare ciò raccolgono anche le tue comunicazioni.
Qualsiasi analista, in qualsiasi momento, può prendere di mira chiunque, ovunque.
Quali comunicazioni verranno raccolte e dove dipende dal range della rete di sensori e dalle autorizzazioni di cui l’analista dispone.
Non tutti gli analisti sono in grado di accedere a tutte le informazioni. Io però dalla mia scrivania avevo la possibilità di intercettare chiunque, dal tuo commercialista a un giudice federale e persino il Presidente, se solo avessi avuto la sua e-mail personale.
Greenwald: Uno degli aspetti più insoliti di questa vicenda è che in genere le talpe non si espongono e fanno in modo di restare nell’anonimato il più a lungo possibile, se non addirittura per sempre. Tu, al contrario, hai deciso di esporti pubblicamente, di mostrare la tua faccia, oltre a fare queste rivelazioni. Perché hai fatto questa scelta?
Snowden: Penso che i cittadini abbiano il diritto di sapere che cosa spinge una persona che fa questo genere di rivelazioni a compiere un gesto che lo pone al di fuori dell’ordine democratico.
Mettere in discussione il potere di un governo è un rischio per la democrazia, ma se lo fai in segreto, agisci esattamente come quel governo, che cerca di trarre vantaggio dalle azioni che ha compiuto in segreto. Se ha fatto qualcosa di buono, autorizzerà i suoi funzionari a informare la stampa, in modo da avere l’opinione pubblica dalla sua parte. Ma è assai raro che lo faccia se sta commettendo degli abusi.
Questa responsabilità ricade sulle spalle di singoli cittadini, che però vengono calunniati. Li si accusa di essere nemici della nazione, di essere contro il governo, ma non è il mio caso. Io non sono diverso dagli altri. Non ho competenze particolari. Sono solo uno dei tanti che vanno in ufficio tutti i giorni, vedono quello che succede e pensano: “Questo non spetta a noi deciderlo, sono i cittadini che devono decidere se questi programmi e queste linee di condotta sono giusti o sbagliati”.
Voglio parlare chiaramente e difendere l’autenticità delle cose che ho rivelato e dire: “Non ho inventato nulla. Questa è la verità; sta succedendo proprio questo. Spetta a voi decidere se è davvero necessario che accada”.
Greenwald: Hai pensato alla reazione del governo alla tua iniziativa? A cosa potrebbero dire di te, a come potrebbero cercare di dipingerti o cosa potrebbero farti?
Snowden: Sì, potrei finire nelle mani della CIA. Potrebbero darmi la caccia. Le agenzie, o uno qualunque dei loro contractor; lavorano a stretto contatto con diversi Paesi. Oppure potrebbero ingaggiare le Triadi, o uno qualsiasi dei loro agenti o delle loro strutture. C’è un ufficio della CIA proprio qui su questa strada, nel consolato di Hong Kong, e sono sicuro che avranno parecchio da fare la prossima settimana.
E penso che vivrò con la paura per il resto della mia vita, lunga o breve che sia. Non puoi opporti alle agenzie di intelligence più potenti del mondo senza correre rischi, perché sono avversari estremamente potenti. Non si può sfuggire per sempre.
Se vogliono, prima o poi ti prendono.
Allo stesso tempo però devi decidere che cosa è importante per te.
Vivere nell’agio ma senza libertà può stare bene a molti, è una cosa del tutto accettabile, è nella natura umana; puoi alzarti tutte le mattine, andare in ufficio, portare a casa uno stipendio da favola facendo un lavoro che mina solo marginalmente l’interesse pubblico e andare a dormire tranquillo tutte le sere.
Ma se ti rendi conto che il mondo che hai contribuito a creare continuerà a peggiorare, generazione dopo generazione, perché questa struttura oppressiva si estenderà sempre di più, capisci che puoi correre qualsiasi rischio e che non importa quello che succederà, purché l’opinione pubblica sia in grado di decidere che cosa si può o non si può fare.
Greenwald: Perché ci dovremmo preoccupare di essere sorvegliati?
Snowden: Perché anche se non stai facendo niente di male, sei osservato e registrato.
E la capacità di archiviare dati in questi sistemi aumenta in misura esponenziale anno dopo anno, e alla fine non sarà più rilevante che tu abbia fatto qualcosa di male oppure no.
Basterà che qualcuno abbia dei sospetti su di te, anche per un errore banale. Allora potranno utilizzare il sistema e mettere sotto la lente d’ingrandimento tutte le decisioni che hai preso in passato, gli amici con cui hai discusso di qualsiasi cosa.
Troveranno il modo di attaccarti e creeranno un individuo sospetto da una vita del tutto innocente, dipingendole attorno un contesto criminale.
Greenwald: In questo momento ci troviamo a Hong Kong, una meta che hai scelto di tua iniziativa. Spiegaci per quale motivo sei venuto proprio qui, perché ci sono persone che pensano che in realtà tu abbia intenzione di consegnarti a un Paese che oggi è considerato da molti il nemico numero uno degli Stati Uniti, ossia la Cina. Credono in buona sostanza che tu stia cercando di aiutare un nemico degli Stati Uniti, a cui vuoi chiedere asilo politico. Puoi parlarci di questo?
Snowden: Certo. In queste tesi ci sono un paio di presupposti errati, che spiegano il motivo della mia scelta. Il primo è che la Cina sia un nemico degli Stati Uniti. Non è così. Ci sono tensioni tra il governo degli Stati Uniti e il governo cinese, ma non riguardano i due popoli. Il commercio tra i due Paesi è libero, non siamo in guerra, non c’è alcun tipo di conflitto armato e non se ne profila uno all’orizzonte. Siamo i maggiori partner commerciali gli uni per gli altri. Inoltre Hong Kong ha una forte tradizione di libertà di parola.
La gente pensa alla Cina come a un firewall di proporzioni gigantesche. Nella Cina continentale la libertà di parola è fortemente limitata, ma gli abitanti di Hong Kong hanno una lunga tradizione di manifestazioni di piazza e possono esprimere apertamente le loro opinioni.
Internet qui non è soggetto a censure maggiori di quelle dei Paesi occidentali, e credo che il governo di Hong Kong intrattenga relazioni indipendenti con molti importanti governi occidentali.
Greenwald: Se tu avessi deciso di danneggiare gli Stati Uniti e aiutare un governo nemico o le tue motivazioni fossero state esclusivamente monetarie, avresti potuto fare qualcosa di diverso con questi documenti?
Snowden: Certo. Chiunque nella mia posizione avrebbe potuto accedere a informazioni riservate da vendere sul mercato libero alla Russia; hanno sempre una porta aperta, come d’altronde l’abbiamo noi.
Io avevo accesso ai nomi di tutti i collaboratori dell’NSA, all’intera rete di intelligence e alle strutture sotto copertura di tutto il mondo. Tutte le stazioni, le missioni, tutto quanto. Avrei potuto danneggiare gli Stati Uniti? Basterebbe un pomeriggio per disattivare il sistema di sorveglianza. Ma non era questa la mia intenzione.
A chi pensa questo di me vorrei chiedere: “Se foste nella mia posizione privilegiata, se viveste in un paradiso come le Hawaii, e faceste un sacco di soldi, cosa potrebbe spingervi a lasciarvi tutto alle spalle?”
La mia più grande paura riguardo alle conseguenze per l’America di queste rivelazioni è che non cambi nulla.
Ho paura che la gente venga a conoscenza di tutte queste cose dai media, comprenda fino a che punto il governo è in grado di spingersi unilateralmente per esercitare un maggiore controllo sulla società americana e globale, ma che alla fine non sia disposta a correre i rischi necessari per contrastare questo stato di cose e costringere i propri rappresentanti ad agire sul serio nel suo interesse.
E nei prossimi mesi, nei prossimi anni, non potrà che peggiorare, se non verrà il giorno in cui cambieranno le politiche.
Perché l’unico limite alle attività di sorveglianza dello stato sono le politiche.
Anche quando si fanno accordi con altri Stati sovrani, siamo portati a pensare che siano frutto di politiche anziché di leggi.
Ed è così che, quando verrà eletto un nuovo leader, ci diranno: “Per via della crisi, per via dei rischi che corriamo nel mondo, di una nuova minaccia imprevista, abbiamo bisogno di esercitare una maggiore autorità, abbiamo bisogno di più potere”.
E a un certo punto, nessuno potrà fare più niente per opporsi, perché il potere sarà diventato una tirannia.»
In una rivelazione successiva Snowden ha offerto alcuni dati, che riportiamo direttamente dal testo di un articolo del Corriere della Sera[4]:
«Cinque miliardi di telefonate fatte dai cellulari nel mondo intercettate ogni giorno dalla National Security Agency statunitense. Dati attraverso i quali gli 007 americani sono in grado di seguire i movimenti delle persone e di risalire all’intera rete delle loro relazioni.
Il “Datagate” si arricchisce di un nuovo capitolo secondo quanto racconta il Washington Post che cita ancora una volta alcuni documenti segreti forniti dalla “talpa” Edward Snowden […].
Grazie a un potente programma chiamato “co-travellers” i circa 5 miliardi di dati telefonici ricevuti dalla Nsa in 24 ore vengono analizzati. Grazie alla loro triangolazione attraverso le celle (le grandi antenne che fanno rimbalzare i segnali) la Nsa riesce a sapere dove ogni singolo cellulare – e se è noto il titolare anche ogni singola persona – si trovi in un dato momento, in ogni angolo del mondo e con chi si sia incontrato.
Con lo stesso sistema può sapere se una persona ritenuta pericolosa si trova negli Usa o sia vicina, in altre parti del mondo, a possibili obiettivi di un attacco terroristico […]. L’enorme mole di dati raccolti grazie a questo programma di intelligence va quindi ad alimentare un vastissimo database.
Una banca dati in cui vengono immagazzinate informazioni che permettono di localizzare – scrive ancora il Post – centinaia di milioni di telefonini e smartphone. E il flusso dei dati raccolti è così massiccio e veloce – rivela il testo di un briefing della Nsa del maggio 2012 – da mettere a durissima prova “la capacità della stessa agenzia di incamerarli, processarli ed immagazzinarli”.
Non a caso, negli ultimi mesi la Nsa avrebbe adottato un nuovo sistema per analizzare tutte le informazioni in entrata, molto più veloce e in grado di rendere il centro dati molto più capiente.
“Continuiamo a raccogliere in giro per il mondo un enorme volume di dati che indicano la posizione dei telefoni cellulari che vengono intercettati”, conferma sotto anonimato un funzionario dell’amministrazione Usa, spiegando come l’azione di “spionaggio” avviene monitorando i sistemi che connettono le varie reti di telefonia mobile a livello globale.
In particolare – come emerge dalle carte fornite da Snowden – i dati vengono raccolti dalle decine di milioni di americani che ogni anno col loro telefono portatile viaggiano all’estero.
In pratica – scrive il Post – il governo americano è in grado di “tracciare” e localizzare persone che si trovano lontano e in posti e spazi normalmente protetti sul fronte della privacy: sale o stanze in cui si svolgono meeting di lavoro riservati, centri per le visite mediche personali, camere d’albergo, case private.
“Gli analisti della Nsa possono scovare telefoni cellulari ovunque nel mondo – afferma il Washington Post – ricostruire i loro movimenti e scoprire relazioni segrete tra persone che si mettono in contatto coi loro cellulari”».
Ci siamo: 1984 di Orwell non è più un romanzo immaginario
È la nostra realtà.
Del tutto futile giustificare che tutto ciò sia necessario per la lotta al terrorismo.
Motivazioni simili erano date anche da Metternich nell’epoca della Restaurazione quando nei primi trent’anni post-napoleonici una cappa di reazione autoritaria calò sull’Europa intera, con il consesso delle potenze mondiali d’accordo per frenare il riemergere dello spirito rivoluzionario proletario che aveva osato provare a costruire un altro mondo. In un contesto di terrificante sensazione di impotenza per il controllo totalitario subìto, è imprescindibile far comprendere ai popoli occidentali di vivere in una condizione di implicita e passiva accettazione di un nuovo ordine totalitario.
Non più il nazismo della violenza esplicita, bensì una dittatura della borghesia giunta ad un estremo livello di raffinatezza che sfrutta la tecnologia e la scienza per sussumere completamente e definitivamente l’intero proletariato, al fine di poterlo dominare e asservire più facilmente, mentre osanna le proprie stesse catene.
Per dirla alla Zizek, oggi la violenza è «invisibile», ma anche quel poco di visibile viene abilmente utilizzato in modo da favorire gli stessi interessi imperialisti.
La lotta di classe tra borghesia e proletariato sta tornando a raggiungere livelli oggettivi di scontro inediti nella storia contemporanea in Occidente. Ciò però non dà luogo a roboanti e durature ribellioni, perché in un’ampia misura la borghesia è riuscita, dopo secoli di tentativi, a far introiettare la naturalezza di questo sistema alla stragrande maggioranza dei popoli.
Occorre quindi necessariamente lottare contro questa condizione di alienazione e di asservimento ideologico-culturale, creando i presupposti per la resistenza e la battaglia contro il “Totalitarismo liberale” di cui si intravedono le prime incrinature.
Note
1. Redazione L’Antidiplomatico, Oliver Stone a RT: «La sorveglianza di massa svelata da Snowden riguarda il controllo, non l’antiterrorismo»,L’Antidiplomatico, 7 dicembre 2016.
2. M. Consoli, Oliver Stone: “Hollywood non ha voluto il mio Snowden”, L’Espresso (web), 13 ottobre 2016.
3. Per la video-intervista: Redazione La Repubblica, L’intervista integrale del Guardian a Snowden: “Eccoperchého parlato”, La Repubblica (web), 11 giugno 2013; il testo è disponibile su F. Brignardello (a cura di), Traduzione della video-intervista con Edward Snowden, Alaskahub.org,febbraio 2014.
4. Redazione Corriere della Sera, «La Nsa spia ogni giorno 5 miliardi di chiamate». Le nuove rivelazioni della «talpa» Snowden, Corriere della Sera (web), 5 dicembre 2013.
Fonte: www.marx21.it
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