Oppure questi grandi "cambiamenti", come sempre, miglioreranno soltanto la vita di pochi, consolidando il loro potere e lasciando le briciole (avvelenate?) al popolino?
Forse non è così, ma prima di entusiasmarsi, inneggiando alle tanto sospirate liberalizzazioni e alla nuova evoluzione delle mentalità, riflettiamo sul fatto che questi stessi poteri, se lanciano e/o cavalcano un'onda, non lo fanno mai in modo disinteressato.
Catherine
La grande rivoluzione culturale, che i Poteri Forti stanno oggi promuovendo in tutto il mondo – e specialmente in Occidente – ha un nome: ideologia di genere (o, in inglese, gender)
Nell’occhio del mirino, in questo caso, è finita l’identità stessa dell’essere umano nel suo – da sempre riconosciuto come “naturale” – dimorfismo maschile/femminile.
Secondo l’ideologia gender, infatti, le differenze sessuali tra maschio e femmina sarebbero solo “morfologiche” e dunque, nella sostanza, non avrebbero quasi alcuna importanza; in base a questo “nuovo” punto di vista, la differenza maschile/femminile sarebbe invece soprattutto culturale; ovvero, gli uomini sarebbero uomini solo perché educati da uomini, mentre le donne sarebbero donne solo perché educate da donne.
Nell’occhio del mirino, in questo caso, è finita l’identità stessa dell’essere umano nel suo – da sempre riconosciuto come “naturale” – dimorfismo maschile/femminile.
Secondo l’ideologia gender, infatti, le differenze sessuali tra maschio e femmina sarebbero solo “morfologiche” e dunque, nella sostanza, non avrebbero quasi alcuna importanza; in base a questo “nuovo” punto di vista, la differenza maschile/femminile sarebbe invece soprattutto culturale; ovvero, gli uomini sarebbero uomini solo perché educati da uomini, mentre le donne sarebbero donne solo perché educate da donne.
Il nostro scopo, pertanto, è quello di cercare di comprendere perché, al giorno d’oggi, si voglia intervenire e rimodellare l’immagine stessa dell’uomo, per imporre una concezione della sessualità ideologica e avulsa da qualunque retaggio “naturale”: un processo, questo, che – come vedremo – nelle sue forme più estreme sembra destinato a sfociare nel modello di un “uomo artificiale”, un vero e proprio Transumanesimo ...
Secondo l’ideologia di genere, tra il maschio e la femmina vi sarebbe un numero indefinito di altri “generi” o “orientamenti sessuali”, che comprenderebbe, tra l’altro, l’omosessualità maschile, il lesbismo, la bisessualità ecc.; generi, che sarebbero “naturali” quanto l’eterosessualità.
I sessi, infatti, non sarebbero un’evidenza presente fin dalla nascita – come si è creduto per millenni – ma solo “un modo” con cui la persona percepirebbe se stessa in seguito a condizionamenti genetici o culturali, oppure, secondo altre versioni, per “scelta” compiuta durante il corso della vita. In questo senso, la visione della sessualità diventa “fluida”.
Questa ideologia viene oggi promossa in tutto l’Occidente mediante una gigantesca operazione culturale, che pervade letteralmente “l’aria stessa che respiriamo”: essa ha luogo attraverso la diffusione incessante di modelli culturali, mediatici, artistici, in cui viene riproposta senza requie l’immagine di un essere umano “ibrido” – né uomo, né donna – il concetto stesso di “differenza naturale” tra i sessi viene minimizzato o persino ridicolizzato e il solo presupporre l’esistenza di “sessi differenti” inizia a essere visto come un atteggiamento “discriminatorio”.
Il “braccio militante” di questo processo culturale è rappresentato, in concreto, dalla galassia dei movimenti gay e omosessualisti: questi gruppi un tempo erano assolutamente minoritari, ma negli ultimi anni, potendo contare su un vero e proprio torrente di finanziamenti pubblici e privati e sul sostegno di istituzioni e lobby di altissimo livello, hanno invaso i media e le piazze di tutto il mondo occidentale, imponendo all’opinione pubblica le proprie “istanze”, come quella di potere celebrare “matrimoni” o adottare bambini.
Tali istanze, tuttavia – è bene ribadirlo – rimarrebbero “lettera morta” senza l’appoggio sempre più plateale delle istituzioni del mondo occidentale, per le quali l’agenda politica dell’ideologia di genere sembra essere divenuta una priorità assoluta, da proporre o imporre mediante leggi d’ogni tipo, riprogrammazione dei corsi scolastici, sanzioni amministrative e penali e persino attraverso una rielaborazione del linguaggio comune, che, almeno in pubblico, si vuole fare rientrare nei canoni di un “politicamente corretto”, che bolla come discriminatorie e “sessiste” persino espressioni arcaiche e immemorabili, patrimonio comune di tutta l’umanità
Tutto questo, perché l’ideologia di genere – al pari del suo “braccio militante”, rappresentato dai movimenti gay – al giorno d’oggi sembra essere piuttosto uno “strumento”, una sorta di vero e proprio “cavallo di Troia”, che alcuni Poteri Forti sembrano decisi a utilizzare per dei “fini”, i quali vanno ben al di là delle “rivendicazioni omosessualiste” e mirano, con tutta evidenza, a manipolare la natura stessa dell’uomo, allo scopo di generare un “uomo nuovo”, compatibile con il progetto ormai sempre più avanzato di un Nuovo Ordine Mondiale.
Uno dei segnali evidenti dell’appoggio dei Poteri Forti occidentali all’ideologia di genere e ai movimenti omosessualisti, viene dal sostegno economico “a fondo perduto”, che una gran parte delle grandi oligarchie economiche effonde a beneficio di tali cause.
Di recente, ha fatto scalpore, negli Stati Uniti, l’atteggiamento di alcune grandi fondazioni bancarie come Goldman Sachs e JP Morgan – istituzioni solitamente molto attente a non schierarsi in pubblico su qualsivoglia questione – che hanno pubblicamente “brindato” alla recente decisione della Corte Suprema USA favorevole alla legalizzazione dei matrimoni gay:
Nel giorno in cui la Corte Suprema ha definito incostituzionale il Defense of Marriage Act – che definisce matrimonio solo quello tra un uomo e una donna – riconoscendo ai coniugi gay gli stessi benefici federali di cui hanno goduto solo mogli e mariti nel senso tradizionale del termine, il numero uno di Jp Morgan ha lodato la decisione odierna.
“È una cosa buona per la nostra società e per i clienti, ma soprattutto è la cosa giusta da fare”, ha dichiarato in una nota Jamie Dimon. “I diritti di tutte le persone sono importanti e devono essere protetti”, ha aggiunto.
Verso una nuova sessualità
Secondo l’ideologia di genere, tra il maschio e la femmina vi sarebbe un numero indefinito di altri “generi” o “orientamenti sessuali”, che comprenderebbe, tra l’altro, l’omosessualità maschile, il lesbismo, la bisessualità ecc.; generi, che sarebbero “naturali” quanto l’eterosessualità.
I sessi, infatti, non sarebbero un’evidenza presente fin dalla nascita – come si è creduto per millenni – ma solo “un modo” con cui la persona percepirebbe se stessa in seguito a condizionamenti genetici o culturali, oppure, secondo altre versioni, per “scelta” compiuta durante il corso della vita. In questo senso, la visione della sessualità diventa “fluida”.
Questa ideologia viene oggi promossa in tutto l’Occidente mediante una gigantesca operazione culturale, che pervade letteralmente “l’aria stessa che respiriamo”: essa ha luogo attraverso la diffusione incessante di modelli culturali, mediatici, artistici, in cui viene riproposta senza requie l’immagine di un essere umano “ibrido” – né uomo, né donna – il concetto stesso di “differenza naturale” tra i sessi viene minimizzato o persino ridicolizzato e il solo presupporre l’esistenza di “sessi differenti” inizia a essere visto come un atteggiamento “discriminatorio”.
Il “braccio militante” di questo processo culturale è rappresentato, in concreto, dalla galassia dei movimenti gay e omosessualisti: questi gruppi un tempo erano assolutamente minoritari, ma negli ultimi anni, potendo contare su un vero e proprio torrente di finanziamenti pubblici e privati e sul sostegno di istituzioni e lobby di altissimo livello, hanno invaso i media e le piazze di tutto il mondo occidentale, imponendo all’opinione pubblica le proprie “istanze”, come quella di potere celebrare “matrimoni” o adottare bambini.
Tali istanze, tuttavia – è bene ribadirlo – rimarrebbero “lettera morta” senza l’appoggio sempre più plateale delle istituzioni del mondo occidentale, per le quali l’agenda politica dell’ideologia di genere sembra essere divenuta una priorità assoluta, da proporre o imporre mediante leggi d’ogni tipo, riprogrammazione dei corsi scolastici, sanzioni amministrative e penali e persino attraverso una rielaborazione del linguaggio comune, che, almeno in pubblico, si vuole fare rientrare nei canoni di un “politicamente corretto”, che bolla come discriminatorie e “sessiste” persino espressioni arcaiche e immemorabili, patrimonio comune di tutta l’umanità
Tutto questo, perché l’ideologia di genere – al pari del suo “braccio militante”, rappresentato dai movimenti gay – al giorno d’oggi sembra essere piuttosto uno “strumento”, una sorta di vero e proprio “cavallo di Troia”, che alcuni Poteri Forti sembrano decisi a utilizzare per dei “fini”, i quali vanno ben al di là delle “rivendicazioni omosessualiste” e mirano, con tutta evidenza, a manipolare la natura stessa dell’uomo, allo scopo di generare un “uomo nuovo”, compatibile con il progetto ormai sempre più avanzato di un Nuovo Ordine Mondiale.
Le grandi oligarchie economiche a sostegno dell’ideologia gender
Uno dei segnali evidenti dell’appoggio dei Poteri Forti occidentali all’ideologia di genere e ai movimenti omosessualisti, viene dal sostegno economico “a fondo perduto”, che una gran parte delle grandi oligarchie economiche effonde a beneficio di tali cause.
Di recente, ha fatto scalpore, negli Stati Uniti, l’atteggiamento di alcune grandi fondazioni bancarie come Goldman Sachs e JP Morgan – istituzioni solitamente molto attente a non schierarsi in pubblico su qualsivoglia questione – che hanno pubblicamente “brindato” alla recente decisione della Corte Suprema USA favorevole alla legalizzazione dei matrimoni gay:
Nel giorno in cui la Corte Suprema ha definito incostituzionale il Defense of Marriage Act – che definisce matrimonio solo quello tra un uomo e una donna – riconoscendo ai coniugi gay gli stessi benefici federali di cui hanno goduto solo mogli e mariti nel senso tradizionale del termine, il numero uno di Jp Morgan ha lodato la decisione odierna.
“È una cosa buona per la nostra società e per i clienti, ma soprattutto è la cosa giusta da fare”, ha dichiarato in una nota Jamie Dimon. “I diritti di tutte le persone sono importanti e devono essere protetti”, ha aggiunto.
Goldman Sachs gli ha fatto eco: “L’uguaglianza nel matrimonio riduce gli oneri e le sfide a carico dei dipendenti e porterà alla costituzione di attività imprenditoriali di successo e a un’economia americana forte”»
Ritenendo improbabile che i maggiori hedge funds del mondo si schierino platealmente a fianco della “causa gay” per ragioni puramente “filantropiche” – specie in un’epoca di devastante crisi economica in cui, con tutta evidenza, le priorità “umanitarie” sembrerebbero essere ben altre – c’è chi ha ipotizzato una motivazione meramente finanziaria per questo atteggiamento: le oligarchie economiche, in sostanza, riterrebbero che i “matrimoni gay” potrebbero smuovere positivamente la stagnante economia occidentale, generando un giro d’affari considerevole.
Pur senza escluderla del tutto, l’ipotesi economicistica non sembra tuttavia rendere ragione di un tale e inedito sostegno pubblico, se solo si pensa a come il “matrimonio gay” sia una questione ritenuta marginale anche dalla maggior parte degli omosessuali.
In effetti, come denunciano i critici,
«il diritto ad adottare e a sposarsi dei gay riguarda probabilmente meno di 1/10 della popolazione gay (la stragrande maggioranza dei gay non sogna di sposarsi e di adottare) la quale, a sua volta, è circa il 3% della popolazione, quindi questo problema riguarda, alla fine, (1/10 X 3% al massimo lo 0,3% della popolazione. […]
Qui hai un problema che non interessa al 99,7% della popolazione americana e che anche a quello 0,3% della popolazione costituito da gay che vogliono sposarsi non cambia quasi niente. È difficile immaginare una questione meno rilevante per la popolazione americana, è difficile pensare a qualcosa di più futile come problema sociale»
Anche ipotizzando che le stime siano state sbagliate per difetto e che la percentuale della comunità gay favorevole e attiva nella promozione del matrimonio e delle adozioni sia ben maggiore, essa rimarrebbe comunque, stando alle statistiche, nettamente inferiore a quella che i media intendono invece diffondere.
Nonostante ciò, il sostegno delle oligarchie finanziarie ed economiche alla “causa gay” sembra essere una costante da anni, a dispetto di ogni apparente convenienza economica.
Nei soli Stati Uniti (dati del 2008), le organizzazioni omosessualiste possono vantare i loro principali paladini nella persona del miliardario mondialista George Soros – lo stesso che ha finanziato le “primavere arabe” e le rivoluzioni filoccidentali e antirusse in alcuni Paesi dell’Est – attraverso l’Open Society Institute (150 mila dollari annui), la MacArthur Foundation (600 mila dollari) e la fondazione della casa automobilistica Ford (1.200.000 dollari).
Meritano un cenno anche le somme fornite dalla Goldman Fund di San Francisco (nel 2000 ha devoluto ben 2 milioni di dollari alle organizzazioni gay) e dalla Rockefeller Foundation (con circa 60.000 dollari annui), oltre agli innumerevoli altri “torrenti” di decine di migliaia di dollari, che giungono con regolarità da gruppi come:
Kodak, Hewlett-Packard, American Airlines, Apple, AT&T, BP, Chevron, Citigroup, Credit Suisse First Boston, Daimler Chrysler, Dell, Deutsche Bank, Ernst & Young, Estee Lauder, Intel, Ibm, J.P. Morgan Chase & Co, Johnson & Johnson, Levi Strauss & Co, Merril Lynch, MetLife, Microsoft, Nike, Pepsi, Toyota, Ubs, Xerox e, soprattutto, Motorola e la Fondazione Playboy (che da decenni finanzia le organizzazioni gay).
Sempre George Soros, insieme ad altri miliardari come Jeff Bezos di Amazon o Bill Gates, ha recentemente donato milioni di dollari ai comitati pro matrimoni gay negli Stati Uniti, arrivando persino a “ungere” di dollari molti deputati del Partito Repubblicano – il cui elettorato è al 90% contrario ai matrimoni gay – pur di ottenerne il consenso.
Un tale sostegno finanziario a fondo perduto, pertanto, non può non suscitare la domanda su quali siano le vere ragioni di tutta questa mobilitazione, che avviene peraltro in contemporanea con una sovraesposizione senza precedenti dei maggiori leader politici e delle più rappresentative istituzioni dell’Occidente.
Fonte: www.macrolibrarsi.it
Negli ultimi 5 anni (2008 - 2013) c'è stato un boom, solo a Roma sono stati eseguiti oltre 350 interventi. "Fino a pochi anni fa era una cosa di cui non parlare, da tenere nascosta" ora c'è più consapevolezza.
Pur senza escluderla del tutto, l’ipotesi economicistica non sembra tuttavia rendere ragione di un tale e inedito sostegno pubblico, se solo si pensa a come il “matrimonio gay” sia una questione ritenuta marginale anche dalla maggior parte degli omosessuali.
In effetti, come denunciano i critici,
«il diritto ad adottare e a sposarsi dei gay riguarda probabilmente meno di 1/10 della popolazione gay (la stragrande maggioranza dei gay non sogna di sposarsi e di adottare) la quale, a sua volta, è circa il 3% della popolazione, quindi questo problema riguarda, alla fine, (1/10 X 3% al massimo lo 0,3% della popolazione. […]
Qui hai un problema che non interessa al 99,7% della popolazione americana e che anche a quello 0,3% della popolazione costituito da gay che vogliono sposarsi non cambia quasi niente. È difficile immaginare una questione meno rilevante per la popolazione americana, è difficile pensare a qualcosa di più futile come problema sociale»
Anche ipotizzando che le stime siano state sbagliate per difetto e che la percentuale della comunità gay favorevole e attiva nella promozione del matrimonio e delle adozioni sia ben maggiore, essa rimarrebbe comunque, stando alle statistiche, nettamente inferiore a quella che i media intendono invece diffondere.
Nonostante ciò, il sostegno delle oligarchie finanziarie ed economiche alla “causa gay” sembra essere una costante da anni, a dispetto di ogni apparente convenienza economica.
Nei soli Stati Uniti (dati del 2008), le organizzazioni omosessualiste possono vantare i loro principali paladini nella persona del miliardario mondialista George Soros – lo stesso che ha finanziato le “primavere arabe” e le rivoluzioni filoccidentali e antirusse in alcuni Paesi dell’Est – attraverso l’Open Society Institute (150 mila dollari annui), la MacArthur Foundation (600 mila dollari) e la fondazione della casa automobilistica Ford (1.200.000 dollari).
Meritano un cenno anche le somme fornite dalla Goldman Fund di San Francisco (nel 2000 ha devoluto ben 2 milioni di dollari alle organizzazioni gay) e dalla Rockefeller Foundation (con circa 60.000 dollari annui), oltre agli innumerevoli altri “torrenti” di decine di migliaia di dollari, che giungono con regolarità da gruppi come:
Kodak, Hewlett-Packard, American Airlines, Apple, AT&T, BP, Chevron, Citigroup, Credit Suisse First Boston, Daimler Chrysler, Dell, Deutsche Bank, Ernst & Young, Estee Lauder, Intel, Ibm, J.P. Morgan Chase & Co, Johnson & Johnson, Levi Strauss & Co, Merril Lynch, MetLife, Microsoft, Nike, Pepsi, Toyota, Ubs, Xerox e, soprattutto, Motorola e la Fondazione Playboy (che da decenni finanzia le organizzazioni gay).
Sempre George Soros, insieme ad altri miliardari come Jeff Bezos di Amazon o Bill Gates, ha recentemente donato milioni di dollari ai comitati pro matrimoni gay negli Stati Uniti, arrivando persino a “ungere” di dollari molti deputati del Partito Repubblicano – il cui elettorato è al 90% contrario ai matrimoni gay – pur di ottenerne il consenso.
Un tale sostegno finanziario a fondo perduto, pertanto, non può non suscitare la domanda su quali siano le vere ragioni di tutta questa mobilitazione, che avviene peraltro in contemporanea con una sovraesposizione senza precedenti dei maggiori leader politici e delle più rappresentative istituzioni dell’Occidente.
Fonte: www.macrolibrarsi.it
Questa che segue è una notizia
di 10 anni fa:
Negli ultimi 5 anni (2008 - 2013) c'è stato un boom, solo a Roma sono stati eseguiti oltre 350 interventi. "Fino a pochi anni fa era una cosa di cui non parlare, da tenere nascosta" ora c'è più consapevolezza.
Negli ultimi 5 anni c'è stato un boom, solo a Roma sono stati eseguiti oltre 350 interventi. Questa condizione si verifica in circa 1 neonato su 4-5mila. I bambini vengono poi operati entro i sei anni di età e le richieste di intervento sono aumentate del 50%, secondo i dati dell‘Ospedale San Camillo-Forlanini di Roma.
Dietro le richieste di intervento c’è la “maggiore consapevolezza” dei genitori. Aldo Morrone, direttore generale dell’Azienda ospedaliera, spiega: “Si tratta di piccoli affetti da disturbi della differenziazione sessuale che si presentano sin dall’età neonatale, con attribuzione incerta del sesso e difetti dello sviluppo sessuale.
Dietro le richieste di intervento c’è la “maggiore consapevolezza” dei genitori. Aldo Morrone, direttore generale dell’Azienda ospedaliera, spiega: “Si tratta di piccoli affetti da disturbi della differenziazione sessuale che si presentano sin dall’età neonatale, con attribuzione incerta del sesso e difetti dello sviluppo sessuale.
In questi neonati, chiarisce, gli organi genitali non sono sviluppati ed il sesso viene stabilito grazie ad indagini cromosomiche”. “Si interviene con l’operazione chirurgica. L’attesa di alcuni anni è prevista dalle linee guida internazionali proprio per monitorare l’attività ormonale di questi piccoli”
Gli esperti affermano che i bambini che nascono con tratti intersex sono tra il 0,05% e il 1,7% della popolazione.
Secondo la biologa Fausto-Sterling su 1000 nati 17 presentano una qualche forma di intersessualità; Preves parla di un’incidenza intorno al 2%; Dreger di una percentuale di un terzo ogni 2000 nati, riferendosi però specificatamente ai casi in cui la conformazione dell’anatomia sessuale è considerata atipica.
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Articolo precedentemente pubblicato qui il 07/03/2014
Non è sufficiente possedere una tastiera per comunicare è doveroso conoscere, altrimenti è come essere al bar con un bicchiere di vino a fianco.
RispondiEliminaEsatto, purtroppo è così. La tastiera può servire da detonatore ma se non corrisponde a nessuna azione - come di fatto sta sucendendo - lascia il tempo che trova .. (brutto)
RispondiEliminaVado a prendermi un bicchiere di vino .. :)