mercoledì 13 luglio 2011

La mammografia è utile?

Un tumore, eliminato brutalmente per via chirurgica o per via chemioterapica, comporta una pericolosa modifica degli equilibri intorno alla zona tumorale.
Infatti quei veleni che prima dell’estirpazione affluivano al tumore, ora non trovano più la precedente valvola di sfogo, la precedente fossetta biologica, per cui corrono il rischio di riversarsi in altri punti, causando nuovi tumori.

Un importante test in Norvegia rivela i pericoli degli esami mammografici

Il pericolo viene segnalato da un test svolto in Norvegia e durato 6 anni, tra il 2002 e il 2008, dove, ironia della sorte, pare che siano gli stessi esami mammografici a causare l’insorgenza di tumori.
L’igienismo naturale già lo sapeva.
Già predicava da decenni che le analisi, le visite, gli screening, fanno male fisicamente e psicologicamente, non solo per danni specifici dei raggi, ma anche per lo stress che essi producono inevitabilmente.
In questo esperimento norvegese, pubblicato sugli Annali di Medicina Interna, si sono raffrontati 2 gruppi di donne, campione A, sottoposto a regolare screening mammografico annuale per 6 anni e, campione B, mai sottoposto a screening.
Ebbene, alla fine dell’esperimento, il gruppo A sottoposto a ripetuti test ha presentato percentuali molto più alte di tumore al seno, rispetto al gruppo B non mammografato.
Interpretazione dei risultati. Sospetti inquietanti e molte incertezze.
I tumori che regrediscono e svaniscono. I tumori generati dalla mammografia stessa.
Ogni donna decida in piena libertà e senza criminali pressioni se sottoporsi o no ad esami....



A prima vista sembrerebbero avere ragione i patiti delle mammografie, quelli che spaventano le donne in continuazione con pressanti inviti a farsi controllare regolarmente, quasi che fossero degli esseri difettosi e pronti a cadere nelle grinfie del male ad ogni piè sospinto.
Una vera e assurda atrocità mediatica, priva di motivazioni logiche e scientifiche.
Una demenziale e corrotta abitudine della medicina mondiale odierna.
Per i patiti della mammografia, gli strumenti e gli analisti avrebbero dunque lavorato bene e scoperto più cancri nelle donne regolarmente esaminate.
Ma gli autori della ricerca la pensano in modo diverso.

Sospettano infatti, con dati e ragionamenti alla mano, che alcuni ricettacoli rivelati dalle ripetute mammografie nei primi test, non continuerebbero e non si riconfermerebbero alla fine dei 6 anni, in quanto potrebbero essere regrediti spontaneamente, come accade più volte coi tumori, con sbalordimento generale dei medici.
E c’è pure il sospetto, non dichiarato perché mancano le prove, che ripetute mammografie possano avvelenare le donne sottoposte a ripetuti test e favorire in loro l’insorgenza di tumori.
Alla fine si può dire che le incertezze sul beneficio dell’esame mammografico sono sempre state tante.
E questo esperimento prova che esistono tuttora molti fatti sconosciuti ed oscuri riguardanti gli esami al seno.
Meglio dunque che ogni donna decida in piena libertà e autonomia i pro ed i contro del farsi esaminare, è la conclusione dei medici norvegesi.

In America, i dati citati dal dr Robert Mendelsohn attestano che i diagnosticati di cancro, poi non operati, hanno una sopravvivenza media di 11 anni, mentre i diagnosticati poi operati vivono solo 3 anni.
Significa che qualcuno vive 8 anni qualcuno 4 e qualcuno pochi mesi soltanto.
Ma, tornando al 50%, ci accorgiamo che i medici sono bravi a tagliare e suturare, ma non sempre sono bravi con carta e penna.
La loro calligrafia è notoriamente incomprensibile (la non-chiarezza sta nel loro dna), ma, quando si mettono a fare dei calcoli coi numeretti sono ancora peggio.
Oppure sono invece troppo bravi, nel senso che sono allenati a cambiare le carte in tavola.
Come quando fanno le statistiche sulle vaccinazioni, al fine di dimostrare l’indimostrabile, con falsità e bugie tra l’atroce e il carnevalesco.

Il 50% di sopravvivenza degli operati più che una burla è un insulto alla logica e alla trasparenza

I dati Istat sulla mortalità-tumori in Italia nel 2002 parlano di 162.201 persone morte, mentre 250.000 sono quelle diagnosticate cancerogene, per cui i sopravissuti sono 88000, cioè il 35,2% e non il 50.
Ma, il 50%, è una media aritmetica di diversi tipi di tumore.

Tratto da: valdovaccaro.blogspot.it



Nessuno parla mai di “qualità” della vita, ma solo di prospettive di sopravvivenza!
Tutti sorridenti e incravattati si alternano nel tubo catodico rassicurando il mondo intero.
Se effettivamente dessimo ascolto a questi signori, non dovremo preoccuparci di nulla.

Uno screening, per esempio, evidenzia un tumore che non sapevamo neppure di avere, ma qual è il problema? Gli esperti dicono, innanzitutto che abbiamo fatto bene a fare l’esame preventivo (affermando che è meglio scoprire prima possibile. Ma poi, una volta scoperto per tempo, ci sono gli strumenti adeguati?), e poi che le probabilità di farcela se seguo la prassi ortodossa (chirurgia, chemioterapia e radioterapia) sono altissime: a parlare sono le statistiche: il 50 per cento dei malati di cancro guariscono!

Ebbene sì: il 50% dei malati di cancro guarisce! Questa è la bandiera sventolata ai quattro venti dalla medicina oncologica.
Di primo acchito questi dati sembrano dar ragione ai luminari, ma se usiamo un attimo il cervello, con l’ausilio dello strumento fornito dalla logica, troveremo delle cose molto interessanti.
Affermare che il 50% dei malati guarisce, è come dire che il 50% dei malati muore.
In pratica una persona su due affetta da tumore non ce la fa!
Quindi la probabilità statistica di morire e/o vivere per tumore è la stessa di lanciare in aria una moneta scommettendo su una faccia oppure sull’altra! Sembra un po’ triste, o no?

Fonte: www.disinformazione.it

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4 commenti:

  1. sarebbe buona norma mettere i riferimenti bibliografici degli articoli che si cita, altrimenti è tutto campato per aria.
    Per quanto concerne il 50% dei malati di cancro che muore, bisogna chiedersi: quanti di quelli sopravvissuti sarebbero morti se non avessero fatto una qualche forma di terapia? E quanti di quelli che sono morti, sono morti in seguito alla terapia? Bisognerebbe fare uno studio a due braccia: un gruppo non trattato a prescindere dal tumore (piccolo e operabile o grande e non operabile) ed un gruppo trattato. Allora vedremmo la differenza. C'era un medico che faceva così, si chiamava Mengele. Oggi c'è una parola che si chiama etica che impedisce di fare cose del genere, talchè in studi scientifici che usano farmaci diversi in gruppi diversi, non appena c'è la evidenza di un maggior beneficio di un gruppo rispetto all'altro, lo studio viene interrotto e tutti i pazienti trattati col farmaco migliore... Io ho visto donne morire di cancro della mammella perchè qualche medico naturista li aveva trattati con diete speciali....

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  2. Non appare qui il commento di Gianni Morana. Sperando che sia dovuto a un malfunzionamento del blog intanto lo copio e incollo così come mi è arrivato in mail:
    "sarebbe buona norma mettere i riferimenti bibliografici degli articoli che si cita, altrimenti è tutto campato per aria.
    Per quanto concerne il 50% dei malati di cancro che muore, bisogna chiedersi: quanti di quelli sopravvissuti sarebbero morti se non avessero fatto una qualche forma di terapia? E quanti di quelli che sono morti, sono morti in seguito alla terapia? Bisognerebbe fare uno studio a due braccia: un gruppo non trattato a prescindere dal tumore (piccolo e operabile o grande e non operabile) ed un gruppo trattato. Allora vedremmo la differenza. C'era un medico che faceva così, si chiamava Mengele. Oggi c'è una parola che si chiama etica che impedisce di fare cose del genere, talchè in studi scientifici che usano farmaci diversi in gruppi diversi, non appena c'è la evidenza di un maggior beneficio di un gruppo rispetto all'altro, lo studio viene interrotto e tutti i pazienti trattati col farmaco migliore... Io ho visto donne morire di cancro della mammella perchè qualche medico naturista li aveva trattati con diete speciali...."

    Per quanto riguarda la fonte, la trovi indicata in calce all'articolo stesso.
    Ho controllato e in effetti il link non appare più in chiaro, comunque il documento è di Marcello Pamio dell’1/12/06, e appariva su www.Disinformazione.it
    Qui un interessante articolo del dott. Valdo Vaccaro che riprende parte dell'articolo di Marcello Padmio: http://ilcancroelaguarigioneperfetta.myblog.it/archive/2012/06/15/il-dott-valdo-vaccaro-un-medico-che-dice-la-verita-sui-tumor.html

    Per il resto ci sono diversi studi che mettono in evidenza un fatto sconcertante: le chemioterapie (per citare le più prescritte dalla medicina ufficiale spalleggiata dalle case farmaceutiche) non sono cure valide in quanto non soddisfano le norme mondiali per essere riconosciuta tali. In pratica non guariscono la percentuale richiesta per aver diritto all'appellativo di "terapia".
    Se poi andiamo a guardare da vicino le statistiche cosiddette ufficiali la percentuale scende vertiginosamente:
    http://crepanelmuro.blogspot.it/2011/05/cancro-le-statistiche-truccate.html

    Ecco qui altri studi e altre cifre:
    http://crepanelmuro.blogspot.it/2011/11/stop-al-genocidio-della-chemio.html ..

    Se metti la parola chiave "cancro" nel motore di ricerca di questo blog troverai ancora altre informazioni. :)

    Nei limiti delle mie possibilità rimango a disposizione per ulteriori eventuali chiarimenti. :)

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  3. Ho fatto per la prima volta una mammografia il mese scorso presso un poliambulatorio Piacenza, per prevenzione. Devo dire che è una sana abitudine che voglio mantenere nel tempo.

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    1. Ognuno è libero di scegliere i propri metodi di prevenzione, credo solo che sia importante avere tutte le informazioni prima di decidere. :)

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