giovedì 16 gennaio 2020

Oltre la storia - World History, verso un mondo policentrico

Uno dei primi sentieri battuti dagli studiosi della World History è quello degli area study, con l’intento di promuovere lo studio di regioni del mondo tradizionalmente ai margini degli interessi dell’Accademia europea e nordamericana.


L’introduzione di questo programma ebbe un profondo impatto sull’intero sistema universitario ed arricchì notevolmente il patrimonio di conoscenze sulla storia, le strutture politiche e socio economiche così come i sistemi valoriali di quei continenti che fino a quel momento erano sempre stati ritenuti poveri e messi da parte. 

Per quel che riguarda la storia cinese, ad esempio, i lavori comparativi di Bin Wong e Kenneth Pomeranz hanno dato un quadro della Cina settecentesca radicalmente diverso rispetto a quello offerto dalla storiografia tradizionale. 
La società cinese del XVIII secolo emerge da tali studi, infatti, come protagonista di sviluppi assimilabili alle rivoluzioni industriali europee, relativi quindi alla riorganizzazione dei modelli di lavoro domestico e di consumo, e paragonabile alle regioni del vecchio continente in relazione al ruolo svoltovi dalle attività di mercato. 

Una riconsiderazione critica della storia del mondo moderno in cui alcuni studiosi, tra cui il giapponese Kaoru Sugihara ha avanzato un’originale interpretazione relativa a un peculiare e indipendente paradigma di sviluppo economico dell’Asia orientale, fondato su un modello Labour Intensive in contrasto con quello Capital Intensive occidentale. 

A rivendicare l’esistenza di questa via moderna giapponese sono stati, inoltre, alcuni studi basati su una reinterpretazione dell’isolamento Tokugawa che, al contrario di quello che si pensa, avrebbe rappresentato un alternativa alla rivoluzione inglese ...

Società giapponese durante il periodo Edo (o Togukawa)

Non una cristallizzazione al 1600, dunque, ma una spinta nuova e tutta di stampo nipponico. 

Allo stesso modo, per quel che riguarda l’India ed il Medioriente, un filone significativo di storici ha preso nette distanze dalle interpretazioni fino a quel momento convenzionalmente accettate, ponendo in evidenza come le popolazioni di quella porzione di mondo fossero dotate di uno spiccato spirito imprenditoriale e fossero pienamente attive in un processo di sviluppo tutto loro. Il commercio del bacino indiano, per esempio, era in piena vitalità grazie ai mercanti arabi, persiani ed indiani che nel XVI secolo non consentirono ai portoghesi di controllare il commercio delle spezie.

Un altro punto fondamentale nell’analisi della World History, inoltre, sono i cosiddetti transfer culturali e gli scambi di know how tecnologici messi in evidenza da Linda Shaffer. A tal proposito un recente studio di Giorgio Riello, ad esempio, a posto in evidenza come il presupposto della nascita di un’industria europea all’avanguardia in campo tessile tra la fine del 17º e XVIII secolo volta individuato nel processo di trasferimento delle tecniche di tintura e stampa su tessuto dall’Asia all’Europa.

La creazione di forme ibride frutto della mescolanza di tre tradizioni diverse rappresenta quindi, nella prospettiva di analisi della World History, il prodotto più interessante degli incontri transculturali.

Se gli incontri, gli scambi di idee e di tecnologie rappresentano una prima parte della World History, non possiamo dimenticare, inoltre, il mondo in movimento ovvero l’emigrazione

Il campo di analisi relativa al movimento delle persone è stato precocemente esplorato nell’ambito della World History ad opera di uno dei suoi fondatori, Philip Curtin, a cui si deve l’introduzione della storia africana, di cui è specialista di formazione. 

Ad essere indagati sono stati così, in particolare, i processi concorrente la creazione di una comunità atlantica, ed il più ampio universo della schiavitù, tuttora al centro di particolare attenzione del panorama storiografico. A suscitare precocemente la curiosità degli studiosi sono state anche le diaspore commerciali, ovvero le comunità di mercanti organizzate su base familiare, etnica o religiosa che sostengono gli scambi sulla lunga distanza.

Molto spesso esclusi dalla storia delle migrazioni sono stati i soldati che, invece, costituiscono una fetta consistente delle grandi migrazioni europee ottocentesche. Mentre alcuni studi si concentrarono sul processo di radicamento dei migranti all’interno di una nuova comunità, altri rilevano come lo status degli emigrati sia quello di un popolo realmente transnazionale più che quello di una minoranza etnica locale, in virtù della serie di connessioni locali globali molto attiva che lo tiene profondamente ancorato alla propria appartenenza religiosa e nazionale. 

La maggior parte dei lavori storici dedicati all’analisi del movimento delle persone si concentra su un arco cronologico che copre prevalentemente il XIX e il XX secolo e gli storici della prima età moderna, a partire da Tilly, hanno ricostruito un’immagine dell’Europa di tale epoca molto meno statica di quanto proposto dai sostenitori di una moderna transizione epocale. 

La società europea dei secoli 16º e 18º, infatti, è tutt’altro che immobile!

A questo punto non si può non considerare la relazione tra la storia umana e l’elemento naturale, ovvero la storia ambientale. Quest’ultima si definisce come l’analisi dell’interpretazione tra il mondo umano e quello naturale, in una prospettiva in cui la natura, intesa come physis, perde il suo ruolo passivo di mero contesto del divenire storico per assurgere a quello di soggetto di una relazione dinamica con la comunità umana.

La storia ambientale, dunque, sottolinea l’appartenenza della specie umana a una comunità di vita in cui gli esseri umani sono coinvolti in un processo di co-evoluzione con il resto della biosfera arrivando a toccare prima aspetti locali, poi regionali e via via sempre più grandi fino ad arrivare a proporzioni globali. 

A tal proposito vengono individuati dagli studiosi tre distinti approcci allo studio della relazione tra uomo e ambiente in cui:

- Il denominatore comune di un primo filone può essere rintracciato nell’attenzione prestata all’influenza sull’evoluzione della storia umana, dei diversi fattori ambientali, quali il clima, le variazioni del livello del mare, l’attività vulcanica, la distribuzione la circolazione di specie vegetali animali. 

<-- Una rappresentazione d’epoca della distruzione della flotta mongola di Kublai Khan vittima di un violento tifone.

La struttura topografica di alcuni continenti come l’Europa, con le sue fertili pianure circondate da barriere naturali, ha favorito la nascita di una pluralità di Stati nazione con una peculiare e complementare distribuzione di risorse assicurando lo sviluppo di un commercio su lunga distanza di beni di uso comune e di conseguenza di una seconda economia di mercato. 

La Cina dei Ming, l’India Mogul ed il Medioriente così come l’impero ottomano nelle differenti forme di governo, instaurarono degli ampi accordi commerciali sfruttando tutti quegli ambienti a loro congeniali al fine di portare a termine i commerci. 

- Il secondo genere di studi della storia ambientale ha posto al centro dei propri interessi i cambiamenti indotti dall’azione umana sull’ambiente. Tale prospettiva di analisi tende a riconoscere valore all’azione umana come fattore centrale del processo di integrazione uomo ambiente e si concentra sull’impatto antropico sulla biosfera. 

Se alcuni studi sono stati tacciati di catastrofismo ambientale a causa del pessimismo sotteso all’analisi storica, altre hanno tentato di bilanciare la consapevolezza delle profonde trasformazioni innescato dall’intervento umano sul pianeta terra con un’apertura positiva le possibilità di compromesso tra un ambiente modificato un atteggiamento umano ecologicamente più sostenibile.

- L’ultimo campo di indagine è la storia del pensiero umano in relazione all’ambiente e, in riferimento a contesti temporali più recenti, la storia delle politiche ambientali. A questo proposito è opportuno ricordare il carattere politico inerente a temi e problematiche di natura ambientale poiché, il confronto sulle questioni ecologiche sottende molto spesso in conflitto tra differenti interessi in gioco. La stessa storia ambientale d’altronde, affonda le proprie radici in movimenti politici e sociali.

FONTI:
- World History - Le nuove rotte della storia; Meriggi Marco, Laura Di Fiore; 2011. 
- Politica ambientale: principi generali e quadro di riferimento

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- Lo scopo ultimo della storia è quello di fornire all’umanità la conoscenza di sé, ecco perché fin da queste prime righe si rende necessario usufruire delle parole di Mr. Collingwood, storico novecentesco, il quale dice: “Il valore della storia è insegnarci che cosa abbia fatto l’uomo e pertanto che cosa sia l’uomo”, infatti, senza la storia non possiamo sperare di capire la nostra vita, in quanto anche la Storia ha una propria Storia.

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