Chiunque abbia letto la Costituzione e vive la crisi, lo sa benissimo.
Eppure, ben pochi si impegnano in qualche azione significativa, soprattutto a causa di un preconcetto: stanno attendendo che i “bravi ragazzi” si presentino e sistemino le cose.
Alcuni pensano che certi gruppi politici si uniranno per sistemare le cose o che un magnifico uomo politico guiderà una nuova restaurazione. Altri pensano che la magistratura o la polizia si faranno avanti per mettere in riga coloro che sgarrano.
Tale ragionamento ha delle falle evidenti:
- Non succede.
Un sacco di brave persone ha riposto la speranza su varie personalità, in attesa dell’uomo giusto che avrebbe sistemato la situazione una volta per tutte, purtroppo non è ancora accaduto. Vengono spese migliaia di ore per commentare e descrivere questi nuovi “fari” che dovrebbero governare in modo “giusto” ripristinando la giustizia e la libertà. Moltissime brave persone si sono appese ad un sogno dopo l’altro, solo per tornare al punto di partenze… più povere, stanche e frustrate.
- La speranza è una truffa.
Le persone che sperano non agiscono – aspettano che altre persone lo facciano per loro.
- Le mosche bianche. Le persone pensano che vi siano sempre e comunque dei “buoni” all’interno di un governo corrotto. Ma se i buoni sono davvero buoni, non avrebbero dovuto dissociarsi da un sistema malato? In questo modo, la gente, pretende che un sottogruppo del grande sistema di delinquenti li salvi dal baratro. Tutti quanti lavorano per lo stesso padrone e per lo stesso sistema. Infine, se i buoni sono disposti a ribellarsi contro i loro datori di lavoro, perché aspettano sempre l’ultimo minuto?
- Film. Siamo tutti cresciuti in compagnia degli eroi del cinema che arrivano per salvare la principessa di turno. Da John Wayne a Star Trek a Bruce Willis, la trama differisce di poco. Sono storie piacevoli, ma il cinema non è la realtà: pensare il contrario è un’ideologia che dovremo superare prima dell’età adulta.
LA TRISTE VERITÀ
LA TRISTE VERITÀ
Voglio essere diretto:
Nessuno vi verrà a salvare.
Nessuno vi verrà a salvare.
Se desideri che le cose migliorino, allora TU dovrai migliorarle. Ognuno di noi deve combattere e prendersi le proprie responsabilità. La libertà, in questa fase dello sviluppo umano, richiede rischio e sofferenza.
Rileggetevi il discorso di Gesù sulla montagna: non saranno coloro che invocano il suo nome, ad essere salvati, ma quelli che mettono in pratica i suoi insegnamenti.
Allo stesso modo, in questa situazione, la nostra unica speranza di salvezza sta nel FARE.
www.neovitruvian.it
Rileggetevi il discorso di Gesù sulla montagna: non saranno coloro che invocano il suo nome, ad essere salvati, ma quelli che mettono in pratica i suoi insegnamenti.
Allo stesso modo, in questa situazione, la nostra unica speranza di salvezza sta nel FARE.
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Rileggiamo quindi il passo del Discorso sulla montagna .. (dal Vangelo apocrifo di Tommaso)
Una sera Gesù, guardando il tramonto dall’alto di una montagna, mi disse: “Tommaso, non ti lamentare, se tutto ti va di traverso. In fondo, queste prove che tu devi superare, le inventasti tu stesso. Quanti dal cielo, si affacciano per vedere se cadi nelle trappole che tu stesso ti sei preparato! Felice l’uomo che supera queste prove perché, al di là, egli trova la Vita ”.
Una sera vedemmo un samaritano che effettuava un lungo viaggio portandosi dietro un agnello. Eravamo ai confini della Giudea, proprio nel luogo della dogana. Gesù ci disse: “Sapete perché quel viaggiatore porta con sé un agnello? Tra l’altro non lo può cavalcare e ad ogni dogana deve pagare il dazio. Lo porta perché, quando sarà affamato, lo ucciderà e se lo mangerà “. Gesù sorrise e aggiunse: “certo non potrà mangiarlo quando è vivo. Prima lo ucciderà e poi lo mangerà. Anche voi potete essere come quell’agnello, che può essere mangiato soltanto quando è già cadavere. Vincete la paura per non diventare cadaveri. Finché sarete vivi, la morte non vi potrà toccare. Nessuno potrà mangiarvi. Se la morte vi trova vivi, non vi toccherà.
Gesù una sera ci disse: “Voi possedete una grande facoltà;
ma non la conoscete”.
—E qual’è questa facoltà, maestro?
—E’ come la coda della lucertola. Vi potete sempre rigenerare da soli
—E con quale materiale potremo rigenerarci, quando verrà la fine?
—Con quello che è già in voi. Infatti, ciò che è in voi vi salverà, ma ciò che non è in voi vi farà perire”.
Una mattina ci trovavamo lungo il mare che segue il litorale fino a Tiro. Vi erano alcuni uomini. Con vanghe, badili e zappe stavano lavorando intorno ad un’antica tomba fenicia, per estrarne i tesori. Quando la grossa pietra fu rimossa, all’interno apparvero, accanto ad un’urna, molti oggetti preziosi: oro, gemme, vasi bellissimi ed anche recipienti che dovevano aver contenuto cibarie. Gesù ci disse: “Vedete, quel ricco Fenicio ha voluto portare con sé, dopo morto, le cose che lo arricchivano quando era vivente. Vi sembra dunque che il Regno del Padre su questa terra possa essere formato da uomini simili? Il Regno del Padre è simile invece ad un ricchissimo mercante che possedeva ogni genere di tesori, ma quel mercante era saggio.
Quando venne il momento di lasciare la terra rinunciò a tutti i suoi beni, gli ori, i vasi, le gemme preziose ed ebbe al loro posto un granellino tanto piccolo e misterioso da non potersi paragonare nemmeno a un seme di senape. Aveva però un grande vantaggio: non poteva diminuire più di così. Non poteva alterarsi. Non poteva essere corroso dai tarli o mangiato dai vermi. Non poteva essere fuso, né sbriciolato, né rotto. Io aggiunsi: “Maestro mio, era come il frutto di quei cinque alberi che fioriscono nel Paradiso?”
—Si, Tommaso. E’ il frutto dell’Eternità. Non può trasformarsi perché è senza forma, non può consumarsi perché è senza sostanza.
Dopo il tramonto, Gesù in cima alla montagna, mi venne accanto e mi disse: “La senti, TAUMA’, la Luce che si diffonde ovunque, e la dolce tenebra che l’accoglie? “La sento, Maestro mio. Il Sole è tramontato, ma la luce che esce da Te non tramonta”. “Si, DIDIMO, è la luce del Pensiero Vivente. La Luce che parla. Ascolta quello che dice”. Poi, come in un respiro, soggiunse: “Io sono il Tutto e il Tutto esce da Me e ritorna in Me, eternamente”.
Stavamo andando verso Gerusalemme e, giunti alla piscina di Siloe, ci fermammo a sedere, a mezzogiorno, sui bordi della grande vasca coi piedi immersi nell’acqua. Gesù mi disse: “Quante cose si manifestano ai vostri occhi, sotto questa luce forte e nitida. Alberi, oggetti, esseri viventi, migliaia di immagini, miriadi di forme, una diversa dall’altra. Brillano per un istante, si muovono, mutano, spariscono, trasformandosi. Cosa c’è dietro quelle forme? Nascosto in esse è il Pensiero Vivente, che un giorno si rivelerà completamente all’uomo. Allora, al di là delle apparenze, l’uomo saprà vedere la vera funzione delle cose. Sì, Didimo, verrà il giorno in cui potrete vedere a chi rassomigliate e allora vi rallegrerete. Ma questo è niente. Quando saprete scoprire i vostri Archetipi, i ventidue Segni Viventi che non muoiono e non nascono, non si deteriorano e non spariscono, né si manifestano, ma semplicemente ed eternamente sono, i segni che un giorno erano in voi e che in voi ritorneranno, allora sì che resterete abbagliati e stupefatti”.
—Maestro mio, cosa sono queste funzioni?
—Ti dirò cosa non sono: non sono forma, non sono materia.
—Ma come possono funzionare?
—Semplicemente perché il pensiero funziona.
—Può forse pungere uno spino che non ha né forma né materia?
—Io direi di sì, mio caro Taumà.
Gesù rideva, dicendomi queste parole. Poi aggiunse:
—Lo spino della rosa non è forse Pensiero che ha preso forma e sostanza?
.........
Una sera Gesù, guardando il tramonto dall’alto di una montagna, mi disse: “Tommaso, non ti lamentare, se tutto ti va di traverso. In fondo, queste prove che tu devi superare, le inventasti tu stesso. Quanti dal cielo, si affacciano per vedere se cadi nelle trappole che tu stesso ti sei preparato! Felice l’uomo che supera queste prove perché, al di là, egli trova la Vita ”.
Una sera vedemmo un samaritano che effettuava un lungo viaggio portandosi dietro un agnello. Eravamo ai confini della Giudea, proprio nel luogo della dogana. Gesù ci disse: “Sapete perché quel viaggiatore porta con sé un agnello? Tra l’altro non lo può cavalcare e ad ogni dogana deve pagare il dazio. Lo porta perché, quando sarà affamato, lo ucciderà e se lo mangerà “. Gesù sorrise e aggiunse: “certo non potrà mangiarlo quando è vivo. Prima lo ucciderà e poi lo mangerà. Anche voi potete essere come quell’agnello, che può essere mangiato soltanto quando è già cadavere. Vincete la paura per non diventare cadaveri. Finché sarete vivi, la morte non vi potrà toccare. Nessuno potrà mangiarvi. Se la morte vi trova vivi, non vi toccherà.
Gesù una sera ci disse: “Voi possedete una grande facoltà;
ma non la conoscete”.
—E qual’è questa facoltà, maestro?
—E’ come la coda della lucertola. Vi potete sempre rigenerare da soli
—E con quale materiale potremo rigenerarci, quando verrà la fine?
—Con quello che è già in voi. Infatti, ciò che è in voi vi salverà, ma ciò che non è in voi vi farà perire”.
Una mattina ci trovavamo lungo il mare che segue il litorale fino a Tiro. Vi erano alcuni uomini. Con vanghe, badili e zappe stavano lavorando intorno ad un’antica tomba fenicia, per estrarne i tesori. Quando la grossa pietra fu rimossa, all’interno apparvero, accanto ad un’urna, molti oggetti preziosi: oro, gemme, vasi bellissimi ed anche recipienti che dovevano aver contenuto cibarie. Gesù ci disse: “Vedete, quel ricco Fenicio ha voluto portare con sé, dopo morto, le cose che lo arricchivano quando era vivente. Vi sembra dunque che il Regno del Padre su questa terra possa essere formato da uomini simili? Il Regno del Padre è simile invece ad un ricchissimo mercante che possedeva ogni genere di tesori, ma quel mercante era saggio.
Quando venne il momento di lasciare la terra rinunciò a tutti i suoi beni, gli ori, i vasi, le gemme preziose ed ebbe al loro posto un granellino tanto piccolo e misterioso da non potersi paragonare nemmeno a un seme di senape. Aveva però un grande vantaggio: non poteva diminuire più di così. Non poteva alterarsi. Non poteva essere corroso dai tarli o mangiato dai vermi. Non poteva essere fuso, né sbriciolato, né rotto. Io aggiunsi: “Maestro mio, era come il frutto di quei cinque alberi che fioriscono nel Paradiso?”
—Si, Tommaso. E’ il frutto dell’Eternità. Non può trasformarsi perché è senza forma, non può consumarsi perché è senza sostanza.
Dopo il tramonto, Gesù in cima alla montagna, mi venne accanto e mi disse: “La senti, TAUMA’, la Luce che si diffonde ovunque, e la dolce tenebra che l’accoglie? “La sento, Maestro mio. Il Sole è tramontato, ma la luce che esce da Te non tramonta”. “Si, DIDIMO, è la luce del Pensiero Vivente. La Luce che parla. Ascolta quello che dice”. Poi, come in un respiro, soggiunse: “Io sono il Tutto e il Tutto esce da Me e ritorna in Me, eternamente”.
Stavamo andando verso Gerusalemme e, giunti alla piscina di Siloe, ci fermammo a sedere, a mezzogiorno, sui bordi della grande vasca coi piedi immersi nell’acqua. Gesù mi disse: “Quante cose si manifestano ai vostri occhi, sotto questa luce forte e nitida. Alberi, oggetti, esseri viventi, migliaia di immagini, miriadi di forme, una diversa dall’altra. Brillano per un istante, si muovono, mutano, spariscono, trasformandosi. Cosa c’è dietro quelle forme? Nascosto in esse è il Pensiero Vivente, che un giorno si rivelerà completamente all’uomo. Allora, al di là delle apparenze, l’uomo saprà vedere la vera funzione delle cose. Sì, Didimo, verrà il giorno in cui potrete vedere a chi rassomigliate e allora vi rallegrerete. Ma questo è niente. Quando saprete scoprire i vostri Archetipi, i ventidue Segni Viventi che non muoiono e non nascono, non si deteriorano e non spariscono, né si manifestano, ma semplicemente ed eternamente sono, i segni che un giorno erano in voi e che in voi ritorneranno, allora sì che resterete abbagliati e stupefatti”.
—Maestro mio, cosa sono queste funzioni?
—Ti dirò cosa non sono: non sono forma, non sono materia.
—Ma come possono funzionare?
—Semplicemente perché il pensiero funziona.
—Può forse pungere uno spino che non ha né forma né materia?
—Io direi di sì, mio caro Taumà.
Gesù rideva, dicendomi queste parole. Poi aggiunse:
—Lo spino della rosa non è forse Pensiero che ha preso forma e sostanza?
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a chi poteva appartenere questa conoscenza se non a chi abitava in un altra dimensione ? che siano demoni,alieni, o up-arconti, ma non umani di questa dimensione.
RispondiEliminaIo e il padre mio siamo una ed una cosa soltanto
EliminaEsatto,bravo sei l'unico che incontro a capire una cosa del genere,biglino e company sono solo limitati e cocciuto,non esiste solo questo universo,presto sapremo le potenzialità di un unto,Anzi del super unto il padre jhwh,che in cristo si rincarna dopo che lo spirito figlio si unisce all'anima "padre'viene immersa attraverso uno stato di premorte nella piu alta delle dimensioni,come anche buddha ,cio che ha descritto non era il paradiso,ma dio.la religione ebraica é la piu evoluta sotto questo punto di vista...io credo che presto capiremo,é tutto meno astratto e reale di quello che noi oggi crediamo sulla torre del paradiso e dio,tutte le religioni anche quelle egizie descrivono la stessa cosa.
RispondiEliminaÉ meno astratto e piu reale
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