Che sia per l’aumento della popolazione, o per la crisi economico-finanziaria, la situazione del lavoro è tragica per tutto il pianeta. A partire, ovviamente, dall’Italia, le notizie recenti riportano come la disoccupazione stia crescendo a livelli record, e che il 2013 sarà se possibile anche peggio.
Se l’Italia uscisse dall’euro, se solo ne avesse almeno l’intenzione, potrebbe risorgere e farsi addirittura portavoce, grazie alla sua eccellenza in ambito industriale e manifatturiero, di una nuova ripresa e sviluppo del mercato dell’intero bacino Mediterraneo, dagli Stati del sud d’Europa al nord Africa.
Ma questo non accadrà fintantoché chi decide le sorti dell’Italia, non gliene importa poi un granché perché è più attento a soddisfare i bisogni di un progetto finanziario mondiale globale. E se noi siamo d’accordo o no con questo progetto, non importa: zitti, lavorare, divertirsi e se vi lamentate, manganellate...
L’Italia è un Paese forte. Abbiamo un’industria di prima linea a livello mondiale (siamo anche tra i migliori produttori d’armi del mondo, settore che da sempre fa guadagnare bene) ma i capoccia della finanza internazionale vogliono che l’Italia rinunci un poco alla volta al 50% della sua produzione, in nome della globalizzazione, per agevolare la transizione al nuovo assetto geopolitico mondiale (NWO). Ciò significherà il completo collasso sia economico che sociale del Paese...
Anche negli Usa la situazione è drammatica, un Paese che, dal 95% di occupati del 1969, è passato a poco più del 58; dove un quarto della popolazione vive intorno alla soglia di povertà, dove chi lavora spesso deve fare tre lavori al giorno per arrivare a fine mese, dove i laureati lavorano gratis. La classe media è completamente distrutta. Mentre in Spagna i senza lavoro sono 5 milioni, in Francia la disoccupazione è cresciuta al 10,3% nel terzo trimestre, in Grecia è al 26. Persino in Cina decine di migliaia di laureati e diplomati si affollano in file di ore per la speranza di un colloquio, mentre l’economia rallenta.
Il futuro dell’Italia è nero. Siamo i figli di una nazione forte e per tanto protetta ma allo stesso tempo tradita dagli stessi governanti, interessati di pìù a quello che si ostinano a chiamare un bene maggiore ma che non è nient’altro che la realizzazione degli interessi privati di un’oligarchgia finanziaria a cui non importa un bel niente dei diritti dell’uomo e dei popoli e che stanno portando avanti, sulla nostra pelle, una politica egemonica mondiale, per creare un governo mondiale, come un Impero, con la differenza che non avrà l’aspetto degli antichi imperi, non ci sarà una nazione dominante come per esempio nell’Impero Britannico ma ci sarà un Impero dominato e governato dagli interessi finanziari privati.
L’obiettivo ultimo è controllare le risorse naturali del pianeta ed uccidere gran parte della popolazione mondiale, per poter mantenere il dominio ed il controllo di tali risorse.
Siamo noi o il sistema bestia ad avere i giorni contati? Il lavoro è finito, non ce n’è più per tutti, qualsiasi cosa si faccia, qualsiasi preparazione si abbia, qualsiasi capacità o conoscenza si sia in grado di offrire. E’ un mondo che precipita, nonostante le grandi promesse annunciate dalla globalizzazione: crollano i mercati, i consumi, i redditi. E crolla, quindi, l’occupazione: impossibile, ormai, trovare ragionevolmente un posto di lavoro, tanto meno adeguato alle proprie aspettative e alla propria formazione. Mentre i politici di mezzo mondo trafficano ancora con le antiche ricette di una “crescita” ormai in via di estinzione sul pianeta.
Il 21 dicembre 2012 si avvicina, sarà la fine del mondo?
Nel 1913 la sovranità monetaria americana venne usurpata, fu stabilito un contratto di concessione di 99 anni, che avrebbe consegnato il destino della Federal Reserve nelle mani di pochi falsari. Tale contratto (truffa) scade proprio il 22 dicembre 2012.
Il 21 dicembre 2012 a mezzanotte sarà la fine del mondo per il cartello bancario privato. O avrà istituito un sistema mondializzato di controllo totale della moneta al di sopra di tutte le banche centrali oppure lo perderà, liberando finalmente la sovranità monetaria dei popoli.
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